E' in edicola in questi giorni il Color Tex n° 10, intitolato "Il mescalero senza volto e altre storie". L'albo contiene cinque storie brevi e a colori, scritte da Barbieri, Boselli, Burattini, Rauch e Testi e disegnate da Bocci, Dotti, Laurenti, Rubini, Venturi (in ordine alfabetico). Per una inquadratura generale della pubblicazione può essere utile leggere la recensione di BadComics, cliccando qua. Se permettete, io mi limiterò a dire qualcosa sull'episodio a mia firma, intitolato "Chupacabras!", splendidamente illustrato da Michele Rubini (con il quale avevo già lavorato su Zagor, con la storia "La morte sospesa", in quattro albi).
Innanzitutto, si tratta della mia seconda prova su Tex, dopo "Incontro a Tularosa" (disegni di Giuseppe Camuncoli), pubblicato su un Color di un paio di anni fa. Poiché non c'è due senza tre, ho già consegnato, nel frattempo, una terza sceneggiatura texiana che è stata affidata a Raffaele Della Monica (un altri che di solito lavora con me sulle tavole dello Spirito con la Scure, ma che ha un passato di autore anche di Aquila della Notte). E' probabile (e io ci spero) che Mauro Boselli mi chieda di lavorare su un quarto e forse un quinto episodio, ma ne parleremo a tempo opportuno. Scrivere per Tex è impegnativo e faticoso: sento la responsabilità di dovermi presentare con tutti i documenti in regola di fronte a un pubblico attento e numerassimo ed è come giocare in Nazionale venendo dalla Fiorentina. In più, scrivere un Tex interessante potendo avere solo trentadue tavole a disposizione è impresa improba. Non pretendo di fare gol, ma spero di contribuire al risultato. Il Color Tex esce poi nello stesso momento dello Speciale Dampyr a mia firma, "La porta dell'inferno", accolto con molto favore dal pubblico, e dunque serve a dimostrare che sono in grado di cavarmela anche con altri personaggi oltre a Zagor (il mio eroe del cuore che, finché dipenderà da me, comunque mai abbandonerò). "
"Il mescalero senza volto e altre storie" presenta racconti western intrigarti ma di stampo tutto sommato tradizionale, "Chupacabras!" è l'unico dell'albo a uscire dai canoni per proporre una contaminazione horror. Contaminazione, tuttavia, che si basa su una creatura, un folcloristico succhiatore di sangue del Sud Ovest, legata alle leggende messicane di cui ancora oggi si parla nei programmi di Giacobbo e là dove si affrontano temi legati alla criptozoologia. Una disciplina, questa, considerata
pseudoscientifica, ma non per questo priva di interesse: gli studiosi che se ne occupano cercano di verificare
l’attendibilità delle segnalazioni di specie animali su cui si hanno solo
segnalazioni e prove indirette (testimonianze, impronte, foto dubbie e via
dicendo) ma non l’evidenza di un esemplare catturato vivo, o dei suoi resti da
esaminare. A fondare e teorizzare questo tipo di indagine fu lo zoologo belga
Bernard Heuvelmans che, nel 1955, scrisse un saggio intitolato “Sulle tracce
delle creature ignote”. Secondo lui, la materia avrebbe dovuto essere una
branca della zoologia tradizionale ma la comunità scientifica non l’ha mai
riconosciuta come tale, ritenendola più affine allo studio delle leggende e
lontana dalle metodologie scientifiche. Tra le specie animali di cui non è mai
stata provata l’esistenza, nonostante ci sia chi racconta di averli visti,
oltre allo Yeti e al Sasquatch ci sono, solo per fare degli esempi, il Mostro
di Loch Ness, la Bestia dello Géveudan e il Chupacabras (quest’ultimo, una
sorta di grosso cane, o piccolo orso, munito di aculei dalla testa alla coda,
che vivrebbe nelle zone desertiche del Centro America). Va detto che almeno uno
degli animali considerati fantastici di cui si è occupata la criptozoologia si
è poi scoperto essere realmente esistente: si tratta del calamaro gigante, di
cui sono stati catturati anche alcuni esemplari. Molti delle creature che hanno
attirato l’attenzione di Heuelmand hanno anche offerto spunti a non finire per
romanzi, film e fumetti.