giovedì 30 maggio 2019

CLEAR WATER



Dal 28 maggio 2019 è uscito in edicola il primo albo della miniserie di sei episodi “Zagor: le origini”, intitolato “Clear Water”. I testi sono miei, le matite di Valerio Piccioni, le chine di Maurizio Di Vincenzo,  i colori di Andres Mossa supervisionati da Emiliano Mammucari, la copertina di Michele Rubini colorata da Roberto Piere. I successivi cinque numeri appariranno con cadenza mensile. Si tratta di storie di sessanta tavole a colori, corredate da redazionali. Questa prima parte era già uscita a gennaio (dopo una anteprima lucchese) in volume cartonato. Ne avevo già parlato qui:


Adesso la stessa avventura viene proposta in formato economico (lo stesso della miniserie “Cico a spasso nel tempo”, o degli albi della linea Audace della Bonelli, se vogliamo). Si prevedono comunque edizioni cartonate anche delle puntate dalla seconda alla sesta, ma in un arco temporale di alcuni anni. Perciò, chi vuole leggere tutta la miniserie in pochi mesi deve procurarsi gli albi da edicola: costano 3.90 euro, il prezzo di un gelato o di una colazione al bar.

“Zagor: le origini” è stato presentato sul sito della Sergio Bonelli Editore con questo articolo:


Sul sito c’è anche un video (disponibile pure su YouTube) in cui, con fare da imbonitore, cerco di convincervi all’acquisto. Lo trovate anche qui in fondo, direttamente visionabile su questo blog. Nel video, mi rivolgo non soltanto agli zagoriani di provata fede ma anche a chi Zagor non lo ha mai letto: “Clear Water” rappresenta infatti uno starting point per chi, non conoscendo il personaggio, voglia scoprirlo. Chi dice di non leggere le storie dello Spirito con la Scure perché ormai siamo già arrivati al numero 650 della serie regolare, scoraggiato dal non conoscere le origini del personaggio, non ha più scuse. In più, testi e disegni hanno un taglio moderno, pensato per i lettori più giovani: potreste persino regalarne una copia a figli, nipoti, amici. Ma, naturalmente, anche i lettori della prima ora potranno divertirsi a vedere come abbiamo cercato di riempire i “non detto” di “Zagor Racconta…”, illuminando di nuova luce il capolavoro di Nolitta & Ferri.

Ho letto recensioni (e visto video recensioni) molto positive. Magari chi è ha apprezzato potrebbe fare un po’ di passaparola, o esprimere dove capita il proprio parere (sui social, per esempio). Sarebbe bello se la notizia di questa iniziativa raggiungesse quante più persone possibili.

Riporto qui di seguito il testo del mio editoriale di presentazione.


Ci sono storie che non invecchiano mai, per come sono state narrate dai loro autori quando vennero pubblicate la prima volta. Sicuramente, “Zagor racconta…” è fra queste: un classico evergreen, un capolavoro nei testi come nei disegni. La prima puntata, su un totale di sei albetti a striscia (in quello che era il formato tipico delle pubblicazioni a fumetti degli anni Cinquanta e Sessanta), apparve in edicola il 10 luglio 1969, proprio con il titolo che serve a identificare tutta la storia. Si trattava del n° 62 della quarta serie della “Collana Lampo”. Seguirono gli episodi “Il demone della vendetta”, “Vento di morte”, “L’orribile verità”, “Zagor entra scena” e “Il re della foresta”. L’avventura venne poi riproposta sui numeri Zenith Gigante 106 e 107  (1970) e quindi sui numeri 56 e 57 di Zagor Ristampa (1974) e Tutto Zagor (1990). Per ben due volte il racconto è giunto in libreria sotto forma di volume cartonato a colori, prima con il marchio Cepim (1977) e poi con quello Sergio Bonelli Editore (2016). A distanza di mezzo secolo, proprio per celebrare quella storia memorabile, abbiamo pensato di narrarla di nuovo, in modo graffiante e moderno, in cui il passato dello Spirito con la Scure viene scandagliato in profondità, per rinnovare le emozioni di una storia drammatica e affascinante e offrire ai lettori più giovani un buon punto di ingresso in una serie in grado di rinnovarsi senza tradire le proprie radici.
Non abbiamo però provato a riscrivere un racconto che non necessita di alcun rinnovamento e che resta modernissimo. Si è cercato cioè di immaginare la strage del Clear Water, e quel che ne è seguito, come se tutto fosse davvero accaduto e dei narratori di oggi si cimentassero per la prima volta nella narrazione di avvenimenti tanto drammatici.  Perciò, niente di quanto ci viene rivelato da Nolitta e Ferri riguardo al passato dello Spirito con la Scure viene smentito o contraddetto. Tuttavia ci sono molti punti oscuri sul quale i due autori non hanno fornito spiegazioni. “Zagor racconta…” non solo non svela ai lettori tutti i fatti accaduti, ma mostra in realtà unicamente la versione degli avvenimenti che lo Spirito con la Scure decide di narrare a Cico. Ci potrebbero essere perciò cose che l’eroe non conosce, altre su cui sorvola per brevità, altre che decide, deliberatamente, di non dire. Giocando sul “non detto”, e unificando in un’unica narrazione anche quanto rivelano altre storie (come “Darkwood Anno Zero” o “La leggenda di Wandering Fitzy”), ecco dunque dipanarsi i sei episodi de “Le origini”. I testi saranno tutti miei, ai disegni si alterneranno talentuosi illustratori quali Giuseppe Candita, Maurizio Di Vincenzo, Giovanni Freghieri, Oskar, Valerio Piccioni e Walter Trono. Se già conoscete Zagor, avrete numerose sorprese; se non lo conoscete, è il miglior modo per entrare nel cuore di una saga che da quasi sessanta anni affascina i suoi lettori. 


