Tra il 16 e il 18 maggio 2014 si è svolta a Zagabria la diciassettesima edizione del festival del fumetto "Crtani Romani Sou", per gli amici CRS, una kermesse alla quale ero già stato invitato altre due volte, nel 2004 e nel 2008, e a cui gli amici croati hanno voluto di nuovo farmi partecipare con un nuovo, graditissimo invito.
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La sede della mostra nel Palazzo degli Artisti nel centro di Zagabria |
Va detto che sono stato in Croazia altre due volte ancora, in occasioni di un altro paio di occasioni non legate al CRS ma comunque fumettistiche:
una volta nel 2011 per festeggiare i cinquant'anni dello Spirito con la Scure e presentare il primo Zagorone e l'edizione croata del libro su
Gallieno Ferri scritto con Graziano Romani, e una volta nel
2012 per un festival in Dalmazia, nella città balneare di Makarska.
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Io e Ferri a Zagabria nel 2004 |
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Io e Ferri a Zagabria nel 2004 |
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Autori zagoriani a Zagabria nel 2008 |
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Graziano Romani a Zagabria nel 2011 per presentare l'edizione croata del nostro libro su Gallieno Ferri |
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Io e il disegnatore serbo Bane Kerac (attualmente all'opera su Zagor) al MaFest in Dalmazia nel 2012 |
Se si aggiungono altre tre visite come semplice turista, i miei viaggi nella Patria della Cravatta sono stati ben otto in dieci anni, molto di più di quanto io sia stato in Francia o in Spagna, in Olanda o in Austria, insomma. Ogni volta mi sono trovato benissimo, e ho incontrato persone speciali, con le quali ho stretto importanti vincoli di amicizia.
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In vacanza in Dalmazia, sull'isola di Brac |
Come sapete se siete stati qualche volta al mare in Istria o lungo la costa dalmata, le edicole croate sono piene di albi di Zagor e sulle bancarelle e nei negozi si vendono magliette con lo stemma di Zagor, popolare quanto quello di Superman, di Batman o di Capitan America, e forse anche di più perché lo Spirito con la Scure è il leader del mercato, la sua popolarità è incredibile e le sue avventure vengono continuamente ristampate. Chi ha visto il documentario "Noi, Zagor", del regista
Riccardo Jacopino, ha assistito persino alla visita del Presidente della Repubblica
Ivo Josipovic a una convention fumettistica e ai suoi entusiastici commenti di fronte a un albo dello Spirito con la Scure.
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Un lettore croato con una delle tante magliette zagoriane |
Non mi sono meravigliato, dunque, del rinnovarsi della festosa accoglienza verso il sottoscritto e verso gli autori che erano con me, giunti a Zagabria per inaugurare una importante mostra (circa cento originali esposti, tra copertine e tavole interne) dedicata a Gallieno Ferri nel Palazzo degli Artisti, nel centro cittadino. Ferri era assente giustificato per motivi di salute, e a rappresentarlo abbiamo provveduto io, Marcello Mangiantini e Marco Verni. Inoltre, fra gli ospiti italiani con cui abbiamo condiviso i giorni del Festiva e fatto squadra, c'erano i grandi Roberto Diso e Paolo Eleuteri Serpieri. Mi sembra quasi incredibile, ricordando quando da giovanissimo leggevo i loro fumetti, poter oggi dare loro del tu e considerarli miei amici.
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I tre autori zagoriani invitati a Zagabria nel 2014: Burattini, Verni e Mangiantini |
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Io con Paolo Eleuteri Serpieri e Roberto Diso |
Oltre alla mostra ferriana, a Zagor sono stati dedicati poster, locandine, striscioni, magliette, articoli sui giornali e in televisione. Un poster personale è stato tributato anche a Marco Verni che, con Mangiantini, ha avuto poi delle stampe da personalizzare per il pubblico messosi in fila (sono stati eseguiti anche numerosi disegni per chi si era prenotato con un tagliando numerato). Inoltre, un bel catalogo con la copertina di Serpieri ha raccolto le interviste realizzate a tutti gli ospiti. La più lunga è stata la mia, curata da Danijel Kuzmic. La propongo in italiano qui di seguito, per chi fosse interessato a leggerla anche nel nostro Paese.
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La locandina dedicata a Gallieno Ferri
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La locandina dedicata a Marco Verni |
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La locandina dedicata a Roberto Diso |
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La maglietta dedicata a Paolo Eleuteri Serpieri |
Una curiosità riguarda il tipo di pubblico che ha partecipato ai tre incontri zagoriani e posto domande. I croati sono a favore delle novità, delle trasferte, degli incontri con i personaggi storici, della commistione fra i generi, della sperimentazione di nuovi autori. L'esatto contrario di una certa parte dei lettori italiani, tradizionalissimi. Come si vede, il mondo è bello perché è vario.
