sabato 30 marzo 2013

BARBERA E CHAMPAGNE


La scomparsa di Enzo Jannacci, avvenuta il 29 marzo 2013, mi ha fatto riflettere sulla milanesità che lo caratterizzava, manifestata in tante sue memorabili canzoni in grado di descrivere come poche altre la città in cui era nato. Fra le altre, mi è tornata alla mente El purtava i scarp de tennis. Immediatamente il collegamento di idee è scattato con un articolo da me scritto per una introduzione a un volume della collana Alan Ford Story della Mondadori, in cui mi occupavo di Superciuk, il supercriminale in scarpe da tennis contrapposto da un altro milanesissimo autore, Luciano Secchi (in arte Max Bunker) al suo Gruppo TNT, sulle pagine di Alan Ford. In quel mio pezzo accostavo appunto i versi di Jannacci alla figura dello spazzino (anch’egli, a suo modo, un barbùn) e ci elzeviravo sopra. Da qui, il proposito di mettere insieme le tante cose da me scritte su Superciuk in un unico articolo, che potete leggere qui di seguito. 



Come premessa, basterà sapere questo: Superciuk  è uno spazzino che ha maturato un vero e proprio odio verso i proletari che insozzano le strade, mentre ammira i ricchi che tengono tutto pulito. In seguito all'esplosione delle cisterne di una azienda vinicola sofisticatrice, il netturbino viene investito da un fiume di vino adulterato. Acquista così il potere della pestilenziale fiatata alcolica, con la quale riesce a stordire chiunque. Nella sua baracca in riva all'Hudson, si cuce un costume fatto di stracci e inizia la sua battaglia: rubare ai poveri per donare ai ricchi. Il Alan Ford e il Gruppo TNT però lo catturano e Mister Lamp, uno scienziato geniale quanto male in arnese, inventa un siero disintossicante che viene iniettato al prigioniero. Il Numero Uno, capo supremo del Gruppo, consegna Superciuk all'ispettore Brok, mentre i miliardari piangono la sconfitta del loro protettore. In seguito, numerosi ritorni sulla scena contrassegneranno lo svilupparsi di una vera e propria saga nella saga, dedicata al personaggio.

SUPERCIUK
IL BANDITO CON LE SCARPE DA TENNIS
Di Moreno Burattini

Max Bunker ha raccontato molte volte come, inizialmente, i dati di vendita di Alan Ford fossero stati tutt’altro che esaltanti. Anzi, i risultati economici erano così deprimenti che l’editore Andrea Corno fu persino tentato di chiudere la serie già con il quarto numero. Poi, lentamente, la china venne risalita fino ad arrivare all’albo intitolato “Superciuk”, il ventiseiesimo della saga, il primo a superare il punto di pareggio. Racconta Bunker in una intervista pubblicata su uno dei volumi dei Classici del fumetto di Repubblica: “Il primo numero di Alan Ford vendette ventottomila copie circa, il secondo ottomila. Voleva dire che a ben ventimila acquirenti non era piaciuto. Un vero disastro. L’editore voleva chiuderlo con il numero quattro, ma lasciò a me la decisione. Io credevo nella novità, ci avevo lavorato sopra per più di due anni, ben conscio che le cose nuove incontrano sempre degli ostacoli”. E ancora sull’argomento, leggiamo nel Supplemento del Venticinquennale pubblicato dalla MBP: “E’ un dato di fatto che Alan Ford abbia rischiato di brutto di terminare con il numero quattro. Sarebbe stata una meteora e non avrebbe lasciato traccia alcuna nella storia del fumetto italiano. Invece... I dati di vendita del tre, seppur negativi, erano un po’ meglio di quelli del due, e così pure quelli del quattro che erano un po’ meglio dei precedenti. Che stava succedendo? A poche centinaia di copie per albo aumentava il numero dei lettori, piano piano, anzi pianissimo, era un lento aumento, ma aumento, accidenti!  Così, ci rimboccammo le maniche per trovare qualcosa che desse un bell’impatto alla collana”.  Quali furono le iniziative prese da Max Bunker per dare una scossa alla testata?  Per prima cosa, fu decisa la sostituzione del copertinista. Le cover, eseguite per i primi dieci numeri con tecnica pittorica da Luigi Corteggi, furono affidate al tratto di Magnus che le rese più in sintonia con i contenuti. Poi, al cast del Gruppo TNT vennero aggiunte prima la fondamentale figura del Numero Uno, poi le due mascotte Squitty e Cirano: sempre di più Alan Ford diventava un fumetto corale. Intanto, anche le storie andavano mettendo a fuoco le caratteristiche di fumetto umoristico con valenza di satira politica e sociale, dotato di una vis comica propria e inconfondibile che cominciava a far breccia nei lettori. Così, come conclude Bunker, “arrivammo al n° 26, ‘Superciuk’, cioè il primo numero attivo della gestione Alan Ford, che deve ringraziare Kriminal e Satanik le cui vendite hanno permesso di coprire la perdita. Ci sono voluti  due anni e quattro mesi, poi il boom! Quel numero venne ristampato tre volte. La dura battaglia era stata vinta! Da allora in poi, Alan fu sempre in salita (come vendite) e divenne il fenomeno degli anni Settanta”. 


