martedì 3 aprile 2012

L'ONOREVOLE

Capita di frequente in questo blog, e io ne sono contento, che un articolo sia il proseguimento di uno spunto offerto da un discorso fatto in precedenza. Come sinapsi neuronali, i post si linkano e si interconnettono fra loro. Spesso e volentieri, la trattazione di un argomento, o addirittura una semplice frase detta in un inciso, stimola l’approfondimento di un tema collegato. Ogni aneddoto raccontato stimola il riaffiorarne di altri, che a loro sua volta daranno occasione per ulteriori collegamenti di idee.

Non stupirà nessuno, dunque, sapere che il ripensare agli anni in cui ho collaborato con Macchia Nera scrivendo per Cattivik e Lupo Alberto (ho rievocato quei bei tempi raccontando la mia esperienza nei panni del Professor Gustavo la Fogna, che consigliava ai pargoli scherzi da fare e insulti da dire) mi ha portato a ricordare ancora una volta le mie storie per la rivista “Mostri” della Acme, che diede il via alle testate dedicate appunto al Genio del Male e ai personaggi della fattoria McKenzie. Anche della Acme ho già parlato tratteggiando un ritratto appunto di Francesco Coniglio, che con Guido Silvestri (Silver) la fondò, alla fine degli anni Ottanta. In quel periodo, il “boom” di Dylan Dog aveva dato nuova linfa al fumetto italiano e al genere horror in particolare, per cui anche Coniglio si affrettò a mandare in edicola una rivista chiamata “Splatter”, su cui pubblicò storie brevi e sanguinolente di molti giovani autori destinati in seguito a diventare stelle del firmamento bonelliano, come Bruno Brindisi o Roberto De Angelis. “Mostri” nacque poco dopo in seguito al successo di “Splatter”.

Personalmente rimpiango l’idea di poter leggere (come lettore) e proporre (come autore) storie divertenti come quelle che comparivano su quelle pagine: racconti brevi, folgoranti, talvolta trasgressivi, altre volte capaci di sperimentazioni ardite, talora soltanto raccapriccianti, a volte in grado di far riflettere o descrivere perfettamente il disagio esistenziale. Ricordo di aver pubblicato cinque o sei storie su “Mostri”, e di aver ricevuto il pagamento di una sceneggiatura che però non è mai uscita. I miei tentativi con “Splatter”, invece, sono sempre andati a vuoto: si vede che non ero adatto per il diverso taglio (termine quanto mai adatto) della testata.

Perché vi racconto tutto questo? E’ presto detto. Qualche settimana fa ho pubblicato un estratto dalla mia tesi di laurea in cui parlavo dell’isteria fumettofoba nata in America e poi importata anche in Italia, durante gli anni Cinquanta e Sessanta, in seguito alla pubblicazione del pamphletLa seduzione degli innocenti” di Fredric Wertham. Ebbene, l’exploit orrorifico di inizio anni Novanta spaventò, di nuovo, i benpensanti e non a caso si ebbero casi come il processo agli autori dell’Intrepido, altro argomento di cui vi ho parlato.


Ma anche riguardo a “Mostri” e “Splatter” si ebbero denunce e polemiche e addirittura ci furono delle interrogazioni parlamentari di onorevoli che chiedevano quali iniziative volesse adottare il governo per impedire che le pubblicazioni a fumetti con scene horror traviassero la gioventù. Fu in seguito a questo clima che Tiziano Sclavi scrisse la storia di Dylan Dog intitolata “Caccia alle streghe”.

Il fatto che un parlamentare avesse fatto una interrogazione invocando la censura sui fumetti (invece di occuparsi di cose come la mafia o la corruzione, tanto per dirne due) mi fece venire in mente un soggetto intitolato “L’onorevole”, che proposi alla Acme per “Splatter”. Venne bocciato, ma mi divertii a scriverlo. Sono andato a ricercarlo e ve lo ripropongo, dato che già nell'articolo precedente (altro collegamento di idee) vi ho raccontato per sommi capi non uno ma ben due miei soggetti (rimasti inediti) per Cico. Il testo che segue è molto breve e potete leggerlo, se vi va, come un segno dei tempi, come un apologo o come un semplice racconto inedito del sottoscritto (cosa che preferisco e che io farei al posto vostro).


L' ONOREVOLE

Soggetto di
Moreno Burattini

Un pingue deputato dall'aria bovina si trova nel suo studio. Il portaborse gli consegna un fardello di corrispondenza, con le missive degli elettori.

Il parlamentare, con la faccia annoiata, inizia a leggere. La prima lettera, è il resoconto disperato di un padre cui un malato di mente, che si trovava a piede libero pur avendo precedenti gravissimi, ha ucciso barbaramente la figlia. L' uomo accusa lo Stato per le terribili disfunzioni della legge 180 sui manicomi che permette a persone prive di senno di girovagare per le strade a fare del male agli altri.

Un'altra lettera è scritta da un sacerdote di un quartiere povero di una grande metropoli: racconta di un giovane che il prete ha cercato di seguire fin da quando era bambino, ma che cresciuto in un ambiente degradato, in mezzo alla miseria e alla disoccupazione, ha finito per intrupparsi nelle fila della malavita comune ed è stato ucciso durante uno scontro a fuoco con la polizia, dopo una rapina, da una raffica che gli ha spappolato il cranio. Davanti a quel corpo straziato il sacerdote si è deciso a scrivere perché chi può, con leggi giuste, cerchi di sanare il degrado delle periferie urbane.

Una terza lettera giunge da una madre disperata, cui la mafia ha ucciso il figlio, carabiniere in un paese del sud, con una esecuzione spietata. La donna chiede che contro la piovra si prendano finalmente provvedimenti seri, per scoprire gli appoggi e le connivenze politiche, con la convinzione di combattere una guerra, per non mandare più al macello, senza mezzi, gli uomini delle forze dell'ordine.

Infine, c'è la lettera di una ragazza, la cui sorella tossicodipendente all'ultimo stadio ha massacrato una vecchietta per rapinarla. Con i soldi si è comprata la dose che poi l'ha uccisa. Ci deve essere il modo per far sì che i giovani non finiscano nella rete mortale degli stupefacenti, e piangendo la ragazza chiede ai politici di agire perché episodi come quello non si ripetano più.

Man mano che l'onorevole legge queste lettere, con l'aria sempre più stanca e annoiata le accartoccia e le getta nel cestino. In conclusione però, una quinta lettera attira la sua attenzione. E' allegata a un plico che contiene in allegato una rivista a fumetti. La lettera è quella di una zia che dice di aver sequestrato il giornaletto al proprio nipote quindicenne. La donna l'ha sfogliato e vi ha trovato dentro storie dell'orrore del tutto disdicevoli. Secondo lei quei racconti sono in grado di turbare il ragazzo e di spingerlo alla violenza. A simili pubblicazioni non dovrebbe essere consentita la diffusione! All'onorevole si chiede con decisione un intervento.

Il deputato strabuzza gli occhi e sfoglia paonazzo l'albo a fumetti. Poi esplode in uno scatto d'ira e grida chiamando il portaborse. L'uomo accorre, e l'onorevole gli dà disposizioni perché sia fatta un'interrogazione parlamentare e una denuncia alla magistratura. Sono fumetti del genere la causa prima della degenerazione della gioventù e della violenza metropolitana: bisogna intervenire, e subito!