Il 6 maggio sono stato ospite di una videochat in diretta negli studi RAI di Saxa Rubra a Roma, ospite della redazione del TG3 Web e del giornalista Riccardo Corbò. In quell’occasione ho anche registrato un paio di interviste andate in onda in altri contenitori. Durante la videochat ho risposto a molte domande arrivate via web. Il tempo è stato tiranno, e non sono riuscito a rispondere a tutti. Ho chiesto a Riccardo Corbò di poter avere i testi dei quesiti e approfitto del blog per evadere le richieste in sospeso.
Puoi raccontarci qualche aneddoto umano e lavorativo su Sergio Bonelli? Quanto è difficile tenere alto il suo testimone, avendolo addirittura sorpassato come autore Zagoriano?
Comincio subito dicendo che ho “sorpassato” Sergio Bonelli soltanto per quantità di tavole pubblicate sulle pagine di Zagor e non già per qualità. In ogni caso, Nolitta resta comunque irraggiungibile per numero di pagine complessive sommando quelle dello Spirito con la Scure, Tex, Mister No e gli altri personaggi per cui ha scritto delle sceneggiature. Gli aneddoti che riguardano Sergio sono tantissimi, dato che lo conosco dalla metà degli anni Ottanta (decidendo di non mettere nel conto quel tipo di conoscenza e di frequentazione che c’è fra un autore e i suoi lettori, e dunque escludendo la mia “amicizia” con lui da ragazzino che leggeva incantato le sue storie). Il primo episodio che mi viene da ricordare è quello relativo alla prima volta che sentii la sua voce al telefono. Avrò avuto quindici anni. Cresciuto a pane e Nolitta, appena scoprii, leggendolo su una fanzine, che dietro lo pseudonimo con cui firmava le storie di Zagor si celava in realtà l’editore del personaggio, scrissi una lettera per spiegargli quanto lo ammirassi e come desiderassi essere bravo come lui nell’inventare storie. Rimasi folgorato nel vedermi rispondere con una missiva firmata di suo pugno: non avrei mai sperato tanto. Così, scrissi di nuovo, e lui di nuovo replicò. Cominciò una fitta corrispondenza, e sembrava che Sergio avesse colto in me i segni della sua stessa passione per i fumetti, e per quel modo di farli che gli era proprio, dato che mi invitava a esprimere giudizi e dargli consigli. Finché, un giorno, mentre ero a tavola di ritorno dalla mattinata scolastica, suona il telefono. Mia madre va a rispondere e mi chiama: “C’è un certo Sergio Bonelli per te”. Mi cade la forchetta nel piatto. “Ciao Moreno, sono Sergio. E’ un po’ che ci scriviamo e ho pensato che avrei fatto prima a chiamarti direttamente a casa, invece di risponderti per lettera”. Ecco, Bonelli era (anche) così. Da allora, abbiamo sempre mantenuto contatti diretti e alla fine mi ha “scelto”, sicuramente dopo avermi osservato bene per tanti anni, per entrare a far parte dello staff dei suoi collaboratori. Raccogliere il suo testimone è una impresa così difficile che preferisco non pensarci e andare avanti come se lui ci fosse ancora, chiedendomi sempre, prima di prendere ogni decisione che cosa mi avrebbe detto di fare, se potessi andare a chiederglielo.
