martedì 21 dicembre 2010

TUTTO IL RESTO E' NOIA

Data la data, vi parlerò di neve, di torte e di regali di Natale. Ma anche, più in generale, di gioventù bruciata, di videogiochi, di caccia al cinghiale, e delle cose belle della vita (escludendo la prima, di cui ho già trattato). Ma procediamo per gradi (qualcuno sottozero).
Se avete letto i commenti al post precedente, dove un video annunciava i preparativi per la grande festa a Scanno di sabato 18 dicembre, già sapete che non ho potuto mangiare la torta preparata dal maestro pasticcere Angelo Di Masso per i cinquanta anni di Zagor.
Come ho spiegato, la mattina di venerdì 17 (giorno inevitabilmente sfortunato per definizione) sono partito dalla Versilia già sotto un paio di centimetri di neve. Alle sette di sera ero ancora a Firenze, senza mai essere sceso di macchina se non per montare le catene. La foto sopra l'ho scattata con il telefonino e mostra una via di Lastra a Signa. Ho perfino trainato con il gancio uno sventurato in cinquecento che stava per abbandonare l'auto sullo svincolo di Scandicci. Visto che la carreggiata verso Sud era completamente bloccata per decine di chilometri da gente che, poi, ha dovuto passare la notte all'addiaccio sotto la tormenta, ho imboccato, entrando, la direzione opposta e sono tornato lentissimamente verso casa in un panorama siberiano. Ho fatto rientro poco prima di mezzanotte.
A Scanno, in Abruzzo, pochissima neve, clima perfetto, nessun problema. La festa c'è stata, anche se non così affollata come sarebbe stata se altrove, praticamente dovunque, a nord, a est e a ovest, non si fosse scatenato il blizzard. Così, ho fatto un collegamento telefonico parlando a tutti grazie agli amplificatori dell'impianto audio del palasport dove Graziano Romani stava facendo il suo concerto con una band locale di ragazzi in gambissima che hanno preparato i suoi pezzi e che il giorno prima avevano provato con lui. Pare che il mio intervento sia stato seguito e apprezzato: c'erano alcune scolaresche a cui mi sono rivolto e ho sentito applausi da stadio.

Ho promesso che sarei tornato a Scanno a luglio, e lo farò. Graziano Romani mi ha fatto un resoconto dai toni entusiastici della manifestazione abruzzese e dell'ospitalità del luogo, che pare sia bellissimo, un angolo di paradiso.
Bene, ricordatevi questa premessa perché ci torneremo in conclusione e adesso, dato che siete arrivati fin qui, seguitemi, se volete, anche se vi sembrerà che stia saltando di palo in frasca. Alla fine, tutto si terrà (spero).


Vi ho già parlato del mio file di appunti intitolato "Cose che tutti fanno e io no", e vi ho detto che le prime due voci dell'elenco sono: "non ho mai visto un film in 3D" e "non ho mai visto una partita di coppa". E' arrivato il momento di svelare la terza, che sicuramente mi farà escludere dal consesso dell'umanità: non ho mai giocato alla playstation. Ovviamente, ho visto altri maneggiare i manubri e più volte sono inciampato, rischiando di battere una boccata per terra, sui fili lasciati tesi fra il televisore e il divano. Ma io non ho mai provato a cimentarmi in uno dei videogiochi né, quel che è peggio, ho mai provato il minimo desiderio di farlo. Non è, ci tengo a dirlo, una cosa di cui vado fiero. Anzi, me ne vergogno profondamente. So bene che per il mio lavoro, o per capire ciò che passa per la testa ai miei figli, o anche soltanto per non sentirmi diverso dal resto del mondo, dovrei passare almeno qualche ora ogni settimana a giocare a Supermario. Ma nonostante i buoni propositi, trovo, inconsciamente, tutte le scuse per non farlo e rimandare a un'altra occasione.

Ora, che cosa noto vedendo i ragazzi di casa impegnati con la playstation? Noto che, per quel che posso capire io, si tratta di giochi estremamente monotoni. Il sabato che non sono andato a Scanno, ho visto i miei figli iniziare a giocare la mattina, ancora in pigiama, a un game in cui c'erano due tipi che si picchiavano, con grande spreco di effetti sonori: sock, smack, tump, swack, patapum. A turno, uno dei contendenti mandava l'altro, con un calcione, a sbattere contro una roccia, frantumandola. Quello si rialzava come nulla fosse, e tirava un calcione lui, facendo volare il rivale contro una roccia simile. E così via. Sock, smack, tump, swack, patapum. Sono uscito a prendere il giornale, sono tornato, e c'erano sempre i due che si picchiavano sock, smack, tump, swack, patapum. E' arrivata ora di pranzo, e abbiamo chiesto ai ragazzi di raggiungerci a tavola, e quando li ho chiamati era tutto un sock, smack, tump, swack, patapum. Dopo mangiato, i giocatori si sono rimessi subito a far scontrare i due nello schermo. Dato che avevo già disdetto la mia lezione di pianoforte del sabato, ne ho approfittato per fare un giro in centro accompagnando le donne di casa a fare shopping. Al ritorno, i maschi erano sempre lì con il manubrino in mano e sullo schermo c'erano sempre gli stessi a farsi volare contro le stesse rocce: sock, smack, tump, swack, patapum. A un certo punto è stato necessario convincere i ragazzi a togliersi il pigiama almeno per la cena e a smettere con il sock, smack, tump, swack, patapum. Ma sono convinto che se fosse stato per loro, avrebbero continuato tutta la notte.