Le foto che seguono raccontano meglio di tante parole la cronaca dei giorni croati. Intervalleranno le mie risposte alle domande dell'intervista di cui vi ho parlato.
INTERVISTA A
MORENO BURATTINI
a cura di Danijel Kuzmic
dal catalogo del Crtani Romani Sou
di Zagabria (Croazia)
17° edizione - maggio 2014
Innanzitutto un
caloroso saluto al nostro caro amico Moreno Burattini, credo che possiamo
chiamarla in questo modo, visto che non è il suo primo arrivo in Croazia.
Cominciamo dall’inizio: chi è Moreno Burattini e come si presenterebbe?
Potrei presentarmi appunto come un croato adottivo, visto che sono
già stato nel vostro bel Paese già una decina di volte, sia per manifestazioni
fumettistiche che come semplice turista, e in ogni occasione mi sono sempre
trovato benissimo. Comunque, prima di questo, sono un uomo che ha avuto la
fortuna di riuscire a fare il lavoro che ho sempre sognato fin da ragazzo: non
soltanto quello di lavorare nel mondo del fumetto ma riuscire proprio a
scrivere almeno una storia di Zagor. Sono nato nel 1962 a San Marcello
Pistoiese e da lì mi sono trasferito ancora bambino, seguendo mio padre che
aveva trovato un impiego nei pressi di Firenze. Ho sempre adorato il disegno di
Ferri, le cui copertine accendevano la mia immaginazione in modo prepotente, ma
soprattutto leggevo e rileggevo le storie di Nolitta, cercando di immaginare
chi fosse questo signore in grado di emozionarmi tanto, e come facesse ogni
mese a inventare storie sempre nuove e tutte così belle. Avessi potuto, mi
dicevo, essere io come era lui! Non ci sono mai riuscito, com’è chiaro, ma di
sicuro mi ero trovato un ottimo modello da seguire.
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Il Palazzo degli Artisti di Zagabria, sede del CRS 17° edizione
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Una domanda che
non si aspetta e nessuno le ha mai posto... da dove deriva il suo amore per i
fumetti?
Fin da quando ne ho memoria, sono sempre stato un appassionato
lettore, di libri ma anche di comics. Fra gli eroi di carta, indubbiamente, lo
Spirito con la Scure occupava il posto più alto del podio. Ci sono fotografie
che mi ritraggono a tre o quattro anni intento a sfogliare i fumetti Disney pur
non avendo ancora imparato a leggere, soltanto guardando le figure.
Probabilmente i primi disegni che ho visto hanno acceso la mia fantasia e da
quel momento ho avuto bisogno di “combustibile” per alimentare il “fuoco” che
avevo dentro.
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Marco Verni davanti alla sua locandina |
Lei è noto per
il suo lavoro sulle fanzines e la critica fumettistica. Ha fondato la
rivista Dime Press,ci può dire qualcosa a proposito e da dove deriva il
nome Dime Press?
Ho
cominciato molto presto a esercitarmi come scrittore, scrivendo e riscrivendo
tutto quello che un ragazzino prima e un adolescente poi poteva riuscire a
realizzare nel chiuso della propria cameretta: raccontini, commediole,
addirittura romanzetti. Poi arrivarono le prime pubblicazioni su giornali
parrocchiali o su notiziari locali, e inevitabilmente mi feci le ossa
“piazzando” miei articoli riguardanti i fumetti sulle fanzine che all’epoca
davano voce al mondo degli appassionati: era più o meno la metà degli anni
Ottanta. Intervistando gli autori che incontravo nelle principali mostre del
settore cominciai a farmi qualche idea su come si confezionavano le
sceneggiature e su quali fossero le dinamiche editoriali che permettevano agli
albi di arrivare in edicola. Fra le riviste per cui scrivevo, due furono
fondate da me, “Collezionare” e “Dime Press”. Quest’ultima era una
pubblicazione professionale dedicata totalmente alla produzione Bonelli (mentre
la prima era dedicata al collezionismo). “Dime Press”, letteralmente, significa
“stampa da pochi soldi”, ed era il nome che in America davano a un tipo di
pubblicazioni, di taglio molto popolare, in voga da inizio Ottocento fino a
inizio Novecento, su cui comparivamo racconti avventurosi dedicati agli eroi
della frontiera (Davy Crockett o Buffalo Bill) oppure a poliziotti delle
metropoli, roba comunque “pulp”. Sergio Bonelli aveva chiamato “Daim Press”
(scrivendo l’espressione così come si pronuncia in italiano) la sua casa
editrice, negli anni Settanta e Ottanta, e dunque io pensai di intitolare la
mia rivista richiamando alla memoria sia la “stampa popolare” americana, sia la
produzione del mio Editore preferito. Non ho mai smesso, comunque, di
pubblicare articoli e veri e propri saggi dedicati agli eroi di carta: sono
parecchi i libri a cui ho collaborato e, fra quelli che ho scritto in prima
persona, ci sono appunto due biografie, uscite entrambi nella collana “Lezioni
di Fumetto” della Coniglio Editore, dedicate a Ferri e a Nolitta. Continuo a
leggere con immenso piacere ogni genere di avventura disegnata, e dedico anche
il mio tempo libero cercando di promuovere la “nona arte”, partecipando a
incontri con il pubblico, organizzando eventi, spendendomi perfino sui “social
network” in favore di ciò che io e tanti altri autori realizziamo.