Può sembrare strano, se non incredibile, ma cinquant’anni fa (o giù di lì), andare in giro in scarpe da ginnastica era da barboni. A testimoniarlo, resta una celebre canzone di Jannacci: El purtava i scarp de tennis. Oggi, le scarpe da tennis sono supertecnologici oggetti di culto da sfoggiare in ogni circostanza con il marchio di fabbrica in bella evidenza. Ma nel 1964, quando il brano fu pubblicato nell'album "La Milano di Enzo Jannacci", le calzature di quel tipo non identificavano un look o uno style o un trend. Persino il tennis non era così diffuso come adesso. Le scarpe da ginnastica non solo erano di tela e dunque non proteggevano dal freddo, ma erano anche le più economiche; si usavano in palestra, ma per le strade della città le calzavano soltanto i meno abbienti. Così, dipingendo un altro povero cristo nella galleria delle sue canzoni, Jannacci poteva descrivere il suo clochard dagli occhi buoni, dicendo: “el purtava i scarp de tennis, el  parlava de per lu / el purtava i scarp de tennis, perché l'era un barbun.”. Cioè: “Lui portava le scarpe da tennis e parlava da solo, lui portava le scarpe da tennis perché era un barbone”.  Alla fine, lo trovarono cadavere sotto un mucchio di cartone. “L'an tuca che'l pareva che'l durmiva / lasa sta che l'e' roba de barbun”: qualcuno l’ha toccato per vedere se dormiva, ma gli hanno detto di lasciare stare, “è roba di barboni”. Indubbiamente la canzone è una straordinaria fotografia di una umanità disperata, in una Milano diversa da quella delle cartoline o degli spot pubblicitari. Esattamente come molte sequenze di Alan Ford, milanesi al punto da venire dialogate con parole prese in prestito dal dialetto meneghino (come “ciuk”, che significa “sbronzo”), ma perfettamente universali nella denuncia delle diseguaglianze e delle contrapposizioni tra le classi sociali. 

Dichiara Max Bunker in una intervista rilasciata a Paolo Ferriani: “Il mio mondo è Milano. Ci sono nato, lì ho vissuto per tanti anni, nella Milano proletaria: non sono nato conte. La Milano che ho conosciuto io, soprattutto da ragazzo, il periodo nel quale si immagazzina molto di più e rimangono impresse certe cose, è quella del  dopoguerra, quella in cui era un problema unire il pasto con la cena. In Italia, fino all’altro ieri, o forse anche adesso (bisognerà vedere, perché le riflessioni si fanno sempre a posteriori e mentre si vive si fotografa, solo in seguito si può analizzare la fotografia) c’era proprio una disparità. C’era davvero una contrapposizione netta tra i due blocchi sociali”.  Il testo del brano di Jannacci comincia così: “Che scuse', ma mi vori cuntav d'un me amis”, scusatemi, ma vorrei raccontarvi di un mio amico. C’è da credere che il cantautore l’abbia davvero conosciuto, il barbone con le scarpe da tennis. E stando a quel che dice Bunker, sempre nella stessa intervista, anche lo sceneggiatore si è ispirato a un personaggio vero, per creare il suo Superciuk: “L’ispirazione mi venne da un portinaio che era sempre sbronzo, e che aveva un alito terrificante. Io entravo, e lui mi salutava. Poi tornavo giù due ore dopo, e lui di nuovo a salutarmi, credendo di non vedermi da un sacco di tempo. ‘Ah, signor Secchi, come sta?’. Non si ricordava più che due ore prima mi aveva già visto. Aveva i bottoni abbottonati uno su e uno giù...”.  L’aneddoto sul portiere perennemente ubriaco, a cui Bunker dice di essersi ispirato per creare Superciuk, è raccontato con dovizia di particolari in una intervista in un volume dei Classici del Fumetto di Repubblica. Dichiara lo sceneggiatore: “A quei tempi vivevo a Città Studi. D’estate lavoravo di notte: scrivevo dalle undici di sera alle sei del mattino, ininterrottamente. Alle sei apriva il bar sotto casa, così scendevo per prendere un caffè quando il portinaio apriva il portone. E’ stato proprio lui a ispirarmi Superciuk. Magro, sorridente, coi pomelli del viso arrossati, barcollava e aveva una fiatata che lasciava pensare che invece di prendere caffè e latte facesse la prima colazione con barbera corretto con grappa. La sua fiatata stendeva e teneva lontane le zanzare. Ciò avveniva ogni mattina, così lo soprannominai ‘semper-ciuk’, e per ‘Superciuk’ il passo è breve. Poi ho pescato nell’oceano della mia fantasia e ho costruito un farsesco supereroe, un Robin Hood al contrario”.


