mercoledì 7 settembre 2011

IL MIO SECONDO TEMPO

"La più grossa delle perdite di tempo è contare le ore", diceva Rabelais. Figuriamoci allora contare gli anni. A un certo punto si dovrebbe smettere, proprio perché ci sono cose più importanti da fare. Il compleanno, in fondo, è un giorno come un altro. Si invecchia tutti i giorni, non è che si passa di botto da un'età a un'altra. In ogni caso, invecchiare sarà pure seccante, ma è l'unico sistema conosciuto per vivere a lungo, per citare Sainte Beuve. Però, ogni volta che il calendario riporta la data di oggi, 7 settembre, mi sento sempre un po' emozionato. Sono nato esattamente quarantanove anni fa, alle otto del mattino, in un paese di montagna sull'Appennino pistoiese. Quello di oggi è il mio ultimo compleanno con il quattro come prima cifra dell'età. Fra un anno saranno cinquanta.

La circostanza impone qualche riflessione. Perciò, esattamente come trecentosessantacinque giorni fa, non mi tirerò indietro. Io e Randy Pausch siamo quasi coetanei: lui è nato nell'ottobre del 1960 e dunque apparteniamo alla stessa generazione. Guardando il video della sua ultima lezione, mi riconosco nelle sue foto d'infanzia e anch'io, come lui, sognavo, sognavo continuamente. Ma chi è Randy Pausch? E' stato un insegnante di informatica all'università di Pittsburgh, in Pennsylvania. Nel settembre 2006 gli venne diagnosticato un tumore al pancreas, che nel luglio 2008 alla fine lo ha ucciso. Il 18 settembre 2007 ha tenuto la sua "Last Lecture" di fronte a oltre quattrocento studenti: ne sono scaturiti un libro e un video che hanno fatto il giro del mondo.

Nonostante il suo dramma personale, Pausch si è dimostrato sereno e sorridente, persino divertente. Le sue prime parole potrebbero essere le mie: "Ho avuto un'infanzia davvero molto felice. Ho frugato nell'archivio di famiglia e la cosa che mi ha colpito è che non sono riuscito a trovare nessuna foto di me bambino nella quale io non stessi sorridendo. C'era molto per cui sognare ad occhi aperti: sono nato nel 1960. Avevo otto o nove anni e se guardavo la televisione potevo vedere l'uomo sbarcare sulla Luna. A quel punto capite bene che ogni cosa è possibile. Quali erano i miei sogni d'infanzia? Potrete anche non essere d'accordo con il mio elenco, ma si tratta dei seguenti: sperimentare l'assenza di gravità, giocare nella nazionale di football, essere il Comandante Kirk. Volevo anche essere uno di quei tipi che vincono i pupazzi giganti al Luna Park, e lavorare alla Disney". Io magari avrei voluto essere Zagor e lavorare in Bonelli.

Il fatto che a lui, al momento della lezione, restassero pochi mesi di vita mentre ciascuno di noi si aspetta, ragionevolmente, di vivere un po' di più (senza poterne avere la certezza), non fa molta differenza. "Vecchi e giovani, stiamo tutti facendo la nostra ultima crociera", scrisse una volta Robert Louis Stevenson. E Seneca, giustamente sottolineava come nessuno è tanto vecchio da non poter sperare di vivere un altro giorno, e nessuno è così giovane da non poter morire domani. Perciò, anche riguardo a me stesso posso ripetere quel che dice Pausch: "Non possiamo cambiare le carte che ci sono date, possiamo soltanto decidere come giocare la prossima mano". In altre parole, la situazione è quella che è, può non esserci gradita ma questo non cambierà le cose. Perciò, si tratta solo di stabilire come affrontarla. Ai suoi studenti, Pausch disse: "A me questo non piace. Ma non posso fare niente per evitare il fatto che morirò. Sto seguendo i trattamenti medici, ma so benissimo come andrà a finire questo film". Lo sappiamo tutti, direi. "Quindi - prosegue Randy - oggi non parleremo della morte, parleremo della vita e di come viverla".

