sabato 25 maggio 2024

VERSO UN OSCURO DESTINO

 

 
 
All'inizio del mese di maggio è uscito in tutte le (poche rimanenti) edicole italiane lo Zagor n° 706 (Zenith 757), intitolato "Verso un oscuro destino". I testi sono miei, i disegni di Marco Verni. La copertina di Alessandro Piccinelli, colorata da Roberto Piere, cita e omaggia quella di Gallieno Ferri de "I cacciatori di uomini" (Zagor n° 29). Si tratta della quarta puntata di una lunga saga in sei parti iniziata nel  febbraio 2024 con l'albo "Supermike!", di cui abbiamo parlato a suo tempo in questo stesso spazio: cliccate sul testo colorato per leggere o rileggere ciò che ci eravamo detti. La stessa  cosa (l'averne parlato e la possibilità di leggere o rileggere) vale per la seconda puntata, "I guerrieri di Tumak", per la terza, "Lo Spirito giallo".
 


Commentando le tre puntate precedenti, ogni volta ho ribadito il concetto che prima di dare un giudizio converrebbe aspettare il finale. Questa raccomandazione vale più che mai per questa quarta parte, che è la più interlocutoria di tutte. Infatti, dopo aver posto le premesse di quella che sarà la rivincita pretesa da Supermike, una sfida che avrà luogo nei due albi a seguire, e aver mostrato come lo Spirito Giallo è riuscito a organizzare la gara nella Radura della Piccola Acqua durante il raduno di primavera dei sakem di Darkwood, davanti a una platea di spettatori tenuti in ostaggio, adesso si tirano le fila e si prepara la scontro.
 
Un plauso a Marco Verni per le sue tavole classiche che più classiche non si può, e un incoraggiamento perché non rallenti ora che ci apprestiamo a battere il record di 513 pagine della storia di Zagor più lunga di tutti i tempi, fino a questo momento detenuto da Tiziano Sclavi e Gallieno Ferri con "Incubi" (1988). Se riusciremo nell'impresa lo sapremo soltano fra un mese. 
 

 
Vorrei però ribattere, se mi è consentito l'ardire, alle critiche di chi ha commentato quanto si è letto finora sostenendo la tesi che io e Verni si sia "allungato il brodo" proprio e soltanto per compiere l'impresa. Sarebbe facile obiettare che si potrebbero contestare a Stephen King romanzi fluviali più lunghi del necessario (dico King per fare un esempio): quando allo scrittore di Bangor sono stati imposti dei tagli, lui in seguito, acquistato maggior potere contrattuale nei confronti degli editori, ha rimandato in stampa le versioni integrali di romanzi come "L'ombra dello scorpione", segno che ogni autore ha una sua percezione del numero di pagine che gli servono (non necessariamente tante), anche se a volte ci sono formati e foliazioni da rispettare (per esempio, scrivendo Dylan Dog, di solito gli sceneggiatori possono disporre solo di 94 tavole, e si adeguano - ma magari avrebberi preferito potersi allargare). Anche molti registi hanno proposto, dopo anni, versioni integrali di loro film tagliati dai produttori, i cosiddetti "director's cut". 
 
Quindi io, quando sono nei panni del lettore, preferisco accettare ciò che un autore mi propone, prendendone semplicemente atto, convinto come sono di rappresentare solo il parere di un singolo, un gusto personale. Sono certo che se un racconto a me sembra tirato troppo per le lunghe, ci saranno altri  lettori a cui invece piace così com'è. Del resto, chi sono io per contestare a Dumas la lunghezza dei "Tre moschettieri"? Non che mi voglia paragonare a Dumas, ma mi preme ribadire un principio. Poi ognuno si regoli come crede, liberi tutti di strappare le pagine in più (mi chiedo quali siano) o di pretendere che gli autori scrivano sotto dettatura.
 
