domenica 31 luglio 2016

L'ORA DELL'ALLORO



Venerdì 29 luglio 2016, mia figlia Gaia si è laureata all'Università di  Siena, dove ha frequentato il corso di laurea in Mediazione linguistica e culturale. Il voto è stato 110 su 110. La tesi, che aveva come tutor la professoressa Pierangela Diadori, è intitolata "Zagor oltre confine". E' stata una grande emozione vedere quella che ai miei occhi è ancora la bambina che vidi nascere nel maggio del 1994 cingersi la testa con l'alloro che, per tradizione, ricevono i dottori. E che bella festa, vederla sorridente fra parenti e amici in mezzo a tanti altri suoi colleghi giunti al traguardo, tutti a stappare bottiglie di spumante e sparare coriandoli, in un tripudio di felicità collettiva in grado di riscaldare il cuore e dare speranza per il futuro, in tempi cupi in cui sembra che la cultura stia cedendo il passo alla barbarie e all'insipienza.



Gaia è sempre stata particolarmente dotata negli studi e curiosa nelle scelte delle sue letture (e i libri non le sono certo mai mancati) così come nell'indagare il mondo e nel praticare sport. In più, ha manifestato uno spirito intraprendente e una grande capacità di gestirsi anche in lunghi viaggi e soggiorni all'estero. Non ho dubbi che saprà cavarsela nella vita, probabilmente meglio di come ho saputo fare io (che ho avuto fortuna, ma ho sempre vissuto con un'ansia di fondo che lei non ha). Mi fa sorridere il pensiero di milioni di anni di evoluzione della famiglia Burattini, fatta di cavernicoli, poi contadini o pastori, boscaioli, operai, tutti protesi nel miglioramento delle proprie condizioni, in uno lungo sforzo per arrivare al primo laureato della stirpe (io), subito seguito dalla prima donna (Gaia) ancora più brava perché in grado di giungere al massimo dei voti in un tempo minore e riuscendo a padroneggiare quattro lingue - mentre io, come sa chi mi conosce, parlo soltanto il vernacolo fiorentino. Grazie a tutti coloro, davvero tantissimi, che hanno condiviso la mia gioia inviando messaggi di auguri e felicitazioni. Grazie a Daniela, la mamma di Gaia, donna bella e intelligente come la figlia, da cui ho separato il mio cammino continuando a condividere la cura della prole (ma si sa che sono le madri a fare il lavoro maggiore): il mio affetto e la mia ammirazione per ciò che ha fatto e continua a fare lei li conosce ma ribadirli mi sembra il minimo, rispetto ai suoi meriti. Grazie a Gaia per il suo impegno, il suo entusiasmo, il suo sorriso. Sono orgoglioso di te, figlia mia, migliore di tuo padre.










lunedì 25 luglio 2016

LETTI ALL'ETTO


Proprio in questo mese di luglio festeggia un anno di vita il mio secondo blog, ovvero "Utili sputi di riflessione" (dal titolo del mio libro di maggior successo - finora). Se non lo conoscete, potete darci un'occhiata cliccando sulla scritta colorata. Si tratta di un blog letterario, senza alcuna pretesa, però, se non quella di dare una collocazione alle recensioni che da sempre vado scrivendo per ogni libro che leggo. Piazzandole in Rete, sono sicuro di trovarle io, prima che farle trovare a voi. Però, siccome vedo che quando parlo delle mie letture qualcuno che mi ascolta c'è sempre, eccomi condividere le mie impressioni nel caso tornino utili. Va detto che sono un lettore disordinato e senza pregiudizi, per cui accanto ai Promessi Sposi potete trovare recensita la Vispa Teresa o l'Ifigonia in Culide, ma così è se vi pare (e a me pare). 

Gestire due blog potrebbe sembrare una follia e infatti lo è, ma si dovrebbe essere capito che io non sono normale. In dodici mesi ho recensito quasi 130 libri, il che significa oltre dieci titoli al mese, uno ogni tre giorni. Dopo le foto che seguono, opera di Francesca Pesci (una professionista, con tanto di faretti e ombrellino), potete leggere il primo post pubblicato un anno fa all'inaugurazione del blog.