martedì 28 maggio 2019

I MANDRIANI






E' in edicola da qualche giorno il Maxi Zagor n° 36, "I mandriani", datato maggio 2019. I testi sono miei, la copertina di Alessandro Piccinelli, i disegni interni di Olivero Gramaccioni. Riporto qui sotto il mio editoriale di presentazione che troverete a pagina quattro.



Cari Zagoriani,

a pagina 21 dell’albo che avete fra le mani e che, con ogni probabilità, vi accingete a leggere, troverete rievocata la scena cruciale di un classico dello Spirito con la Scure, “Addio, fratello rosso” (il n° 122, del settembre 1975). Si tratta della storia che vede fra i principali protagonisti Wakopa, sakem degli Osages, a cui Billy Boy Kirby, viziato rampollo del ricco proprietario della miniera di Stoneville, uccide, annebbiato dai fumi dell’alcool, la giovane moglie. “I mandriani” non è un sequel di quell’indimenticabile episodio sceneggiato da Guido Nolitta e illustrato da Franco Donatelli, ma riporta in scena la medesima tribù. Di nuovo, gli Osages (che pure vorrebbero vivere in pace con i visi pallidi e hanno firmato un accordo con le autorità americane) sono vittime di un atto di violenza da parte dei bianchi e minacciano di scendere sul piede di guerra. Ancora una volta toccherà a Zagor cercare di porre rimedio, recuperando una mandria destinata ai pellerossa, per il loro sostentamento invernale, di cui qualcun altro si è impadronito. Il titolo di questo Maxi chiarisce fin da subito che si tratta di un racconto tipicamente western, tanto tipico da essere per l’appunto una storia di cowboys, intendendo proprio coloro che scortavano le mandrie di bovini nei loro lunghi spostamenti attraverso la prateria. Il nostro eroe dalla casacca rossa, abituato a muoversi fra gli alberi di una foresta, non può definirsi “uno del mestiere”, e dunque lo vedremo chiedere aiuto a tre mandriani professionisti, seppur rimasti senza lavoro dopo essere stati scartati, ciascuno per un motivo diverso, dai rancheros in cerca di manodopera: Elliot ha la pelle nera, Gavin è zoppo, Noel è un ubriacone. Ai disegni fa ritorno uno storico disegnatore di Mister No, Oliviero Gramaccioni, già visto all’opera su un precedente Maxi, intitolato “La pista della speranza” (il n° 24, del maggio 2015). Il prossimo Maxi, invece, previsto per il mese di settembre, vi proporrà, invece, la terza antologia della serie “I racconti di Darkwood”, una iniziativa che sembra aver riscosso il favore del pubblico.