Non sappiamo se il portinaio perennemente ubriaco indossasse le scarpe da tennis, ma Superciuk le porta non per caso, ma perché è un poveraccio. Vive in una baracca sulla riva dell’Hudson (anche se frequenta osterie degne della riva del Lambro) e odia i poveracci come lui, mentre ammira i benestanti. Così, quando per caso acquista degli incredibili superpoteri (una forza sovrumana, come quella degli ubriachi durante le risse, e una fiatata mortale, con cui stende gli avversari e gonfia dei palloni che lo sollevano in volo), si dedica a rubare ai poveri per dare ai ricchi. Sarebbe però uno sbaglio vedere in questo rovesciamento del mito di Robin Hood soltanto la parodia del genere supereroistico, con la messa in caricatura dei costumi e delle facoltà sovrumane di Superman, dei suoi colleghi e dei loro supernemici. Superciuk è anche questo, ma è molto di più. Ci se ne rende conto esaminando le sue motivazioni, spiegate alla fine di “Un fiasco spezzato” e approfondite ancora di più in seguito, negli episodi in cui lo vedremo ritornare: è evidente che il personaggio di Max Bunker, entrato nella leggenda come il nemico per antonomasia del Gruppo TNT, non usa i suoi superpoteri per arricchirsi. E’ un idealista, votato a una sacra missione (per quanto paradossale). Compie quello che ritiene il suo dovere, ma lo fa gratuitamente. Non accetta ricompense (se non una simbolica botticella di rhum a novantotto gradi alcoolici offerta dai miliardari membri del suo Fans Club), non trattiene niente per sé. In un universo come quello alanfordiano, specchio deformante (ma specchio) della realtà, dove trionfano il cinismo e l’opportunismo, e dove i “buoni” sono senza mezzi di sostentamento e la vita è una lotta per la sopravvivenza, è un “cattivo” a coltivare degli ideali.  “El g'aveva du occ de bun”, canta Jannacci del suo barbone: aveva gli occhi da buono.  Anche di Superciuk, alla fine, si potrebbe dire lo stesso.

La saga di Supoerciuk comincia nella bettola in cui Alan Ford si rifugia per affogare nel vino una delusiona amorosa: il nome del locale è “Osteria del Povero diavolo”.  Come al solito, il luogo non ha niente di newyorkese, dato che la New York di Max Bunker è come la terra delle origini dove Elio Vittorini ambienta  la sua “Conversazione in Sicilia”, che “è solo per avventura Sicilia; perché il nome Sicilia suona meglio di Persia o Venezuela”. Anche il nome New York suona meglio di Cinisello Balsamo o Zagarolo, e il viaggio di Max Bunker nell’Italia delle proprie radici, quella delle contrapposizioni sociali, è a suo modo una denuncia del male nel “mondo offeso” vittoriniano. Nel tugurio dove giunge sperando di ubriacarsi, Alan Ford  assiste alla discussione fra lo scalcagnato proprietario e un riccastro desideroso di acquistare l'immobile per abbatterlo e costruire al suo posto un condominio. L'oste non intende vendere, e dunque ecco giungere in soccorso del palazzinaro una stramba figura in costume: Superciuk! Il supercriminale dà immediata dimostrazione del suo potere: alita una micidiale fiatata alcoolica in grado di stendere qualsiasi avversario. Poi, dà fuoco alla bicocca in modo che l'oste sia costretto a cedere il terreno, e prima di andarsene lascia sul muro una strana scritta: "Superciuk ruba ai poveri per donare ai ricchi". Nei giorni che seguono, il supercriminale continua a colpire a vantaggio dei bene abbienti: anche la sede del Gruppo TNT viene razziata e addirittura Bob Rock si vede spogliare della sua amata mantellina. 

