lunedì 27 dicembre 2010

BONELLI 2010

La fine di ogni anno è da sempre il momento dei bilanci. E ovviamente, Saverio Ceri non poteva mancare di dare i numeri appunto sulla produzione bonelliana complessiva del trascorso 2010. Vi invito a ritrovare le precedenti puntate della sua rubrica se ve le siete perse, e sono sicuro che dopo la nuova scorpacciata di statistiche vi metterete, come il sottoscritto, in attesa della prossima.


DIAMO I NUMERI (4)
STATISTICHE BONELLIANE DUEMILADIECI
di Saverio Ceri

Per la Sergio Bonelli Editore il 2010 è stato uno strano anno. A prima vista, con quattro serie o miniserie che ci hanno lasciato (Caravan, Jan Dix, Greystorm, Magico Vento), una che è ripresa (Demian), una che è iniziata (Cassidy), sembrerebbero dodici mesi non molto positivi, ma come vedremo non è così.

Innanzitutto proprio grazie a questo incrocio di testate, l'anno appena concluso si aggiunge alle annate che vanno dal 1999 al 2002 alla voce "anno con più serie" nel virtuale libro dei record bonelliani. Sedici sono state infatti le serie (o miniserie) che i lettori bonelliani hanno potuto trovare quest'anno nelle edicole. A queste vanno aggiunti gli innumerevoli speciali, gli spin-off e "Mohican" per arrivare al numero tondo tondo di albi di materiale inedito pubblicati dall'editore di Via Buonarroti nell'anno che volge al termine: 150 (il record è di 193 albi nel 2001). Si tratta dell'7,9% in più dell'anno precedente conclusosi a quota 139 albi. Poco più basso, il 7,3% l'incremento delle tavole. Si passa dalle 17587 del 2009, alle 18879 di quest'anno (sempre del 2001 il record: 20918 tavole).

SCENEGGIATORI

Aumentano le pagine, ma diminuiscono gli sceneggiatori: 41 quelli pubblicati nel 2010, 3 in meno dell'anno precedente; lontani dai 52 autori, record, del 1999. Due gli esordienti del 2010: Marolla su Dampyr e Cavaletto su Dylan Dog.


Questa la top ten:

1° Ruju 1604
2° Boselli 1497
3° Vietti 1054
4° Burattini 944
5° Mignacco 914
6° Manfredi 826
7° Faraci 816
8° Berardi 803
9° Morales 732
10° Chiaverotti 724

Pasquale Ruju, forte della sua collaborazione a quattro testate (Dylan Dog, Tex, Cassidy e Demian), vince la "gara" per la prima volta, proprio nel mese in cui festeggia i 15 anni di collaborazione con la casa editrice. Nella Top Ten ci sono tre new entry: lo stesso Ruju, nel 2009 dodicesimo, rientra dopo un anno di assenza stabilendo anche il suo record annuale personale (era 1542 tavole nel 2007); torna Tito Faraci, undicesimo lo scorso anno; entra per la prima volta Paolo Morales che grazie al Romanzo a Fumetti sale in nona posizione, dalla ventesima, e supera il suo miglior risultato personale che era 524 tavole (del 2007). Tra gli habitué delle zone alte della classifica spiccano Boselli, al diciassettesimo anno consecutivo nella top ten (18 presenze in totale), e Manfredi, al quindicesimo anno consecutivo. Tra i dieci leader di quest'anno , colui che vanta più presenze nella top ten è Mignacco con 21; il veterano è Berardi con 18 presenze, ma la prima datata 1977; diciottesima volta anche per Chiaverotti, sedicesima per Burattini. Escono dalla Top Ten Ambrosini, Medda e Piani.

Completano la classifica:

11° Serra 704,5
12° Piani 673
13° Perniola 631
14° Medda 580
15° Vigna 532
16° Ambrosini 504
16° Mantero 504
18° Rauch 442
19° Cajelli 428
20° Di Gregorio 376
21° Castelli 362
22° Recagno 359
23° Nizzi 330
24° Calza 299
25° De Nardo 282
26° Enoch 250
27° Ostini 188
27° Falco 188
27° Recchioni 188
30° Gualdoni 182
31° Barbato 160
32° Marzano 150
33° Enna 126
34° Rigamonti 94
34° Bilotta 94
34° Cavaletto 94
34° Marolla 94
38° Sammartino 55,5
39° Baggi 37
40° Bartoli 32
41° Colombo 26


DISEGNATORI

I disegnatori pubblicati quest'anno sono 129, esattamente come nel 2009: in lista ne troverete 126, ma Montanari&Grassani, Busticchi &Paesani e gli Esposito Bros... valgono doppio. Lontano il record, stabilito nel 2003 di 150 disegnatori. Ben Dieci gli esordienti; la metà solo sulle pagine di Cassidy: Armitano, Barletta, Cavenago, Furnò e Gregorini; inoltre Ambu su Dampyr, Benevento su Caravan, Nuccio su Zagor, Romeo su Nathan Never e Vetro, la prima donna a illustrare Dylan Dog.