Buona lettura!

venerdì 24 maggio 2019

I SERVI DI CROMM




Il n°  646 di Zagor (Zenith 697), datato maggio 2019 e intitolato "I servi di Cromm" propone il seguito finale della storia  iniziata in aprile ("Il feticcio di fuoco"): i testi sono miei, la copertina di Alessandro Piccinelli, i disegni interni di  Nando e Denisio Esposito.  Per la conclusione e un commento complessivo dovremmo attendere il prossimo mese, con l'albo "La vittima sacrificale".

Possiamo però già dire che si tratta del sequel di una avventura dello Spirito con la Scure pubblicata nella primavera di due anni fa. Il titolo "I servi di Cromm" è infatti, chiaramente, un rimando al titolo "L'araldo di Cromm", del maggio 2017 (testi sempre miei, disegni di Giuliano Piccininno). Ne abbiamo parlato qui:


Nella precedente avventura, lo scontro fra Zagor e gli adepti di una misteriosa setta di irlandesi che si rifacevano alle antiche tradizioni pagane, magiche e religiose, della terra d'Irlanda, si era concluso con la vittoria del Re di Darkwood ma con un punto di domanda riguardo al perché il nostro eroe potesse vedere le banshee come se fosse stato iniziato ai riti della congrega, pur non avendone mai sentito parlare prima.

C'è da notare che quando, in passato, si sono avuti seguiti di storie precedenti o ritorni di nemici, c'è sempre (o quasi sempre) stato da aspettare a lungo. Stavolta dopo solo ventiquattro mesi di attesa giunge il sequel. Si sta creando una sorta di continuity zagoriana con varie trame da dipanare (che sia un bene o piuttosto un male lascio a voi giudicare).  Segnalo che dopo la conclusione di questa storia dipaneremo di nuovo la saga di Hellingen, anche questa rimasta in sospeso (nel 2015). Ovviamente ne riparleremo.


venerdì 10 maggio 2019

DUECENTO DOMANDE




Da più di un anno, avendo accettato la proposta fattami da Marco Corbetta (con me nella foto qui sopra), dò risposta pubblica alle domande dei lettori in una apposita rubrica sul blog "Zagor e altro". La rubrica si intitola "A domanda, Moreno risponde" e ha la caratteristica di raccogliere venti interrogativi per ogni puntata. Proprio in questi giorni il blog ha ospitato la decima, quindi festeggiamo le duecento domande.
Per leggere la duecentesima risposta e le nove precedenti, potete cliccare qui.

https://zagorealtro.blogspot.com/2019/05/a-domanda-moreno-risponde-10_9.html


Magari però siete curiosi di leggere altre risposte che vi sono sfuggite, o andare a rinfrescarvi la memoria se già le avevate lette a suo tempo. Qui di seguito perciò trovare i link a tutte le puntate dalla 1 alla 9. Per ogni puntata ho selezionato una domanda interessante.
Grazie ai lettori che hanno partecipato e grazie a Marco, infaticabile curatore del blog e artefice di me,arabili reportage fotografici.

PRIMA PUNTATA


D) E' vera la voce che nel prossimo maxi storie-brevi ci sarà una storia disegnata da Piccinelli? Io mi auguro di vederlo all' opera in uno speciale, ma anche così andrebbe bene!

R) Se dipendesse da me non chiederei di meglio -  ma anche se dipendesse da lui credo che Alessandro disegnerebbe più che volentieri una storia di Zagor, breve o meno breve. Il problema è che di Piccinelli lo staff di Tex ha estremo bisogno e Boselli per il momento non è disposto a prestarcelo (ci sono storie importanti a cui il nostro copertinista deve lavorare e già le copertine lo rallentano).


SECONDA PUNTATA


D) Che fine ha fatto l’alieno buono che abbiamo conosciuto nell’avventura "Gli assassini venuti dallo spazio"? Sappiamo che si è insediato a Darkwood, ma ritornerà, a breve, in una nuova avventura? Sono proprio curioso di sapere come Burattini intende utilizzarlo.

R) Ah, dunque c’è chi ha apprezzato “Gli assassini venuti dallo spazio”! Scherzo, ho ricevuto tanti complimenti quante critiche, entrambi in misura inaspettata. Quel personaggio, Change, secondo me è riuscito molto bene e ha grandi potenzialità. Se non temessi di suscitare le ire dei detrattori sarebbe già tornato. Prima o poi lo farà.