In occasione dell’avvento di Superciuk, sui n° 26, 27 e 28 di Alan Ford, per la prima volta una storia del Gruppo TNT si snoda su tre albi consecutivi, anziché essere autoconclusiva. Superciuk in realtà si chiama Ezechiele Bluff e fa lo spazzino per scelta, non per necessità, essendo stato educato per questa sacra missione dai due genitori Marta e Orazio, netturbini pure loro, morti prematuramente dopo essere stati travolti dalle auto mentre spazzavano l'autostrada di notte (un retroscena, questo, che verrà raccontato soltanto in seguito). Con il tempo, il loro figlio ha accumulato un vero e proprio odio verso i proletari che insozzano le strade. I poveri sono maleducati e sporcaccioni, e imbrattano quelle vie che poi lui, come spazzino, è costretto a ramazzare. I ricchi invece, lindi ed educati, hanno il culto dell'igiene e della pulizia. In seguito all'esplosione delle cisterne di una azienda sofisticatrice, Ezechiele viene investito da un fiume di vino adulterato. Acquista così il potere della pestilenziale fiatata alcoolica, con la quale riesce a stordire ogni essere vivente. Nella sua baracca in riva all'Hudson, si cuce un costume fatto di stracci e dà vita a Superciuk, vendicatore dei ceti abbienti contro il lerciume dei proletari. E' un Robin Hood alla rovescia: ruba ai poveri per donare ai ricchi. Le motivazioni che muovono Superciuk sottolineano il netto dualismo fra miserabili e benestanti che contraddistingue la poetica a fumetti  di Max Bunker. L'umana solidarietà non esiste, l'unica legge è quella dell' homo homini lupus: l'ottica deformante dell'umorismo bunkeriano porta alle estreme conseguenze la divisione fra le classi.

L'incidente che ha permesso a Superciuk di acquistare i suoi superpoteri è una divertente parodia delle modalità con cui i supereroi Marvel (e la maggior parte dei loro supernemici) hanno ottenuto i propri. I Fantastici Quattro subiscono gli effetti di un bombardamento di raggi cosmici, Devil viene travolto da un fusto radioattivo, Hulk assorbe le radiazioni di una bomba gamma, il dottor Octopus ugualmente rimane vittima di uno scoppio in un laboratorio, eccetera. Va notato che, come direttore della Editoriale Corno e con il suo vero nome di Luciano Secchi, Max Bunker da poco più di un anno aveva cominciato a pubblicare in Italia i principali personaggi di Stan Lee, cominciando con Spiderman e Daredevil.  Qualche anno più tardi, sul numero 171 di Eureka dato settembre 1977, Max Bunker svela i retroscena dell’esplosione delle cisterne della “Multata Fabbrica di Vini Sofisticati” (così recita un cartello sul muro di cinta) con una breve storia fuori-serie di otto tavole intitolata "Le origini di Superciuk", disegnata da Paolo Chiarini.  Di questo raccontino extra esistono comunque due versioni: inizialmente Bunker e Chiarini ne avevano realizzata una in formato strip (otto strisce di quattro vignette ciascuna) destinata alla pubblicazione su un quotidiano. Naufragato il progetto (per un cambio di direttore della testata), la storia fu adattata per Eureka. Sia la prima che la seconda versione compaiono, per i più curiosi, nel Supplemento del Venticinquennale edito nel 1994 dalla MBP, ma in ogni caso tutto il resoconto del travagliato passato di Ezechiele Bluff è contenuto nell’albo n° 144, intitolato “La fiatata mortale”, datato giugno 1991, che contestualizza e perfeziona l’intera vicenda.


