mercoledì 8 giugno 2011

LO SCRIGNO DI MANITO

A pochi giorni dalla fatidica data del 15 giugno, quella del "compleanno" di Zagor, e qualche giorno dopo l'uscita in edicola dell'albo speciale a colori del cinquantennale, "Lo scrigno di Manito", il primo bilancio assolutamente positivo è quello della rassegna stampa. Sono usciti articoli su "Repubblica", il "Corriere della Sera", "La Cronaca di Cremona", "Il Giornale di Sicilia", "La Stampa", il "Fatto Quotidiano", "Il Secolo d'Italia", "La Provincia" di Varese e non escludo che ne escano degli altri.


La frase che più mi ha colpito è di Stefano Feltri, che nella recensione del "Castello nel Cielo" sul "Fatto Quotidiano" ha scritto: "il ritmo narrativo è quello dei migliori manga d'azione". Mai avrei creduto che si potesse fare un paragone del genere e immagino che si tratti di un complimento. La cosa notevole è che l'interesse non è nato per un comunicato stampa della Bonelli, che non ne sono stati fatti (né, mi è stato detto, ne faranno) ma spontaneamente.

Per il compleanno dello Spirito con la Scure è già stata tagliata una torta a Godega (in provincia di Treviso) domenica scorsa, 5 giugno, alla presenza di Mauro Laurenti, Gianni Sedioli, Emanuele Barison e Graziano Romani. Laurenti e Sedioli hanno anche disegnato, a quattro mani, il bel disegno che vedete nella gigantografia della foto più in basso, dove Zagor e Cico di oggi guardano loro stessi com'erano il 15 giugno 1961 nell'albetto a striscia "La foresta degli agguati".

Sabato prossimo, 11 giugno, festa grande a Parma con Gallieno Ferri, Marco Torricelli, Paolo Bisi, Mirko Perniola e il sottoscritto: ci sarà anche un albetto flip-book a celebrare i cinquanta anni di Zagor insieme ai venti di Nathan Never. Subito dopo, io e Joevito Nuccio partiremo per Zagabria, pronti a prendere il volo qualche giorno dopo per Belgrado. Nel frattempo, io e Marco Verni saremo già andati al Castello Visconteo di Pavia il 28 giugno. Tutti eventi, in attesa di quelli di luglio a Raiano (AQ) e Rimini, che faranno ancora parlare i giornali, o almeno spero. Tutto si può dire, fuorché i cinquanta anni di Zagor passino inosservati.

Qualcuno, a dire il vero, su qualche forum, ha giudicato proprio "Lo scrigno di Manito", l'albo del cinquantennale, "una storia scorrevole che si legge anche bene ma purtroppo che non lascia il segno". C'è anche chi la pensa diversamente, infatti copio e incollo: "Il mio rammarico è che questa storia, comunque molto buona a mio avviso, sia stata scelta per il numero celebrativo: se estesa a due/tre albi, poteva scapparci il capolavoro. Insomma, sono davvero soddisfatto". Però, lasciamo perdere chi è soddisfatto e concentriamoci su chi non lo è. Ovviamente, chi non ha ancora l'albo e non vuole privarsi di qualche sorpresa, meglio sarebbe se rimandasse la scorsa di questo post a lettura avvenuta. Occhio allo spoiler, dunque.