Temo di aver dato un corso troppo cupo a queste elucubrazioni, soprattutto visto che sono scaturite da una circostanza come quella del compleanno, solitamente considerata lieta. In realtà, voglio arrivare a dire che non mi spaventa l'età (del resto, ancora verde) e che, anzi, ho molte curiosità riguardo al futuro. Naturalmente, non mi interessano, almeno non particolarmente, gli sviluppi politici o la crisi economica (passerà anche questa come sono passate tutte le altre e in ogni caso non posso farci nulla). Mi interessano le scoperte scientifiche che l'umanità è sul punto di fare. Leggendo tutto quello che è alla mia portata, mi sono reso conto come mai, al pari di oggi, siamo davvero in procinto di fare straordinari passi avanti in moltissimi campi, quelli sul serio importanti. I prossimi anni ci sveleranno, lo dicono tutti, molti misteri sull'origine dell'universo, sulle leggi della fisica e sulle particelle elementari, sui meccanismi della biologia. Si sperimenteranno nuovi materiali, nuove terapie contro le malattie, nuove fonti di energia. Si scopriranno verità sull'origine della nostra specie, si ricostruirà l'albero genealogico della vita sulla Terra. Si sveleranno sempre più i misteri dei quanti. Voglio seguire passo per passo quello che verrà studiato, nei limiti delle mia capacità di comprensione. Sono queste le cose davvero interessanti. Il resto è fuffa.

Che cos'è un compleanno in più, se tanto il tempo e lo spazio non hanno peso nella fisica quantistica, se la realtà è apparenza data dalla grossolana interpretazione dei nostri sensi incapaci di vedere che la materia è vuoto attraversato da onde di energia e da vibrazioni interdimensionali? Sinceramente, più si studia il gatto di Schrödinger, più tutte le cose che comunemente ci preoccupano perdono di significato e di interesse.

A proposito di cose davvero importanti, mi è tornato in mente un passo de "L' idiota" di Dostoevskij. L'autore racconta un suo aneddoto autobiografico, facendolo interpretare da uno dei personaggi del romanzo, il principe Myškin, condannato a morte per debiti. Lo mettono in fila con altri condannati per essere fucilato. Lui è uno degli ultimi, e mentre aspetta il suo turno comincia a calcolare quanti minuti gli restano da vivere. Giudica che gliene restano dieci. Allora sente impellente la necessità di pianificare che cosa pensare in quei dieci minuti, per non sprecarli in pensieri inutili, perché non ne avrebbe avuti altri a disposizione! Un minuto a suo padre, due alla mamma, due alla moglie, tre per fare un bilancio della sua esistenza, uno per raccomandare l'anima a Dio. Una scena sconvolgente (come tutto quello che scrive Dostoevskji). Alla fine Myškin viene portato davanti al muro ma, sul più bello (o sul più brutto), gli dicono che è stato graziato: gli hanno soltanto voluto mettere paura, se ne vada pure. Nonostante il sollievo per la morte scampata, il principe capisce che d'ora in poi ogni singolo minuto della sua vita deve considerarlo preziosissimo, e non potrà più permettersi di sprecarne neppure uno. E' una lezione da fare nostra. Mi stanno per fucilare, ci stanno per fucilare. Non abbiamo tempo da buttare via.

Singolarmente, questo è anche il concetto alla base de "Il mio secondo tempo", una delle più recenti canzoni di Max Pezzali: "non è il momento, non è il momento di scherzare / qui c'è un casino, un casino di cose da fare /ho superato, ho superato la metà /del mio viaggio e mi devo sbrigare / che c'è il mio secondo tempo e non voglio perderlo".

Dico singolarmente perché ho citato Pezzali anche nel post del 7 settembre dello scorso anno. Scrissi infatti: "Mi è stato chiesto che effetto fa compiere un altro passo verso i cinquanta. Ho risposto che mi riconosco nei due versi più ripetuti della canzone di Max Pezzali "Uno in più": più vado avanti e più mi sembra che / io mi possa fidare di me. A proposito, Max Pezzali legge Zagor e l'ho conosciuto di persona. Magari vi racconterò anche di questo, da qui al mio prossimo compleanno".

Mi accorgo che non l'ho fatto e rimedio subito. Come sanno quelli che hanno letto "Gli anni d'oro", un fumetto della Star Comics che racconta la storia degli 883, Ade Capone (che ne fu lo sceneggiatore) è un grande amico del cantante. Sapendo che a me piacciono le sue canzoni, al punto che una volta ho persino scritto un saggio paragonando Giuli Bai di Berardi & Milazzo a "Rotta per casa di dio", Ade mi ha invitato a un concerto riuscendo a farmi entrare nel backstage. Mi ero portato con me un disegno di Zagor da regalargli, un originale realizzato da Laurenti, e sono stato introdotto nel camerino di Max subito dopo l'esibizione. Pezzali è stato molto contento dell'omaggio, e si detto entusiasta del ricordo dello Spirito con la Scure, che leggeva in gioventù. Non mi è parso, come Jovanotti, pronto a farsi tatuare l'aquila sul petto, ma sicuramente sapeva di che cosa si stesse parlando. Max è del 1967: ha cinque anni meno di me. Se lui è nel suo secondo tempo, figuriamoci io. Perché, come lui, nonostante tutto mi sento ancora all'inizio dello show. E' il mio secondo tempo e voglio godermelo, e spero tanto che sia splendido.