In un articolo del 2013 intitolato "Vent'anni di storie" (leggibile cliccando) l'ho definito "Il lettore che ogni autore desidererebbe avere". Nel gennaio 2013 abbiamo idealmente festeggiato insieme i primi venti anni di una consuetudine: l'arrivo in redazione di una lunga lettera in cui, con certosina pignoleria, Massimo esamina uno per uno tutti gli albi zagoriani dell'annata precedente appena conclusasi. La lunga lettera, si badi bene, è riservata solo a noi della redazione. Ogni commento è sempre stato accompagnato da un giudizio espresso in voti, talvolta condivisibile, talvolta no, ma sempre ben giustificato da una disamina."
Dopo altri dieci anni di lettere, nel 2022 ho pubblicato, chiedendogliene il permesso, le sue recensioni a un altro decennio di storie zagoriane, raccolte sotto il titolo di "Dieci anni di commenti". In quell'occasione gli ho chiesto di presentarsi ai lettori di questo blog e presentare anche il suo "metodo" di lettura e lui lo ha fatto con il testo che troverete cliccando poco sopra.
Alla fine del 2023 è giunta in redazione la solita lunga lettera con tutte le disamine del 2023: ho ottenuto l'autorizzazione a pubbicarla e la trovate qui:
LE STORIE DI DRUNKY DUCK (Zagor+ n. 11)
Burattini, Rigamonti, Russo, Eccher - Voltolini, Esposito, Barletta, Bertolini, Vercelli
Voto d’insieme: 6. Anche se ormai la moltiplicazione delle storie brevi ha
ridotto il senso principale di queste uscite, che era legato alla particolarità
del formato, dirò che tutto sommato questo albo è risultato passabile, forse
anche grazie all’assenza di mostri e affini.
Il migliore, l’intrigante giallo de La follia di Zagor. Durante
la lettura provavo a indovinare quale fosse la spiegazione (che è poi il bello
di leggere gialli) e, benché intuissi che poteva essere una messinscena per
fare uscire allo scoperto il cattivo, non mi quadrava come questi avesse potuto
non accorgersi che Cico fosse vivo e stesse solo fingendo. Invece il cambio di
angolazione per cui era stato Zagor a usare il ciondolo per ipnotizzare
l’avversario in anticipo, è risultato inaspettato e quindi efficace nel creare
l’effetto sorpresa, che è il classico miele dei racconti brevi (e si noti che
ancora una volta, Zagor agisce come un uomo in nero sui reperti tecnologici
mysteriosi).
L’effetto sorpresa finale legato alle bounty killers gemelle è anche il valore
de Il segreto di Verna, che di suo non racconta chissà cosa ma comunque
si lascia leggere piacevolmente con buoni dialoghi (peccato per l’ennesimo
tentativo di stupro).
Un po’ meglio La visione dell’acqua, con quel tocco di sentimento
portato dalle sensazioni della bambina e la sua ammirazione per Zagor.
Grandiosa la canzoncina di Cico.
D’ordinanza Il trapper francese, la cui identità rivelata nel
finale non aggiunge niente di significativo.
Disegni: il migliore Bertolini. Anche se zero sperimentale, ha un tratto notevolissimo, tanto che lo arruolerei subito nella serie regolare. Il top, le tavole con la fuga notturna della bambina, cariche di atmosfera poetica.
È sempre un piacere sfogliare gli Esposito,
ma su questa testata più alternativa hanno poco senso, specie se tengono il
loro abituale stile.
Buone alcune vignettone grandi della Barletta, ma è uno stile che
non mi fa impazzire, e non ce lo vedrei su Zagor.
Vercelli mi è sempre piaciuto, ma in questa occasione trovo il
suo stile quasi indie molto peggiorativo, benché pregno di un certo
fascino dato proprio dal taglio inconsueto.
