sabato 31 luglio 2010

GIOVENTU' BRUCIATA





Gli impiegati dell’anagrafe sono sempre increduli, quando uno sceneggiatore di fumetti si materializza di fronte a loro per la carta d’identità. “Professione?”, chiedono. “Sceneggiatore di fumetti”, rispondo. Sobbalzano con gli occhi sgranati, come se uno avesse risposto “pilota d’astronave” o “serial killer”. Non hanno mai preso in considerazione l'idea che qualcuno possa fare un mestiere del genere. A volte ho pensato di definirmi viticoltore (mi occupo di piccole vigne, le vignette) o tabaccaio (vendo fumo: le nuvolette dei dialoghi). Più o meno è lo stesso per i disegnatori. Si racconta che una volta Fernando Tacconi, uno fra i più grandi autori italiani, alla domanda dell’impiegato dell’anagrafe su quale fosse la sua professione, abbia risposto: “Illustratore”. E l’impiegato: “E che cosa lustra?”.

Recentemente, mi è successo qualcosa di simile. Dovete sapere che a casa ho appeso alle pareti alcune cornici con dentro tavole originali o disegni fatti per me dai fumettisti amici o che mi è capitato di conoscere. Nelle foto, vedete gli schizzi di Lina Buffolente (con il Piccolo Ranger) e di Moebius. Oltre a questi, ho qualche tavola di Alan Ford, di Zagor, di Nathan Never e così via. Un giorno, arrivano due tecnici del gas per fare un controllo al contatore. Sono un signore di una certa età (che è sempre un'età incerta, come diceva Marcello Marchesi) e un ragazzo piuttosto giovane, sui vent'anni. Mentre il più anziano ignora completamente i disegni alle pareti, quello giovane sgrana gli occhi affascinato. Lo vedo che si guarda attorno con meraviglia, passa da una cornice all'altra. Soddisfatto, penso: "Ecco uno che se ne intende! Ha riconosciuto Magnus! Leone Frollo! Moebius! Meno male che c'è ancora un giovane che legge fumetti, forse il mondo non è perduto!". Mi chiedo se, per caso, possa anche sapere chi sono io e di che cosa mi occupo.
A un certo punto, il ragazzo si decide. Mi si rivoge. Ecco, mi dico, adesso mi chiederà se per caso non sono "quel" Moreno Burattini che lavora alla Bonelli. No. Ciò che mi domanda è: "Ma te che fai? ...Il tatuatore?". Ho così capito che la cosa più vicina a un fumetto che conoscono i ventenni, sono i tatuaggi.