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Standiste zagoriane |
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Magliette zagoriane anche per i baristi del CRS di Zagabria |
Ci racconti
qualcosa dei suoi inizi con la casa editrice Acme.
Venne il giorno in cui mi sentii pronto per
presentare a Sergio la mia prima proposta, offrendogli la mia collaborazione
quale sceneggiatore. Era il 1987: ci vollero tuttavia due anni di prove, prima
che una mia trama venisse accettata. Ma nel 1989 mi venne detto che ero stato
accettato nello staff e da allora non ne sono più uscito. Dopo altri due anni
il mio primo “Zagor” arrivava in edicola, disegnato proprio da Gallieno Ferri.
Fu una grande emozione. Nel frattempo però avevo già pubblicato qualche
racconto horror sulla rivista “Mostri” della ACME, ed ero stato arruolato anche
come sceneggiatore di Cattivik e di Lupo Alberto, personaggi per i quali ho
finito per scrivere decine e decine di storie prima di venire del tutto
assorbito dal lavoro per il Re di Darkwood.
Abbiamo letto
che prima di approdare a Zagor, lei scrisse alla Bonelli criticando alcuni
episodi(questi furono avvenimenti che la avvicinarono per la prima volta alla
casa editrice).
La mia piccola attività di “critico in erba” mi aveva
messo in contatto con Sergio Bonelli, a cui, appena avevo saputo che Guido
Nolitta era proprio lui, avevo scritto una lettera piena di ringraziamenti per
i tanti sogni che mi aveva regalato. Sergio aveva non soltanto risposto a
quella prima missiva, ma aveva anche mantenuto un rapporto con me, fatto di
scambi di corrispondenza e di telefonate, seguendo tutto quello che andavo
scrivendo su questa o su quell’altra pubblicazione. Non è che scrivessi a
Sergio per “criticare” il lavoro degli altri: facevo anche dei complimenti!
Però, come dicevo se c’era qualcosa che non mi era piaciuto, dicevo anche se
c’era qualcosa che non mi era piaciuto. Sergio sembrava interessato ai miei
commenti e pareva tenerli in considerazione, forse perché mi riteneva un
interlocutore in grado di rappresentare una parte del suo pubblico.
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Questo lettore croato ha voluto la mia firma sulla sua maglietta |
Visto che le
critiche riguardavano Zagor degli anni Ottanta,ci può dire cosa non le piaceva?
Come molti altri lettori io avevo molto sofferto per l’abbandono di
Guido Nolitta, che aveva smesso di scrivere le storie di Zagor nel 1980. Ancora
oggi, a distanza di quasi 35 anni ci sono appassionati che non si rassegnano a
vedere i nomi di altri sceneggiatori, il mio compreso. Ma diciamo che
nell’immediato periodo seguente all’addio di Bonelli, a noi zagoriani della “vecchia
guardia” i suoi successori sembravano non essere alla sua altezza. Del resto,
l’eredità nolittiana era difficile da raccogliere. La Casa editrice fece molti
esperimenti, alternando vari collaboratori. Ci volle del tempo prima che le
cicatrici si rimarginassero e il pubblico potesse tornare a guardare con
benevolenza gli sforzi degli “eredi” di Nolitta. Anche autori molto importanti
come Alfredo Castelli e Tiziano Sclavi non riuscirono a farsi amare dal
pubblico legato alla maniera che aveva Sergio Bonelli di scrivere i suoi
racconti. A Sergio, nelle mie lettere e nelle mie telefonate di quel tempo, io
chiedevo sempre che tornasse a scrivere lui. E ho continuato a chiederglielo
fino all’ultimo, anche da curatore di testata.