LA PERLA MISTERIOSA (Color n. 18)
Marolla – Bisi
Testi: 5,5. Le cose buone: l’inizio con il
divertente battibecco tra Virginia e Zagor, e l’antica umoralità di
quest’ultimo; il travestimento di Cico; il finale con la rivelazione di Yanez.
Nel mezzo, però, quasi tutti cazzotti e combattimenti, e troppi troppi
personaggi in così poche pagine, che aggrovigliano scontri e relazioni in una continua
sarabanda davvero ostica da seguire e soprattutto da godere, il cui segmento
più basso è la trentina di pagine che parte da pag. 62.
Potenzialmente ci potrebbero essere diversi personaggi interessanti, ma ognuno
ha pochissimo spazio per svilupparsi, e quindi tutto muore appena nasce.
Disegni: 8,5. Il solito grandissimo lavoro di Bisi, ricco di dettagli e plasticità, i cui unici difetti sono l’atavica difficoltà nel volto di Zagor nei primi piani (dalla media distanza in poi, invece, è buono), e l’interpretazione un po’ troppo personale di Virginia, che non sembra affatto lei.
Aggiungo che il colore lo penalizza di certo, “pasticciando” i sopracitati dettagli e i neri, ed è quindi un peggiorativo pagato paradossalmente di più.
IL PASSATO DI JENNY (Nn. 701-702)
Burattini – Laurenti
Testi: 6--. Dopo la struggente storia con la morte di Jenny, ci contavo di
vedere qualcosa a quell’altezza, anche se capisco che non era facile. Ma qua ne
siamo proprio più che lontani.
Buone soprattutto le prime pagine col ritorno di Ruth, i ricordi sulla tomba
eccetera che sembravano continuare l'atmosfera malinconica e delicata che aveva
caratterizzato il racconto del 2022 e che ne costituiva la principale forza.
Tutto sommato gradevoli anche le parti iniziali della biografia, in fabbrica e
in città.
Poi da qua, devo dividere in due il giudizio: la parte avventurosa (inseguimenti,
spari, scontri con i cattivi) è passabile ma niente di che, sono un po’ tutte
pagine standard. La parte “dramma nascosto nel passato”, invece, finisce per
farmi stonare tutto il centro. Sarà una cosa mia, ma ho sempre detestato questi
“passati di violenze e stupri” in qualunque tipo di storia, lo ritengo un
espediente di bassa lega (e anche un po’ scontato) per aggredire la pancia del
lettore, allo stesso modo dello splatter o delle donne nude, spesso usati per
coprire limiti di trama. Che poi, OK, non è questo il caso, ma visto che negli
ultimi anni c’è un abuso di queste scene sulla testata (in pratica ogni volta
che c’è una donna in giro, ormai c’è qualcuno che tenta di violentarla), tendo
a non reggerla più, per cui mi dispiace che sia stata scelta proprio questa per
il drammatico passato di Jenny. Inoltre, e cosa più importante, è a mio parere
una tematica totalmente non-zagoriana (al pari appunto dello splatter e delle
donne nude), e quindi la trovo molto stridente ogni volta che la vedo. Insomma,
non è tanto questa storia il problema, quanto un accumulo progressivo, di cui
questa storia è però l’apoteosi.
Ciò detto, la vicenda in sé è leggibile e non noiosa, Zagor è molto buono nella
sua componente "azione/giustiziere", ma la delusione di essere
lontanissimi dall'intensità della storia del 2022 rimane.
In sintesi, raffrontando le due storie,
direi questo: quando Burattini ci mette il cuore e punta ad esso, lo colpisce
pienamente, e risulta un narratore sublime. Quando invece punta alla pancia, tramite
dinamiche più scontate e “facili”, aumentano le probabilità che esca fuori qualcosa
di poco significativo.
Disegni: 5,5. Incredibile l’involuzione di Laurenti, caduto in
una stilizzazione esagerata, talvolta tendente perfino al grottesco. Dove è
finito quel disegnatore dal tratto ricco e sinuoso, specie nelle figure umane?