Comincio subito dicendo che ho “sorpassato” Sergio Bonelli soltanto per quantità di tavole pubblicate sulle pagine di Zagor e non già per qualità. In ogni caso, Nolitta resta comunque irraggiungibile per numero di pagine complessive sommando quelle dello Spirito con la Scure, Tex, Mister No e gli altri personaggi per cui ha scritto delle sceneggiature. Gli aneddoti che riguardano Sergio sono tantissimi, dato che lo conosco dalla metà degli anni Ottanta (decidendo di non mettere nel conto quel tipo di conoscenza e di frequentazione che c’è fra un autore e i suoi lettori, e dunque escludendo la mia “amicizia” con lui da ragazzino che leggeva incantato le sue storie). Il primo episodio che mi viene da ricordare è quello relativo alla prima volta che sentii la sua voce al telefono. Avrò avuto quindici anni. Cresciuto a pane e Nolitta, appena scoprii, leggendolo su una fanzine, che dietro lo pseudonimo con cui firmava le storie di Zagor si celava in realtà l’editore del personaggio, scrissi una lettera per spiegargli quanto lo ammirassi e come desiderassi essere bravo come lui nell’inventare storie. Rimasi folgorato nel vedermi rispondere con una missiva firmata di suo pugno: non avrei mai sperato tanto. Così, scrissi di nuovo, e lui di nuovo replicò. Cominciò una fitta corrispondenza, e sembrava che Sergio avesse colto in me i segni della sua stessa passione per i fumetti, e per quel modo di farli che gli era proprio, dato che mi invitava a esprimere giudizi e dargli consigli. Finché, un giorno, mentre ero a tavola di ritorno dalla mattinata scolastica, suona il telefono. Mia madre va a rispondere e mi chiama: “C’è un certo Sergio Bonelli per te”. Mi cade la forchetta nel piatto. “Ciao Moreno, sono Sergio. E’ un po’ che ci scriviamo e ho pensato che avrei fatto prima a chiamarti direttamente a casa, invece di risponderti per lettera”. Ecco, Bonelli era (anche) così. Da allora, abbiamo sempre mantenuto contatti diretti e alla fine mi ha “scelto”, sicuramente dopo avermi osservato bene per tanti anni, per entrare a far parte dello staff dei suoi collaboratori. Raccogliere il suo testimone è una impresa così difficile che preferisco non pensarci e andare avanti come se lui ci fosse ancora, chiedendomi sempre, prima di prendere ogni decisione che cosa mi avrebbe detto di fare, se potessi andare a chiederglielo.
Chi è meglio tra te e Mauro Boselli? :-D
Sicuramente Mauro Boselli. E non lo dico per piaggeria o per falsa modestia. Mauro riesce a scrivere duecento tavole di sceneggiatura ogni mese e sono sempre sceneggiature densissime di fatti, personaggi, caratterizzazioni, documentazione. Grondano cultura e intelligenza da ogni virgola. Boselli ha letto tutto, sa tutto, si ricorda tutto, fa tutto. Niente che porti la sua firma è mai banale. Poi, facciamo a gara nel nostro ufficio su chi ha vinto più premi (li ostentiamo tutti esposti sui nostri rispettivi scaffali, come sa chi è venuto a farci visita) e lui ne ha il doppio dei miei. Dunque, non c’è partita.
Com'è lavorare con una leggenda vivente come Gallieno Ferri? Come ti raffronti con questa divinità zagoriana?
Mi ritengo un privilegiato, perché Gallieno, oltre a essere un punto di riferimento, un monumento ambulante, mi onora della sua amicizia ed è come un secondo padre. Ricordo ancora quando Decio Canzio mi disse che avrebbe affidato la mia prima sceneggiatura proprio a lui. Già non riuscivo a credere di aver visto accettare un mio testo, poterlo vedere disegnato da Ferri mi sembrava qualcosa di esagerato. Il mio entusiasmo rischia di non essere capito (o non essere creduto sincero) da chi non sappia che cos’è Gallieno per chi è cresciuto leggendo Zagor. Zagor è Ferri e Ferri è Zagor. E Zagor è il sogno, l’avventura, la fantasia perché Ferri è stato capace di creare un universo magico da cui si riceve un imprinting. Altri personaggi possono permettersi di passare di mano in mano senza che se ne avverta il trauma, ma per gli zagoriani, alla fine, c’è solo il Maestro.
Una domanda semplicissima: come sta andando lo splendido settimanale a colori ?
Mi dicono: “bene”. Alcuni aggiungono: “benissimo”.
I personaggi della Sergio Bonelli editore sono facilmente riconducibili a determinati generi narrativi. Anche quelli che vivono di contaminazioni, come Magico Vento o Napoleone, erano circoscritti da precise tematiche. Zagor invece, passa dal western all'horror alla fantascienza, alla magica, all'avventura, al viaggio, al comico, etc etc. In quali di questi territori Zagoriani ti senti più a tuo agio?
Zagor è il fumetto della contaminazione per eccellenza, della trasversalità tra i generi, delle citazioni multimediali. E’ questo il segreto della sua longevità editoriale. Il mix delle suggestioni è così connaturato con il suo DNA che nessuno sceneggiatore potrebbe dirsi davvero adatto allo Spirito con la Scure se non fosse in grado di confrontarsi con tutti i regni della narrativa. Noi che scriviamo storie ambientate a Darkwood dobbiamo (o dovremmo) saperci sbizzarrire nell’umoristico come nel fantastico. Poi è chiaro che ciascuno ha le proprie preferenze. Le mie vanno verso le avventure con una componente gialla e quelle che si rifanno a fatti storici o che prevedono la comparsa sulla scena di personaggi realmente esistiti.
