domenica 10 novembre 2013

SOTTO IL CIELO DEL SUD



E’ da qualche giorno in edicola l’albo Zenith 631, intitolato “Sotto il cielo del Sud” (Zagor n° 580), datato novembre 2013. Nelle prime 34 pagine si conclude l’avventura cilena scritta da me e illustrata da Gianni Sedioli (matite) e Marco Verni (chine). Da pagina 35 in poi comincia una nuova vicenda, firmata da Luigi Mignacco (testi) e di nuovo Sedioli (matite e chine). Del lungo racconto ambientato in Cile e in gran parte nella città di Concepcion devastata da un terrificante terremoto e poi da un disastroso tsunami ho già detto quasi tutti nei mesi precedenti, commentando le uscite degli albi “Il ponte sull’abisso”, “La profezia” e “Il giorno del giudizio”. 

Si tratta di una avventura che mi ha dato grandi soddisfazioni (molto più del solito), sia nel riscontro dei lettori che mi hanno scritto, telefonato, lasciato messaggi su Twitter o su Facebook ho incontrato in qualche manifestazione pubblica, sia per la bellissima iniziativa che ha riguardato una scuola romana, di cui vi ho raccontato. Se andrete a rileggere tutto quel che ho scritto, troverete notizie a iosa sulle caratteristiche che rendono questa storia del tutto particolare nell’ambito della saga zagoriana, nello spirito comunque di spiazzare il lettore offrendogli sempre nuovi scenari e nuove situazioni. Chi legge Zagor non sa mai che tipo di racconto si troverà di fronte nella puntata successiva, e anche i disegnatori, dovunque vengano intervistati o interrogati, dichiarano appunto che il bello della serie è proprio questo: la varietà degli argomenti trattati. Varietà che, per quanto mi riguarda, cercherò sempre di rinnovare nel rispetto delle impostazioni iniziali della collana, predisposta dal suo creatore, Guido Nolitta, per lasciarsi contaminare da tutte le suggestioni ed essere trasversale ai generi. 

Nelle tavole finali della storia cilena c’è un colpo di scena che salva lo Spirito con la Scure e i suoi amici da una brutta situazione, nasce l’amicizia fra lo Spirito con la Scure e un personaggio storico affascinante come Darwin, il nostro eroe incontra anche il capitano Fitzroy (che comandò il mitico “Beagle”), e persino la vicenda dei due minatori-banditi delle Ande trova una soluzione diversa dal prevedibile giacché a cavarsi d’impaccio sono (immagino che lo spoiler sia superato dal fatto che avete avuto tutti il tempo di leggere l’albo) Cico e Pamina, tra i quali sembra scoccata davvero una forte simpatia a sfondo romantico. Come se non bastasse, proprio nelle ultimissime pagine si accenna a tre personaggi (Fuegia Basket, Jemmy Button e York Minster) che in futuro torneremo a sentire di nuovo rammentare, dato che ho cercato di costruire una serrata continuity fra le puntate della trasferta. Chi abbia seguito le vicende da “A volte ritornano” fino a qui, si sarà accorto che tutto è addentellato a qualcos’altro, e il lavoro di coordinamento ed elaborazione è stato notevolissimo. Questo, almeno, dovrebbe apparire agli occhi di qualunque critico in buona fede, indipendentemente dal fatto che, poi, certi passaggi o certe soluzioni possano essere sembrate più o meno convincenti. 

Tuttavia, si sa che ci sono i detrattori per partito preso, e bisogna farsene una ragione. Giusto per rendere conto di apprezzamenti e stroncature, pubblico prima un messaggio giuntomi in privato (giuro che ho fatto un copia  e incolla senza essermi inventato neppure una virgola), sia alcuni attacchi ferocissimi apparsi su un forum, in modo che ci si possa rendere conto del livello delle critiche di certuni (misteriosi) individui. La cosa singolare è che spesso (ed è questo lo scopo di questa giustapposizione) i complimenti vengono fatti in privato, mentre i detrattori godono nel fare i bulli in pubblico, spaventando preventivamente, con la loro occupazione sistematica degli spazi, quelli che volessero contraddirli. Vediamo, dunque. Ecco il messaggio privato.