La prima cosa da notare è la stranezza di chi ritiene che non lasci il segno un albo tutto a colori (sono solo sette in tutta la serie), disegnato da Gallieno Ferri, in cui compaiono anche, e per l'intera storia, due pezzi da novanta come Tonka e Winter Snake, e in cui si risolve in maniera definitiva lo scontro fra Zagor e la Congrega dei Senza Volto, nemici inventati nientemeno che da Tiziano Sclavi, il cui principale esponente, Devil Mask, era stato protagoinista perfino di un altro albo a colori, quello del n°500, di cui "Lo scrigno di Manito" è il sequel : il primo caso in assoluto di due numeri celebrativi policromi che, a distanza di anni, siamo l'uno il seguito dell'altro. Se si aggiunge che a tutto ciò, nel breve volgere di poche pagine, compaiono anche Molti Occhi, Rochas, Doc e Drunky Duck, cioè caratteristi di fondamentale importanza all'interno della saga, viene proprio da chiedersi quali ingredienti avrebbe mai dovuto contenere un numero celebrativo di questo tipo, per "lasciare il segno". Il solo fatto che lo stesso disegnatore del primo albo arrivi a disegnare quello del cinquantennale è qualcosa che lascia un segno grande come una montagna. A rigor di logica, uno potrebbe dire che la storia non gli è piaciuta o che il finale non lo convince, ma certamente non che tutto lo spiegamento di forze messo in campo possa non "lasciare il segno". Tuttavia, non si leggono i fumetti a rigor di logica.

Com'è nata "Lo scrigno di Manito"? Va detto, innanzitutto, che 94 tavole solo maledettamente poche per raccontare una storia di Zagor. Potrà sembrare strano ai lettori di Dylan Dog o Nathan Never, ma le storie dello Spirito con la Scure hanno, per tradizione, un ritmo diverso, un respiro più dilatato, da epopea. La fisicità del personaggio impone che se c'è uno scontro con un nemico, questo debba essere giocoforza disteso su più pagine. E dato che gli scontri sono frequenti, le pagine volano, lo spazio si restringe. Lo stesso vale per gli spostamenti attraverso la natura sconfinata, per la spettacolarità delle scene alla Tarzan o di quelle western. E' difficile circoscrivere l'Avventura in un solo albo. Perciò, ogni sceneggiatore chiamato a confrontarsi con la breve distanza ha difficoltà ad accontentare i palati dei lettori (che sono sempre difficili da soddisfare comunque). Se a questo tipo di problemi si aggiunge il fatto che tutti si aspettano la storia del secolo in occasione di quella del mezzo secolo, e dunque le attese sono fortissime, è chiaro che la mi si prospettava una mission impossible.

In più, oltre alle aspettative dei lettori, ci sono da considerare quelle, altrettanto legittime, dell'editore (che è anche il creatore del personaggio). Se da una parte i lettori si attendono sempre storie epocali, c'è una diversa scuola di pensiero in redazione, secondo la quale, invece, i numeri speciali, o celebrativi, dovrebbero essere nel solco della tradizione, per soddisfare coloro che dovessero riavvicinarsi al personaggio in occasione di un albo a colori, i quali dovrebbero poter riconoscere l'eroe come quello che conoscevano; ma anche ai lettori occasionali sarebbe meglio, a parere di taluni, offrire una storia paradgmatica e rappresentativa e non qualcosa di insolito o di sopra le righe. Si tratta, ovviamente, di punti di vista ragionevoli. Mi sono dunque presentato a Sergio Bonelli con cinque o sei proposte in grado di soddisfare tutte le varie possibilità. Una storia più tradizionale, una legata al passato del personaggio, una con il ritorno di un vecchio nemico, una con un viaggio nel tempo, e così via. Fra tutte le idee, Sergio ne ha scelte due come fattibili. Alla mia richiesta di indicare quale delle due volesse far diventare la storia del cinquantennale, Nolitta non ha avuto esitazioni nel mettere il dito su "Lo scrigno di Manito". L'altro soggetto che gli era piaciuto, "I predatori", è finito a Joevito Nuccio che lo sta disegnando con una certa soddisfazione.

Tra le varie possibilità, "Lo scrigno di Manito" era la proposta più tradizionale, indubbiamente. Ma anche altre storie a colori del recente passato, per esempio le ultime di Tex, sono state scelte su questa falsariga. Tuttavia, una volta avuta una direttiva da seguire, credo di aver messo al fuoco quanta più carne possibile. La prima idea è stata quella di mettere insieme un team up di eroi: un terzetto composto da Zagor, Tonka e Winter Snake. Poi, data la difficoltà nel'imbastire una trama complessa in poche pagine, ho pensato di collegarmi storie già uscite, in modo da poter contare su elementi già noti ai lettori e non dover spiegare troppe cose: gli zagoriani, indubbiamente, dovrebbero tutti conoscere Devil Mask e la Congrega dei Senza Volto.