Le storie di Zagor mi ricordano molto le avventure di Superman e Batman negli anni '60. Piene di robot, alieni, viaggi del tempo, mostri di ogni generi, situazioni surreali ma per questo spassosissime. Batman e Superman dopo un decennio hanno cambiato marcia. Zagor è rimasto fedele alla sua linea. Chi ha fatto bene e chi male?
Zagor è stato “progettato” per adeguarsi ai tempi dato che ha una struttura in grado di ricevere input e rielaborarli. Nolitta si inventava creature mutanti ispirate al Mostro della Laguna Nera, o licantropi e vampiri presi in prestito dai film in bianco e nero che vedeva da ragazzo. Boselli attinge dai racconti di Lovecraft, Hodgson o Howard. Io magari mi ispiro a Stephen King. Ma alla fine, sono sempre le suggestioni che hanno fecondato la mente dell’autore di turno che finiscono per creare le nuove storie. La linea è dunque soltanto quella di captare e ritrasmettere. Lo Spirito con la Scure si presta perfettamente a fare da ricetrasmittente.
Moreno, sei molto attivo sul tuo blog e su facebook. Cosa ti offre questa interattività col pubblico? Perché tantissimi autori tuoi colleghi invece pare che aborrino il contatto interattivo?
Chi mi segue in rete sa che, a dire il vero, io sono assolutamente negato con la tecnologia e spesso suscito l’ilarità dei miei aficionados raccontando le incredibili disavventure che mi capitano quando ho in mano un cellulare o cerco di azionare un navigatore satellitare. Tuttavia, sono perfettamente conscio delle potenzialità dell’interconnessione e mi sono gettato anima e corpo in questo tipo di interazione con il pubblico, vincendo i miei timori e la mia diffidenza. Dedico un’ora o due della giornata ai social network e al blog, e credo di essere riuscito (libero poi chiunque di smentirmi) a creare un mio particolare linguaggio, diverso da quello degli altri, nel tono e nella scelta degli argomenti. Comunicando via Internet ho un feedback immediato e riesco a far sapere in giro quello che vado facendo, giusto per raggiungere chi potrebbe essere interessato. Inoltre, alla fine, si creano anche delle amicizie. Mi accorgo inoltre che, dovunque vada, c’è sempre qualcuno che dice: “ti leggo sul blog” o “ti seguo su Facebook”. Non so dire perché altri autori non abbiano questo stesso mio tipo di atteggiamento, posso immaginare che entrino in gioco le indoli e i caratteri.
Sicuramente Mauro Boselli. E non lo dico per piaggeria o per falsa modestia. Mauro riesce a scrivere duecento tavole di sceneggiatura ogni mese e sono sempre sceneggiature densissime di fatti, personaggi, caratterizzazioni, documentazione. Grondano cultura e intelligenza da ogni virgola. Boselli ha letto tutto, sa tutto, si ricorda tutto, fa tutto. Niente che porti la sua firma è mai banale. Poi, facciamo a gara nel nostro ufficio su chi ha vinto più premi (li ostentiamo tutti esposti sui nostri rispettivi scaffali, come sa chi è venuto a farci visita) e lui ne ha il doppio dei miei. Dunque, non c’è partita.
Com'è lavorare con una leggenda vivente come Gallieno Ferri? Come ti raffronti con questa divinità zagoriana?
Mi ritengo un privilegiato, perché Gallieno, oltre a essere un punto di riferimento, un monumento ambulante, mi onora della sua amicizia ed è come un secondo padre. Ricordo ancora quando Decio Canzio mi disse che avrebbe affidato la mia prima sceneggiatura proprio a lui. Già non riuscivo a credere di aver visto accettare un mio testo, poterlo vedere disegnato da Ferri mi sembrava qualcosa di esagerato. Il mio entusiasmo rischia di non essere capito (o non essere creduto sincero) da chi non sappia che cos’è Gallieno per chi è cresciuto leggendo Zagor. Zagor è Ferri e Ferri è Zagor. E Zagor è il sogno, l’avventura, la fantasia perché Ferri è stato capace di creare un universo magico da cui si riceve un imprinting. Altri personaggi possono permettersi di passare di mano in mano senza che se ne avverta il trauma, ma per gli zagoriani, alla fine, c’è solo il Maestro.