"Scusa se ti disturbo in ma ma volevo farti i complimenti per l’ultima storia ambientata in Cile. A mio avviso una delle migliori della trasferta. Scorrevole e nello stesso tempo ricca di contenuto, mescola insieme avventura, fantasia, fatti e personaggi storici e soprattutto spicca per la tematica del 'fanatismo'. Un argomento per altri versi già presente nella serie. 'La verità e la giustizia non si trovano mai da una sola parte', diceva Wandering Fitzy, frase equilibrata e relativista che si contrappone alle facili 'scorciatoie' del pregiudizio, dell’estremismo e del fanatismo, rispetto al quale , in questa storia ed insieme a Zagor fa da miglior contraltare Charles Darwin, lo studioso partito da tesi 'creazioniste' ma ricredutosi sulla base di osservazioni e deduzioni oggettive. Ottima caratterizzazione, non manca nemmeno la giusta suspense da 'film catastrofista' a me cara (si sente molto l’attesa dell’evento straordinario). La figura del fanatico 'santone' aggiunge anche un tocco… 'gotico-medievale' (mi ha ricordato 'Il nome della rosa'). Bene anche i disegnatori , la tridimensionalità di Sedioli plasmata dalla morbida classicità di Verni Buon lavoro per il proseguo".

Ecco invece alcuni dei commenti negativi (ho fatto un collage di più interventi): “tutto prevedibile,scontato, telefonato...  Burattini sembra si sia completamente dimenticato chi è e cosa fa il vero Zagor (il suo è un altro personaggio).  Stesso discorso dicasi per Cico (ma ormai è una battaglia persa). Irritanti a tratti i co-protagonisti: da Darwin (inspiegabile il suo ruolo) a Padre Tomas (fatto fuori in un modo così prevedibile che più prevedibile non si poteva) agli amici teatranti di Zagor (il cui apporto è praticamente nullo). Ho rischiato seriamente di perdermi nei discorsi fra Fritzroy e Darwin. Sembrava di essere ad una pallosa lezione di storia spiegata dal più palloso professore della stessa materia al mondo”.

La cosa singolare, e che testimonia il livello di pregiudizio dei detrattori (che sembrano aver letto un’altra storia), è questa: io scrivo una vicenda ambientata in Cile, in cui eruttano vulcani, si scatena terremoti, si verificano tsunami, Zagor incontra Darwin e Fitzroy, si massacrano frati, ci si interroga su Dio, ritornano personaggi creduti morti e il forumista di turno dice che "è prevedibile", che non ci sono guizzi, che è tutto telefonato. Vabbè. Costoro si meritano un rapido rientro a Darkwood e il ritorno degli imprevedibili mercanti di whisky. Il commento sul mio Spirito con la Scure che sarebbe "un altro personaggio" è deprimente: a parte il fatto che anche lo Zagor di Nolitta del primo numero è "altro" dallo Zagor di Nolitta della sua ultima sceneggiatura, vorrei sapere (ma il figuro non ce lo dice) se la diversità consiste tra il "mio" Zagor e quello che vive nella sua testa (differenza di cui sono lieto) o da qualche altro modello universale che lo prego di identificare e fornirmi. Su Cico la battaglia persa è la mia allorché cerco di capire in che cosa le gag di cui lo rendo protagonista (io più di ogni altro sceneggiatore, essendo autore del maggior numero di sketch dell'intera serie) non siano chichiane, mistero della fede. Forse farei meglio a fare come la maggior parte degli altri sceneggiatori che le gag proprio non le inseriscono. Sulla morte di Tomas, faccio presente che la morte è un contrappasso dantesco che forse, mi dispiace, non ha capìto (càpita). Ma la frase più sintomatica è quella in cui il mio monomaniacale demolitore ammette di non aver capito il ruolo di Darwin. Cioè, egli scrive che è "inspiegabile". Signore mio, non è inspiegabile: è lei che non sa spiegarselo. E siccome siamo tutti contrari allo spiegazionismo, se non ci arriva da solo (mi dispiace) non posso aggiungere altro. Faccia uno sforzo, suvvia: vedrà che non è difficile. Infine, la "pallosità" della lezione di storia: io non vedo lezioni di storia da nessuna parte. Se però un minimo dialogo che esuli dal "pim pum pam" risulta noioso, suggerisco ai detrattori di giocare alla playstation, e attendere la storia successiva che, per fortuna vostra e mia, è scritta da autori diversi, com'è buona regola e norma giacché Zagor non ha un autore unico come altre serie e io, da previdente curatore, non mi impongo sopra gli altri.