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Le due graziosissime interpreti a disposizione degli ospiti zagoriani: Ana e Tea, giovanissime (43 anni in due) ma estremanente capaci e professionali. Le abbiamo soprannominate "le badanti". |
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L'albergo del centro di Zagabria dove eravamo alloggiati |
Tanti giovani
aspiranti sceneggiatori vorrebbero conoscere il suo segreto.Come è riuscito ad
entrare a lavorare in Bonelli?
Ho soltanto presentato le mie proposte e Sergio ha riconosciuto in me
qualcosa di buono, forse un pizzico della sua stessa passione. Non si tratta
però soltanto di “entrare a lavorare” nello staff di un personaggio, ma di
continuare a farlo crescendo professionalmente e dimostrandosi in grado di
sfornare idee sempre nuove. In Casa Bonelli ho comunque scritto anche
varie avventure del Comandante Mark. Ho da poco superato la quota di ventimila
tavole zagoriane pubblicate, e Sergio Bonelli, qualche anno prima della sua
scomparsa, mi ha voluto affidare la cura proprio di quella testata che da
ragazzo leggevo con tanto accanimento. Oggi infatti lavoro a Milano, nella sede
della Casa Editrice a cui spedivo le mie lettere scritte da semplice lettore, e
non considero il mio lavoro un mestiere come un altro, ma un dono del destino.
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Ruzica, l'interprete personale di Roberto Diso |
L’editoriale
Bonelli era più aperta alle novità in passato oppure adesso?
La Casa Editrice è sempre stata aperta alle novità, visto che oltre a
pubblicare le sue testate storiche nel tempo ha proposto graphic novel come la
collana “Un Uomo un’Avventura” (anni Settanta) o riviste d’autore come “Orient
Express” (anni Ottanta) o serie innovative come Ken Parker, Dylan Dog, Nathan
Never, fino ad arrivare alle miniserie.
Oggi questa apertura verso le novità sta ancora aumentando, visto
l’arrivo del colore, i primi tentativi di distribuire in formato ebook, l’approdo
nella distribuzione in libreria, l’ufficio marketing e merchandising che stiamo
allestendo. Ci sono molte novità in arrivo.
Esiste qualche
aneddoto curioso sul suo ingresso in Bonelli?
Chiunque abbia
lavorato con Sergio Bonelli, personaggio dalla forte personalità e dalle mille
sfumature caratteriali, sa che gli aneddoti si sprecano. Era molto esigente sul
lavoro e dirigeva la sua Casa editrice con piglio decisionista. Ricordo una
grande lezione professionale che ebbi nei primissimi tempi in cui iniziai a
collaborare con lui. Gli avevo portato, su sua richiesta, un elenco i gag di
Cico che sarebbero dovute finire in “Cico Trapper”. Lui voleva vederle per
decidere quali potevano andare bene e quali no. Più o meno ne passò la metà,
cassando le altre. Io commisi l’errore di dire: “Gli sketches scartati potranno
magari andar bene per un altro speciale”. Non l’avessi mai fatto: Sergio mi
rimproverò aspramente, dicendo che uno sceneggiatore deve avere il coraggio di
buttar via le idee che non funzionano e tirarne fuori a getto continuo delle altre
sempre nuove! “Uno sceneggiatore deve essere generoso”, usò proprio questa
espressione. Non mi azzardai mai più a fargli sospettare che una mia proposta
potesse essere qualcosa di riciclato
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La "badante" Ana
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La "badante" Tea |
Tra tutti gli
eroi Bonelli con cui poteva lavorare ha scelto Zagor, cosa la spinse verso
questa serie, noi possiamo immaginarlo, ma ce lo racconti per i suoi accaniti
lettori in Croazia.
Zagor era l’eroe che più mi aveva fatto sognare da
ragazzo. Non mi sono proposto per altri eroi, mi sono proposto per Zagor. Era
quello il mio desiderio. In questo momento sto scrivendo anche una storia di
Dampyr e ne ho da poco finita una di Tex, ma tutto sommato sono rimasto
fedelissimo all’eroe di Darkwood in tutti questi anni, la mia è stata una
completa dedizione all’eroe che ho sempre amato di più. Il perché di questa
passione è da ricercarsi nel fatto che i racconti dello Spirito con la Scure
permettono di spaziare con la fantasia in tutti i regni dell’Avventura: Zagor
non appartiene a un genere ben preciso, ma viene “contaminato” da tutti. Sia
come lettore che come scrittore non sai mai quale sarà l’argomento della storia
successiva.
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Marcello Mangiantini e Roberto Diso a Zagabria |
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Marcello Mangiantini e un altro grande ospite internazionale: John McCrea!
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Io e John McCrea |
Il suo primo
Zagor fu “Pericolo Mortale”: quando lo vide in edicola, pronto per essere
letto e giudicato, che emozione provò?