Questi i primi dieci:

1° Diso 585
2° Freghieri 508
3° Laurenti 506
4° Di Clemente 501
5° Cascioli 373
6° Baggi 348
7° Font 330
7° Vercelli 330
9° Bignamini 309
10° Alessandrini 308

Vince per la prima volta (strano, ma vero) Roberto Diso, superando anche il suo record che era di 574 tavole nel 1991. Era, insieme a Ticci, l'unico disegnatore tra i primi dieci di tutti i tempi della bonelli a non aver mai "vinto" un'annata. Record personali anche per Laurenti, Di Clemente e Baggi, Font e Bignamini. Non è facile entrare in questa ristretta classifica di vertice per un disegnatore, tuttavia Paolo Di Clemente per il quarto anno consecutivo riesce a centrare la top ten. L'ultimo a ottenere un risultato analogo è stato Chiarolla tra il 2000 e il 2003. Pochissimi gli autori che possono vantare di esservi riusciti per cinque anni consecutivi. Chissà se Di Clemente si ripeterà anche nel 2011? Tra i dieci più prolifici dell'anno, il veterano è lo stesso Diso alla 18a presenza dal 1976 a oggi, 9a presenza per Freghieri, 6a per Vercelli e Alessandrini. Una curiosità: quattro autori che superano quota 500 tavole nello stesso anno è un evento raro: solo nel 1975 e nel 1976 era già successo.
Questi gli altri disegnatori pubblicati nel 2010 sugli albi bonelliani:

11° Sedioli 286
12° Dotti 282
12° Montanari & Grassani 282
12° Verni 282
15° Busticchi-Paesani 276
16° Esposito Bros. 271
17° Roi 254
18° Enio (Legisamon) 252
18° Mastantuono 252
20° Enoch 250
21° Nuccio 246
22° Giardo 242
23° Avogadro 238
24° Suarez 224
25° Arduini 221
26° Bigliardo 220
26° Bruzzo 220
26° Ortiz 220
26° Seijas 220
30° Della Monica 218
31° Castiglioni 210
32° Olivares 202
33° Boraley 189
34° Barletta 188
34° Di Vincenzo 188
34° Lazzarini 188
34° Mangiantini 188
34° Piccatto 188
34° Valdambrini 188
40° Marinetti 168
41° Gradin 160
41° Gramaccioni 160
43° Coppola L. 154
43° Devescovi 154
45° Resinanti 142
45° Vicari 142
47° De Angelis 137
47° Orlandi 137
49° Barbati 133
49° Denna 133
51° Torti 128
52° Ambrosini 126
52° Camagni 126
52° Campi 126
52° Carnevale 126
52° Celoni 126
52° Foderà 126
52° Giez 126
52° Michelazzo 126
52° Ornigotti 126
52° Zaghi 126
52° Zuccheri 126
63° Cardinale 124
63° Perovic 124
63° Ramella 124
63° Siniscalchi 124
67° Dall'Agnol 118
67° Palomba 118
69° Fusco 110
69° Ticci 110
69° Toffanetti 110
72° De Biase 102,8
73° Bormida 95
74° Acciarino 94
74° Ambu 94
74° Benevento 94
74° Bertolini 94
74° Bonazzi 94
74° Borgioli 94
74° Brindisi 94
74° Casertano 94
74° Cavenago 94
74° Chiarolla 94
74° Cossu 94
74° Cropera 94
74° Fattori 94
74° Genzianella 94
74° Gregorini 94
74° Lozzi 94
74° Bocci 94
74° Mammucari 94
74° Marcello 94
74° Mari 94
74° Maroto 94
74° Piccininno 94
74° Piccoli 94
74° Raimondo 94
74° Santucci 94
74° Spadavecchia 94
74° Viglioglia 94
74° Zanella 94
102° Rizzato 79
103° Corbetta 76
104° Antinori 63
104° Mattone 63
104° Pittaluga 63
107° Pezzi 61
108° Jannì 57
109° Caluri 54
110° Calcaterra 48
111° Atzori 47,5
112° Armitano 47
112° Furnò 47
112° Platano 47
115° Spadoni 42
116° Biglia 37
117° Cavazzano 32
117° Frisenda 32
117° Nizzoli 32
120° Filippucci 26
120° Maresta 26
122° Oskar (Scalco) 25,75
123° Vetro 24
124° Romeo 15
125° Matteoni 14
126° Poli 12


COPERTINISTI

Un record assoluto realizzato nell'anno 2010 è quello dei copertinisti: ben 24. Uno in più del precedente anno.
In questa graduatoria compaiono oltre alle 150 cover degli albi sopra citati, anche le copertine inedite realizzate per ristampe e allegati.

Al top troviamo come nei precedenti anni la coppia Roberto De Angelis (4a vittoria consecutiva) e Claudio Villa (6a vittoria consecutiva, 13a in totale) con 17 copertine a testa.

Questa la quantità di copertine realizzate per singolo illustratore:


1° Villa 17
1° De Angelis 17
3° Ferri 16
3° Stano 16
5° Riboldi 14
6° Soldi 12
7° Poli 10
8° Cozzi 9
8° Alessandrini 9
10° Bertolini 8
11° Roi 7
12° Mastantuono 6
12° Rotundo 6
14° Mammucari 5
15° Ambrosini 4
16° Enoch 2
17° Di Clemente 1
17° Silver 1
17° Zuccheri 1
17° Diso 1
17° Suarez 1
17° Filippucci 1
17° Manara 1
17° Celoni 1

Gli unici due esordienti come copertinisti in casa bonelli sono Silver e Suarez. Manara aveva già esordito nel 1978 con "l'uomo delle nevi".


SERIE

Chiudiamo con le serie. Dylan Dog stabilisce nel 2010 un nuovo record: 2156 tavole in un solo anno. Mai tante tavole erano state dedicate a un solo personaggio nell'arco dei 12 mesi. Se le voci di corridoio corrispondono al vero, però, questo record è destinato ad essere, già nel 2011, polverizzato. Inoltre, altro record, quest'anno ben 18 albi inediti hanno portato il logo dell'Indagatore dell'Incubo in copertina; In pratica, oltre alla serie regolare al personaggio di Sclavi è stato dedicato uno speciale ogni due mesi. Per Dylan si tratta della 5a vittoria annuale.


