giovedì 25 febbraio 2021

LA GROTTA SACRA

 


Da giorno 11 febbraio 2021 è in distribuzione, negli shop on line e nelle fumetterie o nelle librerie (almeno in quelle più vispe, presso le altre si può ordinare), il quinto volume cartonato di "Zagor: le origini". Molto presto, entro aprile, uscirà il sesto e ultimo. "La grotta sacra" porta la mia firma per i testi e propone i disegni di una autentica guest star, Giovanni Freghieri (storico disegnatore di Dylan Dog e Martin Mystére), che ha saputo mettersi al servizio del personaggio restandone poi a tal punto conquistato da aver chiesto di poter disegnare altre avventure dello Spirito con la Scure (e lo abbiamo accontentato con la miniserie "Zagor Darkwood Novels"). Ls bella copertina è di Michele Rubini, i colori di Luca Saponti.
 
Il volume propone una versione rivista e corretta dello Speciale Zagor n° 13, “Darkwood Anno Zero”, dell’aprile 2001, disegnato da Gallieno Ferri e sceneggiato dal sottoscritto per celebrare i primi quaranta anni del personaggio. Tuttavia, sempre nell’ottica di unire in una unica narrazione i fatti del passato dello Spirito con la Scure disseminati in tutta una serie di pubblicazioni,  ci sono importanti elementi tratti appunto dal romanzo di Davide Morosinotto, "Zagor", oltre a precisi riferimenti a “La foresta degli agguati”, l’avventura di esordio. C’è infatti il primo, drammatico scontro con il malvagio Kanoxen, intenzionato a risvegliare gli spiriti del male: una lotta, quella fra i due, che rappresenta il banco di prova per tutte le imprese future dell'eroe.
 
"Darkwood Anno Zero" giunse a celebrare i quaranta anni dello Spirito con la Scure. Lo spunto di partenza era stato cercare di spiegare che cosa significhi il simbolo sulla casacca dello Spirito con la Scure, che rappresenta un’aquila stagliata contro il disco del sole. Io e Gallieno Ferri lo facemmo immaginando appunto l’incontro di Patrick Wilding con la bellissima Shyer, una strega indiana con il dono della chiaroveggenza, destinata a istruirlo sui misteri della spiritualità pellerossa e a investirlo della sua missione, aiutandolo a trovare il suo posto nella Ruota della Medicina.  Nella logica interna della miniserie, “La grotta sacra” serve appunto far confrontare Patrick Wilding con il lato magico della realtà e con la complessa spiritualità indiana. Indubbiamente il nostro eroe ha sempre dimostrato di conoscere bene l’indole religiosa dei pellerossa e l’intimo legame dei nativi con la magia più ancestrale, quella legata allo “spirito della terra”: bisognava capire chi lo avesse iniziato a certe conoscenze, dove essere acquisito la particolare sensibilità che Zagor ha sempre dimostrato. 
 

 
Che l'eroe avesse doti particolari quanto a "percezioni" lo si vede, peraltro, proprio nella prima avventura del 1961 (basterà guardare la striscia riprodotta qua sopra. . Nessun potere magico, per carità (Zagor non ne ha), ma certo anche il fatto di trovarsi sempre al centro delle più incredibili avventure testmonia una certa presposizione, una funzione da "catalizzatore".  In ogni caso, "La grotta sacra" è l'unico eoisodio, all’interno della miniserie, che potrebbero essere etichettato come “fantasy” (mentre nella serie regolare, come sappiamo, per una precisa scelta di Sergio Bonelli, ribadita più volte in molte interviste, le storie “fantastiche” si alternano con maggior frequenza a quelle “realistiche”).
 
L’importanza di Shyer nella saga zagoriana si capisce ancor meglio nel corso di altre storie, dove si spiega la sua appartenenza a una sorellanza risalente addirittura ad Atlantide, la stessa a cui rimanda il mito delle amazzoni, ma che ha le sue radici in tempi ancora più antichi, quelli in cui è nato lo sciamanesimo femminile. In “Darkwood Anno Zero” ancora Shyer sembra, per quanto carismatica e affascinante, ancora soltanto una sorta di strega, o di fata Morgana. In un altro racconto, “La progenie del male” (n° 550), pubblicato nella serie regolare nel 2011 e cioè in occasione del cinquantennale del personaggio, la sciamana viene inquadrata ina prospettiva assai più ampia e si preannuncia che Zagor si metterà alla ricerca delle Amazzoni, una comunità di donne guerriere di origine atlantidea, collegate alla sorellanza che il nostro eroe scopre a Machu Picchu, da cui si sono scisse in passato. 
 
Ne “La progenie del male” viene citata la "lingua degli antichi", ispirata da Umberto Eco che nel suo saggio "La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea" (1993) cita l'arcaica lingua aymara (un idioma andino parlato ancora oggi) per la sua struttura paragonabile a quella di un linguaggio informatico, al punto che sembra appunto costruita in laboratorio. La scrittrice spagnola Matilde Asensi ha dedicato all’argomento un romanzo molto avvincente, intitolato “L’origine perduta” (2003). Quando Zagor, ne “La progenie del male” comunica con la misteriosa "Matrice"  lo fa appunto parlando in aymara, che scopre di aver inconsciamente appreso proprio durante il suo soggiorno con Shyer, che lo ha reso depositario di conoscenze di cui lui stesso non è consapevole, destinate però a riemergere al momento opportuno (come accade, infatti, nel corso del lungo viaggio in Sud America, destinato a concludersi in Antartide, pubblicato sulla collana Zenith tra il 212 e il 2014). E sempre in quella lingua sono le arcane parole che Shyer pronuncia nel corso del rito con il quale, ne “La grotta sacra”, cura le ferite del giovane Pat. Per gioco, potete anche cercarne la traduzione. 
Su questo blog ne abbiamo parlato alre volte, per esempio  qui: http://morenoburattini.blogspot.com/2012/07/cuzco.html