"Letti all'etto": così avrebbe dovuto chiamarsi questo blog prima che la scelta cadesse su un altro gioco di parole, dal titolo di un mio finto che è diventato una sorta di marchio di fabbrica. Altre possibilità soppesate erano state il più banale "Letti a letto", "Il piccolo scrivano fiorentino", "La biblioteca di Trantor", "Leggendo in metropolitana" (quest'ultimo un titolo spiritoso ma un po' criptico).

In ogni caso, eccomi a presentare questa nuova iniziativa che mi riguarda. Ovvero, un ulteriore impegno quale blogger dopo "Freddo cane in questa palude". Lo so che non ce n'era bisogno, ma lasciatemi confessare che "Utili sputi di riflessione" lo gestirò soprattutto per me e non per voi (anche se mi farà piacere ricevere le vostre visite). 

Mi serviva uno spazio dove archiviare (e poi ritrovare subito, in caso di bisogno), le mie tante recensioni  dei libri, di tutti i tipi, che leggo. Ho pensato di creare un archivio indicizzato (almeno per come mi riesce) e, dato che c'ero, di renderlo pubblico e di metterlo a disposizione di tutti. Se questa cosa potrà essere utile a qualcun altro oltre che a me, tanto meglio. Gli indici sono in alto nella barra sotto la bella foto che si deve alla brava Francesca Pesci.

Mi preme chiarire (e vi toccherà essere d'accordo) che si tratterà di appunti e commenti del tutto personali su autori di ogni genere, dai più noti agli illustri sconosciuti, e su titoli scelti sulla base di motivazioni insindacabili che non sindaco neppure con me stesso (essendo spesso in disaccordo con me medesimo). Perciò: se vi conviene bene, io più di questo non posso fare. Scriverò non solo di libri ma anche del mio amore per i libri o di tutto ciò che ruota attorno alla letteratura. 

Per ora i post sono pochi ma spero di aggiornare velocemente l'archivio pubblicando recensioni già apparse su "Freddo cane" o sulla mia pagina Facebook. Buona lettura, in tutti i sensi e con tutti i sensi.

mercoledì 20 luglio 2016

TEX... TI




Di recente ho pubblicato un lungo articolo che occupa ben quattro pagine sulla rivista portoghese "Clube Tex" (n.4 giugno 2016). Il titolo, "Tex...tos", è un gioco di parole che ho inventato per far capire che parlo dei saggi a firma del sottoscritto dedicati a Tex. Nel riepilogare il lavoro fatto mi sono accorto di aver firmato davvero tante disamine su Aquila della Notte. Per gli interessati, se mai ce ne fossero, ecco quel che ho buttato giù a beneficio degli amici lusitani.

TEX...TOS
di Moreno Burattini

Tanti, tanti anni fa decisi di trasformarmi da semplice lettore di fumetti in uno che, oltre a quello, scriveva articoli sui fumetti. In altre parole, in un critico specializzato, in un giornalista che intervistava gli autori, in uno storico degli eroi di carta, o comunque in un articolista o un divulgatore che si occupava di loro. Beninteso, senza smettere di leggerli (anzi, leggendone sempre di più per dovere di documentazione). Avevo anche l’ambizione di sceneggiarli, i fumetti, e lavoravo attivamente per trasformare questo desiderio in realtà, ma questa è un’altra storia (andata a finire bene). Rimaniamo sul racconto del giovane Moreno Burattini aspirante saggista. Nel 1985, io e alcuni amici fondammo, proprio per dar sfogo alla nostra passione di fumettofili, una fanzine (una rivista amatoriale) chiamata “Collezionare”, e su quelle pagine cominciai a scrivere i miei primi articoli. Sul n° 17, datato dicembre 1988, che aveva in copertina un bel disegno di Fernando Fusco, comparve un mio dossier intitolato “Tex: dicono di lui”. Si trattava di una disamina dei libri di critica fumettistica dedicati ad Aquila della Notte durante i primi quaranta anni di cavalcate (contati a partire dal 1948), all’epoca non così numerosi come ai giorni nostri.  Credo che sia stato quello il mio primo articolo dedicato al Ranger di Bonelli e Galleppini. In seguito, ce ne sarebbero stati molti altri. Anzi, proprio la mia attività come saggista texiano mi ha fatto guadagnare l’invito della Bonelli a occuparmi dei riassunti di tutte le storie da inserire nel sito della Casa editrice, dal numero 1 della serie agli albi usciti fino al 2001. Nel corso di trent’anni di attività quale saggista (una carriera che continuo ad affiancare a quella di sceneggiatore, come dimostra questo stesso articolo) ho collaborato anche a numerosi volumi riguardanti l’eroe bonelliano dalle due pistole al cinturone. Un articolo come quello con cui esordito, che volesse cioè trattate della critica fumettistica sul Ranger, dovrebbe oggi citare più volte il mio nome: ovviamente, vado orgoglioso di questa mia infaticabile attività. 

