domenica 26 novembre 2023

LE STORIE DI DRUNKY DUCK

 
 

 
E’ uscito da qualche giorno in edicola “Le storie di Drunky Duck”, undicesimo numero della testata Zagor Più (novembre 2023). Vedete qui sopra la copertina di Alessandro Piccinelli, che cita quella del classico “Zagor Story”, illustrata a suo tempo da Gallieno Ferri. Si tratta della decima raccolta de “I racconti di Darkwood”, la serie-nella-serie inaugurata nel settembre 2017 con il Maxi Zagor n° 31, che proponeva cinque storie brevi contenute in una “cornice” narrativa che le presentava e giustificava, fungendo da sesta storia autoconclusiva essa stessa. L’iniziativa permetteva a autori ospiti (sceneggiatori e disegnatori) di confrontarsi con la leggenda dello Spirito con la Scure, godendo di maggiore libertà espressiva quanto a impaginazione delle tavole, nel rispetto, comunque, della tradizione zagoriana.
 
Traccerò qui di seguito una brevissima cronistoria di questo tipo di proposta, per arrivare poi, molto velocemente, a dire la mia sull’uscita più recente (con qualche stoccata polemica in risposta a fendenti altrui)

Nella prima antologia, tanto perché le cose fossero subito chiare,  vedemmo Zagor disegnato da Lola Airaghi, Dante Bastianoni e da Romeo Toffanetti, giusto per citare i nomi di alcuni illustratori; ma ci fu anche il ritorno di Marcello Toninelli e l’esordio di Gabriella Contu e Paolo Di Orazio alla scrittura dei testi.  L’esperimento venne accolto con favore. Così, nel gennaio del 2019 “I racconti di Darkwood” tornarono in edicola con il Maxi n° 35, “Brividi da Altrove”, che vide l’esordio di Stefano Voltolini (giunto nel nostro staff dopo essere stato una colonna de “Il Giornalino”) quale autore della “cornice”, incarico che da allora in poi gli sarebbe stato sempre riconfermato. Seguirono altri due Maxi antologici, poi “I racconti di Darkwood” si trasferirono sulla nuova collana “Zagor Più”, inaugurandola con il n° 1, “Le storie di Molti Occhi”, nel maggio 2021. Il resto è cronaca recente, dato che gli albi con i racconti brevi si alternano, nella cronologia della testata, con quelli che contengono una sola avventura lunga, differenziati fra loro anche dal colore in costolina.

Contando anche gli episodi contenuti ne “Le storie di Drunky Duck”, il totale delle short stories proposte fino ad adesso è di ben cinquantasei, che offrono un autentico campionario di mani diverse, interessanti da mettere a confronto fra loro, con nomi ben noti ai lettori zagoriani perché parte dello staff, e molti altri provenienti da esperienze diverse. “Le storie di Drunky Duck” vede l’esordio zagoriano di Elisabetta Barletta, un’altra mano femminile ("Cassidy", "Saguaro"), e dello sceneggiatore Davide Rigamonti, di recente visto alla prova sulla miniserie “Odessa”, però arriva per la prima volta su Zagor anche il veterano Gino Vercelli, noto soprattutto per i suoi Martin Mystére. Altri sorprendenti autrici e autori al loro debutto alle prese con Zagor ci aspettano nella prossima antologia. 
 
 
 


Dato che è consuetudine di questo blog che io mi segnali e commenti quel che di mio esce in edicola, eccomi a farlo. Ne “Le storie di Drunky Duck” ci sono due diverse sceneggiature a mia firma. Una, è la “cornice” (che ha comunque una struttura a sé stante e a sé bastante e funge da quinto racconto leggibile in autonomia), illustrata dal sempre più a suo agio Stefano Voltolini. La seconda è “La follia di Zagor”, affidata alle sapienti mani di Denisio e Nando Esposito. In questo episodio c’è una scena destinata a colpire il lettore e a lasciarlo, per quanto possibile, senza fiato: Lo Spirito con la Scure spara a Cico e lo uccide. Non siamo di fronte a una messinscena, non è un sogno, c’è qualcuno che va a verificare, toccando il cadavere, che proprio di morte si tratta. Ovviamente c’è un trucco, come quello di un prestigiatore. Chi legge, almeno in teoria, dovrebbe incuriosirsi e voler scoprire come sono davvero andate le cose.
 
Vediamo nella recensione del blog “Zagor e altro” che cosa ne pensa Marco Corbetta. Per leggere cliccate sul link.

Riguardo al punto di cui stiamo parlando, il recensore scrive:

Il primo racconto narrato da Drunky Duck, “La follia di Zagor”, spiazza davvero i lettori (che comunque possono ovviamente presumere che l’omicidio di Cico da parte dell’amico nasconda un “trucco”) per buona parte della narrazione. Il bello è scoprire come lo sceneggiatore riesca a motivare la morte di Cico che appare davvero reale!

E’ del resto lo stesso modo di procedere di autori di gialli che depistano i loro lettori: senza volermi paragonare a loro, ma solo per citare due nomi di culto (da me apprezzatissimi), basterà ricordare Agatha Christie e John Dickson Carr. Quando nelle pagine finali dei loro romanzi si arriva alla spiegazione, per il lettore è il momento più bello. Il racconto “La follia di Zagor” non è neppure un vero giallo: c’è un sottofondo da spy-story, poi un intreccio drammatico finché tutto si spiega con una breve sequenza di quattro tavole su quaranta. Se qualcuno è in grado di apprezzare il gioco di prestigio, bene, altrimenti si può rapidamente passare al racconto successivo, di pura azione. In genere si fa così. 
 
