
Aggiungo, cosa che susciterà l'incredulità generale, di non aver mai visto neppure un film in tre dimensioni di quelli che hanno spopolato negli ultimi anni, neppure Avatar, che ho visto in DVD in un comune televisore. Dato che sono parecchie le curiosità di questo genere che mi riguardano, dopo aver letto in "Caos Calmo" le liste stilate dal protagonista ai giardini pubblici davanti alla scuola della figlia (del tipo "lista delle ragazze che ho baciato" o "lista delle compagnie aeree con cui ho volato"), ho aperto un file intitolato "Cose che tutti fanno e io no", giunto ormai verso la settantesima voce, in cui "non ho mai visto un film in 3D" è la prima. Ma torniamo ad Avarat. Come tutto ciò che disegna Ortolani, fa ridere. Parecchio.
Ma, e qui comincio ad arrivare al punto, ci sono in Italia in questi ultimi anni diversi autori di fumetti che a me fanno ridere, e parecchio. Potrei stilare un elenco in ordine alfabetico citando soltanto i primi dieci che mi vengono in mente: Giacomo Bevilacqua, Daniele Caluri, Andrea Camerini, Massimo Cavezzali, Sauro Ciantini, Lele Corvi, Federico Maria Sardelli, Enzo Scarton, Mauro Talarico, Roberto Totaro, (e mi scusino gli esclusi colpevoli soltanto di essermi venuti in mente dopo il decimo nome). Tuttavia è difficile trovare le loro vignette su carta, e bisogna cercarle in rete: ma non è la stessa cosa. A volte escono dei loro libri, ma sono appunto eventi occasionali.
A questa lista di viventi, potrei facilmente affiancare un elenco di grandi autori umoristici che non ci sono più, italiani e stranieri: Johnny Hart, Bonvi, Reg Smithe, Tom K. Ryan, Charles Schulz, Benito Jacovitti, Brant Parker, Chic Young, Skiaffino, Pino Zac. Oppure, tutti potremmo citarne altri vivi e vegeti, come Quino, Mort Walker, Bill Watterson, Jim Davis, Silver, Massimo Bonfatti, i fratelli Origone, Giorgio Cavazzano, Luca Novelli, Silvia Ziche. Mi sono limitato agli autori di strip o di storie brevi, perché volendo allora si potrebbero tirare in ballo tutti i Disney, e poi Uderzo, Peyo, Franquin, Ibáñez (l'autore degli esilaranti Mortadelo y Filemon) e chi più ne ha più ne metta. Non ci sono riviste, però, che pubblichino regolarmente neppure costoro.

A questa lista di viventi, potrei facilmente affiancare un elenco di grandi autori umoristici che non ci sono più, italiani e stranieri: Johnny Hart, Bonvi, Reg Smithe, Tom K. Ryan, Charles Schulz, Benito Jacovitti, Brant Parker, Chic Young, Skiaffino, Pino Zac. Oppure, tutti potremmo citarne altri vivi e vegeti, come Quino, Mort Walker, Bill Watterson, Jim Davis, Silver, Massimo Bonfatti, i fratelli Origone, Giorgio Cavazzano, Luca Novelli, Silvia Ziche. Mi sono limitato agli autori di strip o di storie brevi, perché volendo allora si potrebbero tirare in ballo tutti i Disney, e poi Uderzo, Peyo, Franquin, Ibáñez (l'autore degli esilaranti Mortadelo y Filemon) e chi più ne ha più ne metta. Non ci sono riviste, però, che pubblichino regolarmente neppure costoro.
Ma arrivo al dunque: tanti umoristi, mille personaggi, milioni di gag e di battute. E noi ci ritroviamo però quasi soltanto con il Rat-Man di Leo Ortolani. In edicola, da tempo, c'è poco da ridere. Mancano le riviste che una volta pubblicavano le strips: Eureka, Il Mago, Comix. C'è ancora Linus, è vero, ma è arduo trovarci da ridere fra tante pagine di politica. In fumetteria ci sono, per fortuna, ancora dei volumi.
Facendo la cronaca delle mie giornate lucchesi durante l'ultima edizione di Lucca Comics, ho elencato brevemente alcuni dei miei acquisti nei vari stand (sempre troppo affollati per poter essere visitati tutti con la dovuta calma). E dunque ho rammentato alcuni titoli. Per esempio, "Ti Amo e... 101 risposte bastarde", di Gaia Bracco, edito da Struwwelpeter. In ogni pagina c'è una ragazza che dice "ti amo" e qualcuno che le risponde. Le migliori risposte sono: "Vuol dire che me la dai gratis?" e "aspetta, spiegamelo con parole semplici". Battute tutte o quasi molto divertenti: che bello sarebbe stato, però, trovarle centellinare in una rubrica su una rivista. Già, perché le strip sono fatte per essere godute un po' per volta, a dosi massicce non funzionano più.


Un altro libro antologico è "Prove tecniche di megalomania", di Silvia Ziche, edito da Rizzoli Lizard, con protagonista la formidabile Lucrezia, trentenne complessata sempre in cerca del principe azzurro. L'autrice (bella e brava) è brillantissima nel tratto e geniale nel cogliere l'umorismo nelle sfumature psicologiche e se è impietosa con la sua eroina lo è ancora di più quando si cimenta nel raffigurare (e bersagliare) le tipologie maschili. Dopo aver letto un suo precedente libro, le dissi che mi riconoscevo in uno dei suoi ritratti di uomini e lei mi rispose con dolce perfidia che ciò non deponeva a mio favore. Ahimè, è proprio così. Comunque, anche Lucrezia la vedrei bene in una ipotetica rivista umoristica.

Sempre a Lucca ho preso, presso lo stand ANAFI, il bel volume "I miei fumetti", dedicato ai personaggi di Frank, alias Francesco Privitera, classe 1931, autore fra gli anni Cinquanta e Sessanta di decine di eroi di carta umoristici per bambini, come Frugolino, Miciolino o il cane Puffi, con uno stile personale e inconfondibile, che io ricordo di aver visto da bambino. Erano davvero altri tempi in cui l'edicola pullulava di testate riservate ai ragazzi o comunque "da ridere", da Pappagone a Jonny Logan, da Nonna Abelarda al diavolo Geppo, da Tiramolla a Trottolino.
E oggi? Oggi, ahimè, c'è poco da ridere in tutti i sensi. Pers

Se chiudo gli occhi mi vedo una testata mensile dove si ripescano, in maniera filologica, i classici come B.C. o Tommy Wack, Blondie o Brumilda, o capolavori come Gummer Street, ma anche Garfield e il Mago Wiz, Beetley Bailey e Hagar il Terribile, e accanto a questi le nuove strisce italiane. Ho provato a proporlo in giro, ma mi si dice che una rivista così non venderebbe una copia, a parte la mia. Peccato. Mi viene da piangere.