Il primo di questo volumi risale al 1993, e si intitola “Tex: fumettografia illustrata completa”, edito a Torino nel 1993 da Multidea e curato da Salvatore Taormina, con una copertina di Fabio Civitelli. Il curatore, avendo letto appunto il mio articolo sulla saggistica texiana mi chiese di aggiornarla. Compilai cosi una bibliografia critica relativa ad Aquila della Notte che venne inserita nel volume. A questo punto, le richieste di miei interventi in qualità di “esperto” cominciarono a moltiplicarsi.

Nel 1994 venne dato alle stampe a Napoli il volume “Tex, tra la leggenda e il mito”  (Edizioni Tornado Press) a cura di Pino Di Genua e Raffaele De Falco. In copertina un disegno inedito di Claudio Villa. In questo caso venni interpellato per scrivere un capitolo sul merchandising texiano, intitolato “Tradig Post” (per fortuna, all’epoca gli oggetti da elencare non erano numerosi quanto oggi).

Quattro anni dopo, nel 1998, venne festeggiato il cinquantennale del Ranger: i volumi che uscirono furono numerosi. Tra questi, uno si intitolava “Cinquantex”, edizioni Lo Scarabeo di Torino. Mi si chiese di nuovo di scrivere sul merchandising: aggiornai il mio pezzo precedente e mi sbizzarrii nell’analisi della filosofia di Sergio Bonelli riguardo all’oggettistica commerciale legata ai suoi personaggi (un argomento ostico, un terreno minato). Questo libro, curato da Giuseppe Pollicelli è uno fra i più validi esempi di saggistica texiana, riuscendo ad abbinare una ricca e coloratissima parte iconografica a una nutrita serie di interessanti interventi critici che tracciano il bilancio di dieci lustri di vita di un personaggio che ha fatto la storia del fumetto italiano. La bella cover opera di Ticci e la presentazione di Sergio Bonelli sono solo gli antipasti di un gustoso banchetto a base di disegni inediti o poco visti degli autori dello staff o di artisti diversi che hanno voluto tributare un loro omaggio a Tex in occasione del suo cinquantennale e articoli firmati da saggisti molto noti nell’ambito del comicdom e anche ben al di là. E’ il caso di Goffredo Fofi, grande esperto di cinema, letteratura e cultura di massa, che dice di preferire la lettura di Tex a quella di uno scritto di Cotroneo. Il volume pubblica anche quattro episodi di un Tex apocrifo realizzato in argentina, con il nome di Colt Miller, da Julio Almada e Carlos Cruz (niente di eccezionale, ma resta il valore documentario). 