Tra i vari colpi di Superciuk, assolutamente indimenticabili sono i due messi a segno in rapida successione subito dopo la distruzione dell’osteria. Il primo è ai danni di una famiglia proletaria (affollata infatti di bambini, con il padre in canottiera e la madre precocemente invecchiata), abbagliata dal consumismo e decisa a comprare un frigorifero anche senza avere niente da metterci dentro. La seconda ha come vittima un bambino  povero che possiede un unico soldatino di piombo, rubato da Superciuk e prontamente donato a uno ricco al quale quel pezzo mancava per completare la sua collezione. Inutile il dire che il pargolo benestante non si sente ugualmente appagato, e si dichiara mortalmente infelice mettendosi subito a desiderare qualcos’altro. 

Mentre Superciuk imperversa per le strade di New York, i popolani insorgono contro l'Ispettore Brok, capo della polizia cittadina, accusato di bolsaggine e inefficienza: il poliziotto si reca così da tre maggiorenti dell'Amministrazione Comunale chiedendo congrui rinforzi per assicurare il criminale alcoolico alla giustizia. Ma i tre politici non sembrano dare importanza alla minaccia dello sbevazzone mascherato, e non solo mettono l’ispettore alla porta senza dare seguito alle sue richieste, ma addirittura subito dopo brindano a Superciuk e alla sua benemerita azione contro il proletariato. Brok e i tre Amministratori Comunali sono qui alla loro prima apparizione. Come suggerisce il nome, Brok è un poliziotto incompetente e buono a nulla: perciò, deve ricorrere spesso all'aiuto del Numero Uno. E’ proprio la sua intelligenza non troppo acuta, però, a conservargli il posto, in quanto risulta facilmente manovrabile dai potenti. Solitamente pavido e vigliacco, portato all'autocommiserazione tipica del povero diavolo alle prese con problemi più grandi di lui, Brok incarna alla perfezione, come una maschera della commedia dell’arte, quello che il comune cittadino, di fronte  al dilagare della delinquenza, pensa solitamente dei tutori dell’ordine: che siano inadeguati. 

I tre Amministratori, ugualmente, sono eterni simboli della burocrazia e del potere corrotto. Prototipo, archetipo e paradigma dell'uomo politico, dei tre non è mai stato rivelato il nome. Il soprannome di Tre Suini con cui a volte si identificano, deriva dall'aspetto fisico che li accomuna. Tutti e tre pensano alla stessa maniera e replicano gli stessi gesti: il Potere, infatti, si manifesta sempre nel medesimo modo, chiunque ne sia il rappresentante. E’ del tutto indifferente il partito di appartenenza: gli amministratori sono ladri e corrotti per definizione, intenti ad abbuffarsi al trogolo del proprio tornaconto (da qui la metafora suina), e la vox populi vuole che i politici al potere siano tutti uguali (da qui l'assoluta somiglianza d'aspetto).  Il trio non esita a macchiarsi di ogni nefandezza pur di conservare poltrona e privilegi. Li vediamo viscidi e servili davanti a ricchi e potenti; invece trattano come pezze da piedi i sottoposti. Il loro peggior nemico è il Numero Uno, che, come vedremo, sa tutto di una misteriosa pratica "Lacrima Christi" relativa a una losca vicenda che li vede coinvolti, con cui riesce a ricattarli. 


mercoledì 27 marzo 2013

COSO E' SE VI PARE


Continuo, come tradizione, con gli  articoli con il "coso" nel titolo. Le regole del gioco sono queste: una volta al mese raduno in un unico post le cose più divertenti o interessanti (testi, immagini e facezie, segnalazioni) pubblicate sulla mia "pagina fan"su Facebook.  I testi che seguono hanno il pregio di essere brevi e scollegati fra loro. Questa raccolta riguarda il mese di febbraio 2013. I precedenti potete cercarli cliccando sul link che rimanda di volta in volta a quello prima. Il penultimo articolo di questa serie è stato "Cosino Royale". L'ultimo, "Il Cosaro Nero".





1 febbraio. Illustrazione di Mauro Laurenti colorata da Attila Juhas.



4 febbraio. Sul nuovo numero (il 211 del gennaio 2013) di "Fumo di China", una lunga intervista, realizzata da Stefano Priarone, a Roberto Diso. Ma anche un botta e risposta con Milo Manara, un dossier Barbarella, un bilancio di Lucca Comics, un articolo su "Mytico!", una disamina su Jacopo Camagni.