Mi è parso poi di aver avuto un certo colpo d'ingegno nel trasformare "Lo scrigno di Manito" nel seguel di "Magia Indiana". Direi che si tratta di qualcosa di inaspettato. Dovendo immaginare un covo per la Congrega, ecco l'idea di ricorrere a una grotta come quella che avevo visto in un articolo di National Geographic: esistono davvero cavità piene di cristalli come quelli che si vedono nei disegni di Ferri, a cui è stats data una ricca documentazione. Mi premeva anche sfruttare le possibilità del colore, per cui la luce dei cristalli, i bagliori della lava, le scie di luce magica al servizio degli stregoni, e poi la foresta, il canyon, la cascata, una grande varietà di scenari pensati appunto per non annoiare visivamente ma, al contrario, sorprendere il lettore pagina dopo pagina. Incredibile ma vero, ecco un lettore che commenta così: "Secondo me ci sono troppe ambientazioni... con una colorazione così piatta era meglio una storia desertica... come quella di Tex per il n.500". Come si vede, come si fa, si falla.

Del resto, a dar retta ai lettori, c'è chi è rimasto sgomento nel vedere Cico che rincorre Drunky Duck sparandogli. Siamo arrivati al cinquantennale vedendo scene del genere, e adesso scopro che non vanno bene. Secondo me, è chiaro, dopo dieci lustri, che il pancione non mira al postino ma vuole soltanto impaurirlo. Eppure, se uno volesse evitare le critiche, dovrebbe impedirgli anche questo. Ma ovviamente a quel punto insorgerebbero quelli che si lamenterebbero del fatto che non si vede più Cico sparare al portalettere.

Un altro commento che mi lascia basito è quello di chi ha scritto più o meno qualcosa del genere: gli adepti della Congrega dei Senza Volto si rivelano dei miseri avversari, vista la facilità con cui Zagor li sconfigge. Mi chiedo se, chi la pensa così, abbia letto davvero "Lo scrigno di Manito" e tutti gli altri albi in cui lo Spirito con la Scure affronta Devil Mask. E' dal 1982 che Zagor cerca di sgominare la setta. In pratica, ventinove anni. Dopo che Sclavi ha lasciato in sospeso la faccenda, portata avanti comunque in più albi, e dopo che "Magia Indiana" ha riportato sulla scena la minaccia della Congrega rimarcando come Devil Mask fosse, così come Sclavi aveva detto, solo un membro, per quanto importante, di una associazione misteriosa che tramava nell'ombra, era decisamente ora che i conti fossero chiusi. Scopriamo così che la Congrega è governata da una Triade, che i suoi adepti si riuniscono nello Scrigno di Manito, che vogliono vendicarsi di Zagor: per sconfiggerli, lo Spirito con la Scure deve ucciderne a decine, far esplodere mezza montagna, sventare le trame di un traditore e, alla fine, costringere gli ultimi due rimasti al suicidio gettandosi nel vuoto così come aveva fatto Devil Mask nella prima storia: il finale del mio racconto si riallaccia all'inizio e chiude il cerchio. Una faticaccia. E mi si dice che è stato troppo facile? Mah.

Mi pare, al contrario, di non aver sprecato neppure una pagina in una storia dal ritmo molto serrato, dove c'è tutta l'azione che ci si aspetta da Zagor, ma ci sono i richiami al passato, un minimo di giallo, un apologo sull'amicizia e sul valore e persino una gag iniziale come ai vecchi tempi. Per cui, sono soddisfatto e con la coscienza in pace. E adesso, pronti per i prossimi cinquant'anni!