martedì 19 dicembre 2023

DI LETTERE INCREDIBILI CHE ARRVANO



Credevo di averle viste e sentite proprio tutte, ma mi sbagliavo. Del resto sui social si legge l'impossibile e l'incredibile può arrivare anche per lettera. Ancora adesso non ci credo e penso si tratti di uno scherzo. Giudicherete voi, da parte mia mi limiterò a esporre i fatti.

Comincerò da un breve antefatto, riguardante  “La capanna nella palude”, una storia che nasce da un breve racconto (in prosa) da me scritto per un albetto celebrativo di Gallieno Ferri in occasione di una mostra a lui dedicata al Castello di Santa Margherita Ligure nel novembre del 2014. Lo stesso racconto venne poi raccolto in un volume con altri tre (sempre miei, sempre in prosa, sempre con protagonista Zagor), intitolato “La capanna nella palude e altre storie”, pubblicato nel 2016 da Cartoon Club. Più di recente, nel 2021, ne è stata fatta anche una edizione in audiolibro destinata al catalogo Storytel Italia. 
 
 

Stefano Bidetti, scrittore e curatore di una rivista dedicata a Zagor e realizzata da un gruppo di appassionati, nel 2015 aveva però già utilizzato il mio testo come soggetto di una sua sceneggiatura affidata alla mezzatinta di Marcello Mangiantini, apparsa su “SCLS Magazine” n° 11.  Infine, nell’ottobre del 2023 questo breve episodio, nella versione a fumetti, è stato raccolto nello Speciale Zagor n° 37, che proponeva quattro avventure dello Spirito con la Scure ritenute “introvabili” perché mai distribuite in edicola e stampate in tiratura ridotta.
 
 
 
Di che cosa parla “La capanna nella palude”? Trattandosi di una storia scritta in occasione di un evento dedicato a Gallieno Ferri, ho immaginato che Zagor incontrasse un antenato del disegnatore in viaggio nella foresta di Darkwood, Pietro Ferri, gli salvasse la vita, e quindi l’italiano promettesse di parlare dell’eroe a tutti i suoi figli e tutti i suoi nipoti. L’idea era quella di lasciare immaginare che Gallieno Ferri avesse sentito tramandare dai suoi avi il ricordo dello Spirito con la Scure, realmente incontrato da un suo trisnonno. C’è da notare che Pietro Ferri era il nome del padre di Gallieno (ho ipotizzato, solo per scopi narrativi, che si trattasse un nome ricorrente in famiglia). Ora, si sa (perché il Ferri disegnatore lo ha raccontato in varie interviste, perché è scritto in tutte le sue biografie, perché io stesso ne ho scritte una) che la famiglia Ferri è originaria di Parma. Pietro Ferri faceva il carabiniere, era stato mandato a Genova per motivi di servizio, a Genova era nato Gallieno, ma il casato ha radici parmensi.
 
 
Nel mio saggio, scritto con Graziano Romani, intitolato “Gallieno Ferri, una vita con Zagor” (Coniglio Editore) si legge quanto segue:

Il padre, Pietro, apparteneva all’Arma dei carabinieri. Di origini emiliane, nativo di Langhirano, in provincia di Parma, Pietro Ferri aveva conosciuto Rosa Giraud, la sua futura moglie, a Borgotaro, dove la famiglia di lei gestiva una pasticceria. Il cognome francese della madre risale probabilmente a qualche personaggio legato alla corte di Maria Luisa d’Austria, ex moglie di Napoleone, che dopo il congresso di Vienna ebbe in sorte di regnare sul ducato di Parma, dimostrandosi sovrana illuminata. Per motivi di servizio, Pietro Ferri andò cambiando residenza nel corso degli anni, spostandosi gradualmente dalla pianura padana verso la Liguria: prima fu destinato a Fiorenzuola d’Arda, in provincia di Piacenza, poi a Busalla, nella valle Scrivia, in provincia di Genova; quindi a otto chilometri dal capoluogo, nella caserma di Rivarolo.

Per questo motivo, ne “La capanna nella palude”, Pietro Ferri dice a Zagor non solo di essere italiano ma di essere originario di Parma. Essendo, nella finzione, un antenato di Gallieno, che cosa avrebbe dovuto dire? Se si voleva rendere omaggio al creatore grafico dell’eroe di Darkwood immaginando un incontro tra un suo avo e lo Spirito con la Scure, questi avrebbe dovuto necessariamente essere della parmense, dato che negli anni Trenta del diciannovesimo secolo i Ferri non si erano ancora trasferiti in Liguria. Fin qui, mi sembra tutto chiaro e pacifico.

Giunge però in redazione una lettera anonima (la vedete nella foto in apertura) il cui autore, palesandosi visibilmente indignato, dichiara: “Con mio grande rammarico, smetterò per sempre di acquistare le storie di Zagor”. Vi chiederete quale sia la pietra dello scandalo. Che cosa ha fatto arrabbiare l’anonimo ex-lettore? Ricopio le sue motivazioni.

Nell’ultimo Speciale n° 37, esattamente nelle storie brevi si parla di Pietro Ferri di Parma. Parma??? Mi sono veramente indispettito amareggiato. Perché è stata nominata questa città che per il fumetto non ha quasi mai contribuito? Se si doveva scegliere proprio una città dell’Emilia era più corretta nominare Reggio Emilia e non Parma. Essendo io un Reggiano, sono stanco di vedere Reggio Emilia scavalcata sempre da Parma, anche in questa occasione.

Che fra Parma e Reggio Emilia non corresse buon latte, lo sapevo (e pensando al Parmigiano Reggiano o al Parmareggio la cosa mi ha sempre divertito). Ho citato poco sopra, però, Graziano Romani, il musicista (autore e interprete dell’album “Zagor King of Darkwood”), che ha scritto con me la biografia di Gallieno Ferri: ebbene, Graziano è per l’appunto di Reggio. Lo vedete qui sotto (un reggiano e un parmense insieme). A questo punto, sapete tutto. La domanda che mi pongo, e che vi pongo, è: si tratta di uno scherzo, o che?