1° Dylan Dog 2156 tavole 18 albi
2° Zagor 1986 16 albi
3° Tex 1980 15 albi
4° Nathan Never 1883 16 albi
5° Julia 1606 13 albi

6° Dampyr 1542 14 albi
7° Martin Mystère 1146 8 albi
8° Greystorm 945 9 albi
9° Magico Vento 826 6 albi
10° Cassidy 752 8 albi
11° Brendon 724 7 albi
12° Agenzia Alfa 626 2 albi
13° Jan Dix 504 4 albi
14° Caravan 470 5 albi
15° Demian 444 2 albi
16° Universo Alfa 340 2 albi
17° Romanzi a Fumetti Bonelli 259 1 albo
18° Lilith 250 2 albi
19° Brad Barron 238 1 albo
20° Storie da Altrove 154 1 albo
21° MM Presenta 48 0 albi

Altre curiosità sparse sul 2010 bonelliano


-Sia Boselli che Ruju hanno primeggiato come sceneggiatori nella classifica 2010 di due serie: Dampyr e Tex il primo, Cassidy e Demian il secondo.


-Ticci su Tex diviene il terzo disegnatore in assoluto del personaggio. Lo resterà per molti anni, forse per sempre, visti i ritmi odierni dei disegnatori.

-Martin Mystère, se si esclude Storie da Altrove, registra il numero di tavole più basso dal 1983, se si comprende lo spin-off invece, per ritrovare un numero di tavole pubblicate inferiore si deve risalire al 1994.

-Quest'anno Tex ha superato le 80.000 tavole, Zagor le 60.000, Dylan Dog le 40.000, Nathan Never le 30.000. Se poi si considerano anche gli spin-off i numeri cambiano. Aggiungendo i vari Agenzia Alfa, Universo Alfa, Asteroide Argo, ecc.., anche Nathan Never, ha appena superato le 40.000 tavole. Proprio nel mondo dell'Agente Speciale Alfa si segnala il cambio al vertice nella classifica dei disegnatori: Di Clemente balza in testa, spodestando Bonazzi, che da poco era divenuto leader ai danni di Casini.

-Gli albi fuori serie dell'anno sono 31 (record di albi, ma non di tavole). Lo sceneggiatore più impegnato sui fuori serie nel 2010 è stato Vietti con 697 tavole (per la 3a volta vincitore), il disegnatore Freghieri con 414 tavole (vince per la 1a volta), il copertinista De Angelis con 5 cover (vince per la 5a volta). Come intuibile, è record per Dylan Dog come pagine di fuoriserie in un solo anno: 1028 tavole. Il record precedente era di Agenzia Alfa (913 pagine nel 2000)


-Il 2010 è il primo anno da quando è stato "inventato" (1988) il "Giornale di Sergio Bonelli Editore" che non è stata realizzata nemmeno una edizione cartacea. Lo score è quindi fermo, forse per sempre, a 92 edizioni. Online il giornale prosegue con la consueta cadenza bimestrale.

Per il 2010 è tutto. Ci risentiamo nel 2011 dove non mancheranno le occasioni, viste le tante ricorrenze previste, per dare un po' di numeri.


Saverio Ceri

venerdì 24 dicembre 2010

BUONE FESTEX






Non mi piace augurare Buon Natale. Non per mancanza di ossequio alla tradizione, per carità, del resto antichissima e precedente di molti secoli la nascita di Gesù (che non si sa neppure con precisione né quando né dove avvenne, ma insomma basta che sia avvenuta).

Prima si festeggiava il solstizio d'inverno, cioè il giorno in cui il sole, dopo essere sceso inesorabilmente sempre più basso sull'orizzonte, tornava a salire dando speranza nel ritorno della primavera, poi si è festeggiata la natività (del Figlio di Dio).

Come scrisse Isaac Asimov con intraducibile gioco di parole, dal far festa per la rinascita del Sun, si è passati a farla per la nascita del Son.


Massimo rispetto dunque per la solennità astronomica e religiosa. Però, ecco, augurare soltanto Buon Natale è un po' limitativo e per certi versi persino preoccupante. Il Natale è un giorno, che dura 24 ore. Ora, di giorni in un anno ce ne sono 365. Di solito, come dice Ambrose Bierce, sono 365 delusioni.


Dunque, augurare a qualcuno un giorno buono, e uno solo, è quasi una maledizione: che me ne faccio di un solo giorno buono? Chi mi augura un solo giorno buono, mi vuole male. O, come minimo, non si è sprecato. Allora, meglio dire: auguri di Buone Feste, almeno le Feste sono quindicigiorni e uno può passare un Natale un po' così così ma un buon Santo Stefano e un Buon Capodanno. Però, la cosa migliore in assoluto è augurare Felice Anno Nuovo. Così, si augurano 365 giorni di felicità, Natale compreso. Ecco, questo mi sembra l'augurio più logico.



In ogni caso, ieri ho sentito in metropolitana due persone che parlavano: uno faceva all'altro gli auguri di buon onomastico per il 25 dicembre, visto che (come ho capito) si chiamava Natale (mi è parso di escludere che si chiamasse Gesù). Ecco un nome davvero difficile da portare.


Uno si sente sempre obbligato a essere buono e felice. Quando è in ritardo a un appuntamento, tutti attendono che arrivi Natale. Se gli comprano in regalo, anche se è ferragosto, devono fare un regalo per Natale. E se va in vacanza, sono le vacanze di Natale pure d'estate. Se invita qualcuno a pranzo a casa sua, tutti si aspettano sempre il pranzo di Natale. Se ha un figlio che lo chiama babbo, e si maschera con la barba bianca e il cappello rosso, il pargolo lo riconosce subito perché gli dicono che arriva Babbo Natale. Non parliamo poi sui doppi sensi erotici sulle palle di Natale (che qualcuno inevitabilmente gli romperà). Se si chiama Bianco di cognome, sarebbe come se una ragazza figlia dello storico Augusto Camera si chiamasse Daria. Se ha degli amici musulmani o ebrei, non andranno mai al suo compleanno perché quelli non festeggiano il Natale. Non conosco nessun Natale, ma in compenso almeno tre Pasquali. A proposito, dovevano essere davvero spiritosi i genitori del regista Pasquale Festa Campanile. Con un doppio cognome del genere, dovevano proprio chiamarlo in quel modo?























