mercoledì 12 gennaio 2011

REGALI DI NATALE

Prima di passare a parlare d'altro (ho diversi argomenti che incombono), devo esaurire il tema delle vacanze di Fine Anno, dato che fra una settimana sarebbe troppo tardi per trattarlo (e già un po' lo è), anche se quanto sto per dire mi pare abbia una pregnanza svincolata dalla contingenza.

So già che mi pentirò di aver scritto quello che leggerete più sotto, e per questo metto le mani avanti: sicuramente, come già mi è successo altre volte nella vita, su questa questione dovrò ricredermi. Muterò parere e mi convincerò della bontà di ciò di cui prima diffidavo. Però (che ci devo fare?), in questo momento la penso così e non posso fare a meno di dirlo. Nel caso di un ripensamento, resterà come testimonianza di come i tempi cambiano e noi con essi (tanto per citare Fouché).

Di che cosa sto parlando? E' presto detto. Vedete la commovente foto qui sopra? Rappresenta i libri che ho ricevuto per regalo a Natale da parte di amici e parenti. Sono proprio, fisicamente, quelli che ho ancora qui davanti mentre scrivo. Li ho fotografati io dopo averli messi in posa. Li guardo, li tocco, li sfoglio, sospiro di felicità e sono lieto di possederli.


Peraltro, li desideravo. Erano due mesi che, a passeggio con la fidanzata, passando davanti alle vetrine delle librerie indicavo quei titoli e rimarcavo come mi sarebbe piaciuti acquistarli e mi ripromettevo ad alta voce che prima o poi li avrei comprati. La fanciulla al mio fianco registrava tutto mentalmente e poi, come io subdolamente auspicavo, diffondeva fra i congiunti la lista. Così, quando effettivamente alcuni dei libri indicati mi sono giunti fra le mani ben infiocchettati, ho potuto esclamare: "Ma no! Incredibile! Proprio quello che volevo!". Perciò, grazie a chi mi ha fatto trovare un libro sotto l'albero. Grazie, soprattutto, perché temevo il peggio. Lo temevo dopo aver visto il filmato, del tutto terrorizzante, che potete anche voi visionare (se ne avete il coraggio), cliccando qui sopra.

Per chi non osa farlo, riepilogo molto in breve. Un certo Marco Ferrario, rappresentante o titolare di qualcosa che si chiama Book Republic Store, che mi pare di aver capito sia una libreria on line, spiega come la moda per il Natale 2010 sia stata (o avrebbe dovuto essere) quella di regalare degli e-book. Fin qui, uno come me potrebbe restare un po' perplesso, ma insomma, ognuno è libero di regalare ciò che vuole, e-book compresi (ho sentito alla radio di gente che ha ricevuto una gondola con le lucette da mettere sopra il televisore). La parte terrorizzante è quando il signor Ferrario dice che il destinatario del regalo riceve un messaggio di posta elettronica in cui si spiega come fare per scaricare l'e-book regalato. Cioè, se qualcuno avesse regalato a me un e-book, io invece di ricevere le meravigliose millequattrocento pagine di "Limit" di Frank Schätzing avrei ricevuto una e-mail.

Non so se vi rendete conto. Da una parte un bel pacchetto voluminoso e pesante, da scartare e poi da sfogliare, carezzare, palpare, annusare, abbracciare come un peluche e come un peluche portare a letto. Dall'altra parte, una e-mail. Cioè, quelle cose di cui bisogna diffidare come dei pataccari che all'Autogrill ti vogliono vendere il cellulare rubato, quelle cose che è meglio non aprire se non sai da chi arrivano e anche se lo sai concentrati sul titolo per capire se è nello stile dello scrivente o se è un'altra trappola come quella dei tuoi conti correnti su tutte le banche d'Italia che sono stati bloccati. Mamma mia, le e-mail. Mi fanno paura tutte le volte che accendo il computer, ne scarico cinquanta, le esamino senza aprirle ponderando ben bene ogni indizio e ne cancello quarantotto non fidandomi del contenuto. E se avessi cancellato anche dei regali di Natale? Vabbè, insomma Ferrario ti manda un'email. E che c'è scritto nell'e-mail? Delle istruzioni per scaricare un file.

