martedì 12 aprile 2022

LO ZAGOR WESTERN DEI BEI TEMPI CHE FURONO

 



Scrive, con una bella lettera su carta che fa sempre piacere ricevere, un altrro lettore della prima ora, il quale (con garbo ed educazione) contesta le avventure fantastiche di Zagor che hanno preso il posto, a suo avviso, di quelle che tematiche western dei bei tempi che furono. A questo tipo di contestazioni ho risposto non una, ma mille volte. Tuttavia, senza convincere nessuno dedi fautori dello Zagor quale fumetto di trapper, indiani, trafficati di armi e mercanti di whisky. Il Re Di Darkwood in realtà è un personaggio talmente sfaccettato che ogni lettore se lo figura a propria immagine e somigliaza, e crede che tutti i lettori la pensino come lui. Difficilissimo lo sforzo di noi della redazione per accontentare tutti perché poi scrivono ache quelli che si stufano del western (proposto in pari misura) e vorrebbero storie horror o fantasy. Anche se si tratta di ribadire concetti detti e ripetuti, rendo pubblica la mia risposta - assolutamente generica - nella speranza che sia interessante (non pretendo che sua convincente) per quacun altro.

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Caro amico
la ringrazio per la lettera che ci ha spedito e che abbiamo letto con ponderata attenzione, al pari di tante altre di segno opposto, perché i gusti dei lettori sono vari ed è un fatico esercizio di equilibrio cercare di accontentare tutti – sforzo che, comunque e in ogni caso le assicuro facciamo. Le sue osservazioni verranno tenute in grande considerazione – come quelle di tutti i lettori che ci scrivono.


Le cita l’esempio di Tex come di personaggio in cui predomina (e ciò corrisponde ai suoi gusti) l’avventura realistica (tipicamente western) e più rari sono gli excursus nel fantastico (scrivo questa lettera, però, proprio mentre è appena iniziata un lunga avventura in ben sette albi con un nuovo scontro con Mefisto). Tuttavia c’è da notare come Zagor venne creato da Guido Nolitta in perfetta contrapposizione a Tex, perché non si creasse una concorrenza interna: Tex viveva storie ambientare nel Sud_Ovest, Zagor nel Nord-Est (scenari e popoli indiani del tutto diversi); l’epoca storia che fa da sfondo è distante 35/40 anni (con tutto ciò che questo comporta), ma soprattutto estremamente diversa è l’impostazione delle due serie: quasi del tutto realistica quella di Aquila della Notte, regno della contaminazione e crocevia dei generi quella dello Spirito con la Scure. Nelle avventure di Zagor si mescolano western, avventura, umorismo, fantascienza, horror, romanzo storico, fantasy, racconto di viaggio… e questo fin dai primissimi albi (basterà pensare ai pigmei del villaggio aereo al servizio di Marcus, o a Hellingen e Titan, a Iron Man, all’Uomo Lupo, all’Uomo Tigre, a Kandrax il Mago, al Re delle Aquile, agli Akkoniani… eccetera eccetera. 

 In numerose interviste (che forse lei non conosce – ma che se ritiene posso farle leggere) rintracciabili dovunque, Sergio Bonelli dichiara questo suo intenti di differenziazione da Tex in favore della maggiore varietà di generi da lui proposta sulle pagine di Zagor. Continuare ne l solco della direzione indicata dal Sergio impegna noi (umili e modesti continuatori della sua opera) a continuare ad alternare fantastico e realistico. Poi, si sa: essendo lo Spirito con la Scure personaggio ogni lettore crede che esista un “suo” Zagor (quello del trapper per qualcuno, quello che lotta contro i mostri per gli altri) e si lamenta se, per accontentare chi la pensa diversamente, qualche avventura è di genere diverso.