Fu un’emozione grandissima. Superata, credo, soltanto
dalla nascita della mia prima figlia. Comprai l’albo in edicola e lo lessi
cento volte incredulo al pensiero che proprio Gallieno Ferri aveva disegnato la
mia storia.
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Le mani di Paolo Eleuteri Serpieri all'opera |
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Paolo Eleuteri Serpieri |
I lettori
nominarono lei e Mauro Boselli salvatori di Zagor, tirandolo fuori dalla crisi
creativa degli anni Ottanta, mettendolo nuovamente sul piedistallo con la
vostra “Nuova Odissea Americana” negli anni Novanta. Vorremmo sapere come era
la situazione in quegli anni e come siete riusciti a ribaltarla?
Quando arrivai a Zagor, Bonelli era scettico e
pessimista circa il destino della testata. Del suo pessimismo raccolsi io stesso testimonianza quando realizzai,
con lo staff della fanzine “Collezionare”, la lunga intervista poi apparsa su
uno Speciale della rivista dedicato a Zagor. “Il personaggio – disse Sergio –
ha fatto il suo tempo. Più di così non può dare, è un eroe esaurito come tanti
altri. Per cui anche come editore, se ho voglia di fare qualcosa, trovo un po’
avvilente accanirmi su cose vecchie e preferisco dedicarmi a progetti nuovi”.
Credo che Bonelli avesse ragione a non attendersi miracoli e a prospettare solo
un lento, anche se onorevole declino per il suo eroe. Quando entrai nello
staff, ero consapevole di tutto questo e la cosa mi spaventava. Soprattutto, mi
terrorizzò una frase di Toninelli che mi colpi come una coltellata: lo
incontrai poco dopo il suo abbandono e gli chiesi perché se ne fosse andato, e
Marcello mi rispose (grossomodo) così: “Non volevo essere ricordato come quello
che aveva fatto chiudere Zagor”. Mi vidi prospettato un destino di ignominia in
cui lo Spirito con la Scure lo avrei fatto chiudere io. E come fan numero uno
del personaggio, c’era di chi starci male! Per fortuna, sono passati quasi venticinque
anni e di chiusura ancora non si parla. I pareri dei lettori e dei critici sono concordi nel dire che Zagor ha
riacquistato una parte del suo fascino di un tempo, per cui se anche un giorno
lontano chiuderemo, io e Boselli potremo dire di essere riusciti nel piccolo miracolo
di aver rivitalizzato un personaggio ormai dato per spacciato. Come abbiamo
fatto? Mettendoci dentro tanto entusiasmo e scrivendo quelle storie che a noi,
come lettori, sarebbe piaciuto leggere. Certo, abbiamo avuto dei paletti e non
tutte le nostre proposte sono state accettate da Bonelli, ma tutto sommato ci è
stato consentito di portare nella serie anche “modelli” letterari e
cinematografici nostri, che piano piano si sono sostituiti a quelli di Sergio.
Penso per esempio a Lovecraft e Hodgson da cui ha attinto a piene mani Boselli.
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La grande mostra dedicata a Gallieno Ferri nel Palazzo degli Artisti di Zagabria |
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L'ingresso della grande mostra dedicata a Gallieno Ferri
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Lei ha scritto
anche la serie extra di Cico fino all’ultimo episodio. Era presente anche nei
suoi fumetti su Acme, com’era il suo rapporto con una serie umoristica e perché
la serie si è conclusa?
Ritengo anzi, per quanto possa
sembrare strano, che alcuni albi di questi Cico siano fra le cose migliori che ho scritto. Ritengo anche di avere
un certo talento per l’umorismo, e mi piacerebbe poter scrivere fumetti
umoristici. Ancora oggi, nelle mie storie,
ci sono alcune gag di Cico (che altri sceneggiatori invece trascurano).
Credo che far ridere sia più difficile che emozionare con trame avventurose.
Purtroppo il mercato italiano non premia le pubblicazioni umoristiche. Tuttavia
la serie di Cico chiuse dopo oltre venticinque anni dal suo primo albo, e fu
dunque una serie di successo, peraltro stampata con molta fortuna anche in vari
Paesi esteri. Quando chiuse, vendeva ancora trentamila copie. Perché la
chiusura? Perché arrivò il momento in cui il disegnatore, Francesco Gamba, si
ritirò a godersi una meritata pensione. A quel punto Sergio Bonelli avrebbe
dovuto trovare un successore e rilanciare la testata, ma preferì considerare
conclusa l’esperienza e far andare in pensione anche Cico insieme al suo bravo
disegnatore. Se dipendesse da me, però, riaprirei la collana anche subito. Per
fortuna, come avete visto anche in Croazia, in questi mesi i primi albi vengono
ristampati a colori.