Non vorrei sembrare retrogrado, misoneista o antitecnologico, ma a riflessione che mi è sorta spontanea è stata: va bene tutto, per carità, ed è giusto che ciascuno si diverta come crede, ma davvero un fumetto è tanto meno divertente di quel sock, smack, tump, swack, patapum lì? Davvero giocare alla play è così più emozionante che leggere Ken Parker, Zagor, Tex, Topolino, Dylan Dog, Maus, Akira, Asterix, o quel che volete aggiungere voi? Mah.

Stando alla mia esperienza, i videogiochi sono tutti un po' così: il giocatore si muove in uno scenario e si fanno avanti dei nemici con cui combattere, ovviamente da abbattere o distruggere. Procedendo per livelli, e dunque muovendosi in corridoi, labirinti, strade o quel che è, si abbattono o distruggono avversari sempre diversi e più forti finché si arriva alla fine del gioco dopo un certo numero di sock, smack, tump, swack, patapum. Ci sono varianti con scenari di guerra, o fantasy, o mitologici, magari si devono ammazzare degli alieni o degli zombi, oppure sparare a delle farfalle con bolle di sapone, ma sempre sock, smack, tump, swack, patapum è.
Perciò continuo a chiedermi: sul serio questa roba è meglio dei fumetti?

Vorrei essere chiaro: non ce l'ho con i videogiochi, e sono contento che ci siamo playstation in tutte le case e che i game shop vendano l'ira di dio. Ce l'ho, al massimo, con la monomania di chi ci gioca insensibile a ogni altra suggestione. O con la spocchia di chi, avendo in mano una scatola con un game, guarda sdegnato chi legge fumetti e li considera dei minus habens. Mi pongo, dunque, in conclusione, soltanto la domanda: perché dei ragazzi devono passare tutto il giorno davanti al patapum? Non si annoiano dopo, che so, un'ora e passano ad altro? Magari, appunto, a leggere?


Ci sono poi dei giochi in cui il protagonista, nei cui panni si identifica il giocatore, è cattivo. Per esempio, non è l'eroe terrestre che deve sparare agli space invaders, ma è l'alieno che deve uccidere tutti i terrestri. "Destroy all humans", credo si chiami uno dei game. In altri casi, il protagonista è un assassino inseguito dalla polizia, che deve farla franca. Nella fuga, il divertimento dei ragazzi consiste nel picchiare i passanti e ucciderli per strada in una pozza di sangue. Fermi tutti: non faccio il moralista (mai, io!), meglio che i ragazzi si sfoghino sui passanti virtuali che su quelli reali, mi viene soltanto da ridere pensando a quelli del Codacons che volevano far sequestrare Tex perché, secondo loro, istigava i giovani a fumare. Non so se sono stati sempre quelli del Codacons o quelli dell'Associazione Genitori, ma qualcuno ha fatto smettere persino le trasmissioni con i lottatori di Smack Down, quelle con i westler John Cena e Rey Mysterio: forse non sanno che nei giochi per la playstation ci sono ring dove tutti i colpi bassi sono permessi, e fra i ragazzi corrono liste di mosse segrete che consentono le vittorie più sleali, comprese quelle ottenute sfasciando sedie in testa all'arbitro. Comunque sia, anche i giochi con i delinquenti che ammazzano i passanti sono basati sul sock, smack, tump, swack, patapum. Siamo sempre lì. Che barba che noia che barba.

La cosa buffa è che se, per qualche motivo, la playstation è inutilizzabile o inaccessibile (si è guastata, è stata sequestrata dalla mamma per punizione, è andata via la corrente, si è smarrito il cavetto, siamo in montagna e non ce la siamo portata dietro, eccetera), i ragazzi sono persi! Sembrano zombi. Deperiscono. Dicono che si annoiano. Cioè, si annoiano non CON la play e con l'eterno ripersi dei sock, smack, tump, swack, patapum, ma SENZA la play. Questa è la cosa che più mi sembra incredibile. Personalmente, io mi annoio solo facendo la fila alla posta o dal dottore se non mi sono portato niente da leggere. Ma in circostanze normali, come fa una persona intelligente ad annoiarsi? Io non mi annoio mai. Basta avere un libro o un fumetto e non ci si annoia più. Si può guardare un film, fare una passeggiata, andare a nuotare, guardare il cielo e pensare, uscire con gli amici, camminare per strada e fare fotografie, cercare di conoscere una ragazza, suonare uno strumento, scrivere una lettera (magari su carta), dipingere. Davvero un ragazzo di quindici, sedici, diciassette anni si può annoiare senza la playstation?

Finisce così che se per Natale si va in giro a cercare dei regali, si scopre che per gli adolescenti non c'è niente di adatto se non la memory card o il nuovo gioco di sock, smack, tump, swack, patapum. Altrimenti, meglio dar loro dei soldi che si comprino quel che gli pare. Cioè, i nuovi giochi di sock, smack, tump, swack, patapum.

A questo punto, torniamo a Scanno. Dunque, costretto a collegarmi via telefono con il palasport e parlare alle scolaresche festanti che lo riempivano, il conduttore della manifestazione mi ha chiesto di spiegare ai ragazzi perché, secondo me, dei giovanissimi dovrebbero leggere fumetti. Semplice, ho risposto: perché i fumetti sono una cosa bella. E nessun ragazzo abbastanza furbo dovrebbe rinunciare a qualcosa di bello nella propria vita. Non si tratta di non giocare alla playstation, ma di godere di tutte le altre occasioni di piacere, di soddisfazione e di divertimento. Perché un ragazzo dovrebbe leggere fumetti? Beh, perché se non li legge è scemo, come lo sarebbe se non sentisse musica, non vedesse film, non mangiasse il gelato, non baciasse una ragazza, non guardasse un tramonto, non andasse a teatro. Per fortuna nella vita ci sono i concerti, gli spettacoli di piazza, la danza, la buona tavola, i musei, i libri e anche i fumetti. E non soltanto i sock, smack, tump, swack, patapum.