mercoledì 11 giugno 2025

LA LEGA DELLE SEI NAZIONI


 
Moreno Burattini
Darko Perovic
LA LEGA DELLE SEI NAZIONI
Sergio Bonelli Editore
2025, cartonato
72 pagine, 21 euro

Con “La Lega delle sei nazioni” la miniserie “Le Origini” giunge al suo ottavo episodio, su dieci previsti. I testi sono miei, i disegni di uno strepitoso Darko Perovic valorizzati dalla colorazione di Daniele Caramanico e Viola Coldagelli (coordinati da Emiliano Mammucari), la copertina porta la firma di Michele Rubini
 
 


Dopo aver ripercorso, nei primi sei volumi, l’arco narrativo che fu di “Zagor Racconta…” (un classico di Nolitta e Ferri del 1969), dal settimo in poi “Le Origini” ricostruiscono alcuni capitoli della vita di Patrick Wilding in cui lo Spirito con la Scure, vestiti i panni del giustiziere (una sorta di peacekeeper armato), affronta le sue prime avventure da eroe solitario, senza avere al suo fianco l’amico Cico, che incontrerà soltanto nel decimo volume. In questo periodo di “rodaggio”, Zagor comincia a consolidare la sua fama e a creare la propria leggenda. 
 
Un capitolo fondamentale è quello che vede nascere dell’amicizia fra lui e Tonka, sakem dei Mohawk, già visto (in un ruolo marginale) nell’episodio “L’eroe di Darkwood” (“Le Origini” n° 6). Gli eventi che portano i due a stringere un indissolubile sodalizio, pur nella diversità dei loro ruoli, sono narrati nel 1993 nello Speciale n°6, "La congiura degli dei", scritto da Mauro Boselli e illustrato da Carlo Raffaele Marcello. Perciò, la sfida per me e Darko Perovic è stata quella di realizzare un remake che raccontasse in 60 tavole, con qualche elemento di novità, quello che Boselli aveva narrato in 128, contando anche sulla potenza evocativa dei colori. Lo spiega bene un articolo apparso sul sito Bonelli,  “L’arte del remake”, come potete leggere cliccando sul titolo. 

 
Qui di seguito trovate un estratto della mia postfazione al volume, con qualche indicazione circa l’episodio successivo.

Dal primo volume della miniserie “Le Origini” fino al sesto, le storie che si sono susseguite hanno ripercorso la trama di “Zagor Racconta”, avventura datata 1969, scritta da Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli) e illustrata da Gallieno Ferri. Agli avvenimenti di quella memorabile narrazione retrospettiva sono stati intessuti i fatti del periodo in cui lo Spirito con la Scure si chiamava ancora Patrick Wilding e non aveva vestito i panni del giustiziere, noti grazie ad albi come “Darkwood Anno Zero”, “La leggenda di ‘Wandering Fitzy”, “La giustizia di ‘Wandering Fitzy” (ma anche raccontati al romanzo “Zagor” di Davide Morosinotto). Quasi un gioco a incastro, che però è servito a dipanare secondo un filo logico narrativo gli elementi di un vero e proprio “romanzo di formazione”, seguendo la genesi di un eroe dall’infanzia fino al momento in cui sceglie la missione a cui dedicare la sua vita. Lo stesso arco temporale, appunto, tracciato dai creatori del personaggio nel loro classico evergreen. Con il settimo volume de “Le origini”, però, abbiamo cominciato a uscire dal seminato: venuto meno l’ “ipse dixit” nolittiano, i punti di riferimento per proseguire il racconto sono stati cercati in quanto narrato da altri autori o del tutto immaginati ex novo. 

Che la narrazione abbia ampi spazi per proseguire, non ci sono dubbi: ci sono da raccontare tutti i mesi (o gli anni) in cui Zagor consolida la propria immagine e crea la sua leggenda presso gli abitanti di Darkwood, prima dell’incontro con Cico. Nel corso dei decenni (la saga si misura infatti su questo tipo di ordini temporali) sono stati numerosi gli albi che hanno raccontato alcune avventure del giovane Patrick o dei primi tempi vissuti da solo dal neo Spirito con la Scure, là nella capanna nella palude, in una sorta di interregno o “terra di mezzo”. Scegliendo quali di questi episodi inserire nei volumi della nostra miniserie destinata ad allungarsi proseguendo la numerazione fino alla decima uscita, ci è parso giocoforza inserire come settima puntata, indispensabile punto di passaggio, la narrazione dei fatti che hanno portato Zagor a costruire proprio su un certo isolotto in mezzo all’acquitrino il suo inconfondibile alloggio, e abbiamo attinto a quanto spiegato in una storia pubblicata sull’album di figurine dedicato dalla Panini all’eroe di Darkwood. Adesso, inevitabilmente, giunge il momento in cui raccontare come lo Spirito con la Scure e Tonka, il sakem dei Mohawk, si sono incontrati la prima volta stringendo una amicizia destinata a farsi indissolubile. 