4 febbraio. E' uscita l'edizione serba della storia "Zagor contro il Tessitore", mia e di Marco Verni, in cui, come sapete, il diabolico Mortimer fa la parte del leone. Pare che questa avventura fosse così attesa che la casa editrice Veseli Cetvrtak l'ha pubblicata in uno speciale autoconclusivo, con un calendarietto tascabile in omaggio, recante una illustrazione inedita di Mauro Laurenti.



5 febbraio. Fabrizio Longo. Matita per "La porta dell'inferno", con Harlan Draka e Kurjak a Firenze (testi di Moreno Burattini).



5 febbraio. Uno dei disegni comici che Gaetano Cassaro schizza sul retro delle sue tavole originali.



5 febbraio. Emanuele Barison. Schizzo inedito.



6 febbraio. Anche soltanto la copertina, vale l'acquisto.


6 febbraio. Pino Prisco. Matita per una storia di Zagor di prossima pubblicazione ("Terra del fuoco", testi miei).


6 febbraio. Graziano Romani & Band, con il MY NAME IS TEX TOUR 2013 arrivano in concerto, sabato 9 febbraio 2013 a Cantù (Como). Suoneranno nel mitico club "1e35 Circa", via Papa Giovanni XXIII n.7.



7 febbraio. Emanuele Barison. Disegno per T-Shirt.



7 febbraio. Un cosplayer serio.



7 febbraio. A Parigi, a Capodanno, ho comprato una tazza con l'effige di Silver Surfer da regalare a Graziano Romani, senza immaginare che lui sarebbe arrivato in redazione, dove gliel'ho consegnata, con una maglietta identica!


7 febbraio. Una foto del mio incontro di oggi alla Scuola Elementare "Don Gnocchi" di Besana Brianza (foto di Marco Corbetta, con filtro a tutela dei minori).



11 febbraio. Uno dei "temi" che i bambini della scuola di Besana Brianza hanno fatto dopo l'incontro di giovedì scorso (grazie al genitore che me l'ha inviato).



12 febbraio. Articolo sulla pagina besanese de Il Giornale di Carate del 12.02.2013



12 febbraio. Il vescovo di Sulmona Angelo Spina taglia la torta dei 50 anni di Zagor, circondato dai disegnatori del personaggio. Dato che ha sceneggiato il fumetto con la vita di Celestino V disegnato dai Di Vitto, potrebbe essere il primo papa sceneggiatore.



13 febbraio. Un altro papabile: il parroco di Makarska (Croazia), don Ante.



13 febbraio. A proposito di "ultimo scontro" fra Zagor e Mortimer, ecco una tavola in anteprima: qualunque cosa il criminale gli abbia fatto, lo Spirito con la Scure l'ha presa proprio male.



14 febbraio. Cena a Trieste con Emanuele Barison e gli organizzatori della mostra "L'Audace Bonelli" - 8 febbraio 2013.



17 febbraio. Maurizio Dotti. Illustrazione per Albissola Comics (4 e 5 maggio 2013).



17. Felicità è una libreria appena montata in mansarda da riempire di dischi, libri e fumetti.



18 febbraio. Tornando in redazione dopo una settimana di assenza, ho trovato un regalo di Alessandro Piccinelli (Tex): un suo bel disegno, già incorniciato. La dedica dice: "Con stima e amicizia, da lettore e da disegnatore". Grazie, Alessandro!



18. Dylan Dog Collezione Storica a colori. Il n° 1 sarà giovedì in edicola. All'interno, tre racconti. Sul primo volume, una intervista a Tiziano Sclavi. Zagor Collezione Storica comunque va avanti, e troverete in contemporanea il n° 54!



19 febbraio. Franco Lana, il battutista fotografico zagoriano (andate a rivedervi le sue foto-battute nell'album "Umorismo" di questa pagina FB), in visita in redazione mi porta a vedere un albo pseudo-bonelliano da lui scritto e disegnato in copia unica, tutto da solo, negli anni della fanciullezza. Poi è cresciuto. Ma solo esteriormente...



19 febbraio. Giovanni Brando Boninsegni, lettore di Zagor. Per la gioia delle lettrici, direi (il motivo per cui pubblico la sua foto è divertente e Giovanni lo sa, ma è troppo lungo da spiegare). Adesso attendo foto di lettrici, per la gioia dei lettori.



19 febbraio. E' uscito il nuovo numero di "Cronaca di Topolinia". All'interno, un lungo dossier su Francesco Gamba, una intervista a Mauro Marcheselli sui progetti che bollono in pentola alla Bonelli, la tradizionale puntata della rubrica "Darkwood Monitor" dedicata a Franco Donatelli e altre sfiziosità. 38 pagine tutte a colori (per abbonamento, alle mostre mercato o in fumetteria). Per saperne di più, visitate il sito www.cronacaditopolinia.it .