In ogni caso, buon onomastico ai Natali e Felice Anno Nuovo a tutti gli altri, soprattutto a Gallieno Ferri (autore del disegno augurale in apertura) e al mio amico portoghese José Carlos Pereira Francisco, noto a tutti come Zeca, autore di un bel blog su Tex e del presepe che vedete nelle foto. Naturalmente un abbraccio particolare va ai sempre affettuosi lettori di Zagor (alcuni dei quali hanno realizzato il divertente panettone augurale con il simbolo dello Spirito con la Scure e hanno inviato in redazione alcune palle dorate con lo stemma del Re di Darwood da attaccare al nostro albero). Nel mio presepe, naturalmemte, ho messo la statuetta di Zagor in una capannuccia nella palude.

giovedì 23 dicembre 2010

QUATTRO AMICI E UN CLUB

Non posso assolutamente lasciar finire questo 2010 senza ricordare che sono passati venticinque anni da un evento che mi ha segnato la vita.

In realtà, gli eventi che cambiano la vita delle persone sono infiniti. Mio padre scelse un giorno di cercare fortuna vicino a Firenze lasciando il paese di montagna dov'era nato, e portò a valle la giovane moglie (mia madre) e il figlio di due anni (io) e questo fatto ha segnato la mia vita, ma in casa non lo abbiamo mai festeggiato. Una volta fui piantato da una certa fidanzata che lasciò il posto che occupava in una certa compagnia teatrale di cui facevo parte anch'io, e fu necessario trovare una sostituta: quella che arrivò divenne mia moglie. Una volta sono andato a un concerto di Umberto Tozzi e ci ho conosciuto, assolutamente per caso, la mia attuale compagna. Può anche darsi che una volta, decidendo di non fermarmi in una certa area di servizio a fare benzina, non abbia assistito a uno scambio di droga fra camorristi e non sia stato eliminato come testimone scomodo ed è per questo che sono ancora vivo. Tutto può essere.



Però, indubbiamente, la nascita del Club del Collezionista e della fanzine Collezionare che ne era espressione sono state alla base di tutta una serie di eventi, di amicizie, di esperienze, di collaborazioni da cui è dipeso gran parte del mio percorso umano e professionale. E se oggi scrivo questo blog e voi conoscete il mio nome quel tanto che basta per essere interessati a quel che vado raccontando, è anche perché venticinque anni fa io e pochi altri utilizzammo un vecchio ciclostile di una parrocchia di campagna per stampare in una cinquantina di copie una rivistina di otto pagine. Ho spiegato più volte, ma lo faccio di nuovo a beneficio dei nuovi arrivati, come lo scopo di questo blog non sia tenere un diario in pubblico, elzevirare sul senso della vita, raccontare facezie, sfogare gli umori, esibirmi in motti e strambotti o propormi come guru. Non cerco l'audience del momento, ma mi preme lasciare degli articoli in rete, nel caso un giorno a qualcuno possa interessare e faccia una ricerca, che testimonino qualcosa sul mio lavoro inteso in senso lato, dunque anche riguardo al modo con cui mi approccio all'universo di idee e di suggestioni da cui nasce quel che vado scrivendo, non limitatamente ai fumetti ma anche agli articoli, ai libri, al teatro e così via. Ho pubblicato un sacco di cose, ho conosciuto molte persone, ho studiato e analizzato il lavoro altrui, ma di molto non resterà traccia se non ne verrà fatta menzione in rete. Dunque, ecco qui il mio manoscritto nella bottiglia affidato ai naviganti del Web.


Quindici anni fa, nel 1995, quando Collezionare e il Club del Collezionista compirono il primo decennale, la rivista Dime Press, fondata e realizzata dallo stesso staff, dedicò un dossier all'anniversario.Ripubblico qui il mio articolo di quell'occasione e il pezzo che, a seguito del mio, aggiunse l'amico Francesco Manetti, anch'egli membro dello stesso equipaggio.


Per la cronaca, Francesco Manetti è quello che fa la faccia buffa nella foto d'apertura, risalente al 1989, in cui compaiono anche, fra gli altri, Alessandro Monti e Alfredo Castelli.


Dello stesso anno è la foto io cui io, Saverio Ceri e Alessandro Monti siamo con Marcello Toninelli e Paolo Di Pietrantonio. Più sotto ci vedete insieme ad Alessandro Pastore.


ERAVAMO QUATTRO AMICI A UN CLUB
di Moreno Burattini
da DIME PRESS (1995)


Non ci sono amicizie più salde di quelle tra persone che amano gli stessi libri.

Irwing Stone



C'è una data da festeggiare, ed è quella dell'uscita del primo numero di "Collezionare", avvenuta giustappunto nella primavera del 1985. Che cos'era "Collezionare"? Una semplice fanzine, una delle tante. Ma per chi vi scrive e per i redattori di "Dime Press", la fanzine per eccellenza, quella che ha segnato la nostra vita, che ci ha fatto conoscere e ci ha unito in un gruppo che da allora non ha mai cessato di lavorare assieme. Quella dalle cui ceneri è nata la rivista che state stringendo in mano.