TERZA PUNTATA


D) Nella trasferta (vedrei bene in Asia) ci sarà una capatina in uno spazio-tempo fuori dal tempo-spazio (con creature fantasiose stile mondo perduto o palude degli orrori)?

R) Le trasferte tendono a essere collocate nel tempo e nello spazio. Cioè, andando in Sud America lo Spirito con la Scure ha visitato regioni realmente esistenti così com’erano nel suo periodo storico (almeno quello che per convenzione gli si attribuisce). Ciò non esclude aspetti fantastici (tant’è vero che Boselli ha ricreato in Mato Grosso il “mondo perduto” di Arthur Conan Doyle), però le creature fantasiose devono essere collegate alla realtà antropologica e folkloristica dei luoghi visitati. Andando in Transilvania Zagor avrà a che fare con i vampiri e altri elementi leggendari caratteristici di quella terra. Uscire dallo spazio-tempo o dal tempo-spazio lo si può fare anche a Darkwood (che di per sé è già, direi, abbastanza “fuori”). La capatina in Asia ci sarà ma sarà brevissima e senza mostri fantastici.

QUARTA PUNTATA


D) Uno degli elementi della collana che mi è sempre piaciuto è legato all’immagine misteriosa e semidivina che il creatore della serie, ispirandosi come è noto, all’universo dell’Uomo Mascherato, ha voluto conferire al nostro; da un po’ di tempo tuttavia, non compaiono nella serie regolare le spettacolari entrate in scena, le mirabolanti magie volte a corroborare l’ascendente mistico dell’eroe sulle popolazioni native di Darkwood. Le vedremo ancora?

R) In una intervista del 1989 pubblicata sullo “Speciale Zagor” di “Collezionare”, Sergio Bonelli rilasciò questa dichiarazione: “Zagor originariamente era un sensitivo, anche se non proprio come Mandrake. Intuiva il pericolo, percepiva particolari vibrazioni nell’aria. Gli sceneggiatori di oggi non si ricordano quasi mai di questa caratteristica”. Avendo personalmente raccolto queste parole essendo stato uno degli intervistatori in quell’occasione, mi sono proposto, in qualità di nuovo sceneggiatore, di ricordarmene. Così, a ogni piè sospinto, da quasi trent’anni a questa parte, faccio dire allo Spirito con la Scure frasi di questo tipo: “Ho la strana sensazione di un pericolo incombente, e in questi casi raramente mi sbaglio”. Noto che Jacopo Rauch usa formule del genere ancora più spesso di me. Insomma, Zagor percepisce le minacce come se avesse il “senso di ragno” che pizzica a Peter Parker. Ciò nonostante, avendo letto l’intervista di Nolitta, ci sono ancora dei lettori che a ogni piè sospinto chiedono: “Perché voi sceneggiatori di oggi non vi ricordate quasi mai della caratteristica di Zagor di essere un sensitivo?”. Io e Rauch ci guardiamo sgomenti perché ci sembra di ricordarcene anche troppo. Lo stesso pare capitare anche per le “apparizioni” del Re di Darkwood agli indiani. I lettori più affezionati alla tradizione percepiscono uno scollamento dalle consuetudini e temono che certe tradizioni si vadano perdendo anche se non è così. Basti pensare che c’è stata una “apparizione” dello Spirito con la Scure anche nell’albo con Jovanotti di pochi mesi fa, ma a guardar bene se ne possono rintracciare alcune anche in tempi recenti. Ne “L’uomo che sconfisse la morte” (il secondo Zagorone) di “apparizioni” ce ne sono addirittura due. Ce n’è una nello Speciale, di non troppo tempo fa, “La danza degli spiriti”. Una che mi è piaciuta particolarmente immaginare è in “Magia indiana”. Tuttavia è vero che questo tipo di “show”  non è troppo frequente, però neppure Nolitta lo metteva in scena in ogni numero. Del resto, se ci fosse di continuo non sarebbe più d’effetto (anzi, sarebbe ripetitivo, prevedibile). Va aggiunto un particolare. La sensibilità dei nostri giorni potrebbe percepire come offensivo per i nativi americani il fatto che li facciamo passare per dei creduloni, gente disposta a farsi abbindolare da trucchi da avanspettacolo. Perciò, bisogna stare attenti a non esagerare.