Datato 1998 è anche il primo libro con il mio nome in copertina (e non più, dunque, contenente solo un mio contributo): si tratta di una biografia umana e professionale di Guglielmo Letteri scritta con Stefano Priarone in occasione di una mostra dedicata al disegnatore romano, curata da Antonio Vianovi (che ne fu anche l’editore con il marchio Glamour International Production) esposta durante Lucca Comics. All’epoca, Letteri  era ancora vivo (lo sarebbe rimasto fino al 2006) e ebbi modo di incontrarlo, fargli una lunga intervista, conoscerlo bene e ricevere da lui attestati di stima e di simpatia prima, durante e dopo la preparazione del libro, intitolato "Guglielmo Letteri & Tex - Omaggio a un Maestro dell'Avventura". 

Nell’avvicinarsi del decimo anniversario della scomparsa del disegnatore, io e Priarone abbiamo proposto ad Allagalla di affiancare al saggio di Roberto Guarino sull’opera nizziana, “Tex secondo Nizzi”, un altro titolo che avrebbe potuto dare il via a una vera e propria collana dedicata ai principali autori di Aquila della Notte, appunto “Tex secondo Letteri”. L’idea era quella di riprendere in mano il testo del vecchio catalogo, allungandolo con nuove notizie e ampi approfondimenti, tenendo conto anche delle opere che il disegnatore romano aveva realizzato tra il 1998 e il 2006. Alla fine il testo proposto è risultato lungo il doppio del precedente da cui eravamo partiti. Allagalla non soltanto ha fatto un gran lavoro grafico corredando il saggio con un gran numero di immagini (comprese alcune rare foto), ma anche ottenuto di poter pubblicare in appendice due storie a fumetti che precedono l’arrivo di Letteri a Tex mostrando però la maturità già raggiunta dal suo tratto, quella che gli valse l’arruolamento nella squadra da parte di Giovanni Luigi Bonelli e di suo figlio Sergio. 


Nel 1998 uscì anche “Tex, un eroe per amico”, edito da Federico Motta. Dimensioni e dignità da volume di enciclopedia, rilegatura in cuoio con fregi in oro impressi a caldo, carta ad alta grammatura, stampa perfetta, cura editoriale notevolissima, illustrazioni a colori, grafica eccellente, cura editoriale di massima professionalità. Quali autori figurano Gianni Bono e Leonardo Gori, che in realtà sono i curatori. C’è un unico testo a loro firma e riguarda il periodo precedente all’avvento di Tex, ricostruendo come giunse in Italia il mito del West e attraverso quali eroi (Buffalo Bill e Kit Carson sopra a tutti) venne connotandosi la figura del “cow-boy” da cui anche Aquila della Notte trae origine. Ma dopo questa ricca introduzione, tutto ciò che riguarda Tex è stato scritto da altri, che hanno seguito il personaggio in senso cronologico: Claudio Bertieri, Andrea Sani, Gianni Brunoro e il sottoscritto. A me è stata affidata la parte più corposa, oltre venti anni di storia del personaggio, a partire dal 1976. Ho consegnato un testo e ne ho avito in cambio una fantastica versione corredata da illustrazioni straordinarie e fotografie molto belle. Sono soddisfazioni, quando ciò che si scrive viene così valorizzato.

Di pregio e molto curato dal punto di vista editoriale fu anche una vera e propria enciclopedia texiana scritta con Francesco Manetti, intitolata “Cavalcando con Tex” (cinque volumi in cofanetto 1999-2000, Edizioni Little Nemo, Torino). Si tratta di un dizionario emotivo dei personaggi e degli ambienti della saga di Tex Willer, e oserei aggiungere che si tratta soprattutto di un dizionario per immagini, più che per testi. E si tratta di immagini straordinarie perché mai viste prima, uscite dai cassetti di un incredibile collezionista di tavole originali che da anni fa realizzare su commissione disegni di soggetto texiano per il gusto di rivivere le emozioni suscitate in lui dalle avventure di Aquila della Notte fin da quando, ragazzetto, ne scoprì il primo numero a striscia. Il collezionista è Giovanni Battista Verger, fortunato possessore di oltre mille disegni inediti realizzati per lui dai migliori disegnatori bonelliani (Aldo Capitanio, Fabio Civitelli, Raffaele Della Monica, Fernando Fusco, Francesco Gamba, Pietro Gamba, Guglielmo Letteri, Raphaël Carlo Marcello, Josè Ortiz, Giovanni Ticci, Andrea Venturi, Claudio Villa). Attraverso una tanto ricca iconografia tutta da scoprire, il volume permette di ripercorrere, avventura dopo avventura, gli incontri e gli scontri dell'intramontabile ranger.

