martedì 4 dicembre 2012

PIRANHAS!




E’ in edicola lo Zagor n° 569 (Zenith 620), datato dicembre 2012 e intitolato “Piranhas!”. I testi sono miei, i disegni di Mauro Laurenti. Si tratta della terza e penultima parte di un racconto ambientato in Brasile, nella foresta amazzonica, che fa parte della trasferta sudamericana dello Spirito con la Scure iniziata da circa un anno. La storia si concluderà a metà del prossimo albo, quello del gennaio 2013, che avrà per titolo “Sangue su Bahia”. In quel numero comincerà una nuova avventura, scritta da Luigi Mignacco e realizzata graficamente da Raffaele Della Monica

Mauro Laurenti e... una Amazzone

Per giudicare il lavoro mio e di Laurenti, ovviamente, meglio sarebbe aspettare il finale, dato che nelle nostre intenzioni ci dovrebbe essere una conclusione piuttosto intrigante, foriera (chissà) di ulteriori sviluppi. Potrei chiudere qui il discorso, invitandovi dunque a leggere “Piranhas!” e rimandando ogni commento al prossimo mese. Ma qualcosa, forse, potrebbe essere detto fin da adesso, in modo da alleggerire il post che, fine del mondo permettendo, comparirà su questo blog fra trenta giorni. Infatti, sfoglio e risfoglio l’albo e, dall’inizio alla fine, non vedo altro, sulle pagine che scorrono velocemente fra le mie dita, se non scene di foresta, sparatorie, sequenze di Zagor che vola di liana in liana e che lancia la scure, canoe sul fiume, banditi armati, Cico che ne combina delle sue, agguati, colpi di scena, trucchi per cavarsela e mettere nel sacco gli avversari. Insomma, tutto il repertorio del miglior fumetto d’avventura. Se non sapessimo che siamo in Amazzonia e ci potessimo illudere di essere in una boscosa foresta del Nord America, potremmo persino credere di leggere un fumetto western. 



Perciò, viene da chiedersi che cosa mai potranno contestare quelli che, per motivi misteriosi, non sopportano la fantascienza, o l’orrore, o gli elementi magici, in una storia di Zagor. Qui, di magico non c’è niente. Come non c’era niente nell’albo precedente. Eppure, dopo l’uscita de Le donne guerriere, mi è capitato di leggere il commento di un lettore che mi contesta di aver “trasformato Zagor in uno stregone”. Escludendo un colpo di sole, posso soltanto pensare che l’amico sia un burlone o che si sia confuso con un altro fumetto. O che magari abbia riletto per errore “Magia senza tempo” di Nolitta, dove Bonelli faceva dire a uno sciamano che lo Spirito con la Scure era l’ “eletto degli dei”. 

Assicuro che Zagor, nelle mie storie almeno, non ha mai acquisito nessun superpotere. Chiunque possa sostenere il contrario, è invitato a farsi avanti. Un’altra obiezione della fazione luddista, cioè la setta che predica l’abolizione dei macchinari fantascientifici dalle pagine di Zagor (e che dunque sarebbe favorevole al rogo di tutti gli albi con le storie di Hellingen), è questa: “basta con Atlantide”. Al che, io potrei essere perfino d’accordo, se non fosse che la storia in Amazzonia non parla di Atlantide, ma delle Amazzoni. Atlantide proprio non c’è. La storia precedente, parlava della ricerca delle sorgenti di un fiume. Quella prima ancora, di una caccia all’uomo fra Lima e Cuzco, introdotta da un racconto basato sulla ricerca del tesoro dell’Isla de Coco, e ancor prima da un’avventura fra i cajun della Louisiana. Dov’è Atlantide? Perché mai una storia che parla delle Amazzoni, dev’essere scambiata per una che parla di Atlantide? Non so rispondere. 



Si dirà: si, ma il viaggio in Sud America ha come pretesto la ricerca di Atlantide. Niente affatto. Il viaggio in Sud America ha per pretesto l’inseguimento da parte di Zagor di un ex-amico da cui è stato tradito, chiamato Dexter Green, che ha degli scopi misteriosi. Zagor non vuole cercare Atlantide, se mai esiste, ma solo raggiungere Dexter Green. Da quello che stiamo andando dicendo, risulta chiaro che si tratta di una straordinaria carrellata di temi avventurosi della più varia natura, nel rispetto più assoluto della grande lezione nolittiana (Sergio Bonelli predicava il continuo cambio di argomento). A rigor di logica, proprio i lettori di serie a fumetti rigidamente western dovrebbero sentirsi svantaggiati, visto che loro sì hanno sempre a che fare con storie monotematiche. Noi, su Zagor, invece, passiamo da una sarabanda all’altra come su un ottovolante. Eppure, proprio quelli che vorrebbero la monotonia western chiedono “basta con Atlantide”, pretendendo l’abolizione di qualcosa che non c’è. Strano, no? 

Per dirla tutta, in effetti qualche riferimento atlantideo si può leggere qua e là, dato che Dexter Green è un archeologo alla Martin Mystère, ma lamentarsi di un accenno in qualche vignetta all’interno di storie avventurose che parlano di tutt’altro sarebbe come lamentarsi, su Tex, delle bistecche alte tre dita. Eppure non si è mai sentito nessuno chiedere “basta con le bistecche”. Il fil rouge legato alla civiltà perduta non è certo più ingombrante del fil rouge della caccia ai Signori della Notte su Dampyr, eppure nessuno chiede agli autori di Harlan Draka “basta con i vampiri”. 



Peraltro, mi si dovrebbe spiegare perché mai su un fumetto avventuroso come Zagor non si possa parlare di Atlantide. La Disney, su Atlantide ci ha fatto un cartone animato. Si sono scritti millanta libri. Si sono fatti documentari. Si sono girati film. Segno che l’argomento è affascinante e ha successo. Ne accenniamo vagamente (e in via indiretta) su Zagor, ed ecco la richiesta: “basta Atlantide!”. Tutti ne possono parlare, tranne noi. Vabbè, facciamocene una ragione. Per fortuna, se nella serie regolare Zagor sta viaggiando in Sud America, sui Maxi, gli Speciali e gli Zagoroni resta a Darkwood. Insomma, di Atlantide almeno lì non se ne parla. Dunque, buon senso vorrebbe che ognuno attingesse alla fonte che preferisce: per fortuna Zagor, non essendo monotematico, come i monomaniaci vorrebbero, ha storie per tutti i gusti. A gennaio, per esempio, torna Ade Capone con un racconto dai toni classicamente western: “I sabotatori”. Una storia western come poche altre sarà quella dello Speciale “L’uomo di Maverick”, scritto dall’esordiente (ma titolato) Antonio Zamberletti. Il terzo Zagorone, disegnato da Ferri (a cui dovranno essere perdonati, evidentemente, gli Akkroniani), vedrà sulla scena indiani e banditi. Dunque, rilassiamoci e godiamoci i tanti scenari avventurosi che lo Spirito con la Scure, dopo cinquantun anni, è ancora in grado di spalancarci davanti agli occhi.