Non so, queste sembrano tavole di un falsario che cerca di imitarlo, e male.
IL CREATORE DI MOSTRI (Speciale n. 38)
Fantelli – Mangiantini
Testi: 3+. Già la storia di Sclavi era quel che
era, ma stavano all’inizio del medioevo post Nolitta. E comunque poteva anche
essere un soggetto originale, pur se svolto male in modalità per ragazzini, che
comunque erano pur sempre il target zagoriano (abituati però a leggersi i vari Oceano
e La rabbia degli Osages, non dimentichiamolo). Ma riproporre lo stesso
soggetto oggi, svolto nella stessa maniera, ma per una media di lettori
cinquantenni, la considero una scelta parecchio discutibile, per un usare un
eufemismo.
Non so nemmeno cosa commentare: è tutta una sequela di mostri da fare fuori a
mazzate uno dietro l’altro rapidamente, e una simile ripetitività produce
ovviamente zero pathos. Neppure si cerca almeno di pulire le varie ingenuità
dell’epoca: ancora l’infantilità di voler conquistare il mondo, e ancora con
delle creature mostruose (quante ne deve creare per sfidare degli eserciti?
Come pensa di controllarle dato che sia allora che oggi non ne ha controllata
una?), ancora l’idea di “fondere alcuni oggetti d’oro” (quando vendere reperti
di 2000 anni al mercato nero renderebbe 10 volte tanto) per trovare gli immensi
fondi che servono per mettere su una struttura del genere. Ripeto: potevano
passare in quegli anni ingenui, ma oggi queste modalità non sono più accettabili.
Unico momento carino: l’identità del padre di Katarina, ma è un particolare in
mezzo al resto.
Disegni: 7,5. Il classico Mangiantini, molto valido nei fondali e nei particolari, ma con un viso di Zagor troppo personale. Efficace la resa dei vari mostri.
IL CUORE DI MANITO (Zagor+ n. 12)
Barbieri - Barison
Testi: 9. Per mille scalpi, che bomba di storia!
D’accordo, le fonti di ispirazione aiutano parecchio, ma poi bisogna essere in
grado di rielaborarle e calarle nella realtà zagoriana.
Mi ricordo che quando lessi il “Lilith n. 10 – Cuore di tenebre” (un albo
capolavoro di una serie stupenda) pensai: “Questa ambientazione e tematiche
sarebbero perfette per una storia zagoriana. Verrebbero fuori dei dialoghi
intensissimi, la zagorianità al cubo”!
E Barbieri, acciderbola, lo fa e sforna qualcosa di assolutamente superlativo!
Già se ne erano visti i prodomi in “L’acqua che urla” e rispetto ad allora è
riuscito a eliminare le parti scadenti e a mantenere (anzi, a espandere) le
migliori. La struttura narrativa è perfettamente calibrata nel giusto mix di
azione e riflessione, di siparietti di Cico (presente un po’ ovunque) e
soprattutto dialoghi da leggere e rileggere mille volte, di una profondità
gigantesca.
Barbieri ne spande a piene mani, sembra che sia in grado di scriverne
all’infinito e innalza lo spessore di lettura a un livello che io vorrei fosse
la costante di questa testata, o almeno la costante a cui mirare.
Il migliore forse quello di Conrad, anche per la qualità proprio di scrittura. Poi
l’amarezza di Jim, la lucida follia di Kurt Kosler, e tanti altri. La cosa che
più mi piace è che questi scontri verbali siano con Zagor, che lo mettano in
difficoltà, mettano in dubbio la sua missione… è questa profondità ribaltata
che connota il grande villain, la sua capacità di solleticare la parte
“negativa” del lettore, e farvelo immedesimare, così come l’eroe ne avvampa
quella positiva.
Ma sono scritti in maniera eccellente un po’ tutti i personaggi, anche quelli
di contorno, non esistono macchiette o tirati via. Nota di merito anche per le
ricche didascalie.