I testi miei e di Manetti aiutano nell'esplorazione dell'affascinante universo texiano ideato da Giovanni Luigi Bonelli e realizzato graficamente da Aurelio Galleppini, e lo fanno dedicando un elzeviro a ciascuna storia e imperniandolo sul ritratto di uno dei protagonisti, talvolta il cattivo di turno, talvolta uno degli amici di Tex, talvolta una figura di contorno. Insieme all’editore Sergio Pignatone e agli autori dei testi, Verger ha concepito l’opera come una galleria di personaggi, traendone uno da ogni storia ma scegliendoli senza rispettare l’effettivo peso nell’economia della narrazione, privilegiando piuttosto l’importanza della memoria. Magari c’è un vecchio ubriacone che in un racconto compare solo per venti vignette, e ottiene lo stesso spazio di un cattivo, un po’ di maniera, che agisce per tre albi. E’ giusto che sia così, perché le emozioni non vengono suscitate dal numero di pagine, ma dall’efficacia delle sequenze. E una singola vignetta può far rabbrividire più che una intera storia. I brividi, poi, non vengono solo dai personaggi, ma dagli scenari, dagli ambienti, dalle atmosfere. 

Dalla collezione Verger  sono nati altri due libri di pregio. Il primo, datato 2010, si intitola “Il mio Tex” e raccoglie decine di magnifiche illustrazioni inedite di Fabio Civitelli, ciascuna con il mio commento. Lo stesso schema si ripete nel 2013 con “L’avventura e i ricordi”, volume che raduna invece chine e acquarelli di Giovanni Ticci, di nuovo commentati uno per uno dal sottoscritto. In entrambi i casi l’editore è Little Nemo di Torino, ovvero Sergio Pignatone, un nome che è una garanzia di qualità.

A proposito di Ticci, “Giovanni Ticci, un americano per Tex” è un’altra biografia dedicata a un autore tra i più rappresentativi dello staff di Aquila della Notte, scritta con Graziano Romani e pubblicata nel 2010 a Roma da Coniglio Editore, con il corredo di fotogragie e illustrazioni in gran parti inedite.
Ma tornando indietro, nel 1999 fu la Mondadori di Milano (la più grande casa editrice italiana) a chiedermi una introduzione al volume “Il passato di Tex” (di Bonelli/Galleppini), volume ininterrottamente ristampato da allora nella collana “Oscar”.


Nel 2004, per il volume edito a Trento da EsaExpo “Sulle tracce di Tex”, a cura di Roberto Festi, contente saggi di importati addetti ai lavori, tra cui Decio Canzio), mi venne chiesto un contributo riguardante i Texoni, che compilai con entusiasmo intitolandolo “The big one”.

Tra il 2005 e il 2007 uscirono invece in edicola quaranta fascicoli quindicinali da rilegare in un volume, da me scritti con Graziano Frediani, allegati a una collezione di statuette che riproducevano i principali personaggi della saga di Aquila della Notte, chiamata “Il mondo di Tex” (Hachette). Infine, nel 2011 la Panini di Modena pubblicò il disco di Graziano Romani “My name is Tex”. In allegato, c’era u libretto di 48 pagine a colori che, fra l’altro, conteneva due miei articoli: "Four brave riders" e "Carson". 