Una domanda semplicissima: come sta andando lo splendido settimanale a colori ?
Mi dicono: “bene”. Alcuni aggiungono: “benissimo”.
I personaggi della Sergio Bonelli editore sono facilmente riconducibili a determinati generi narrativi. Anche quelli che vivono di contaminazioni, come Magico Vento o Napoleone, erano circoscritti da precise tematiche. Zagor invece, passa dal western all'horror alla fantascienza, alla magica, all'avventura, al viaggio, al comico, etc etc. In quali di questi territori Zagoriani ti senti più a tuo agio?
Zagor è il fumetto della contaminazione per eccellenza, della trasversalità tra i generi, delle citazioni multimediali. E’ questo il segreto della sua longevità editoriale. Il mix delle suggestioni è così connaturato con il suo DNA che nessuno sceneggiatore potrebbe dirsi davvero adatto allo Spirito con la Scure se non fosse in grado di confrontarsi con tutti i regni della narrativa. Noi che scriviamo storie ambientate a Darkwood dobbiamo (o dovremmo) saperci sbizzarrire nell’umoristico come nel fantastico. Poi è chiaro che ciascuno ha le proprie preferenze. Le mie vanno verso le avventure con una componente gialla e quelle che si rifanno a fatti storici o che prevedono la comparsa sulla scena di personaggi realmente esistiti.
Le storie di Zagor mi ricordano molto le avventure di Superman e Batman negli anni '60. Piene di robot, alieni, viaggi del tempo, mostri di ogni generi, situazioni surreali ma per questo spassosissime. Batman e Superman dopo un decennio hanno cambiato marcia. Zagor è rimasto fedele alla sua linea. Chi ha fatto bene e chi male?
Zagor è stato “progettato” per adeguarsi ai tempi dato che ha una struttura in grado di ricevere input e rielaborarli. Nolitta si inventava creature mutanti ispirate al Mostro della Laguna Nera, o licantropi e vampiri presi in prestito dai film in bianco e nero che vedeva da ragazzo. Boselli attinge dai racconti di Lovecraft, Hodgson o Howard. Io magari mi ispiro a Stephen King. Ma alla fine, sono sempre le suggestioni che hanno fecondato la mente dell’autore di turno che finiscono per creare le nuove storie. La linea è dunque soltanto quella di captare e ritrasmettere. Lo Spirito con la Scure si presta perfettamente a fare da ricetrasmittente.
Moreno, sei molto attivo sul tuo blog e su facebook. Cosa ti offre questa interattività col pubblico? Perché tantissimi autori tuoi colleghi invece pare che aborrino il contatto interattivo?
Chi mi segue in rete sa che, a dire il vero, io sono assolutamente negato con la tecnologia e spesso suscito l’ilarità dei miei aficionados raccontando le incredibili disavventure che mi capitano quando ho in mano un cellulare o cerco di azionare un navigatore satellitare. Tuttavia, sono perfettamente conscio delle potenzialità dell’interconnessione e mi sono gettato anima e corpo in questo tipo di interazione con il pubblico, vincendo i miei timori e la mia diffidenza. Dedico un’ora o due della giornata ai social network e al blog, e credo di essere riuscito (libero poi chiunque di smentirmi) a creare un mio particolare linguaggio, diverso da quello degli altri, nel tono e nella scelta degli argomenti. Comunicando via Internet ho un feedback immediato e riesco a far sapere in giro quello che vado facendo, giusto per raggiungere chi potrebbe essere interessato. Inoltre, alla fine, si creano anche delle amicizie. Mi accorgo inoltre che, dovunque vada, c’è sempre qualcuno che dice: “ti leggo sul blog” o “ti seguo su Facebook”. Non so dire perché altri autori non abbiano questo stesso mio tipo di atteggiamento, posso immaginare che entrino in gioco le indoli e i caratteri.
Da un po' di tempo si discute molto dello stato della critica del fumetto. Gli stessi articolisti on line, dichiarano che il loro è un lavoro amatoriale, senza compenso e che più di tanto non si può pretendere da loro. Tu che sei partito con ottime fanzine sempre di alto livello professionale, per quanto non remunerative, che pensiero hai al proposito?