Il finale, poi è pura poesia.
Complimentissimi, forse la migliore storia zagoriana da non so quanto!
Disegni: 8,5. Avendo per fortuna abbandonato quei neri eccessivi che ne
avevano caratterizzato gli esordi, Barison ci fa vedere quale ottimo
disegnatore sia nell’efficacia dei particolari e delle espressioni facciali,
comprese quelle umoristiche. Non apprezzo granché il viso troppo squadrato di
Zagor, ma in mezzo a questo lavoro si accetta senza problemi.
LE STORIE DI TRAMPY (Zagor+ n. 13)
Burattini, Marolla, Mignacco, Eccher - Voltolini, Bisi, Merati, Candita, Mandanici
Voto d’insieme: 6. Il livello in crescendo delle storie,
per quanto mi riguarda, segue curiosamente la sequenza di pubblicazione.
Quindi, la peggiore è Il segreto di Olympia che, per quanto
carica di una buona atmosfera inquietante, è davvero troppo improbabile nei
meccanismi degli automi.
Insufficiente Un vero eroe: tutto combattimenti, in attesa della
rivelazione finale molto intuibile.
Speculare come struttura, fondata sul colpo di scena finale La locanda
nella foresta, che però la sufficienza la supera tranquillamente,
grazie a una maggiore qualità nei dialoghi e nella definizione dei personaggi.
La migliore, L’assassino è tra noi, un giallo ben strutturato,
che stimola il lettore alle sapide elucubrazioni che il genere sa chiamare, e
con una sua morale di fondo.
Tra i disegni, il migliore Bisi, una mano che adoro con il plus di avere rispettato la filosofia di testata movimentando il layout come si dovrebbe. Al secondo, la Mandanici: preciso e pulito il suo tratto, la vorrei arruolata. Non male Merati, tratto un po’ d’antan ma molto leggibile. Sufficiente Candita, una media tra alcune cose buone e definite, e altre sporche e/o con anatomie rivedibili. Non so come valutare lo schizzo di follia di avere disegnato la locandiera come fosse a tette all’aria: non dico che l’occhio non sia stato gratificato, ma non è da Zagor. Sull’extra, vabbè, sulla Zenith non ce la vorrei. Tra l’altro mi pare molto ispirata alla Amanda di “Storie di Altrove", infatti sfogliandolo pensavo fosse lei o un inside joke. Bravo come sempre Voltolini.
SUPERMIKE! (Nn. 703/708)Burattini – Verni
A questo punto si potrà però forse obiettare che la parte della sfida occupa
solo un misero quinto della lunga run, ma se ci si pensa anche in quella di
Nolitta non era certo la parte preponderante. Con in più il fatto che allora ci
si poteva avvantaggiare di tutta la fase di presentazione del villain (che per
me fu di gran lunga la crema migliore di tutto il resto), cosa che qua
ovviamente non si può fare.
Venendo nello specifico alle attese sfide, devo dire che mi sono piaciute, le
ho trovate intriganti e variegate, anche se un po’ furbette da parte di SM, che
se ne è scelte almeno due in cui si è posto in forte vantaggio su un avversario
che non ha potuto studiare prima il percorso o che non ha dimestichezza con la
sciabola, oltre ad essere stato legato per lungo tempo. Perfetta la scelta di
far vincere Zagor sul piano dei nervi e dell’intelligenza di portare l’altro sul
proprio terreno quando possibile (appunto nella sfida della sciabola).
Approvo che nel finale Mike faccia
capire di nuovo di non essere un criminale, ma solo di voler dimostrare di
essere il migliore (certo, a costo di commettere dei reati).
Ma il segmento più elevato, almeno per i miei gusti, arriva dalla metà del
terzo albo, con il dialogo tra i due protagonisti, un po' rimembrando le
vecchie avventure, ma soprattutto con la razionalizzazione delle stesse, e in
particolare e ovviamente quella di Castelli.