mercoledì 13 luglio 2016

CICO GIORNALISTA





E' in edicola il n° 19  della collana a colori bimestrale dedicata dalle Edizioni If alla riproposta degli albi di Cico in ordine cronologico (quelli originariamente pubblicati, in bianco e nero, sotto il marchio Bonelli tra la fine degli anni Settanta e il 2007). Si tratta di "Cico Giornalista", con testi mie e disegni di Francesco Gamba. 
Questo albo, uscito per la prima volta nel giugno del 1999, a me pare molto divertente e ha una certa importanza per la datazione delle avventure dello Spirito con la Scure (ammesso che una datazione sia possibile, chiaramente solo per gioco). Gli eroi dei fumetti, si sa, hanno il privilegio di vivere una sorta di eterna giovinezza, confinati in un mondo senza tempo. Anche nell’universo in cui si muovono Zagor e Cico, vagamente localizzabile nel Nord Est degli Stati Uniti nei primi decenni del Diciannovesimo Secoli, gli anni sembrano non scorrere mai. Eppure, chi sappia cogliere certi piccoli indizi nascosti qua e là fra le migliaia di pagine che compongono la serie, può perfino riuscire a ricostruire una plausibile cronologia della vita dei due personaggi. Dai titoli di giornale che si vedono nell’albo “Cico Giornalista”, per esempio, si desume con certezza come l’episodio sia ambientato nel 1826. A pagina 48 del volumetto che mi vedete fra le mani, infatti, Cico legge a un passante (possibile acquirente) le notizie del giorno. Si va da un reportage dal Congresso di Panama, svoltosi tra il giugno e il luglio, che sancisce il fallimento del progetto di Simon Bolivar per unire in una federazione gli stati sudamericani, alla pubblicazione del romanzo di James Fenimore Cooper “L’ultimo dei Mohicani”, passando per la prima fotografia realizzata dal francese  Joseph Nicéphore Niépce nel 1826 su bitume di Giudea (una sostanza che possiede la proprietà di reagire all’esposizione alla luce). Il tempo d'esposizione di esposizione fu di otto ore!  In realtà già nel 1816 Niépce aveva ottenuto una immagine fotografica il cloruro d'argento ma l'immagine non rimase fissata in modo permanentemente. In un albo di Zagor della serie regolare, comunque, si possono stabilire non soltanto l’anno ma anche il mese, il giorno e l’ora e il minuto in cui i personaggi vivono un determinato avvenimento. Si tratta de “Il giorno del giudizio”, Zenith n° 630, in cui lo Spirito con la Scure e Cico si trovano nella città cilena di Concepcion quando si scatena uno dei più violenti terremoti della storia, alle 11.30 del mattino del 20 febbraio 1835. Di fronte a tanta precisione cronologica balza agli occhi un vistoso anacronismo: la prima locomotiva costruita dal britannico George Stephenson è datata 1814, ma il primo modello che si può definire “moderno” e funzionale risale al 1829. Negli Stati Uniti i primi rudimentali esperimenti cominciarono a partire dal 1830. Dunque è improbabile che Cico abbia potuto assistere a un incidente ferroviario quattro anni prima. Ma del resto nulla è impossibile per Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales, come ben sa chi ne segue fedelmente le avventure. Non sfuggano comunque le valenze satiriche sul mondo del giornalismo, della caccia allo scoop, della manipolazione delle notizie e sulle pressioni delle lobby se non del malaffare. Nessuna pretesa di fare umorismo impegnato, però anche con Cico si possono sbeffeggiare il costume e il malcostume.


sabato 2 luglio 2016

TESTI E NOTE


Cominciano ad arrivare i primi feedback da parte di chi ha letto (tutti o alcuni) i racconti della mia antologia "Dall'altra Parte" (Cut Up Publishing). Fra questi, anche quello (affettuoso) di Max Bunker, che a suo tempo (più di quaranta anni fa) pubblicò una raccolta che a me piacque moltissimo, intitolata "Il virus". In generale, mi pare di poter dire che tutte le 26 storie inquiete sono ipnotiche: chi ne comincia una di solito vuol vedere che vada a finire perché finisce invischiato nel meccanismo, e non di rado (mi di dice) vien voglia di passare subito alla successiva, dato che si tratta di racconti piuttosto brevi.