 

 
Ma non c'è solo questo: per caso Nolitta o Sclavi (per citare due sceneggiatori che hanno gestito storie con Supermike) hanno realizzato racconti brevissimi? Non si sono dilungati anche loro secondo ciò che gli pareva giusto? Nolitta in particolare, a cui si deve la sceneggiatura della storia bonelliana più lunga in assoluto, l'avventura di Tex illustrata da Gugliemo Letteri "Gli uomini giaguaro"  (1993),  si è forse trattenuto, in quella storia di 586? O ha scritto a ruota libera, è stato fluviale? 
La risposta si trova nel fatto che in un volume degli "Archivi Bonelli" della Rizzoli Lizard (2012) dedicato proprio a Nolitta sono state pubblicate varie decine di tavole che vennero tagliate al momento della prima pubblicazione. E che dire della lunga saga con cui Sergio decise di porre fine alla serie di Mister No? Inizialmente erano previsti solo due o tre albi (lo dichiara Sergio stesso nel "Making Of" edito dalle Edizioni If), che poi hanno finito per essere sedici. Potrei andare avanti citando le storie di Zagor i cui albi hanno sforato la lunghezza canonica, ma mi fermo qui: è evidente a tutti (tranne ai detrattori) che di fronte a una storia attesa e importante (o ritenuta tale) anche Nolitta tracimava. E a me è sempre andato benissimo (mai mi sono sognato di contestare che lo sceneggiatore allungasse il brodo).
 
 


La malevola critica sul "brodo allungato" nasconde però la malafede. Infatti chi la propone non si limita a dire: questa storia mi sembra tirata per le lunghe (legittima prcezione personale). Specifica che volontariamente io abbia scritto pagine inutili solo per "battere il record". Vengo attaccato sotto il profilo deontologico. Ora, se le cose non si sanno sarebbe tanto bello riuscire a stare zitti (ma sperare che sui social qualcuno lo faccia è, naturalmente, pia illusione). Il fatto è che chi segue ciò che gli autori scrivono su Facebook o su Twitter, o dicono negli incontri con il pubblico, sa perfettamente che io e Marco Verni abbiamo cominciato a lavorare al ritorno di Supermike, nell'ottobre 2017, senza minimamente pensare a record da battere. Anzi, addirittura (cosa che abbiamo sempre raccontato) io proposi a Marco di far tornare Supermike in un solo albo di 94 pagine, quello della celebrazione dei sessanta anni, suscitando la sua indignazione: "Ma no! Supermike si merita una storia lunga, di almeno tre albi!". Quindi, il nostro orizzonte è stato quello dell'ordinaria amministrazione per almeno duecento tavole. Solo che la vicenda ci si complicava fra le mani, gli sviluppi da approfondire in modo avventuroso creavano buone scene d'azione, i personaggi aumentavano di numero... e ci dicevamo: "Forse serviranno tre albi e mezzo", "ormai che ci siamo arriviamo a quattro, se no non ci stiamo". Solo di fronte all'evidenza di avere fra le mani tante cose da raccontare, a un certo punto abbiamo buttato là l'ipotesi di poter arrivare a superare le cinquecento tavole. E solo di recente si è prospettata l'idea di provare a battere il record. Sfido qualunque detrattore a trovare una dichiarazione di intenti riguardo il record da battere fin dal'inizio della lavorazione della storia.  E quando abbiamo buttato là, negli incontri con il pubblico, l'ipotesi dell'impresa da compiere (credo che se ne sia parlato per la prima volta nella Lucca del 2022, dopo cinque anni dall'inizio del nostro lavoro) io e Marco abbiamo ricevuto solo incoraggiamenti e riscontri positivi. Ma c'è dell'altro.


Infatti, mi è stata segnalato uno dei commenti più singolari in cui mi sia imbattuto (e sì che di bizzarrie ne ho sentite tante). Non sono in grado di riferire le esatte parole del detrattore, ma più o meno il senso è questo: "Ma come? Tutto qui? Supermike vuole la rivincita perché è stato sconfitto e si comporta come un adolescente stizzito?". Ecco, ora io non so che idea di Supermike abbiano certi lettori (che forse non hanno mai letto la storia del primo scontro scritta da Nolitta), ma Mike Gordon non è un avversario che ha lo scopo di dominare o distruggere il mondo, o rapinare una banca, o divetare ricco e potente. La caratteristica principale di Supermike, quella che lo rende un personaggio originale, "il nemico che non ti aspetti" (tanto per citare il titolo della mia introduzione al volume cartonato), è appunto di comportarsi da adolescente, volerla sempre vinta, fare il piantagrane, perfino stupidamente. Non c'è nessuna "maturità" nel suo comportamento, e questo stizzisce perfino Zagor, a cui vengono i nervi soltanto a sentire la parola "super".  Questo è Supermike. Se lo si vuole un personaggio diverso, mi dispiace ma io rispetto, per come mi riesce,  le sue caratteristiche originarie. Che poi, vedremo (nel prossimo albo) lui stesso spiegare perché si sente derubato dal verdetto della prima serie di sette prove e ritenga di aver dirtto a una rivincita. Ne riparleremo fra un mese.