martedì 10 aprile 2018

QUELLI CHE TUTTO SANNO




Una delle frasi più antipatiche da dire e da sentire dire, per quanto capisca che a volte possa sfuggire di bocca, è “Sergio Bonelli non l’avrebbe mai fatto”.
La si sente pronunciare talvolta da chi non approva questa o quella scelta della Casa editrice che porta il suo nome.
Ora, è nell'ordine naturale delle cose che si possa non essere d'accordo sulle scelte di qualcuno.  Però Sergio non è più tra noi dal settembre del 2011 e nessuno può pretendere di sapere che cosa farebbe o non farebbe se fosse vivo, e comunque arrogarsi il diritto di rappresentarlo.
I tempi in cui viviamo sono molto diversi da quelli di quando c’era lui.
Le decisioni e gli indirizzi presi da Sergio durante gli anni in cui era al timone si basavano sulla situazione esistente in quel periodo. Una situazione che, per esempio, poteva permettergli di comportarsi da "editore puro" (impegnato solo in campo editoriale), di non vendere pagine di pubblicità sui suoi albi, di occuparsi unicamente (o quasi) dell'edicola lasciando ad altri i volumi da libreria, e così via.
Oggi, come soltanto i ciechi o quelli in malafede possono non vedere, queste strade non sono più percorribili. Tempo diversi impongono scelte diverse.
Se poi non si capisce o non ci si rende conto di quanta differenza ci sia, a maggior ragione si farebbe meglio a non pronunciarsi.
Nella vita di tutti noi è capitato di dire, riguardo a qualcosa, "non lo farò mai" e poi ci siamo trovati a farlo; oppure di ammettere "una volta non l'avrei mai fatto, e invece oggi lo faccio". Ma anche: "non lo rifarei". 
Peraltro, non è neppure vero che Bonelli in vita sua abbia sempre tenuto un percorso in linea retta senza deviarne mai. Sergio era aperto alla sperimentazione (ha inventato “Un uomo e un’avventura” e le miniserie, per esempio). A volte diceva a lungo dei “no” categorici (“non faremo mai lo Zagorone”, “non faremo mai un team up”, “non tornerà mai Mefisto”) e poi il mutare dei tempi e dei pareri lo convinceva a trasformare quei “no” in “sì”.
E davvero "quelli che tutto sanno" (bravissimi a pontificare e a fare gli editori con le Case editrici degli altri) avrebbero saputo sempre prevedere le scelte di Bonelli? Di recente "lui non l'avrebbe mai fatto" l'ho sentito dire riguardo dell'albetto con Jovanotti. Poniamo il caso che nel 1996 agli interpreti del pensiero bonelliano fosse stato chiesto: "Sergio accetterebbe mai di realizzare una storia di Tex in cui Aquila della Notte incontra un personaggio umoristico disegnato come un uccello da cartone animato, con cui si mette a fare conversazione?". La risposta più probabile sarebbe stata: "no!". Eppure ecco che nel 1997 esce sulla rivista "Dodo" la tavola che vedete in apertura, non soltanto autorizzata ma addirittura sceneggiata da Nolitta.
Quindi: critichiamo pure quel che non ci piace, ma aggiungendo: "secondo me". Senza pretendere di sapere che cosa avrebbe fatto oggi qualcuno che non c'è più.