QUINTA PUNTATA



D) Negli ultimi tempi si è visto il ritorno di molti personaggi del passato e altri sono in programma come il mio amato Supermike. Vorrei sapere se ci sarà in futuro la nascita di qualche personaggio nuovo: è dai tempi di Mortimer che non c’è un supernemico all’altezza di Zagor!

R) I supernemici non so creano a tavolino. Nascono da soli. Uno sceneggiatore scrive una storia e poi ci si accorge che contiene un cattivo davvero tosto che potrebbe anche tornare. Con Mortimer è andata così: non pensavo a un ritorno, Zagor avrebbe dovuto far arrestare il criminale al termine della prima avventura. Fu Boselli a dire: fallo tornare immediatamente! In ogni racconto gli sceneggiatori cercano di far affrontare a Zagor avversari che lo mettano in difficoltà. Un giorno uno di questi si rivelerà essere assolutamente micidiale e diventerà il nuovo Mortimer.

SESTA PUNTATA


D) Ritengo la saga atlantidea di Zagor molto bella e avvincente. Sarà possibile leggere in futuro altre avventure con tematiche riguardanti Atlantide e Mu?

R) Nel mio libro “Discorsi sulle nuvole”, da poco uscito grazie a Cut Up, è contenuto un capitolo appena un po’ polemico contro chi ha protestato con marce e manifestazioni al grido di “Basta Atlantide!”. Mi sono chiesto come mai Atlantide sia un argomento che hanno trattato e trattano tutti (c’è persino su Tex, in una storia di Nolitta) ma allo stesso tempo sia incredibilmente risultato indigesto a una parte dei lettori, nonostante Zagor sia una testata che, per le sue caratteristiche avventurose e fantastiche, si presta straordinariamente alla trattazione del tema. Non a caso Davide Morosinotto l’ha utilizzato nel suo romanzo “Zagor” senza che io gli abbia detto niente (da esperto scrittore ha colto da solo l’opportunità). Tuttavia, esaurito il ciclo con il viaggio in Antartide, per non far venire travasi di bile agli atlantidofobi mi sono riproposto di non entrare più nell’argomento.

SETTIMA PUNTATA


D) Gli Zagoriani appassionati come me apprezzano molto i ritorni di buoni e cattivi della saga del nostro, molti sono tornati e molti, a quanto leggo, fortunatamente torneranno. Uno, però, è morto per sempre: Mortimer. Eppure, se non ricordo male, rispondendo a domanda in non so quale fiera fumettistica (ne ho visto il video sul web), Moreno si presentava possibilista sul ritorno poiché diceva (sempre se non ricordo male e nel caso me ne scuso) qualcosa tipo "abbiamo visto solo il corpo", mi permetto allora di chiedere: ma davvero Moreno pensi che Mortimer, morto e sepolto, possa tornare? Da parte mia, per quello che può valere il mio parere, preferirei di no, un conto è il ritorno di arcinemici "superumani" come Hellingen, Rakosi, Kandrax, un conto resuscitare un uomo morto. A questo punto meglio nuovi antagonisti per il nostro immarcescibile Zagor.

R) Qualunque cosa si proponga, ci saranno i favorevoli e i contrari con reazioni di uguale forza ma di segno opposto, come per i corpi immersi nei liquidi del principio di Archimede. Impossibile mettere d’accordo tutti. Zagor, poi, si presta a questo tipo di dibattito, perché essendo sfaccettato ognuno se lo immagina fatto su misura per lui e contesta la sfaccettatura che invece piace al proprio compagno di banco. “Zagor è un western e deve proporre avventure con i trappers e gli indiani”, “No! Zagor deve affrontare i mostri!”, e via dicendo. Riguardo a Mortimer, ci saranno stati quelli contenti della sua (presunta) morte, e quelli desiderosi invece di un suo (possibile) ritorno. Il mio proposito è di far trascorrere un po’ di tempo per pensarci, tanto abbiamo (per fortuna) tante altre cose da raccontare. Niente è stato deciso. Però, se l’obiezione è: “non può tornare perché è morto”, mi permetto di sorridere. Persino Zagor, nel secondo Zagorone, muore a pagina trenta. Il suo corpo viene cremato e le sue ceneri disperse al vento. Questo almeno è quello che si vede (lo vedono anche Cico e Tonka, che piangono la scomparsa dell’amico). Poi la realtà risulta diversa dall’apparenza. I giochi di prestigio si basano su ciò che si crede di vedere. Una donna viene segata a metà ma resta in vita, il mago Copperfield vola. Siamo tutti convinti di aver visto Mortimer morire, Zagor ne recupera il corpo e lo seppellisce. Anche il Conte di Montecristo, però, viene creduto morto e gettato in mare in un sacco. Per inciso, anche Sandokan, in un passaggio delle sue mille avventure. Ma quello che si è visto è davvero quello che è accaduto? Quindi: lasciamo allo sceneggiatore i suoi trucchi. Resta il fatto che per il momento Mortimer rimane sepolto.

