Nel 2019, in occasione del cinquantennale del classico intitolato “Zagor racconta…”, scritto da Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli) e illustrato da Gallieno Ferri, venne dato il via a un progetto di rinarrazione (non già di riscrittura) del passato dello Spirito con la Scure, ovvero il “romanzo di formazione” che porta il giovane Patrick Wilding a dare un senso alla propria vita, vestendo i panni del peacekeeper armato, garante della giustizia nella foresta di Darkwood, in un costante tentativo di mantenere la pace fra le varie comunità ed etnie che la popolano.
Nacque così la collana “Le Origini”, accolta da un lusinghiero successo di pubblico e di critica, di cui “La palude maledetta” è il settimo volume. I primi sei episodi hanno svelato quanto era rimasto di non spiegato e non detto nella storia del 1969, senza entrare in contraddizione con ciò che già sapevamo. Sono stati raccontati gli anni dell’eroe che vanno dalla sua infanzia fino al momento in cui veste i panni dello Spirito con la Scure. La narrazione si interrompe allorché l’eroe decide di costruire la sua capanna in un luogo ritenuto tabù dai nativi della foresta, la palude di Mo-Hi-La, in modo da creare attorno alla sua figura un’aura leggendaria, quella di un uomo che ha osato sfidare gli spiriti maligni.
“La palude maledetta” prosegue dunque il racconto, ripartendo proprio da lì. Guido Nolitta, però, a proposito di Mo-Hi-La, non ha mai detto una parola di più di quanto troviamo scritto ne “La foresta degli agguati”, la striscia di esordio datata 15 giugno 1961. Zagor spiega a Cico, che gli chiede cosa sia la “Terra Tremante” verso cui il Re di Darkwood lo sta conducendo: “E’ il nome che gli indiani danno alla palude di Mo-Hi-La ed è proprio laggiù che io ho il mio rifugio. Vedi quella specie di isolotto che si alza nel mezzo della palude? Quello sarà la tua casa, d’ora in poi”. E poiché Cico sembra spaventato dai pali con i teschi piantati nell’acqua tutto intorno, Zagor prosegue: “Niente paura, vecchio mio… tutto questo fa parte della messa in scena che ho preparato per tenere alla larga i curiosi. Gli indiani, infatti, considerano la palude come il regno degli spiriti e si guardano bene dal mostrarsi da queste parti”.
Quanto al perché l’eroe dalla casacca rossa abbia scelto proprio quella striscia di terra asciutta, “Zagor Racconta…” non ci viene in aiuto. Essendo stato invitato dalla Casa editrice a completare la serie de “Le origini” fino al numero dieci, coprendo l’arco di tempo (non sappiamo quanto lungo) tra l’apparizione ai sakem e l’incontro con Cico, mi sono reso conto di non poter contare sul supporto di un “ipse dixit” nolittiano. Però abbiamo una fonte, meno autorevole ma del resto l’unica, da cui attingere. Fino al 2016 nessuno, nello staff degli sceneggiatori della serie, volle provare a immaginare da che cosa derivasse la pessima fama del luogo presso i nativi. Poi, in quell’anno, il sottoscritto (nelle vesti di sceneggiatore) e il disegnatore Walter Venturi, realizzammo un breve racconto di sedici tavole, pubblicato a colori e intitolato “Mo-hi-la, la palude maledetta”, in occasione dell’uscita dell’album di figurine dedicato a Zagor dalla Casa editrice Panini.
Volutamente, visto che molte vignette avrebbero dovuto servire da base per una sagomatura di adesivi fustellati, e in coerenza con il tono giocoso del contenitore, alla vicenda narrata venne dato un tono leggero in cui le sequenze più horror venivano sdrammatizzate. Nel
2018 le stesse sedici pagine vennero riproposte, sempre a colori, nel
volume della Sergio Bonelli Editore “Io, Zagor” e successivamente
comparvero, in bianco e nero, all’interno dello Speciale Zagor n° 35 del
2022.
Tuttavia, l’argomento meritava un maggiore approfondimento e una trattazione più drammatica. Mi fu subito chiaro che il settimo volume de “Le Origini” sarebbe stata l’occasione adatta. Nell’attesa che riprendessero le pubblicazioni (momentaneamente sospese dopo il n° 6), una anteprima di quaranta tavole in bianco e nero venne pubblicata nel 2021 nel Magazine dedicato al sessantennale dell’eroe di Darkwood. Adesso, potete leggere il racconto completo e a colori, illustrato da Arturo Lozzi, dimostratosi straordinariamente efficace alle prese con lo Spirito con la Scure (c’è un suo breve racconto sullo Zagor Più n° 3, che funge da prova generale).
Il cartonato “La palude maledetta” (grande formato, sessanta tavole a fumetti, ricco apparato critco e iconografico) è stata presentato a Città di Castello a metà ottobre del 2024, in anteprima sull’uscita in occasione di Lucca Comics & Games nel novembre dello stesso anno. Ecco due foto della prsentazione in terra umbra (Lozzi è per l'appunto umbro).
E' disponibile anche una versione variant cover: le due copertine (vedete la variant qui sotto) sono entrambe opera dell'ottimo Michele Rubini (umbro a sua volta). L’ottavo, il nono e il decimo volume usciranno nel corso del 2025.
A me e ad Arturo sono giunti numerosi apprezzamenti, ma mi è capitato di leggere una critica davvero singolare a cui vorrei rispondere. Un lettore, non so se rappresentativo di una nutrita corrente di pensiero o singolo detrattore, si lamenta più o meno (cerco di riportare il suo pensiero per come l’ho capito) del fatto che “La palude maledetta” riporti la versione dei fatti già nota dopo la storia dell’album di figurine e dopo l’anteprima del Magazine del sessantennale. “Mi aspettavo qualcosa di diverso”, commenta più o meno.
Ora, l’anteprima del 2021 era appunto una anteprima, quindi logicamente le tavole già pubblicate (trentasette su sessanta, essendo ventitré quelle nuove, ma con numerosi rimontaggi) propongono le stesse vignette, però colorate. Se poi la critica riguarda lo svolgimento della trama, ugualmente non si capisce come sarebbe stato possibile raccontare cose diverse avendo stabilito (per di più, in due occasioni) che gli avvenimenti erano stati quelli. Viene da pensare che il contestatore si sarebbe aspettato “qualcosa di diverso” anche durante i volumi ispirati da “Zagor Racconta…”. Magari avrebbe preferito sentirsi dire che la mamma di Patrick Wilding aveva lasciato il marito innamorata di Salomon Kinsky? Non so, davvero si potrebbe raccontare “qualcosa di diverso” contraddicendo ciò che già si sa? Mah.
Se uno criticasse “La palude maledetta” per i dialoghi banali o delle falle logiche nella sceneggiatura, non mi resterebbe che prendere atto della contestazione ragionando su quanto di vero possa esserci, per fare meglio in futuro. Ma se la critica riguarda l’aver conservato la stessa versione dei fatti già data due volte in precedenza, allibisco e mi cadono le braccia. Per consolare i detrattori che sostengono questa tesi, anticipo comunque che l’ottavo volume de “Le Origini”, disegnato da uno strepitoso Darko Perovic, per l'appunto racconterà in modo diverso fatti già noti, per motivi che saranno spiegati nella mia postfazione.