La nostra è una piccola storia che, forse, vale la pena di raccontare. Per farlo, occorre tornare indietro nel tempo fino al 1985 quando Alessandro Monti e Simone Biagiotti, due giovanissimi toscani (all'epoca appena quindicenni) desiderosi di conoscere altri lettori e collezionisti di fumetti della loro zona (la pianura creata dall'Arno e del Bisenzio, fra Prato e Firenze), decisero di fondare un club che raccogliesse persone animate dalla loro stessa passione. I primi fumettomani in cui si imbatterono furono il sottoscritto ed Enrico Cecchi, di qualche anno più anziani di loro. Ci occorrevano dei locali e ottenemmo ospitalità dalla Parrocchia di S.Martino a Campi Bisenzio, che ci mise volentieri a disposizione una stanzetta per le nostre riunioni. Il passo successivo fu quello di dare alle stampe una piccola rivista amatoriale, che ci era indispensabile per far conoscere la nostra esistenza e la nostra attività. L'associazione fu chiamata "Club del Collezionista", la fanzine "Collezionare".
I fondi disponibili erano unicamente quelli ricavati dalla nostra autotassazione: perciò, il primo numero di "Collezionare" fu un vergognoso ciclostilato di appena quattro pagine stampato in 60 esemplari distribuiti gratuitamente fra amici e parenti. Coi numeri successivi (appena un po' rimpolpati in quanto a pagine, ma sempre malamente stampati e con tirature limitatissime) tentammo un esperimento: pregammo la signora Giuliana, titolare di un fornitissimo negozio di fumetti usati nel centro di Campi Bisenzio, di distribuire copie omaggio della fanzine ai suoi clienti più affezionati. Nuovi soci giunsero ad arricchire le fila del Club; tra essi, tre colonne dell'associazione: Leonardo Borgioli, Saverio Ceri e Francesco Manetti. L'autotassazione rese disponibili maggiori capitali, e "Collezionare" decollò.

La migliorata qualità della stampa e degli articoli, l'incremento della tiratura fecero sì che la rivista venisse recensita da "Fumo di China" e cominciasse a essere richiesta da appassionati di tutta Italia. Sulle pagine della fanzine avevo addirittura creato un personaggio a fumetti, Battista il Collezionista, le cui avventure venivano presentate su ogni numero ricevendo la divertita approvazione dei lettori: a illustrarle provvedeva l'allora sconosciuto Francesco Bastianoni, destinato a diventare una delle colonne di Nathan Never.In breve, il Club del Collezionista cominciò a raccogliere iscrizioni da ogni parte dello Stivale. Fu necessario uscire dalla clandestinità creando un'associazione legalmente riconosciuta, prendere in affitto una sede più grande, trovare un giornalista come direttore responsabile di "Collezionare".


Quando la fanzine campigiana cominciò a essere distribuita nelle librerie di tutta Italia, cominciarono a piovere proposte di lavoro per i suoi principali artefici. Francesco Manetti iniziò a tradurre fumetti americani, ottenne una rubrica sulla rivista Comic Art ed entrò nello staff organizzativo del Salone di Lucca; Alessandro Monti e Saverio Ceri cominciarono a pubblicare articoli su pubblicazioni di grande rilevanza come Bhang, Supercomics ed Exploit Comics; io riuscii a trovar spazio nelle scuderie di Sergio Bonelli e di Silver come sceneggiatore di Zagor, Lupo Alberto e Cattivik. Tutti noi, inoltre, facciamo parte del comitato organizzatore della Mostra di Prato (e abbiamo le mani in pasta in numerose altre iniziative).Purtroppo, ciò ha provocato l'infarto per il povero Club del Collezionista. Presi da impegni e responsabilità nell'ambito di progetto di più ampia portata, nessuno è riuscito a garantire una soddisfacente gestione dell'associazione, che pertanto è stata sciolta. Non per questo il gruppo ha cessato di funzionare: il quartetto Burattini-Ceri-Manetti-Monti cura tutt'oggi "Dime Press". Ma, vi garantisco, nessuno ha dimenticato i tempi, poveri ed eroici, degli esordi della per noi indimenticabile "Collezionare".



COLLEZIONARE
di Francesco Manetti
da DIME PRESS (1995)


Nel marzo del 1985 un gruppo di appassionati del fumetto stampa alcune copie ciclostilate di uno smilzo bollettino, organo del Club del Collezionista fondato circa un anno prima. E' il primo numero di Collezionare, destinato a un ristretto giro di amici e distribuito gratuitamente ai clienti di un negozio dell'hinterland fiorentino: i fondatori -Moreno Burattini, Alessandro Monti e Simone Biagiotti- non intendono proporsi nessuno scopo di lucro, interessati solo a offrire una tribuna ai giovani raccoglitori di giornaletti, francobolli, monete, conchiglie, minerali e tutto quanto si possa catalogare e tenere ordinato. Nel secondo numero (aprile 1985) le pagine passano da 8 a 12 e compare la prima striscia di Battista il Collezionista, interamente realizzata da Burattini.
La rivista comincia ad acquistare una certa consistenza dal n° 3 (maggio-giugno 1985), ma è l'uscita successiva (settembre 1985) che comincia a dare una chiara idea del prossimo indirizzo esclusivamente fumettistico della pubblicazione. Il n° 8 del gennaio 1987 esce dopo dieci mesi di silenzio, periodo in cui sembrava che la rivista dovesse sparire. Viene abbandonato il ciclostile e si annuncia la prima recensione su Fumo di China.
Col numero successivo (maggio 1987) Collezionare chiude il primo ciclo della sua vita, diventando una passione che ruberà sempre più tempo ai redattori, segnandone per sempre il futuro. Il vecchio "logo" viene sostituito nel settembre 1987 (n° 10) con una creazione grafica di Dante Bastianoni, che diventerà poi famoso come disegnatore di Martin Mystère e Nathan Never in Italia e di Fantastic Force per il mercato americano. Il via alla serie di copertine rigorosamente inedite verrà dato da Cavezzali. All'interno troviamo un enorme servizio su Magnus e le prime strisce di Battista disegnate da Francesco Bastianoni, gemello di Dante, pure lui destinato a un avvenire bonelliano con Nathan Never. Appare anche il primo articolo di letteratura fantastica, che porterà Collezionare sulla strada della multimedialità.