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Grande affluenza di pubblico per la mostra dedicata a Gallieno Ferri |
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Marco Verni visita la mostra dedicata a Gallieno Ferri
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Padre e figli ammirati davanti alle tavole di Gallieno Ferri
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La sua Odissea
sudamericana è cominciata a metà del 2011,è stato un grande successo, come sono
state le reazioni dei lettori e quanto è rimasto soddisfatto con questa
avventura?
Io, personalmente, sono molto soddisfatto del risultato.
La trasferta sudamericana è frutto di un lunghissimo lavoro di preparazione e
di documentazione. Tutti i luoghi visitati esistono veramente e sono così come
sono stati visti (anche se, ovviamente, non ci sono le amazzoni o i dinosauri
che noi abbiamo mostrato) e la varietà di avventure che abbiamo proposto ai
lettori, a mio avviso, è stata tale da poter accontentare tutti. Abbiamo
persino messo Zagor al centro di un catastrofico terremoto seguito da uno
tsunami! L’intreccio delle trame è stato complicato ma allo stesso tempo facile
da seguire. Quali le reazioni? I bilanci li tireremo alla fine (il ritorno a
Darkwood è previsto per l’estate 2014). Come al solito, però, ci saranno quelli
soddisfatti e quelli insoddisfatti (di solito gli insoddisfatti sono più
chiassosi e rumorosi degli altri e si notano di più).
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Non lo dite alla moglie di Diso
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Come ha ideato
questa piccola saga, ogni sceneggiatore ha collaborato con gli altri, oppure vi
siete divisi le parti della storia?
Io e Boselli abbiamo ideato le “motivazioni” del viaggio
(che doveva chiudere tutte le trame legate ad Atlantide lasciate in sospeso) e
abbiamo tracciato un percorso ideale stabilendo le tappe: Panama, Perù,
Brasile, Cile, Argentina, Terra del Fuoco, Antartide. Poi Boselli si è
accaparrato l’inizio e la fine e ha dichiarato che voleva scrivere una storia
con i Cancageiros e con i dinosauri del “Mondo Perduto”. Io mi sono consultato
con gli altri sceneggiatori dopo aver detto che a me piaceva far incontrare
Zagor con Darwin e con le Amazzoni e mandarlo a Machu Picchu e in Terra del
Fuoco. Mignacco ha proposto di celebrare Mister No in Amazzonia, in più lui che
ha la passione per il Brasile e per la Patagonia ha chiesto di occuparsi di
Bahia e del Lago Argentino. Rauch si è ritagliato un posticino in Panama. Io
sono stato il punto di riferimento per tutti.
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Un giovanissimo lettore croato incantato davanti a "Zagor 200" |
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Lettori in erba a caccia di arretrati zagoriani |
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Un giovanissimo croato chiede a Marcello Mangiantini un disegno ispirato a "Cico & Company" |
Dove vorrebbe
portare Zagor dopo il Sud America? Forse nel nostro vecchio continente?
Per un po’ lo lasciamo in America. Poi, se fosse per me,
ci sarebbero viaggi in Giappone e in Asia Centrale (a Samarcanda, per esempio).
L’Europa non piaceva a Sergio Bonelli, quale sfondo per le trasferte di Zagor,
perché la riteneva troppo poco “esotica” e troppo legata ai libri di storia.
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A Zagabria ho personalizzato i miei disegni con le caricature dei lettori che me li chiedevano |
Esiste già un
piano editoriale definito per le future storie?
Fino a tutto il 2015, sì. Porteremo il personaggio verso
il n° 600 e il ritorno di Hellingen.
Ritiene più
facile creare un nuovo nemico di Zagor, oppure pensare al ritorno di un
vecchio cattivo creato da Guido Nolitta?
Sono tutte e due cose difficili. La prima lo è di più se
per “creare un nuovo nemico” si intende “creare un nuovo nemico all’altezza di
quelli più famosi creati da Nolitta”. Poi, com’è ovvio, in ogni storia ci sono
nuovi nemici, e noi cerchiamo sempre di far loro mettere Zagor in difficoltà e
quindi proporsi come grandi avversari degni di un ritorno. A volte i grandi
nemici nascono per caso, non si riesce a pianificarli a tavolino.
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Meritata pausa caffé per Marcello Mangiantini |
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Gustosissimi piatti della cucina croata |
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Momenti conviviali a Zagabria |
Lei cosa
preferisce ed invece che cosa vogliono i lettori?