Ora, solo al pensiero di dover fare un download mi sento male. L'anno scorso a Natale mi hanno regalato un navigatore satellitare. Siccome mi sono accorto che non era registrata sulla mappa la nuova rotonda vicino a casa, ho pensato di aggiornare le cartine stradali scaricandole dall'apposito sito. Non l'avessi mai fatto. Si è piantato tutto in modo irreversibile. Ho avuto un serrato scambio di email, durato alcuni mesi, con l'assistenza dell'aggeggio: alla fine, ho appurato che l'unico modo per ripristinare il funzionamento del manufatto era spedirlo per posta a non so quale centro di riparazione e poi riaverlo indietro, per una spesa di duecento euro. All'incirca il valore dell'oggetto stesso. Al che ho gettato il tutto nella spazzatura e guido con le mappe stradali di carta.

Altre volte, facendo i download ho ottenuto: a) blocchi totali del funzionamento del computer; b) ore e ore di collegamento senza risultato alcuno se non quello dell'ingolfamento della ram; c) scaricamento di programmi diversi da quelli desiderati; d) scaricamento di programmi scritti in lingue straniere incomprensibili; e) scaricamento di programmi non funzionanti o senza effetto alcuno nonostante i cliccaggi; f) scaricamento di programmi finiti non so dove nel mio computer e mai più recuperati; g) scaricamento di virus. Quando poi il programma era giusto e funzionante, cadeva sistematicamente la connessione nel mezzo del trasferimento dati. Ordunque, io dovrei essere lieto di ricevere in regalo una e-mail in cui mi si danno istruzioni per scaricare qualcosa?

In ogni caso, dopo aver sentito parlare il signor Ferrario, e temendo di dovermi preparare a ricevere una delle terribili e-mail da lui minacciate, sono andato a informarmi su che cosa dovevo avere a disposizione per poter leggere il famigerato e-book, nella malaugurata ipotesi che un parente sprovveduto, convinto che io a Milano sia super-accessoriato con tutti i gadget tecnologici, avesse pensato di regalarmene uno.

Mi sono recato in una grande libreria del centro e ho notato dei vistosi cartelli che magnificavano i pregi di un coso chiamato Biblet. Ho cercato di afferrare al volo uno degli addetti della libreria (quei signori vestiti di rosso la cui principale abilità consiste nello schivare il placcaggio da parte dei clienti) e dopo ripetuti tentativi infruttuosi sono riuscito a intercettarne un esemplare. Il quale, dopo aver sentito che cosa stavo cercando, appunto il Biblet, mi ha chiesto: "Quello della Tim?". Panico nei miei occhi. Attimo di silenzio. Tim? "No", ho risposto io, dato che non cercavo un telefonino. "Allora non ce l'abbiamo". E ha fatto una finta dribblandomi di lato e scomparendo fra gli scaffali in una scia rossa.

Dopo una serie di lunghe indagini apprendo che dicesi Biblet qualcosa di collegato, non so perché, con la Tim. Ma io ho da dieci anni una scheda Vodafone. Non è che prima ne avessi un'altra, prima non ce l'avevo proprio, il telefonino. Non l'ho mai cambiata perché tremo al pensiero delle complicazioni burocratiche e tecnologiche insite nel passaggio, ammesso che ci sia un motivo per cambiare (se uno cambia perché un altro gestore è più conveniente, poi deve cambiare di nuovo appena si presenta un'offerta ancora più vantaggiosa: risultato, devi sempre stare a fare i conti e confronti su quanto risparmi con pinco e quanto con pallino e poi affannarti a seguire i vari passaggi di società, e il tempo che perdi in queste stressanti pratiche non potrà mai compensare il molto ipotetico ed eventuale risparmio fatto. Io ho escluso a priori di cambiare gestore, non ci penso più e non ho questo problema. Uno di meno). Insomma, dubbio atroce: per comprare Biblet devo cambiare anche il telefonino? O devo avere una nuova SIM oltre quella che ho? E devo ricaricare anche quella? Ma non era meglio attaccare Biblet al computer e scaricare i libri dalla ADSL? Magari sarà pure possibile, ma a me hanno detto che dovevo abbonarmi a Tim.

Sì, perché poi sono riuscito a impedire la fuga di un altro uomo in rosso e ho potuto anche ammirare il Biblet in tutta la sua bellezza, ben intendendoci sul fatto che non è bello ciò che è bello ma ciò che piace. Ammirare, beninteso, da spento e da sotto un vetro. Già, perché mi è stato impedito di prendere in mano l'oggetto e vederlo acceso. Motivo ufficiale: altri prima di me l'avevano provato e l'aggeggio si era scaricato. Ora, al di là del fatto che non si può comprare un coso per leggere i libri senza prima vederlo in funzione e rendersi conto se si leggono bene oppure no, la vera notizia è che il Biblet si scarica. Ergo, tu puoi essere sul punto più bello di un romanzo di Agatha Christie, stai per scoprire chi è l'assassino e l'aggeggio improvvisamente si spegne. Ammetterete che la prospettiva è terrificante. Considerando come si scaricano sempre più in fretta dopo l'acquisto le batterie di portatili e Ipod, non è una cosa molto incoraggiante.

