martedì 19 ottobre 2010

SINDROME DA SINDONE

Lo so che si dovrebbe scherzare con i fanti e lasciare stare i santi, ma la più bella barzelletta del 2010 riguarda la recente ostensione della Sindone. Non è blasfema, per cui la racconto senza timore di offendere nessuno. Due amici si incontrano e uno dice all'altro: "Ieri sono stato a Torino". "Ah, e l'hai vista la Sindone?". "Macché! Sono andato, ma c'era un lenzuolo davanti".
Ho anticipato, qualche tempo fa, che mi sarebbe piaciuto dire qualcosa sull'argomento del telo di lino custodito nel Duomo di Torino, dopo essermi azzardato nell'esprimere pareri sui cerchi nel grano e sugli oroscopi (con due post, peraltro, premiati da una larga affluenza, soprattutto il primo). Non che ritenga di poter mettere sullo stesso piano la sindonologia, l'ufolologia e l'astrologia, sia ben chiaro. Però diciamo che tutti e tre gli argomenti riguardano il campo del mistero e del trascendente, da cui sono fortemente attratto e verso il quale, però, mantengo un atteggiamento non scettico a priori, ma razionale. Cioè, chiedo di poter capire. Mi faccio delle domande e cerco delle risposte. Se ci sono argomenti convincenti, a favore o sfavore, sono disposto a farmi convincere. Viceversa, di fronte ad affermazioni che mi lasciano perplesso, sospendo il giudizio in attesa di ricevere spiegazioni che mi tolgano tutti i dubbi.

Ciò premesso, mi azzardo a fare qualche ragionamento anche sul sudario torinese noto appunto come Sacra Sindone. Sacra o Santa, tanto per cominciare? Wikipedia, che denomina laicamente la voce dedicata alla reliquia come "Sindone di Torino", dice "sacra". Il "sito ufficiale della Santa Sindone" (almeno, così si autodefinisce), dice appunto "santa". La faccenda non è peregrina, perché molte cose possono essere "sacre" (per qualcuno lo è, per esempio, il suolo patrio), ma poche dovrebbero essere "sante". E' probabile che anche molti atei possano riconoscere la "sacralità" di qualcosa, ma magari non una "santità". Per quel che ne so, la Chiesa cattolica, attualmente non si esprime né a favore né contro l'autenticità della reliquia, ma ne autorizza il culto come icona della Passione di Gesù. Dunque, discutendo dell'argomento, e non accettando a priori l'autenticità del Sudario, sono certo di non turbare la coscienza religiosa di alcuno come accadrebbe, per esempio, se mettessi in discussione la santità di un Dottore della Chiesa. E qua già si crea il primo dubbio, uno di quelli che (credo) sorgono spontanei a chi esamini l'immagine impressa nella Sindone. Non si può fare a meno di notare, infatti, come l'Uomo raffigurato nel telo torinese abbia il segno dei chiodi delle mani lasciati all'altezza dei polsi (peraltro, va detto, là dove in effetti dovrebbero essere). Viceversa, Padre Pio (o San Pio, come forse andrebbe chiamato) aveva le stigmate nel palmo delle mani (dove ce le hanno i santini). A questo punto, è lecito o non è lecito domandarsi quali siano le vere piaghe di Cristo? Verrebbe da dire che o è falsa la Sindone o è falso Padre Pio, dato che tertium non datur. La Chiesa, santificando il Frate di Pietrelcina (e dunque certificando che le sue stigmate non erano autoinferte con l'acido fenico), ha forse stabilito la falsità della Sindone? Non lo so, chiedo.

Ora, continuare a farsi domande su ogni particolare allungherebbe a dismisura questa riflessione. Una semplice ricerca su Internet consente a tutti di approfondire l'argomento e ricostruire la storia della Sindone (o delle Sindoni, dato che ce ne sono più di una).

C'è chi ritiene che l'impronta termica lasciata sullo strato superficiale del lino sia il negativo fotografico della "folgorazione" della Resurrezione, chi pensa a una riproduzione artistica realizzata tramite pirografia, o a una falsa reliquia come le tante fatte circolare nel Medioevo. Ci sono coloro che sostengono di aver trovato ogni genere di conferme, dal tipo di tessitura ai pollini conservati fra le fibre tessili, a sostegno dell'autenticità della reliquia. A costoro, rispondono quelli che smontano sistematicamente le prove a favore. Alcuni, addirittura, dicono di aver trovato i segni di monete posti sugli occhi del Crocifisso, come si sarebbe usato in Palestina ai tempi di Gesù, ma ecco documentati saggi di smentita. Di recente, una discussa studiosa (discussa non da me, sia ben chiaro, ma dai suoi detrattori), Barbara Frale, ha sostenuto di aver trovato perfino delle scritte sul telo con il nome di Gesù. Subito, l'ipotesi è stata negata da chi dice che le scritte le vede soltanto lei. Tre diverse datazioni con il radiocarbonio hanno indicato come epoca della tessitura del sudario un periodo compreso tra il 1260 e il 1390. La datazione è stata contestata, e la contestazione, ricontestata a sua volta.

Per quel che mi riguarda, trovo difficile discutere su questo tipo di argomentazioni, dato che non sono uno scienziato. Posso dirmi più o meno convinto dalle tesi di questo o di quell'esperto, ma sicuramente non potrò essere io a dire chi abbia ragione: mi limito a registrare che non ci sono prove certe dal punto di vista scientifico, e che dunque chi crede all'autenticità lo fa appunto ascoltando le ragioni del cuore e non basandosi su dati di fatto.
Ma, giunti a questo punto, mi chiedo: ci sono delle riflessioni di semplice buon senso che può fare, su due piedi, anche un profano come me? Sicuramente sì, e il metodo è sempre lo stesso: farsi qualche domanda e cercare di darsi delle risposte il più possibile logiche.