20 febbraio. Il 18 e il 19 maggio Gallieno Ferri sarà ospite a Perugia con una grande mostra personale, e in una locandina renderà omaggio alla città. Maggiori notizie prossimamente su questi schermi.



20. Omaggio a Dylan Dog dell'illustratore Pietro Francioso.



21 febbraio. In redazione, il nuovo Zagor è già arrivato. Intanto, date un'occhiata anche alla cover dello Speciale pubblicizzato sul retro, che vedrà l'esordio ai testi dello scrittore noir Antonio Zamberletti. Riguardo alla storia "L'armata dei folli" (a mio avviso la migliore scritta da Luigi Mignacco per Zagor), due curiosità: ci sarà il primo contatto fra lo Spirito con la Scure e Dexter Green, dopo un lungo inseguimento; e non vi sfuggano i punti in comune con il "Django" di Tarantino assolutamente casuali, dato che quando il nostro racconto è stato sceneggiato, il regista americano doveva ancora iniziare le riprese del suo film. Però, la ricerca della donna amata tenuta schiava da un proprietario terriero, e il tentativo di Rodrigues Lobo di acquistarla spacciandosi per un compratore, oltre che le tematiche legate alla condanna della schiavitù, sono casualmente simili a ciò che si vede nel western tarantiniano.



21 febbraio. Stefano Bidetti, del forum SCLS (uno degli autori del volume "Zagortenayde), in visita a Milano, mi porta in regalo dei vini prodotti dalla "Bottega Pio La Torre" sulle terre confiscate alle Mafie. Lodevole iniziativa (sia portarmi del vino, sia confiscare le terre alle Mafie).



22 febbraio. Me l'ha dedicata, su Twitter, @King_of_Pao



22 febbraio. Copertina di "Zavor", parodia zagoriana in volume cartonato tutto a colori del terzetto al femminile Zaccagnino/Mirulla/Cacciatore, in uscita in autunno ma con un albetto-anteprima distribuito in primavera ad Albissola Comics (edizioni Cronaca di Topolinia).

La prima apparizione di Cico
23 febbraio. Dopo tanto tempo, viste le proteste di taluni che mi avevano convinto a smettere, sono tornato a farmi coraggio e ho composto una nuova canzoncina di Cico. Comincia così:

Ogni giorno assai mi garba
rader bene la mia barba,
e lo faccio con gran zelo
non graziando neanche un pelo!




25 febbraio. Da grande fan di Emilio Salgari, e da felice abbonato alla rivista letteraria "Il Corsaro Nero", non posso che consigliarvela. Per info:  ilcorsaronero@delmiglio.it
L’abbonamento per il 2013 (anno solare) alla rivista Il Corsaro Nero ha un costo di € 12,00 (sostenitore € 25,00). L’importo può essere inviato tramite versamento sul conto corrente postale n. 98473986 intestato a: Associazione Il Corsaro Nero Specificare nella causale: Il Corsaro Nero - 2013.
Consultando il sito www.delmiglio.it  è possibile trovare il contenuto di tutti gli arretrati.



25. Giuliano Piccininno, disegnatore di Dampyr ma grande anche come autore umoristico (basterà ricordarlo alle prese con Alan Ford, Ozzy, le Tartarughe Ninja e Arthur King), ha raccolto in un albo tutto a colori le sue short-stories dei "Bagigi", una squadra di rugby tutta da ridere che però gode di uno sponsor reale (la banca Friuladria). Le tavole dei Bagigi sono pubblicate da tempo sulla rivista "Rugby Club", diffusa tra gli appassionati di palla ovale. Divertenti e fumettose, le gag (scritte con Claudio Da Ponte) sono godibili anche da chi, come me, non ha mai visto una partita di rugby in vita sua (e, in questo caso, fanno venire voglia di vederla).