Si tratta di un'operazione di retcon che
io considero fondamentale - anzi dovuta - quando si scrive oggi Zagor
richiamando storie di tempi più ingenui. Burattini compie qua un lavoro
strepitoso e da par suo, riuscendo a dare una spiegazione sensata e coerente a
ognuna delle "follie" e dei buchi di sceneggiatura della storia del
1984. Una perla la motivazione nel farsi frate, non tanto per il fatto in sé,
quanto per i risvolti sociologici di massa che possiamo riscontrare nella
nostra realtà. Molto acuta.
In genere ho trovato eccellente la caratterizzazione sia di SM, perché in
perfetta linea con quella data da Nolitta, sia di Zagor in relazione a lui. Si
scorge una leggera punta di Mortimer in questa versione burattiniana (beh, del
resto…) ma con una esclusiva brillantezza e allegria, oltre che sbruffonaggine,
che lo allontana dal genio del crimine.
In definitiva non un capolavoro (ma nemmeno la storia del 1975 io l’ho mai
considerata tale), ma una buonissima storia che ripaga della lunga attesa.
Disegni: 9,5. Fantastico lavoro di Verni, preciso, pulito, ricco di dettagli, leggibilissimo. La sua anima ferriana qua all’ennesima potenza. Certo, quasi mai spettacolare, ma le caratteristiche elencate sopra per i miei gusti coprono d’avanzo questo piccolo difetto.
LA PICCOLA OMBRA (N. 708)
Burattini – De Fabritis
Testi: 6. Serve a chiudere l’albo e senza troppe pretese fa la sua parte. Una punta di orrore da racconti e una di orrore vero (la discriminazione del diverso), aggiungono due grani di sapore.
Disegni: 9. Lo spessore vero lo conferiscono i
superlativi disegni carichi di particolari, dinamici e d’atmosfera. Certo, lo
stile non è dei più classici, ma quando uno è bravo è bravo. A quando una sua
storia lunga?
LA BELVA DI AMUMAR (Color n. 19)
Russo – Venturi
Testi: 6+. Scorre lineare, personaggi non particolarmente caratterizzati ma nemmeno piatti. Un paio di gradite fiammelle di intensità affidate a Ramath, tra ricordi e scontri. Zagor fa la sua parte da giustiziere e poco altro. Ormai però i poteri del fakiro servono più a facilitare i passaggi di trama che altro, specie nelle fasi di indagine che vengono stra-facilitate, ma devo dire che Russo ha avuto la capacità di non trasmettere la fastidiosa sensazione di abusarne, quanto di servirsene per rimanere nelle 128 pagine.
Disegni: 7,5. Bel lavoro di Venturi, che comunque io preferisco in b/n. Così e così, al solito, il viso di Zagor. Mi è poi molto piaciuto il lavoro della colorista, abile a seguire con le palette il proseguire “emotivo” della storia, e non solo nelle scene diurne e notturne, ma anche nei ricordi in bianco e nero o seppia, ecc. Mi è anche sembrato che Venturi nelle parti di giorno abbia ridotto le chinature, lasciando più spazio espressivo al colore: non so se è solo una mia impressione, in ogni caso, il risultato è notevole.
IL GIUDIZIO DEGLI DEI (N. 708 bis)
Piccininno - Piccininno
Testi: 7,5. Mi ha sorpreso in positivo questo
esordio alla sceneggiatura di un disegnatore che, forse a causa del suo
background umoristico, riesce a tenere sempre il tono nel giusto mix tra
avventura e leggerezza. In particolare ho apprezzato l’impiego di Cico, non in
una gag isolata come spesso accade per contratto, ma ben diffusa in tutta la
narrazione. Come Nolitta, insomma.
Anche quelli che dovrebbero essere i cattivi sono al massimo dei truffatori
mezzi scalcinati, e anch’esso solletica un sapore fortemente classico.