La prima cosa che, nella mia ingenuità, mi viene da chiedermi è questa. Ma nei Vangeli, quando (a seconda delle discordanti versioni degli Evangelisti) le Pie Donne o alcuni degli Apostoli, entrarono nel Sepolcro di Gesù, trovandolo vuoto, si accenna al fatto che ci fosse la Sindone ripiegata da qualche parte?
Non stiamo adesso a discutere sull'attendibilità dei Vangeli in quanto scritti alcuni decenni dopo i fatti ad opera di autori sconosciuti (individuati dalla tradizione in Marco, Matteo, Luca e Giovanni) e giunti a noi attraverso codici probabilmente rimaneggiati in più parti, come sostengono molti filologi biblici. Diamo per scontato che un fondo di attendibilità ci sia.
Matteo, Marco e Luca accennano a un "lenzuolo" in cui sarebbe stato avvolto Gesù per deporlo dalla croce e trasportarlo fino al Sepolcro: ma, appunto, solo come mezzo di trasporto. Non fu in quel lenzuolo che Cristo venne sepolto, o almeno, non lo si dice. Ed è evidente che un corpo martoriato avvolto subito dopo la deposizione in un lenzuolo non avrebbe lasciato l'immagine "in posa" che ha l'Uomo della Sindone. E nel trasporto verso la tomba non avvenne certo la "folgorazione" della Resurrezione. D'altro canto, nessun evangelista fa cenno a lenzuoli trovati nel Sepolcro. Soltanto Luca e Giovanni descrivono l'interno della camera funeraria e parlano di "bende" lasciate a terra. Giovanni, in particolare, dice espressamente che il corpo di Gesù fu fasciato prima di essere sepolto. Ora, è chiaro che l'impronta sulla Sindone di Torino è quella di un uomo nudo, e non fasciato. E se Gesù fosse stato fasciato, non avrebbe potuto lasciare quell'impronta. La domanda (spero legittima) che mi pongo (chiedendo di capire) è questa: chi crede all'autenticità della Sindone, dunque, non crede all'autenticità delle parole di San Luca e San Giovanni?

Altro dubbio. Leggo che l'Uomo del telo di Torino è alto all'incirca 185 centimetri. Cioè, un'altezza notevole anche per i nostri giorni. Ma addirittura spropositata per i tempi dell'Impero Romano, e soprattutto per i palestinesi di quell'epoca. Pare che gli ebrei del primo secolo fosse alti di media tra un metro e cinquanta e un metro e sessanta. Può anche darsi che Gesù fosse più alto della norma. Però, i Vangeli non lo dicono. Non solo: i Vangeli dicono che Giuda dovette abbracciare e baciare il suo Maestro per consegnarlo ai soldati, la notte del suo tradimento. Questo perché andava individuato senza possibilità di equivoco in mezzo ai suoi discepoli. Ma se Gesù fosse stato venticinque o trenta centimetri più alto degli altri, non ci sarebbe stato bisogno di nessun bacio. Dunque? Crediamo alla Sindone o al bacio di Giuda? Non è una domanda ironica, e men che mai sarcastica: è la ricerca di una spiegazione, che ci può senz'altro essere.


Ma c'è qualcosa che lascia ancora più perplessi. Ed è questa. L'Uomo della Sindone è nudo. Ma ha le mani pudicamente riposte sul pube. Ora, se qualcuno avesse voluto creare una falsa reliquia o dipingere tramite pirografia una raffigurazione artistica, avrebbe inevitabilmente avuto lo scrupolo di realizzare qualcosa che si potesse esporre in una chiesa alla venerazione dei fedeli. E gli sarebbe stato indispensabile coprire i genitali. Viceversa, seppellendo un morto, non ci si pone il problema di qualcuno che debba vederlo. La posa dell'Uomo della Sindone è forzata, e se quello fosse Gesù, avrebbe avuto le braccia distese lungo i fianchi. Il fatto di costringere una figura umana con le mani sul davanti, indica che si pensava a un pubblico.

Leggo che secondo le regole ebraiche le mani del morto devono essere stese lungo il corpo, con i pollici ripiegati all'interno "affinché con la loro posizione traccino il segno di Daleth". Ho anche registrato la dichiarazione del rabbino Israel Levy che dice di "non aver mai viso un ebreo seppellito con le mani incrociate sulla regione pubica: la cosa, non solo sarebbe stata considerata impura, ma era contraria alle prescrizioni del Talmud; gli ebrei sono sempre stati seppelliti con le braccia distese lungo i fianchi del corpo". Non so se sia vero, ma trovo che queste affermazioni concordano con il buon senso. Anche i nostri morti vengono, in linea di massima sepolti con le mani sull'addome e non già a coprirsi il pube. Non c'è, a lume di naso, nessun motivo per quella posizione delle mani se non la necessità di salvaguardare l'esposizione al pubblico, specificamente quello pudibondo di epoca cristiana che frequenta le chiese e si mette in fila davanti alle reliquie. Si tratta, comunque, soltanto di un altro mio dubbio: qualcuno, magari Barbara Frale, forse mi spiegherà domani che all'epoca di Gesù era precisa consuetudine seppellire i morti con le dita sui genitali, e guai anzi a chi non se li copriva. Ma finché non ne avrò conferma mi sembra che la posa dell'Uomo della Sindone sia appunto iconografica e pudica.
Troppo, per essere vera.