Il primo grande successo della fanzine è lo Speciale Alan Ford, un numero fuori serie di 100 pagine uscito nel dicembre 1987: analizzando le mille sfaccettature del celebre personaggio di Max Bunker il volume rimane uno dei punti di riferimento principali per chi vuole approfondire gli argomenti legati al Gruppo T.N.T. La fanzine fiorentina fu la prima in Italia ad affiancare alla numerazione regolare consistenti ed esaurienti monografie. L'ultimo articolo non fumettistico (Francobolli & C. di Biagiotti) viene inserito nella scaletta del n° 11 (gennaio 1988), dotato di copertina in cartoncino.


Il n° 12 (maggio 1988) consacra la vocazione della rivista per i comics e per i libri; nel dicembre dello stesso anno viene realizzato da Francesco Manetti il corposo Speciale Carl Barks in una tiratura limitatissima che viene subito esaurita: fu il primo saggio critico completo italiano sulla vita e l'opera del grande autore disneyano.


In contemporanea, frutto della collaborazione con la fanzine modenese Marvel Story, esce lo Speciale X-Men, scritto da Monti, Borgioli e Altariva, primo esempio di "join venture" fra due riviste amatoriali. Impropriamente conosciuto come lo "speciale Tex", il n° 13 (dicembre 1988) è stato senz'altro il più richiesto dai lettori.


Con un articolo di Moreno Burattini, Collezionare diventa l'unica pubblicazione in Italia a occuparsi assiduamente di Stephen King. Insieme al n° 13 vengono distribuiti i primi supplementi della rivista: i Cataloghi e Battista Adventures, la prima raccolta delle storie di Battista disegnate da Bardi e Bastianoni.Il computer e la stampa tipografica arrivano col n° 14 del maggio 1989, dopo oltre cinquanta mesi di "gavetta" (tirocinio sconosciuto alle fanzine degli anni '90, grazie anche alla rivoluzione informatica). Partono nuove rubriche: la posta e le informazioni dagli USA. Il direttore responsabile è Luigi Bernardi.


Nel luglio di quell'anno Collezionare organizza il primo Incontro dei Fanziners Italiani che ottiene un buon successo: le convention dei critici in erba verranno ripetute in altre parti d'Italia e porteranno alla nascita del Premio Comic World assegnato per la prima volta nel 1991 a Prato.


Col n° 15 dell'ottobre 1989 Collezionare cura maggiormente l'aspetto grafico e accoglie nella redazione Saverio Ceri. Debutta "La Biblioteca di Trantor" con le recensioni librarie del fantastico. Appaiono le prime "firme celebri": Marcello Toninelli e Mauro Boselli. Nello stesso mese esce una nuova iniziativa collaterale, Trading Post, un mercatino delle pulci del fumetto. Nel febbraio 1990 un'altra accoppiata di speciali: Zagor e Iron Man. Il primo, realizzato da Burattini, Monti e Manetti, ha richiesto due anni di ricerche e documentazione e, come nel caso delle altre monografie, si pone come unico lavoro critico sullo Spirito dello Scure a meritare la patente di completezza. Fu presentato in un'affollata Sala Conferenze di Prato in occasione del XIII Convegno Internazionale del Fumetto e del Fantastico. Anche lo speciale Iron Man, frutto della fatica di Leonardo Borgioli, ha avuto il meritato successo di critica e di pubblico. Questi due numeri fuori serie vennero stampati con copertina a due colori.

Il "logo" di testata cambia ancora -per l'ultima volta- con il 16° albo della collana (maggio 1990) che ospita un fumetto inedito di autori già affermati, Alex il Britanno di Barison e Toffanetti: per i contenuti e per la confezione, Collezionare n° 16 è sicuramente il migliore della serie regolare. La seconda raccolta di Battista esce nell'ottobre 1990, dopo il sodalizio fra Collezionare ed Exploit Comics avvenuto qualche mese prima. Prova ne sia l'interessante introduzione di Leonardo Gori.


L'ultimo numero "normale" della fanzine, il 18esimo, esce in occasione del primo (e unico) appuntamento autunnale della mostra di Pratilia nel settembre 1991, a quasi un anno di distanza dal fascicolo precedente (da notare, per quanto riguarda il n° 17, il referendum e il nome del nuovo direttore responsabile, Luca Boschi, uno dei più antichi amici di Collezionare): la redazione comincia a dare segni di stanchezza a causa dei numerosi impegni professionali, di studio e di lavoro.


A distanza di due mesi, nel novembre 1991, esce un numero doppio (19/20), il Tex Index 1-100 scritto da Gianluigi Angeletti e curato da Alessandro Monti, l'ultimo successo (ancor oggi richiestissimo seppur quasi introvabile) di quello smilzo bollettino nato sei anni e mezzo prima a Campi Bisenzio... Per Collezionare sembra giunta la fine della storia, dopo più di 30 pubblicazioni, speciali e supplementi compresi. "Il suo spirito, però," afferma uno della vecchia redazione "non è morto: chi vivrà vedrà." E difatti, nel 1992, lo staff redazionale di Collezionare vara Dime Press, la rivista di critica della Glamour interamente dedicata ai fumetti di Via Buonarroti di cui state leggendo il decimo appuntamento. The show must go on!



TUTTE LE COPERTINE DI "COLLEZIONARE"





Il mitico numero UNO!
Marzo 1985



















Il numero 2
(aprile 1985)






















Il numero 3
(maggio-giugno 1985)























Il numero 4
(settembre 1985)




















Il numero 5
(ottobre-novembre 1985)






















Il numero 6
(dicembre 1985)






















Il numero 7
(marzo 1986)























Il numero 8
Gennaio 1987























Il numero 9
(maggio 1987)




















Il numero 10
(settembre 1987)





















Il numero 11
(gennaio 1988)





















Il numero 12
(maggio 1988)























Il numero 13
(dicembre 1988)





















Il numero 14
(maggio 1989)
notare il vistoso errore in copertina






















Il numero 15
(ottobre 1989)






















Il numero 16
(maggio 1990)























Il numero 17
(novembre 1990)























Il numero 18
(settembre 1991)






















Il numero doppio 19/20
(novembre 1991)