Più di tutto ho apprezzato comunque la qualità dei dialoghi, che si è cercato
di arricchire a supporto delle varie personalità, e non banalmente per reggere
scene d’azione con balloon scontati. La trama è semplice ma ottimamente
rimpolpata da quanto sopra, e fila via senza buco alcuno. Zagor è ben
delineato, al centro delle fasi importanti, fa la sua parte da eroe e
protagonista, senza essere algido.
Pur nei limiti delle 94 tavole, Piccininno ha sfruttato ottimamente lo spazio. Mi
auguro di rivedere una sua storia futura.
Disegni: 8,5. Leggibile, pulito, ma molto ricco di particolari. Il viso di Zagor mi pare molto più centrato rispetto al passato un po’ traballante. Purtroppo in questo tipo di storia non può deliziarci con splash page d’impatto (come per la banshee ecc.), ma la meraviglia arriva quasi egualmente con alcune vignette grandi e relativi fondali naturali strepitosi.
RITORNO ALLA CITTA’ NASCOSTA (Zagor+ n.14)
Faraci – Sedioli
Testi: 4,5. Parte anche bene, con il ritrovo del
manufatto Maya che sfrutta le premesse portate dalla avventura originale e
stuzzica il mystero: da dove viene questo oggetto antico che sembra recente?
Poi però lo spunto viene usato per uno svolgimento banalissimo, una brutta
copia della storia degli anni ’60. Già questa era assai ingenua, però all’epoca
ci poteva stare. Riproporla oggi sottopone al rischio del ridicolo, quindi era
d’uopo razionalizzarla. Al contrario, se ne ricopiano in pratica le dinamiche,
ma rendendola ancora più sempliciotta. Il cattivo è una macchietta, e mille
espedienti sono molto tirati via: l’ingresso “introvabile” è un buco gigantesco
con in più i soldati davanti, Lebnor e la sua gente scappano e si rifugiano in
una nuova valle nascosta da una cascata (come Robin Hood e l’arciere rosso), il
filtro che provoca la morte apparente (come il conte di Montecristo, Sandokan e
Ora zero), i Matam che vivono ancora vestiti come allora, ecc. ecc.
Insomma, una storia che non aggiunge nulla a quella originale, e per di più svolta
in un modo infantile.
Disegni: 7,5. Abituale riscontro, leggibile e
affidabile. Mi pare si sia impegnato maggiormente nei volti in primo piano, ce
ne sono alcuni di notevoli.
PIOGGIA INFERNALE (Nn. 709/711)
Russo – Sedioli
Testi: 8. Da quando è
tornato, il buon Russo sembra migliorare di albo in albo. Il soggetto è ad alto
rischio trash, e sicuramente in altre mani ci sarebbe caduto, ma non in questo
caso, a ennesima dimostrazione del “come” che prevale sempre sul “cosa”. La
sceneggiatura sviluppa infatti in modo maturo lo spunto fantascientifico, ovvero
non un’arma fantastica da usarsi in banali scontri, ma soffermandosi
soprattutto sulle conseguenze concrete del suo utilizzo sulla popolazione di
Darkwood. Sono poi molto validi un po’ tutti i personaggi (compreso Verybad), ognuno
tratteggiato adeguatamente per il ruolo che deve ricoprire, e di conseguenza i
dialoghi si mantengono di alto ed affascinante livello, specie nel primo albo.
Apprezzabile il recupero del lato sanguigno di Zagor e dell’alone di rispetto
che lo precede quando entra in un forte. Chicca di grasso lo scambio dei
militari a pag. 73: “Questa è Darkwood, ragazzo”.
I difetti: il funzionamento
dei principi su cui agiscono i macchinari è (non) spiegato in modo troppo
approssimativo. Inoltre sono troppi troppi i passaggi che vengono risolti a
suon di sganassoni che fanno svenire l’ostacolo da superare: OK, è una
sospensione di incredulità accettata del fumetto, ma qua se ne abusa, tanto che
ci si scherza anche sopra, segno di una certa coda di paglia. Comunque sono
piccole cose che non inficiano la bontà generale.