25 febbraio. Consigli per gli acquisti. Eduardo Vitolo, nostro amico qui sul "coso" e grande appassionato zagoriano, mi ha inviato il suo ultimo libro, che mi sono letto con piacere e con la curiosità di chi scopre cose nuove. Si tratta di "Black Sabbath - Testi commentati" (Arcana, 2012,260 pagine, 16.50 euro). "Se non ci fossero stati i Black Sabbath non ci sarebbero stati i Metallica e io avrei continuato a distribuire i giornali", dichiara Lars Ulrich dei Metallica. Eduardo Vitolo spiega perché la band di Birmingham di Ozzy Osbourne e Tony Iommi abbia segnato in maniera indelebile l'hard rock e l'heavy metal che conosciamo, e racconta come il disagio sociale di quartieri suburbani abbia potuto dar vita a brani così potenti e dai testi tanto evocativi.



26 febbraio. Marco Grasso mi ha regalato il libro "Verga fotografo", a cura di Giovanni Garra Agosta (Giuseppe Maimone Editore, 1991, 330 pagine), che raccoglie l'opera omnia fotografica d Giovanni Verga, verista anche in fotografia oltre che in letteratura. Gli scatti verghiani, compreso un autoritratto del 1887, ci restituiscono la Sicilia dell'epoca come se ogni scatto fosse un racconto. Ci sono soprattutto persone e scena di vita dei campi, pure emozioni che il tempo (che ha ingiallito lastre e negativi) non cancella.


26 febbraio. E' uscito il nuovo numero, l’ottavo della serie, della rivista “SCLS Magazine”, realizzata dal forum zagoriano www.spiritoconlascure.it. Si tratta di una pubblicazione di grande formato, che conta 56 pagine a colori rilegate in brossura, con articoli e interviste riguardanti il microcosmo del nostro eroe. Chi sarà presente a Milano a Cartoomics potrà acquistare direttamente lì la propria copia, gli altri potranno ottenerla, spedita per raccomandata, scrivendo a sclsmagazine@gmail.com.



26. Gli originali di una intera intera storia di Tex disegnata da Galep nel 1955, "Il Coyote Nero" (in tutto 130 tavole) sono stati messi in vendita in allegato a volume di grande formato che li riproduce tutti fotograficamente e con un corredo critico. Chi acquista riceve il volume, una tavola e un certificato di autenticità. Il tutto confezionato dentro un elegante cofanetto. Ecco il cofanetto.



 Ecco il volume.



Ecco gli interni del volume, nelle mani del proprietario Enzo Pedroni.



Ecco il certificato.



Ecco due delle tavole originali, nelle mani degli acquirenti, Enzo Pedroni e Marco Verni.



26 febbraio. Bane Kerac. Sketch de "Il passato di Guitar Jim", Zagor Color n° 2 (testi di Moreno Burattini).



27 febbraio. Graziano Romani sta lavorando al libro "L'arte di Ferri" (secondo volume della collana inaugurata con "L'arte di Galep", Panini Books), previsto per ottobre 2013. Rovistando negli archivi, è incappato nella copertina a tempera della striscia n° 1 (luglio 1957) di "Fantax". Presto potremo chiedere a Gallieno Ferri se è o non è opera sua. In attesa di scoprirlo, apriamo un sondaggio fra i fan del Maestro. Ferri o non Ferri? (La risposta è: no, non è di Ferri ma di Mairani).



27 febbraio. Emanuele Barison. Illustrazione western.



27 febbraio. Una vecchia gloria in visita in redazione. Persona simpaticissima: Vincenzo Chiomenti, autore anche di una storia di Zagor tra le prime in assouto.



27. Donne nude all'interno dello Zagor Collezione Storica in uscita domani in edicola (n°55).



28. Consigli per gli acquisti. Claudio Gallo, professore universitario veronese e massimo esperto salgariano vivente, mostra con orgoglio li libro "Cuore di Tigre", curato da lui e da Luca Crovi (Piemme, 340 pagine, 16.50 euro). SI tratta di una brillante antologia in cui 14 famosi scrittori italiani di oggi si cimentano con gli eroi e le tematiche care a Emilio Salgari. E, ad aprire le danze, c'è proprio il primo racconto del Capitano, "I selvaggi della Papuasia" (1883). Tra i nomi degli autori chiamati in ballo ci sono Buricchi, Cacucci, Carlotto, Colitto, Lucarelli, Malvaldi, Milani, Wu Ming 5. Imperdibile.



28 febbraio. Giorgio Sommacal, attualmente al lavoro sulla nuova serie di Gianfranco Manfredi, è venuto a trovarmi con un regalo per me: gli originali delle otto tavole della nostra storia di Cattivik "Il ritorno di Battista il Collezionista"!