SPECIALI ED EXTRA




















Il primo special di BATTISTA IL COLLEZIONISTA





















Il secondo speciale di BATTISTA IL COLLEZIONISTA





















Lo speciale IRON MAN




CATALOGHI e TRADING POST









































martedì 21 dicembre 2010

TUTTO IL RESTO E' NOIA

Data la data, vi parlerò di neve, di torte e di regali di Natale. Ma anche, più in generale, di gioventù bruciata, di videogiochi, di caccia al cinghiale, e delle cose belle della vita (escludendo la prima, di cui ho già trattato). Ma procediamo per gradi (qualcuno sottozero).
Se avete letto i commenti al post precedente, dove un video annunciava i preparativi per la grande festa a Scanno di sabato 18 dicembre, già sapete che non ho potuto mangiare la torta preparata dal maestro pasticcere Angelo Di Masso per i cinquanta anni di Zagor.
Come ho spiegato, la mattina di venerdì 17 (giorno inevitabilmente sfortunato per definizione) sono partito dalla Versilia già sotto un paio di centimetri di neve. Alle sette di sera ero ancora a Firenze, senza mai essere sceso di macchina se non per montare le catene. La foto sopra l'ho scattata con il telefonino e mostra una via di Lastra a Signa. Ho perfino trainato con il gancio uno sventurato in cinquecento che stava per abbandonare l'auto sullo svincolo di Scandicci. Visto che la carreggiata verso Sud era completamente bloccata per decine di chilometri da gente che, poi, ha dovuto passare la notte all'addiaccio sotto la tormenta, ho imboccato, entrando, la direzione opposta e sono tornato lentissimamente verso casa in un panorama siberiano. Ho fatto rientro poco prima di mezzanotte.
A Scanno, in Abruzzo, pochissima neve, clima perfetto, nessun problema. La festa c'è stata, anche se non così affollata come sarebbe stata se altrove, praticamente dovunque, a nord, a est e a ovest, non si fosse scatenato il blizzard. Così, ho fatto un collegamento telefonico parlando a tutti grazie agli amplificatori dell'impianto audio del palasport dove Graziano Romani stava facendo il suo concerto con una band locale di ragazzi in gambissima che hanno preparato i suoi pezzi e che il giorno prima avevano provato con lui. Pare che il mio intervento sia stato seguito e apprezzato: c'erano alcune scolaresche a cui mi sono rivolto e ho sentito applausi da stadio.

Ho promesso che sarei tornato a Scanno a luglio, e lo farò. Graziano Romani mi ha fatto un resoconto dai toni entusiastici della manifestazione abruzzese e dell'ospitalità del luogo, che pare sia bellissimo, un angolo di paradiso.
Bene, ricordatevi questa premessa perché ci torneremo in conclusione e adesso, dato che siete arrivati fin qui, seguitemi, se volete, anche se vi sembrerà che stia saltando di palo in frasca. Alla fine, tutto si terrà (spero).


Vi ho già parlato del mio file di appunti intitolato "Cose che tutti fanno e io no", e vi ho detto che le prime due voci dell'elenco sono: "non ho mai visto un film in 3D" e "non ho mai visto una partita di coppa". E' arrivato il momento di svelare la terza, che sicuramente mi farà escludere dal consesso dell'umanità: non ho mai giocato alla playstation. Ovviamente, ho visto altri maneggiare i manubri e più volte sono inciampato, rischiando di battere una boccata per terra, sui fili lasciati tesi fra il televisore e il divano. Ma io non ho mai provato a cimentarmi in uno dei videogiochi né, quel che è peggio, ho mai provato il minimo desiderio di farlo. Non è, ci tengo a dirlo, una cosa di cui vado fiero. Anzi, me ne vergogno profondamente. So bene che per il mio lavoro, o per capire ciò che passa per la testa ai miei figli, o anche soltanto per non sentirmi diverso dal resto del mondo, dovrei passare almeno qualche ora ogni settimana a giocare a Supermario. Ma nonostante i buoni propositi, trovo, inconsciamente, tutte le scuse per non farlo e rimandare a un'altra occasione.

Ora, che cosa noto vedendo i ragazzi di casa impegnati con la playstation? Noto che, per quel che posso capire io, si tratta di giochi estremamente monotoni. Il sabato che non sono andato a Scanno, ho visto i miei figli iniziare a giocare la mattina, ancora in pigiama, a un game in cui c'erano due tipi che si picchiavano, con grande spreco di effetti sonori: sock, smack, tump, swack, patapum. A turno, uno dei contendenti mandava l'altro, con un calcione, a sbattere contro una roccia, frantumandola. Quello si rialzava come nulla fosse, e tirava un calcione lui, facendo volare il rivale contro una roccia simile. E così via. Sock, smack, tump, swack, patapum. Sono uscito a prendere il giornale, sono tornato, e c'erano sempre i due che si picchiavano sock, smack, tump, swack, patapum. E' arrivata ora di pranzo, e abbiamo chiesto ai ragazzi di raggiungerci a tavola, e quando li ho chiamati era tutto un sock, smack, tump, swack, patapum. Dopo mangiato, i giocatori si sono rimessi subito a far scontrare i due nello schermo. Dato che avevo già disdetto la mia lezione di pianoforte del sabato, ne ho approfittato per fare un giro in centro accompagnando le donne di casa a fare shopping. Al ritorno, i maschi erano sempre lì con il manubrino in mano e sullo schermo c'erano sempre gli stessi a farsi volare contro le stesse rocce: sock, smack, tump, swack, patapum. A un certo punto è stato necessario convincere i ragazzi a togliersi il pigiama almeno per la cena e a smettere con il sock, smack, tump, swack, patapum. Ma sono convinto che se fosse stato per loro, avrebbero continuato tutta la notte.