Ma io, deciso a non farmi spaventare e a dimostrarmi un vero uomo al passo con i tempi, chiedo ugualmente che mi si spieghi come si fa a salvaguardare il proprio acquisto: cioè, se io compro i sette volumi della Ricerca del Tempo Perduto di Proust e li metto nel Biblet, dopo come faccio a essere sicuro che non mi si cancellano o non vanno persi se il Biblet si guasta? Vista l'esperienza con il navigatore, giustamente uno vuole tutelarsi. "Posso mettere i libri su un CD?", chiedo. No, mi si risponde. Gli e-book hanno una protezione che impedisce la copia. "Cioè?". Cioè, una volta scaricati non si possono copiare su un altro computer. Eh? Possibile? Invece è proprio così. Dunque se uno usa il Biblet per due o tre anni e compra (come farei io) cento o duecento e-book, appena si dimentica l'aggeggio in treno, o gli cade nel cesso, o semplicemente smette di funzionare per sfiga o per usura, tutti gli acquisti vanno perduti. Però! E non posso neppure prestarli a un amico (se non cedendogli tutto il tablet). Senza contare, poi, che l'accenno alla protezione mi ha messo una pulce nell'orecchio: non sarà che i libri che si possono leggere sul Biblet sono si possono leggere su, mettiamo, Kindle o l'Ipad? Non sarà che ognuno si protegge i suoi libri per cui si possono comprare solo quelli della propria razza e non quelli della concorrenza? E se il libro che io cerco non ce l'ha Biblet ma ce l'ha il concorrente? Devo avere anche un secondo aggeggio per ogni evenienza? E infine, non sarà che fra due anni cambiano tutte le tecnologie e gli e-book di oggi non li leggeremo più con niente come è successo con le audiocassette e i super-otto? I libri di cui parlavo nel post precedente sono durati cinquecento o mille anni: gli e-book che eventualmente acquistassi, quanto durerebbero?

In ogni caso, non avendo potuto provare l'ebbrezza di girare una pagina virtuale su un Biblet acceso, i miei figli mi trascinano al bancone dell'Ipad dove, incatenato al tavolo, ce n'è uno funzionante.

Mi mostrano, nello schermo, una specie di scaffale dove, battendo con il dito sul vetro, si aprono dei libri. Ora, una delle mie esperienze tecnologiche più recenti è stato il passaggio, avvenuto in occasione del mio compleanno, a un telefonino con il touch-screen. E' stato un incubo che mi ha tolto il sonno per settimane (adesso non è che l'ho risolto, semplicemente mi sono rassegnato). Batto con il dito sul vetro e il telefonino tutto fa tranne quello che gli chiedo di fare (peraltro, sempre con la videata orizzontale se tengo l'apparecchio verticale, o viceversa). Per cui, so con certezza che se c'è da battere il dito su uno schermo, quello non mi obbedirà. Infatti, provano i ragazzi e le pagine dell'Ipad girano; provo io, e non girano. Do dei gran colpi cercando di richiamare l'attenzione dell'oggetto, che non mi degna di considerazione, e ottengo solo di richiamare l'attenzione di un omino rosso che accorre ad allontanarmi prima che faccia dei danni (in questo caso, l'omino in questione mi ha placcato anziché schivarmi). Sinceramente, i libri di carta non hanno nessuno di questi problemi. Le pagine si sfogliano solleticando i polpastrelli, e profumano.

Ora, se quelli di Biblet, di Kindle o dell'Ipad non riescono a convincere me, che sarei un potenziale fortissimo acquirente di e-book, che se ne fanno di convincere i patiti della tecnologia, che tanto invece di leggere chattano su Facebook? Forse, il prossimo volume che comprerò, su carta, sarà "Non sperate di liberarvi dei libri", di Umberto Eco e Jean-Claude Carriére. In modo molto più serio e dottamente argomentato, gli autori sostengono più o meno quello che anch'io sono andato fin qui dicendo.

PS: tutto ciò non contraddice quanto sono andato sostenendo sulla necessità di digitalizzare al più presto i fumetti per proporli ai chattatori di Facebook. Io continuerò a leggerli su carta, ma giustamente il signor Ferrario potrebbe vendere al resto del mondo quelli elettronici.