sabato 21 novembre 2015

NEI SOTTERRANE DI ALTROVE



Durante il mese di ottobre 2015 è stato in edicola  “Nei sotterranei di Altrove”, l’albo di Zagor n° 603 (Zenith 654). I testi (che proseguono una storia iniziata ad agosto) sono miei,  la copertina di Gallieno Ferri.  All'interno, i disegni di Gianni Sedioli (matite) e di Marco Verni (chine), a cui vanno i miei complimenti perché sono davvero bravissimi e in coppia funzionano molto bene.

Mentre scrivo, è già uscito il seguito: "Mad Doctor", l'albo successivo, in cui si racconta parte del passato di Hellingen: di questo albo torneremo a parlare nel prossimo post. Anche "Nei sotterranei di Altrove", comunque,  è un numero particolarmente importante: lo Spirito con la Scure si ritrova faccia a faccia con lo scienziato pazzo contro cui ha combattuto più volte, e scopre come ha fatto a tornare in vita. Da qui in poi, scatta l'avvertenza per lo spoiler in agguato: leggendo avrete delle rivelazioni sulla trama di una albo he potreste non avere ancora letto. Se proseguite siete consapevoli e consenzienti, insomma. Le macchina degli Akkroniani lo hanno, sostanzialmente, clonato: la parola "clonazione" nella prima metà dell'Ottocento non esisteva ancora, ma la possiamo usare perché è lo stesso Hellingen a rivelare di averla inventata partendo da un etimo greco. Dunque, fra le tante invenzioni del creatore di Titan ce n'è anche qualcuna lessicale. 

La vasca in cui il professore è stato rigenerato ha potuto funzionare grazie alla cabina in cui il folle è entrato nel finale di "Magia senza tempo", e che è stata da lui stesso programmata perché eseguisse una scansione di tutti i suoi atomi, facendo una sorta di "back up" destinato a rimanere nella "memoria" di una banca dati. Perciò, l'Hellingen che viene ricreato è esattamente quello di Guido Nolitta, e nulla sa di quanto è accaduto nelle storie di Tiziano Sclavi e di Mauro Boselli. La mia, in altre parole, è stata una operazione di ritorno alle origini. Per quanto ne so, la cosa è stata apprezzata dai più. Tuttavia, ci sarà da aspettare il finale (previsto per il mese di dicembre) prima di tirare le somme. Una sola questione mi preme affrontare qui: c'è chi non ha gradito la parola "Altrove" nel titolo. Pare che la "contaminazione" con la saga di Martin Mystère non sia stata gradita da qualcuno.  Siamo alle solite: Zagor è il fumetto della contaminazione, della trasversalità, degli incroci fra i generi e gli universi (per volere di Nolitta), ma per una parte dei lettori non dovrebbe avere contatti con niente che non siano i trapper, gli indiani e i fortini dei soldati. 

Immagino sia inutile, per convincere costoro, ricordare la storia di Tex in cui Nolitta fa entrare il Ranger, complice El Morisco, in una sorta di sotterraneo che sembra appunto la dependance di Altrove (quella degli Uomini Giaguaro, per intenderci), con tanto di armi a raggi impegnate da Aquila della Notte. Ugualmente inutile sarà rammentare "Fuga da Skynet", che Bonelli scrisse con Alfredo Castelli immaginando, anche in questo caso, laboratori fantascientifici sotterranei visitati da Martin Mystère e Mister No in un team up che mescolò senza problemi l'universo narrativo noleggiano con quello mysterioso. 

Tuttavia, per amor di discussione, vorrei far rilevare come la base che su Zagor si chiama "Altrove" conserva le caratteristiche di un laboratorio non diverso da quelli in cui Nolitta ha fatto muovere Hellingen in tutte le sue storie. Se la base nella montagna da cui partono i missili verso Washington fosse stata chiamata da Bonelli "Altroquando", sarebbe andata bene: questo perché il tipo di struttura (che è poi quella classica di mille film in cui si vedono all'opera gli scienziati pazzi) è adatto alle avventure dello Spirito con la Scure, un nome vale l'altro. Se il nome è "Altrove", invece, si storce il naso, pur di fronte allo stesso tipo di set. E' solo il collegamento ideale con il Detective dell'Impossibile che disturba qualcuno: nei fatti, non c'è niente che unisca le due serie. D'altra parte, Altrove nella serie di Zagor non l'ho fatta entrare io, ma Mauro Boselli, e proprio in occasione della storia del suo ritorno di Hellingen. Dopo quell'avventura, difficile non collegare il Mad Doctor con la base ideata da Castelli. Credo, forse peccando di presunzione, di averlo fatto in modo nolittiano.