OTTAVA PUNTATA


D) La collana sta vivendo un lungo periodo di ritorni, tra vecchi personaggi secondari e nemici del passato. Secondo me Zagor ha ancora molto potenziale, e mi chiedo se prossimamente è in progetto una nuova fase della saga, un po’ come è avvenuto per la famosa seconda Odissea Americana. Sarebbe bello leggere nuove storie con personaggi, nemici inediti, non legati necessariamente al passato. Insomma, non solo io, ma a molti lettori piacerebbe una nuova Odissea Americana, come quella iniziata con l'episodio de "L’esploratore scomparso".

R) Nemici nuovi e vecchi si alterneranno come abbiamo sempre fatto. Non c’è nessun piano preciso per favorire le vecchie glorie a discapito delle nuove. Dal mio punto di vista contano le storie: se c’è una buona proposta per una bella storia, la facciamo indipendentemente dal fatto che riguardi un vecchio nemico piuttosto che uno di nuova ideazione. Va tenuto conto però che i villains del passato sono tanti e quelli nuovi sono difficili da creare. In realtà in ogni storia ci sono nuovi personaggi, e nelle intenzioni degli sceneggiatori ogni cattivo dovrebbe essere memorabile. Poi, nei fatti, sono pochi quelli che lasciano il segno. Accadeva anche ai tempi di Nolitta o di Toninelli (in anni in cui c’erano comunque tanti ritorni).


NONA PUNTATA


D) A molti piacerebbe il ripristino della cover dell’albo successivo, in quarta di copertina e a colori, come accadeva parecchio tempo fa. Cosa ne pensi di questo, Moreno, sarebbe fattibile?

R) Tutto è fattibile, ma la grafica della copertina (interni ed esterni) non dipende da me. Cristina Pajalunga fa lunghe riunioni con Michele Masiero per decidere cosa mettere in evidenza, cosa pubblicizzare, con quali immagini e quali colori. Io poi, informato delle decisioni prese, scrivo le frasi che presentano gli albi. Mi pare di capire che pubblicizzare l’albo successivo in quarta di copertina sarebbe controproducente perché si toglie spazio alle notizie riguardo ad altre iniziative (volumi, ristampe, speciali, Maxi) che hanno bisogno di maggior visibilità. La cover del numero dopo, in fondo, si può guardare anche in seconda di copertina: si dà per scontato che il lettore abituale la vada a cercare incuriosito là dov’è e acquisti l’albo per fedeltà. Ma se ci sono novità di altro tipo è meglio metterle in evidenza.


venerdì 3 maggio 2019

DETESTO I MEME




Detesto i meme. Lessi per la prima volta questa parola in un libro di Richard Dawkins, “Il gene egoista”. Dawkins è  il biologo evoluzionista reso celebre dal suo saggio “L’illusione di Dio”, ma lo si deve ritenere (e io lo ritengo) un divulgatore affascinante soprattutto quando parla di genetica. Dawkins coniò il termine cercando di descrivere come le convinzioni generate dallo scambio di comunicazioni in ambito culturale (inteso in senso lato, quindi in tutti quei fenomeni di condivisione di informazioni tra membri di gruppi sociali, vere o false che siano) si trasmettano e si modifichino nei vari passaggi, “evolvendosi” come organismi viventi. O almeno, io l’avevo capita (e la ricordo) così. Da qualche tempo ho scoperto che l’accezione stessa del termine si è modificata, al punto che ha finito prima per riguardare i contenuti condivisi tra utenti di Internet (di cui Dawkins non poteva tener conto nel 1976, all’epoca del suo conio del vocabolo), poi per definire specificamente quelle immagini di cui qualcuno si impadronisce piratescamente e fa girare con il commento di una frase spiritosa. Dico “piratescamente” immaginando che nella maggior parte dei casi foto e disegni non siano state realizzate dall’autore del commento umoristico, ma costui le abbia trovate in Rete. Non posso escludere però che qualcuno aggiunga la battuta a immagini di sua proprietà, e in tal caso il “piratescamente” non vale.