I lettori vogliono tutto e il contrario di tutto. Ognuno
ha una visione del personaggio fatta su misura per se stesso. Ci sono persino
quelli, molto agguerriti, che ritengono Zagor un personaggio western e si
arrabbiano se in qualche storia invece dei soldati e degli indiani ci sono dei
mostri. Altri non vogliono i riferimenti alla Storia con la “s” maiuscola,
altri ancora non vogliono il fantasy, e via dicendo. Questo succede perché, da
sempre, le storie dello Spirito con la Scure possono spaziare in tutti i
generi: così, ciascuno finisce per avere il suo tipo di racconto favorito. Io,
personalmente, amo proprio il passaggio tra avventure molto diverse fra loro.
Se potesse
scegliere, chi vorrebbe far tornare tra i vecchi nemici di Zagor?
Il mio preferito è Supermike.
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Paolo Eleuteri Serpieri in giro per Zagabria by night |
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Paolo Eleuteri Serpieri nel sole di Zagabria, di giorno, con le interpreti Ana e Tea
e con Slaven Goricki, l'organizzatore di CRS 2014 |
Com’era il suo
rapporto con Sergio Bonelli?
Lui mi ha conosciuto quando ero un ragazzo e per lui sono
sempre rimasto “con i calzoni corti”, come diceva lui, cioè il suo “allievo”.
Io ho sempre avuto un affetto smisurato verso di lui, gli ho dedicato una
biografia (uscita pochi mesi prima della sua morte) e so di dovergli tutto. Sul
lavoro, Sergio era burbero con me come con tutti, perché in ufficio era
esigente e voleva (giustamente) controllare tutto, dando una impronta personale
a qualunque cosa: dunque non era facile accontentarlo. Però, dopo aver fatto un
rimprovero anche severo, era il primo a sorridere e far finta di niente o a
dare una pacca sulla spalla di incoraggiamento.
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Paolo Eleuteri Serpieri con Slaven Goricki, l'organizzatore di CRS 2014 |
Secondo lei è
cambiato qualcosa nella casa editrice dopo la scomparsa di Sergio Bonelli? A
volte capita che chi arriva a sostituire un personaggio di tale importanza,
cerchi una via molto diversa.
Tutti lavoriamo come se Sergio fosse ancora tra noi e ci
chiediamo lui che cosa avrebbe detto riguardo a questa o quella questione.
Però, prevale l’idea che Bonelli era sempre stato in grado di adattare le sue
scelte al cambiare dei tempi e dunque si stanno prendendo decisioni coraggiose
che vanno verso nuove direzioni. Davide Bonelli è sempre al fianco del nostro
direttore Mauro Marcheselli.
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Marco Verni, John McCrea e Marcello Mangiantini all'opera per il pubblico croato |
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Marco Verni |
Lavorare sulla
sceneggiatura.... che strada percorre il suo lavoro dall’idea iniziale alla sua
realizzazione, quanto tempo le occorre per completare una storia di Zagor?
Tutto quello che vedo, che leggo, che sento, che ricordo,
può servire da spunto per una storia di Zagor. Io però, avendo a che fare con
uno staff numeroso e con un fumetto seriale, devo lavorare contemporaneamente
su più storie. In questo momento ne sto portando avanti una decina. Perciò,
scrivo dieci pagine di racconto per un disegnatore, poi mi interrompo e passo a
scrivere per qualcun altro. In questo modo una storia si conclude nello stesso
tempo che un disegnatore impiega a disegnarla, perché io lo alimento via via
che va avanti. Un disegnatore veloce fa 15/20 pagine al mese, se è una storia è
lunga 200 pagine ci vuole circa un anno fra scriverla e disegnarla.
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La locandina di Marco Verni |
Come lavora con
i suoi disegnatori, devono seguire alla lettera le sue indicazioni o hanno
libertà creativa?
Quando è necessario do indicazioni molto precise, in
altri casi lascio liberta di inquadratura. Se ho ben chiara in mente la scena
che dovrà essere illustrata, allora chiedo una precisa realizzazione delle mie
direttive, se invece mi fido del disegnatore gli indico solo gli elementi
essenziali e lascio che sia lui a decidere. Va detto che un bravo disegnatore
riesce a metterci del suo anche quando è vincolato da indicazioni molto
precise.
Con quale
disegnatore lavora meglio, e con quale altro disegnatore di serie Bonelli
diverse le piacerebbe lavorare?
Fermo restando che sono amico personale di tutti i miei
collaboratori e con ciascuno ho un rapporto particolare che trascende il lavoro
che stiamo facendo insieme, ci sono alcuni con cui la sintonia professionale è
particolarmente affiatata e, da questo punto di vista, il disegnatore che
sembra leggermi nel pensiero e realizza le scene esattamente come io le ho
immaginate è Giuseppe Prisco. Al di fuori dello staff di Zagor credo che mi piacerebbe
molto lavorare con Bruno Brindisi, Majo e Fabio Civitelli.