Disegni: 9. Accipicchia, penso proprio sia la migliore di Sedioli. Bravissimo nelle scene sotto la pioggia e nei particolari a cui ci ha comunque sempre abituato. Corregge finalmente il suo atavico difetto nei volti disarmonici, e diversi primi piani sono davvero belli, ad esempio del ferriano Zagor frontale, ma anche dei comprimari (Harris). Ottima pure la sua interpretazione di Verybad, in un efficace mix tra il rispetto della versione classica e l’infusione di tratteggi personali.
IL RE DI CUENCA VERDE (Speciale n. 39)
Pezzin – Pini Segna
Dare un voto ha poco senso data la
particolarità della pubblicazione, per cui farò altre considerazioni.
Innanzitutto sposo il ripescaggio, soprattutto per motivi storici e di sapore
vintage. Però mi sento di avallare anche la decisione che venne presa all’epoca
di non pubblicarla, in quanto la qualità è proprio scarsa. L’idea di fondo è
ingenuotta, quasi sciocchina, e lo svolgimento banale con più di un passaggio
discutibile. Di contraltare, consente però una serie di gag di Cico divertenti,
che ai miei occhi rappresentano l’unico aspetto positivo, insieme al piacere di
rivedere il tratto di Pini Segna, un autore che per, quanto non troppo
canonico, ho sempre apprezzato nel complesso.
Insomma, direi che se finora è rimasta in un cassetto, mi sembra ci fossero dei
buoni motivi. Ma dopo 45 anni, l’effetto nostalgia rende piacevole averlo
riaperto.
SOPRA L’ABISSO (Zagor+ n. 15)
Bondi, Burattini, Testi, Fantelli – Voltolini, Verni, Spadavecchia, Piccininno, Villa
Voto d’insieme: 5,5. Di qualità migliore i disegni rispetto ai testi a questo giro. Le storie sono modeste, oppure presentano momenti buoni insieme ad altri scadenti. Vado in ordine di pubblicazione perché mi risulta difficile trovarne una migliore delle altre. Il ritorno di “Smiling” Joe è d’ordinanza, la più regolare. Si rivede volentieri il personaggio ma oltre questo c’è poco. Valerie presenta dei buoni dialoghi, e non mi dispiace in sé la love story, però peccato che il personaggio che vediamo non è Zagor. Non mancano ben due momenti di molestie/tentativi di stupro in sole 40 pagine, un nuovo record. La carovana maledetta è partita benissimo, e per la prima metà l’avrei sicuramente eletta a migliore dell’albo, per l’ottima atmosfera inquietante che si era venuta a creare. Poi lo sbraco con l’arrivo della streghetta e soprattutto dei gamberoni giganti (che sono immuni alle pallottole ma non alla scure e ai calci, tutto molto credibile) che la precipitano tristemente nel trash. Monolivello ma capace di una bella tensione Il picco, e ben sceneggiata. Peccato per l’eccesso di imprese assurde di Zagor, in cui lo vediamo appeso in posizioni che giusto l’Uomo Ragno (e più pure con la pioggia), che rendono il tutto troppo irreale per sentirsi coinvolti.
Per i disegni, il migliore è sicuramente Villa, per qualità del tratto, inquadrature, ombre e layout alternativo. Peccato per il suo Zagor troppo personale e supereroistico, che mi fa ahimé dire che non lo vedrei benissimo sulla Zenith. Subito dopo Piccininno, soprattutto per il grande lavoro di mezzatinta, molto d’impatto. Buono Spadavecchia nel complesso, ma con un volto di Zagor da rivedere. Bravo come sempre Verni ma in questa testata non si smuove dalle tre strisce. Lo stesso, Voltolini.