Non si può neppure dire che sia strano che Zagor appaia protagonista di un episodio un po’ diverso dal solito, perché, come ben sanno gli appassionati, le avventure dello Spirito con la Scure sono il crocevia dei generi più disparati e della “contaminazione”: chi segue l’eroe di Darkwood non sa mai cosa aspettarsi dal racconto successivo, si potrebbe essere portati per mare o spinti in un deserto. Riguardo al giallo, ricordo che siamo partiti proprio rammentando “Zagor Story”, la cui copertina è stata volutamente citata da Piccinelli, e che è un vero e proprio giallo con tanto di spiegone finale con il quale Nolitta svela l’identità dell’insospettabile assassino.
 
 
 

Eppure, ci sono alcuni che non apprezzano la varietà dei generi. E’ il caso di un detrattore che, riferendosi a “La follia di Zagor” l’ha drasticamente commentata con “da denuncia” proprio sulla mia pagina Facebook (ci sono tanti bei posti in Rete dove poter dir male degli altri, perché mai voler utilizzare proprio il mio piccolo spazio per dir male di me non lo capirò mai - in ogni caso, complimenti, "da denuncia" non me lo aveva detto mai nessuno, e sì che me ne hanno dette di tutti i colori). Non rammento puntualmente il resto delle parole dello stroncatore ma mi pare che il senso fosse più o mano questo: ho deciso che d’ora in poi comprerò soltanto Diabolik. Al che ho risposto: mi pare un ottimo proposito. 
 
Cercando di decifrare quel che si voleva dire, mi sembra di capire “se volevo leggere un fumetto in cui si mettono in atto piani criminali che poi necessitano una spiegazione, leggevo il Re del Terrore”. Il che, al netto delle opinioni personali, mi sembra una bizzarria. Allora, secondo il nostro arguto commentatore, se Zagor vive un’avventura western si potrebbe leggere  Tex, se ne vive una horror si potrebbe leggere Dylan Dog, se si contamina con la fantascienza si potrebbe leggere Natan Never, se si entra nel regno del fantasy si potrebbe leggere Dragonero. Viene da chiedersi che tipo di avventure possa vivere il nostro eroe senza che a qualcuno venga voglia di leggere qualcos’altro. Peraltro, come si è detto, avendo a che fare con un personaggio che da sempre passa da un genere all’altro, trovando proprio in questo passaggio la sua ragion d’essere e il motivo del suo sessantennale successo. Mah.
 
 

 

Leggendo la recensione del blog “Zagor e altro”, c’è un altro spunto di riflessione offerto dalle parole finali di Marco Corbetta:
 
In conclusione, anche questa volta il mio giudizio sui “Racconti di Darkwood” contenuti nel volume è nel suo complesso sostanzialmente positivo, nonostante molti critichino le storie brevi e preferiscano quelle di maggior respiro. Sarà che ultimamente ho meno tempo per leggere, ma mi trovo sempre più a mio agio nell’affrontare “short-stories” che non avventure che si dilungano per mesi…

Si parla di “molti” che criticano le storie brevi preferendo quelle più lunghe. Come al solito, i “molti” sono (naturalmente) i più chiassosi. Basta che su un forum o un gruppo di discussione ci sia un gruppetto che si inalbera, si finisce per sentire soltanto la loro voce. Sembra quasi che il parere di alcuni debba diventare legge: se a me (capopopolo) non piacciono le short stories, non devono essere più pubblicate. In realtà basta aspettare lo “Zagor Più” successivo, perché a ogni antologia di “Racconti di Darkwood” segue un balenottero con una storia lunga. Mi pare molto semplice, benché ci sia chi non ci arriva. Lasciamo le storie brevi a chi le apprezza, non pretendiamo che la Casa editrice produca soltanto ciò che piace a noi. Il nostro intento è di offrire una varietà di proposte adatte a tutti i gusti, ognuno scelga ciò che preferisce. Anzi, “I racconti di Darkwood” sono pensati proprio per piacere a quanti più lettori possibili, visto che ogni albo mette a disposizione stili e autori diversi.  Mi chiedo peraltro se i detrattori delle storie brevi abbiano mai letto racconti come "Brezza di Luna" da cui è nata addirittura la miniserie "Zagor Darkwood Monitor". E se non l'hanno fatto, perché negare che ci possa essere del buono nelle storie bevi? Mah.

 

 

Ma è poi vero che i lettori non gradiscono le storie brevi? Proprio in questi giorni ho letto il n° 24 della rivista “Zagorianità”, che pubblica i risultati di un sondaggio tra gli appassionati, chiamati a esprimersi su quale sia la collana “fuori serie” più apprezzata, scegliendo fra una decina di possibilità. Risultato? Vince la testata “Zagor Più”, con al primo posto sul podio la versione “storia lunga” seguita al secondo posto dalla versione “Racconti di Darkwood”. Quindi, le storie brevi sono preferite persino ai Color o ai tradizionalissimi Speciali.

Voi saluto suggerendovi, se volete ascoltare un commentatore pacato e ragionevole, di guardare o ascoltare questa recensione rintracciabile su TouTube.