Non vorrei sembrare retrogrado, misoneista o antitecnologico, ma a riflessione che mi è sorta spontanea è stata: va bene tutto, per carità, ed è giusto che ciascuno si diverta come crede, ma davvero un fumetto è tanto meno divertente di quel sock, smack, tump, swack, patapum lì? Davvero giocare alla play è così più emozionante che leggere Ken Parker, Zagor, Tex, Topolino, Dylan Dog, Maus, Akira, Asterix, o quel che volete aggiungere voi? Mah.

Stando alla mia esperienza, i videogiochi sono tutti un po' così: il giocatore si muove in uno scenario e si fanno avanti dei nemici con cui combattere, ovviamente da abbattere o distruggere. Procedendo per livelli, e dunque muovendosi in corridoi, labirinti, strade o quel che è, si abbattono o distruggono avversari sempre diversi e più forti finché si arriva alla fine del gioco dopo un certo numero di sock, smack, tump, swack, patapum. Ci sono varianti con scenari di guerra, o fantasy, o mitologici, magari si devono ammazzare degli alieni o degli zombi, oppure sparare a delle farfalle con bolle di sapone, ma sempre sock, smack, tump, swack, patapum è.
Perciò continuo a chiedermi: sul serio questa roba è meglio dei fumetti?

Vorrei essere chiaro: non ce l'ho con i videogiochi, e sono contento che ci siamo playstation in tutte le case e che i game shop vendano l'ira di dio. Ce l'ho, al massimo, con la monomania di chi ci gioca insensibile a ogni altra suggestione. O con la spocchia di chi, avendo in mano una scatola con un game, guarda sdegnato chi legge fumetti e li considera dei minus habens. Mi pongo, dunque, in conclusione, soltanto la domanda: perché dei ragazzi devono passare tutto il giorno davanti al patapum? Non si annoiano dopo, che so, un'ora e passano ad altro? Magari, appunto, a leggere?


Ci sono poi dei giochi in cui il protagonista, nei cui panni si identifica il giocatore, è cattivo. Per esempio, non è l'eroe terrestre che deve sparare agli space invaders, ma è l'alieno che deve uccidere tutti i terrestri. "Destroy all humans", credo si chiami uno dei game. In altri casi, il protagonista è un assassino inseguito dalla polizia, che deve farla franca. Nella fuga, il divertimento dei ragazzi consiste nel picchiare i passanti e ucciderli per strada in una pozza di sangue. Fermi tutti: non faccio il moralista (mai, io!), meglio che i ragazzi si sfoghino sui passanti virtuali che su quelli reali, mi viene soltanto da ridere pensando a quelli del Codacons che volevano far sequestrare Tex perché, secondo loro, istigava i giovani a fumare. Non so se sono stati sempre quelli del Codacons o quelli dell'Associazione Genitori, ma qualcuno ha fatto smettere persino le trasmissioni con i lottatori di Smack Down, quelle con i westler John Cena e Rey Mysterio: forse non sanno che nei giochi per la playstation ci sono ring dove tutti i colpi bassi sono permessi, e fra i ragazzi corrono liste di mosse segrete che consentono le vittorie più sleali, comprese quelle ottenute sfasciando sedie in testa all'arbitro. Comunque sia, anche i giochi con i delinquenti che ammazzano i passanti sono basati sul sock, smack, tump, swack, patapum. Siamo sempre lì. Che barba che noia che barba.

La cosa buffa è che se, per qualche motivo, la playstation è inutilizzabile o inaccessibile (si è guastata, è stata sequestrata dalla mamma per punizione, è andata via la corrente, si è smarrito il cavetto, siamo in montagna e non ce la siamo portata dietro, eccetera), i ragazzi sono persi! Sembrano zombi. Deperiscono. Dicono che si annoiano. Cioè, si annoiano non CON la play e con l'eterno ripersi dei sock, smack, tump, swack, patapum, ma SENZA la play. Questa è la cosa che più mi sembra incredibile. Personalmente, io mi annoio solo facendo la fila alla posta o dal dottore se non mi sono portato niente da leggere. Ma in circostanze normali, come fa una persona intelligente ad annoiarsi? Io non mi annoio mai. Basta avere un libro o un fumetto e non ci si annoia più. Si può guardare un film, fare una passeggiata, andare a nuotare, guardare il cielo e pensare, uscire con gli amici, camminare per strada e fare fotografie, cercare di conoscere una ragazza, suonare uno strumento, scrivere una lettera (magari su carta), dipingere. Davvero un ragazzo di quindici, sedici, diciassette anni si può annoiare senza la playstation?

Finisce così che se per Natale si va in giro a cercare dei regali, si scopre che per gli adolescenti non c'è niente di adatto se non la memory card o il nuovo gioco di sock, smack, tump, swack, patapum. Altrimenti, meglio dar loro dei soldi che si comprino quel che gli pare. Cioè, i nuovi giochi di sock, smack, tump, swack, patapum.

A questo punto, torniamo a Scanno. Dunque, costretto a collegarmi via telefono con il palasport e parlare alle scolaresche festanti che lo riempivano, il conduttore della manifestazione mi ha chiesto di spiegare ai ragazzi perché, secondo me, dei giovanissimi dovrebbero leggere fumetti. Semplice, ho risposto: perché i fumetti sono una cosa bella. E nessun ragazzo abbastanza furbo dovrebbe rinunciare a qualcosa di bello nella propria vita. Non si tratta di non giocare alla playstation, ma di godere di tutte le altre occasioni di piacere, di soddisfazione e di divertimento. Perché un ragazzo dovrebbe leggere fumetti? Beh, perché se non li legge è scemo, come lo sarebbe se non sentisse musica, non vedesse film, non mangiasse il gelato, non baciasse una ragazza, non guardasse un tramonto, non andasse a teatro. Per fortuna nella vita ci sono i concerti, gli spettacoli di piazza, la danza, la buona tavola, i musei, i libri e anche i fumetti. E non soltanto i sock, smack, tump, swack, patapum.