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A Zagabria con un altro illustre autore intenazionale: il francese Jean David Morvan |
Dobbiamo farle
le nostre congratulazioni per la sua entrata nel club Ventimila, gli
sceneggiatori con più di 20000 pagine di scrittura. Pensa di poter arrivare al
vertice di questi grandi autori?
Chi ha fatto i conti dice che sono settimo nella
classifica degli sceneggiatori più pubblicati dalla Bonelli in tutta la sua
storia. Sono, insomma, nella top ten. Mi accontenterei di entrare nella top
five.
Lei conosce
bene Zagor, secondo lei quali sono stati i punti di svolta di questa serie, inizio
e fine di un’era per il personaggio?
Il primo punto di svolta è stato l’abbandono di Guido
Nolitta. Il secondo punto di svolta, l’arrivo di Marcello Toninelli. Quindi
l’arrivo di Mauro Boselli. Poi, credo di averci messo lo zampino io quando sono
diventato curatore di testata. Ultimo giro di boa, la scomparsa di Sergio
Bonelli che ha lasciato la barca lungo la rotta da lui tracciata ma senza la
sua guida.
Ogni anno il
calo di vendite di fumetti è più marcato, i giovani sembrano orientati verso
altri medium, sono circondati dall’elettronica, si sta sviluppando la lettura
online. Secondo lei Zagor si potrà orientare verso questo settore di nuovi
utenti oppure resterà un fenomeno esclusivamente cartaceo?
Zagor subirà la stessa sorte degli altri fumetti. Vedremo
quale.
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Il caloroso pubblico croato |
Quale può
essere il futuro del fumetto in generale e di Zagor in particolare?
Secondo me, esisterà sempre un pubblico per il fumetto.
Sarà meno numeroso che in passato, come accade per il teatro. Le pubblicazioni
costeranno di più. Chi non potrà permettersele si rivolgerà al digitale.
Una domanda a
cui teniamo molto. E’ necessario rendere più attuale Zagor,per attirare nuovi lettori, oppure la sua forza è quella della tradizione Bonelli?
La storia di Zagor dimostra che servono tutte e due le cose.
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La cattedrale di Zagabria |
Dovrebbe
chiarirci un dubbio, lei è lo sceneggiatore principale di Zagor, con una grande
carriera, scrittore,critico, blogger, attivo in Rete, caporedattore della
serie. Come fedele zagoriano, promuove la cultura fumettistica e di Zagor alle
varie manifestazioni, ed è sempre disponibile e di buon umore. Non è che ha
fratelli gemelli oppure cloni?
Ahimé, no! Magari li avessi.
Seriamente, come
riesce ad organizzare la sua giornata di lavoro in redazione , essere presente
in manifestazioni e promozioni, scrivere di fumetti in Rete e su carta e
sceneggiare Zagor?
Lavoro molto, organizzo il mio lavoro, sacrifico gran
parte del mio tempo libero, sono molto veloce nello scrivere, nel pensare e
nell’agire.
Ultimo e più
importante, cosa può consigliare ai giovani sceneggiatori, come si può
riuscire ad entrare in Bonelli o in altre case editrici?
Questa è la domanda più difficile. Nel mio ufficio,
ricevo ogni mese una decina di proposte da parte di disegnatori o sceneggiatori
in cerca di lavoro, e lo stesso capita a tutti i curatori dei personaggi
Bonelli. La difficoltò nel trovare spazi riguarda tutti gli aspiranti autori.
Una volta esistevano decine di Case editrici e da qualche parte chi aveva
talento e buona volontà riusciva a infilarsi e, con il tempo, a emergere. Oggi
le Case editrici si contano sulle dita di una mano e tutte sono con problemi di
sovraffollamento. Del resto, se i lettori scarseggiano il mercato si riduce e
con esso le possibilità per i nuovi autori. Sono tempi molto ma molto
difficili. Nel caso di Zagor la situazione è drammatica perché siamo già più di
dieci sceneggiatori e produciamo più pagine a fumetti di quante ne
pubblichiamo. Ciò nonostante io continuo a offrire possibilità a disegnatori ed
autori di testi ma più di tanto non
posso fare. Il consiglio che si può dare è che prima di puntare a fare fumetti
un aspirante sceneggiatore dovrebbe pensare bene se non sia il caso di puntare
a scrivere cartoni animati o a fare testi per la TV, settori ben più attivi e
remunerativi. Se poi sono i fumetti la passione della vita, allora si devono
mandare proposte convincenti, ben sapendo che, comunque, sarà dura.