Questi avvenimenti sono stati narrati la prima volta nello Speciale Zagor n°6, intitolato “La congiura degli dei”, datato 1993, sceneggiato da Mauro Boselli e illustrato da Carlo Raffaele Marcello. Quell’apprezzatissimo fuori serie contava 128 tavole, e chi l’ha letto sa quanto fosse denso di avvenimenti, al punto che volendo farne il puntuale remake, addirittura approfondendo certi snodi, sarebbero state necessarie il doppio delle pagine messe a disposizione dal formato de “Le origini”. La sfida per il nuovo sceneggiatore (il sottoscritto) chiamato a render conto di una trama tanto complessa è stata dunque quella di riuscire a farlo nella metà dello spazio, senza danneggiare il racconto originale. Giudicherete voi se l’obiettivo è stato raggiunto, ma sappiate che è a questa difficoltà che si devono alcuni cambiamenti (non sostanziali) dei fatti narrati. Del resto, come già accadeva in “Zagor Racconta”, ciò che si legge ne “La congiura degli dei” è la narrazione in flashback di qualcuno che rievoca i propri ricordi, e non sempre la memoria dice il vero, o le ricostruzioni sono precise, soprattutto se fatte da chi è stato emotivamente molto coinvolto in ciò che sta raccontando, in questo caso Tonka. Il prossimo volume de “Le origini”, invece, proporrà avvenimenti in gran parte inediti, a compensazione di quanto già noto, per quanto rielaborato, è contenuto in questo.
 
 

 


martedì 10 giugno 2025

DUE MINUTI DI SCENEGGIATURA

 
 
 

 
L'amico Davide Aicardi mi ha gentilmente ospitato, con una puntata speciale, sul suo podcast "Due minuti di sceneggiatura", nell'episodio del 17 febbraio. L'invito, e la sfida, era a raccontare la mia esperienza di sceneggiatore in due minuti (o poco più). Potete ascoltare il mio contributo su Spotify, cercandolo all'indirizzo indicato da questo link. Se volete, invece, leggerlo, eccolo trascritto per voi qui di seguito.
 
 
DUE MINUTI DI SCENEGGIATURA
di Moreno Burattini

Raccontare la sceneggiatura in due minuti dopo quaranta anni che sceneggio è una bella sfida ma non troppo diversa dal far stare una storia a fumetti in dieci tavole, o in quattro, in due, in una.
Cosa che mi è successo di dover fare.
Quarant’anni che sceneggio vuol dire anche che sono vecchio e probabilmente troppo vecchio per insegnare qualcosa ai troppo giovani, dato che quando ero piccolo il mondo me lo spiegavano gli anziani e ora che sono anziano io mondo me lo faccio spiegare dai miei figli. In pratica è una vita che del mondo non ci capisco niente.
Tuttavia, se proprio ci tenete al mio parere, per sceneggiare un fumetto servono due cose. La prima, avere un piccolo (o grande) talento di affabulatore.
Bisogna cioè essere bravi a inventare storie e, soprattutto, a saperle raccontare. Io non ho particolari talenti, probabilmente solo due, uno è raccontare storie e l’altro non si può dire.
Non so mettere le mani in un motore, non so ballare, non so giocare a tennis, però fin da piccolo mi sono accorto che sapevo inventare storie con un capo e una coda e se le raccontavo qualcuno mi stava a sentire. Saper farsi ascoltare vuol dire saper quanto farla lunga, quando fermarsi nel momento giusto, quando inserire una accelerazione magari brusca, quando una battuta.
Vuol dire descrivere personaggi interessanti e diversi fra loro, ognuno caratterizzato da una personalità e uno scopo, anche prendendoli in prestito dalle tante maschere della commedia dell’arte (si impara presto a manovrare figure archetipiche senza neppure essere coscienti di stare facendolo, istintivamente, sulla base di ciò che si è letto).
E qui arriviamo alla seconda cosa che è necessaria, anzi: indispensabile. L’aver letto. Non si sceneggiano fumetti se non si sono letti tanti fumetti. Di tutti i generi. Bisogna arrivare a pensare a fumetti, vedersi una tavola già disegnata (da un altro) prima ancora di averla scritta. Bisogna essere consapevoli che il fumetto ha una storia, che ci sono stati dei maestri immensi, dei giganti sulle cui spalle appoggiamo i piedi. Aver letto tanti fumetti e tanti maestri dovrebbe portarci alla consapevolezza che i fumetti si fanno appunto per chi li legge, e non per noi stessi. I fumetti raccontano una storia agli altri.
L’affabulatore è un cantastorie che raduna la gente del paese in una piazza e narra avventure. Poi passa con il cappello e riceverà tante più monetine quanto più avrà emozionato e divertito il suo pubblico. Perché i fumetti si fanno con uno scopo soltanto: trasmettere emozioni. Da noi, a chi ci legge. Con i tempi giusti, le pause giuste, le accelerazioni giuste. Così saremo letti e qualcuno di chi ci legge imparerà da noi i trucchi del mestiere. E così via, per l’eternità, da Omero a Zerocalcare.