Tutti rimangono colpiti, per lo più angosciati, da "L'arcobaleno alla fine del mondo" (parla di un viaggiatore che si reca in Patagonia per uno scopo misterioso su cui ci si interroga fino alla soluzione nell'ultima riga). Tra gli altri, però, i più gettonati sono "Il giudizio di Dio" e il primo, che parla dello stesso argomento, "La signora Miller e Dio". Antonio Zamberletti (scrittore più quotato di me in campo narrativo) è rimasto favorevolmente impressionato dall'avventura inedita di Zagor, illustrata da Marco Verni. Ringrazio per gli apprezzamenti ma non mi adonterò per le critiche che dovessero arrivare.  

Se vorrete, ne parlaremo ancora tra un po' visto che il libro verrà presentato in varie occasioni lungo un percorso che andrà dal qui fino a Lucca Comics (abbiamo cominciato con una anteprima al ricetto di Candelo domenica 26 giugno 2016). Intanto, qui di seguito pubblico la mia postfazione che ricostruisce la genesi dei singoli racconti. Vi ricordo che "Dall'altra parte"  è già disponibile sullo store on line di Cut Up, scontato di 1,00 euro e con spedizione gratuita.


Si può però già trovare anche in libreria, fumetteria, su altre piattaforme di vendita on line, alle mostre mercato.

La presentazione al ricetto di Candelo.



TESTI E NOTE
di Moreno Burattini

Ho sempre desiderato rubare il titolo italiano dell’antologia “Buy Jupiter and other stories” di Isaac Asimov, appunto “Testi e note” – dove le note dell’autore erano divertenti tanto quanto i suoi pur formidabili racconti. Non riuscirò mai a essere altrettanto brillante e interessante quanto il Good Doctor, tuttavia mi preme aggiungere qualche annotazione a proposito dei ventisei racconti che avete appena letto. 

Fumetti in prosa

Non è un caso che alcuni dei testi sembrino pronti per essere trasformati in storie a fumetti, perché in effetti sono la novelization (o adattamento letterario, se preferite) di mie sceneggiature. Ovviamente, la trasposizione è stata effettuata cambiando molti particolari, arricchendo dove necessario, tagliando qualcosa altrove, dando comunque forma diversa secondo il mio gusto attuale e le mie attuali capacità. 
Elencando i testi nell’ordine di apparizione, “La signora Miller e Dio” è tratto da “Il primo assassino”, pubblicata sul n° 334, datato agosto 1999, del “Giornale dei Misteri” (Corrado Tedeschi editore), illustrata da James Hogg. Il racconto attuale, nella forma in cui compare su questo volume, è stato invece inserito da Sebastiano Mondadori nell’antologia da lui curata “Morte per acqua” (Tra le Righe, 2014).
“La testa del drago” è ispirata all’omonimo racconto scritto da me e disegnato a Stefano Andreucci, apparso sul n° 10 della rivista “Mostri” (edizioni Acme) del dicembre 1990.
“La bella e la bestia”, sempre con i disegni di Andreucci, è nel sommario del successivo n° 11 (gennaio 1991), dove risulta con il titolo di “La belva”.
“Cuore di figlio” è di poco precedente: stessa rivista, stesso disegnatore, ma risale al settembre 1990 (n° 7): aveva il titolo di “Amore filiale” ed è il mio primo fumetto apparso in edicola. Ci sono perciò particolarmente affezionato.
“Il pifferaio magico”, ugualmente, appartiene allo stesso filone medievaleggiante: io e Andreucci abbiamo sempre desiderato poter raccogliere il nostro materiale in un volume antologico che non è stato, per ora, possibile realizzare. Questo racconto comparve nel novembre 1990 sul n° 9 di “Mostri”.