MEMORIE PERDUTE (Color n. 20)
Burattini – Lazzarini
Testi: 6. Storia molto particolare, che definirei
quasi una “non-storia”, e pertanto difficile da valutare. L’obbiettivo portante,
infatti, non sembra essere tanto quello di raccontare qualcosa, quanto di impiegare
le pagine per cercare di armonizzare la retcon che riguarda le tre sciamane,
tappando potenziali buchi di sceneggiatura lasciati allora e/o definire cose
non dette. Espediente che in genere a me non dispiace, e Burattini è pure molto
bravo in questa disciplina, ma quando ti leggi 128 pagine praticamente solo di
questo, inframmezzate da qualche scontro… anche per uno come me si esagera un
pochetto!
Comunque la lettura è nel complesso gradevole, perché condotta sapientemente, e
riesce a non essere noiosa nonostante l’impostazione.
Disegni: 8,5. Già dalla sua prima prova si capiva che sarebbe stato un ottimo acquisto per la collana, e questa storia lo conferma. Azzeccata la scelta redazionale di affidarle una vicenda carica di figure femminili, con cui l’autrice si trova molto a suo agio, ma ovviamente non è solo questo. Tra le varie qualità, scelgo di sottolineare la ricchezza dei particolari dello sfondo ma sempre attenta a bilanciare in modo arioso il layout nel complesso. Inoltre, è uno dei rari casi in cui ho apprezzato il colore, credo anche proprio per la pulizia generale del tratto.
UNA STRANA ALLEATA (Nn. 711/713)
Mignacco – Romeo
Testi: 5,5. Storia che pare avere molte pretese, ma
che alla fine non riesce a centrare. L’ennesima invasione femminile su una
testata che costituzionalmente non ne prevederebbe quasi mai, punta chiaro
all’esaltazione del “girl power” così di moda oggi. L’intenzione è pure
lodevole, e questo specifico aspetto tutto sommato funzionerebbe anche, se non
venisse affossato proprio dalla parte avventurosa, portata avanti in modo
troppo sommario.
Va bene le imprese di Zagor, ma c’è un limite a tutto, e l’idea di poter
fermare una stampede di bighorn in quel modo è fuori dal mondo. Ma del resto
Mignacco in passato aveva già usato lo stesso sistema per fargli fermare
addirittura una carica di bisonti, quindi non dovrei sorprendermi. Aggiungiamo
il Cico coraggioso e provetto pistolero dell’inizio, Zagor che per fingersi
colpito non trova di meglio che gettarsi a capofitto in un burrone, o quando
gli sparano addosso in più persone e lui si lancia loro addosso sulla linea di
tiro e li fa fuori con colpi alla Bruce Lee, e altre scene simili, e si capisce
come il realismo di questa storia vada totalmente a farsi benedire.
Se devo dire, anche la trama è abbastanza esile, nel non spiegare bene per
quale motivo Blondie rischi la vita per sgominare King, o nella relativa
facilità con cui espugnano la cittadella, ma la sceneggiatura non è malaccio e
rende la lettura abbastanza potabile. La resa delle ragazze, per quanto non
presenti mai nessuno spicco, è nel complesso dignitosa, e Blondie è un bel
co-protagonista, cazzuta come è sempre stata, e con la giusta punta di
solidarietà femminile.
Ora però, dopo questo 2024, di quota rosa mi pare sia fatto il pieno anche per
gli anni venturi, e quindi mi auguro che si ritorni a situazioni più classiche!
Disegni: 6,5. Non è uno stile che mi fa impazzire ma
nemmeno mi dispiace. In particolare mi fa storcere il naso l’interpretazione
del volto di Zagor, un po’ troppo fighetto, mentre buona quella di Cico.
Qualche approssimazione sulle anatomie dalla media-lunga distanza, ripagata
però dai primi piani, belli ed espressivi. La parte iniziale mi è parsa più
particolareggiata, poi via via il tratto sembra un po’ più veloce.