E' in edicola il nuovo Maxi Zagor n° 28, "Gli uccisori di indiani". I testi sono miei, i disegni di Giuseppe Prisco, qui alla sua prova migliore. Il mio editoriale, pubblicato a pagina 4, lo presenta così.
Freccia
Rossa, il cui nome nella propria lingua è Satko, figlio del sakem Lupo
Nero, è un giovane Cherokee che ha
studiato da avvocato. La cosa può meravigliare soltanto chi non sappia come i
Cherokee avessero adottato il modo di vita dei bianchi, vivessero in case di
pietra, stampassero un loro giornale e avessero dei rappresentanti acculturati
in grado di rappresentarli presso le autorità degli Stati Uniti. Quando il
personaggio nolittiano fece la sua prima apparizione (su un albo a striscia del
1968 di cui vedete in basso la coperrina), però, pochi fra i giovani lettori
potevano essere al corrente di questa particolare realtà storica: Sergio
Bonelli usò dunque il pretesto di informare il pubblico su qualcosa di poco
noto, per stupirlo mettendolo di fronte a una situazione apparentemente
spiazzante, quale quella di un pellerossa vestito come un damerino e in grado
di sfoggiare un’invidiabile parlantina. Unici
indiani a scrivere e stampare libri nella propria lingua e protagonisti di uno
straordinario processo di civilizzazione, i Cherokee (che chiamavo se stessi
“il popolo migliore”) speravano di guadagnarsi il rispetto del governo di
Washington, ma non avevano fatto i conti con l’avidità degli uomini bianchi! Nel maggio del 1830, il presidente Andrew
Jackson firmò il famigerato “Indian Removal Act”, che stabiliva il
trasferimento di tutti i pellerossa degli Stati del Sud dai loro territori di
origine verso le pianure a ovest del Mississippi. I lettori di Zagor hanno
potuto leggere tre storie in cui lo Spirito con la Scure si confronta in modo
aspro con lo stesso Jackson (andandolo ad affrontare persino alla Casa Bianca)
e si unisce agli indiani in marcia lungo quella che loro stessi chiamarono “la
Pista delle Lacrime”. Si tratta della storia “La terra dei
Cherokee” (Zagor nn° 372 e 373), del Maxi n° 2 intitolato “La lunga marcia” e
del Maxi n° 14, “L’uomo nel mirino”.
Anche il celebre Sequoya, inventore dell’alfabeto con cui la sua tribù
scriveva nella propria lingua fu deportato con la sua gente, e che costò la
vita a migliaia di pellerossa. Nel
volume che avete in mano compaiono alcuni Cherokee che si sono sottratti
all’esilio dandosi alla macchia sui monti Appalachi (cosa che avvenne
storicamente) e oltre a Satko fa la sua ricomparsa il giornalista Craig Turner,
già visto in due delle precedenti avventure riguardanti il “popolo migliore” e
di recente ricomparso anche nella serie regolare. Infine, due parole di elogio
per Giuseppe Prisco, illustratore di questo albo e, a mio avviso, sempre più bravo.
Fra le annotazioni che si possono fare, va segnalata la prima volta di Zagor (almeno la prima volta che si è saputa) in una casa chiusa. Ovviamente il nostro eroe ci entra per pizzicare un avversario che sta inseguendo, e non il sedere di una ragazza, ma la scena mi sembra carina e ben riuscita: mi sono giunte soltanto reazioni positive. L'unica reazione negativa di cui ho avuto notizia (ma non dubito che ce ne siano state altre) è quella del lettore a cui ho risposto nel post precedente, che mi dà del "militante di sinistra" perché lo Spirito con la Scure si indigna assistendo a una asta di schiavi.
"Gli uccisori di indiani" ha anche l'ultima copertina di Gallieno Ferri, anche se si tratta di un suo vecchio disegno rielaborato in una porzione dello sfondo. Il prossimo Maxi, previsto per gennaio e ambientato a New York, avrà una cover (secondo me molto bella) di Alessandro Piccinelli.