Gianni Sedioli, illustratore di uno dei acconti di "Dall'altra parte"
Deja vu

In altri casi, alcuni dei testi qui raccolti sono già stati pubblicati altrove, in forma diversa, e compaiono di nuovo in queste pagine rivisti e corretti se non del tutto riscritti.
“Ombra nella nebbia” è il racconto più vecchio: comparve, con il titolo di “Eterno Ulisse”, sul numero della rivista “La Cicogna” del marzo 1981. Si trattava di un giornale scolastico pubblicato nel Liceo Classico “Cicognini” di Prato che all’epoca frequentavo. Già a quei tempi, come si vede, avevo ambizioni letterarie. Lo firmai con lo pseudonimo  di Umberto Isacchi (non è casuale il riferimento, nel falso cognome, a Isaac Asimov), perché su quella rivista c’erano già altri testi miei e non volevo si credesse che peccavo di protagonismo (realizzavo anche delle vignette come “Buracchio” e una rubrica umoristica come “Il vipera”).
Anche “Controstoria del latino” fu un mio esercizio da liceale, che però pensai di inviare alla rivista “Eureka” (Editoriale Corno) avendo la buona sorte di vederlo pubblicato su un numero del 1981.
“Partenogenesi” è apparso sul n° 0, datato novembre 1999, della rivista “Fresco”, diretta da Diego Cajelli (Edizioni Terra Bruciata).
“L’ultimo grido del cacciatore” è apparso per la prima volta nel 1985, in una forma molto diversa, sulla rivista “Dimensione Cosmica” (Marino Solfanelli Editore). Comparve poi in una traduzione in lingua ungherese su una antologia magiara. Più di recente è servito da spunto per una storia di Zagor, “Il varco tra i millenni” (Sergio Bonelli Editore, 2014), in una versione del tutto modificata.
“Insaccato di cuoco” è invece un testo molto più recente: è apparso in appendice al romanzo horror “The italian way of cooking” di Marco Cardone, edito da Acheron nel 2016. Dopo una storia in cui un cuoco serve nel suo ristorante mostri cucinati ai propri clienti, è stato aggiunto un divertente ricettario (dieci ricette in tutto, di altrettanti diversi autori) in cui si suggeriscono piatti mostruosi.


Per la prima volta sullo schermo

Ed eccoci invece ai racconti inediti, vale a dire i restanti sedici presenti nella raccolta. Alcuni di questi giacevano da tempo nei miei cassetti, insieme ad altri sogni. E’ il caso di “Cibo per cani”, “L’alchimista”, “La macchina del tempo”, e “Mutazioni”, divertissement giovanili che trovano finalmente il modo di mostrarsi in pubblico dopo tanti anni di pudica reclusione e avendo subito un minimo di restyling. 
“Il monte di Venere” è ambientato nel 1982 e comincia nella biblioteca della Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze proprio perché fu scritto lì, a mano su un bloc notes, in funzione di rilassamento fra una lezione e l’altra (o forse, più probabilmente, per perdere tempo invece di studiare). Tutta la descrizione degli ambienti, dei percorsi in città e fuori città, dei mezzi pubblici come della mia Fiat Uno dell’epoca è reale e ispirata a luoghi esistenti così com’erano a quei tempi.
“La sparizione della Madonna”, titolo che sono orgoglioso di aver ideato giocando sul fatto che la Madonna di solito appare e non sparisce, è stato scritto nel 2008 a quattro mano (con equa ripartizione dei compiti) con Susanna Daniele, giallista pistoiese, allo scopo di partecipare insieme a un concorso per racconti polizieschi. Ci provammo, non venimmo premiati, ma fummo contenti di aver partecipato e lavorato insieme. Nel complesso mi pare di poter dire che è mio il meccanismo giallo della trama e sua la capacità di rendere le atmosfere e i personaggi della montagna sopra Pistoia degli anni che furono.
I restanti dieci titoli sono stati scritti appositamente per questa antologia. Vorrei soffermarmi soltanto su uno, “L’arcobaleno alla fine del mondo”, che nasce da un viaggio in solitaria in Terra del Fuoco e in Patagonia che ho realmente compiuto nel gennaio 2014. Quasi tutto quello che si racconta è vero, tranne (ovviamente) il finale. E’ lo scritto più autobiografico dell’antologia, e mi è costato un po’ di dolore tirarlo fuori. Grazie per avermi consolato leggendolo.