Lei sostiene che c’è un eccesso di fantastico rispetto ai primi tempi di una saga lunga sessant’anni, e lamenta che questo tipo di fantastico è diverso da quello delle origini. Ora, più volte in certi miei interventi (articoli sul mio blog, interviste, video su YouTube) ho spiegato e dimostrato che questa predominanza del fantastico sugli altri generi è più percepita che reale (una volta ho compilato persino una statistica) dai fautori dello Zagor che (secondo loro) si dovrebbe occupare più di mercanti darmi e di trafficanti di whisky invece che esplorare, magari un a zona misteriosa infestata dagli spiriti. In realtà, come ho cercato si spiegare più volte per ogni dove l’alternanza fra realistico e fantastico è (quanto meno nei nostri intenti), il più possibile equilibrata nel rispetto dei gusti di tutti (mai credere, errore di molti lettori, di ritenersi interpreti e depositari dell’intera comunità dei lettori – comunità peraltro piena di entusiasmo, di associazioni, di club, di forum, come forse lei sa, o forse no). 

Però mi lasci concludere questa parte del ragionamento ribadendo l’ovvio: sessant’anni di storie (non solo i vent’anni nolittiani) hanno caratterizzato Zagor in un certo modo: se qualcuno preferisce storie western, può leggere solo quelle o dedicarsi alle avventure di Tex, che sono lì anch’esse per accontentare altri gusti e altri lettori. Di sicuro non possiamo trasformare Zagor in un fumetto diverso da quel che è, da come è stato creato, da come si è proposto nel corso degli anni. Fermo restando che alterniamo, come già detto, un po’ tutti i generi (con grande felicità di molti lettori che apprezzano, diversamente da lei, la grande e imprevedibile diversità di proposte).


Lei dice qualcosa anche riguardo alla diversità delle storie di oggi, anche di genere fantastico, rispetto al modo in cui certe materia erano affrontate da Nolitta. Il Vampiro di oggi, secondo lei, è diverso da quello degli anni Settanta. Ma, mi permetto di far notare, anche i vampiri del cinema di oggi sono diversi da quelli del cinema di cinquant’anni fa. James Bond di oggi  è diverso da quello dei tempi di Sean Connery. I TG di oggi sono diversi, sono diverse le pubblicità, i quotidiani, le forme di comunicazione e le fiction. Davvero lei vorrebbe che Zagor fosse rimasto cristallizzato ai tempi di Nolitta? Che il Vampiro facesse le stesse cose? Non avremmo dovuto adeguarci, gradatamente, agli anni che passano, cercando, con moderazione, nuove strade e nuove suggestioni, nel tentativo di sorprendere i nostri lettori? I personaggi cristallizzati sono quelli che sopravvivono solo grazie alle ristampe per noi nostalgici (mi ci metto anch’io). Non si tratta di accontentare i giovani, si tratta di parlare il linguaggio dei tempi, e comunicare così come si comunica oggi, sia tra vecchi che tra giovani. Secondo lei il Tex di oggi è uguale a quello del 1948? E se lo fosse, venderemmo di più e avremmo più successo. Secondo me, lo Zagor di oggi Zagor è molto più simile a quello di Nolitta di quanto il Tex di oggi assomigli a quello di Giovanni Luigi Bonelli. Poi ognuno giudicherà da sé: in ogni caso, fermarsi significa morire.


Riprometto, ripeto, attenzione massima nel non eccedere nel fantastico (giuro che trattengo gli dsceneggisatori che scalpitano invece tutti quanti in quella direzione). Proprio nel mese di maggio inizierà, è vero, una avventura fantasy ma che si ricollega a una storia del 1981 scritta da Tiziano Sclavi (quindi non proprio una innovazione ma un recupero di tematiche già presenti in epoca nolittiana – Nolitta scrisse l’ultima storia di Zagor nel 1983, seguendo comunque tutte le altre fino alll’anno della sua morte, nel 2011), ma poi per un anno intero non avremo nessuna storia fantastica sulla Collana Zenith. Del tutto western sarò lo Zagor Più prossimamente in edicola, così come quasi completamente con protagonisti pistoleri e cowboys è lo Speciale appena uscito. Idem per il Color di agosto e per lo Zagor bis stivo. Cerchi di apprezzare, se ci riesce, la tradizionalità di questi racconti, sopportando eventuali excursus fantastici che saranno apprezzati da altri. Se vuole approfondire l’argomento, oltre a cercare i miei interventi sul blog “Freddi cane in questa palude”, può trovare esposte queste e molte altre argomentazioni nel mio libro “Io e Zagor”, edito da Cut-Up Publishing.

Cordiali saluti
Moreno Burattini