Il fenomeno dei meme imperversa. A me ne mandano a tradimento quattro o cinque tutti i giorni sul telefonino. Su Twitter non puoi scansarli. Su Instagram mi premuro di non seguire chi li posta. Per mia fortuna io li evito su Facebook perché su questo deleterio social io gestisco solo una pagina (Moreno “Zagor” Burattini) in cui nessuno può pubblicare niente se non io, e non sono titolare di un profilo come tutti gli altri (alla mia pagina si può mettere un “mi piace” ma non potete chiedermi la famigerata “amicizia”, del resto: chi vi conosce?). Di Facebook continuo a pensare quel che pensavo quando, anni fa (nel 2011), scrissi un post su questo blog spiegando perché non fossi su Facebook. Comunque, a parte me, i meme sembrano piacere a tutti. Persino a “Striscia la Notizia” ne fanno vedere alcuni tutte le sere, e io mi sgomento: ma come, sei il programma più visto, hai autori stellari come Max Greggio e Lorenzo Beccati, e invece di proporre contenuti televisivi inediti vai a rubare meme granati presi da Facebook? Mah. Per forza poi la gente guarda Facebook e non guarda più la TV.

Vengo però a spiegare perché detesto i meme. Perché, anche quando la battuta fosse divertente (qualcuna a volte lo è) se la stessa battuta la disegna un vignettista puoi ammirare il suo stile. Con i meme invece son tutti buoni, anche con foto ignobili, di livello bassissimo, di nessun gusto grafico, con il risultato di togliere visibilità a chi invece talento per disegnare. Io pubblico vignette sul “Vernacoliere”. Scrivo dei testi che il mio sodale James Hogg disegna. James ha il suo stile, che qualcuno apprezza. In ogni caso lo si può confrontare con quello di altri autori, e ce ne sono di strepitosi, da Federico Sardelli ad Andrea Camerini. Per pubblicare le nostre vignette io e James passiamo il vaglio di un direttore, il mitico Mario Cardinali, che a volte ce le boccia o chiede correzioni, in ogni caso filtra e garantisce ai suoi lettori un certo standard e una certa qualità. Ogni vignetta è frutto di lavoro, di ripensamenti, di fatica. Su Internet invece può arrivare chiunque, ruba una foto sgranata (a volte volgare, malfatta, inguardabile), ci mette una battuta e pubblica. Ottiene milioni di visualizzazioni. Oltre la metà propongono battute a corredo di immagini di culi e tette (non ho niente contro i culi e le tette). Mi direte: che te ne frega? Lascia fare agli altri quel che vogliono. Certo che sì. Potrò però dire il mio parere sulla qualità del risultato? E soprattutto, potrò lagnarmi (per sfogo personale, senza alcuna pretesa di cambiare il mondo) del fatto che voi tutti passiate le ore a scorrere su Facebook i meme e non vi comprate più il “Vernacoliere”? Come non vi comprate più "Linus" o qualsivoglia fumetto umoristico. O anche non umoristico.

Peraltro, le vignette frutto del talento dei disegnatori vengono (o possono venire) raccolte in libri e restano nelle nostre biblioteche: libri di Altan, di Bucchi, di Giannelli, di Mannelli, di Forattini, di mille altri maestri, fanno bella mostra sui miei scaffali e posso recuperare e ammirare l’arte di questi vignettisti. I meme spariscono nel nulla. Però i meme ve li guardate tutti e Lupo Alberto non sapete più nemmeno cos’è.

Vogliamo parlare poi delle vignette di fumettisti rubate e trasformate contro ogni legge sul copyright? Circolano immagini dei Peanuts di Schulz con battute modificate che Schulz non ha mai scritto, e lo stesso vale per Mafalda di Quino e per vari altri. Se qualcuno mettesse in bocca a me una frase che non ho mai detto, e questa frase circolasse in stramilioni di visualizzazioni attribuita a me, mi incazzerei come una bestia. Certo, non potrei farci nulla. Come nulla poso fare contro i meme, se non detestarli.