Quando io ho cominciato a scrivere “di” fumetti, e dunque a cimentarmi nei panni del critico, c’erano varie riviste di livello professionale su cui esercitarsi ed erano in voga le fanzine, cioè le riviste amatoriali. Per quanto potesse essere scarsa una fanzine, e io credo di aver collaborato con testate di tutti i livelli, il fatto stesso che servisse dare alle stampe un proprio testo e farsi acquistare dai lettori per poter essere letti, faceva sì che la critica fosse comunque soggetta a una prima scrematura. I fanzinari troppo esagitati, o incompetenti, avevano vita breve. Se una fanzine si creava un suo pubblico e durava per un certo arco di tempo, voleva dire che c’era del buono. Oggi, grazie a Internet, chiunque può collegarsi a un forum e “criticare” qualunque cosa. Magari, senza avere la competenza necessaria, o soltanto per sfogare un proprio malumore per un appuntamento galante andato in bianco. Dunque, bisogna prendere con le molle certi giudizi estremi e taluni commentatori. Vero è, però, di contro, che proprio in rete si scoprono persone molto esperte e in grado di scrivere molto bene. E senza dubbio oggi si scrive di fumetti più che in qualunque altra epoca passata. Dunque, che dire in conclusione? Che il criticism telematico è una grande opportunità di conoscenza, di approfondimento, di comunicazione e di informazione, però bisogna selezionare gli interlocutori degni di fiducia, diffidando degli esagitati. Ma questa è una regola, credo, che valga anche in ogni chat.
Non sopporto più Groucho. E' rimasto una spalla recita battute che ormai ha fatto secondo me il suo tempo. E' un'occasione sprecata, essendo un ottimo personaggio di base. Tu che hai un'ottima capacità comica e hai fatto svettare Cico, hai mai pensato di realizzare qualche storia di Dylan, o anche a solo di Groucho? Pensaci!
Ci ho pensato e ho anche messo da parte qualche idea. Finora mi sono mancati il tempo e l’occasione. Né, devo dire, mi è mai stato chiesto di scrivere anche soltanto una storia breve per il Dylan Dog Color Fest. Sarebbe proprio su questa testata che mi piacerebbe fare un intervento, toccata e fuga.
Oltre a scrivere le sue avventure ti occupi anche di coordinare la redazione. Cosa vuol dire gestire tutte queste persone (quante sono in tutto, a proposito)? Come si porta in edicola, ogni mese, un albo di Zagor?
Lo staff di Zagor è composto da una decina di sceneggiatori (me e Boselli compresi) e una ventina di disegnatori (alcuni a mezzo servizio, come gli Esposito Bros ed Emanuele Barison). In più, ci sono un paio di letteristi. Il mio lavoro in redazione consiste nel coordinare l’attività di tutti costoro, affidando incarichi e controllandone lo svolgimento, fino a portare ogni mese sul tavolo del direttore (oggi, Mauro Marcheselli) una storia finita e pubblicabile. Io faccio da garante della qualità del prodotto finito, e dunque mi assumo tutte le responsabilità anche del lavoro altrui.
Quando io ho cominciato a scrivere “di” fumetti, e dunque a cimentarmi nei panni del critico, c’erano varie riviste di livello professionale su cui esercitarsi ed erano in voga le fanzine, cioè le riviste amatoriali. Per quanto potesse essere scarsa una fanzine, e io credo di aver collaborato con testate di tutti i livelli, il fatto stesso che servisse dare alle stampe un proprio testo e farsi acquistare dai lettori per poter essere letti, faceva sì che la critica fosse comunque soggetta a una prima scrematura. I fanzinari troppo esagitati, o incompetenti, avevano vita breve. Se una fanzine si creava un suo pubblico e durava per un certo arco di tempo, voleva dire che c’era del buono. Oggi, grazie a Internet, chiunque può collegarsi a un forum e “criticare” qualunque cosa. Magari, senza avere la competenza necessaria, o soltanto per sfogare un proprio malumore per un appuntamento galante andato in bianco. Dunque, bisogna prendere con le molle certi giudizi estremi e taluni commentatori. Vero è, però, di contro, che proprio in rete si scoprono persone molto esperte e in grado di scrivere molto bene. E senza dubbio oggi si scrive di fumetti più che in qualunque altra epoca passata. Dunque, che dire in conclusione? Che il criticism telematico è una grande opportunità di conoscenza, di approfondimento, di comunicazione e di informazione, però bisogna selezionare gli interlocutori degni di fiducia, diffidando degli esagitati. Ma questa è una regola, credo, che valga anche in ogni chat.
Non sopporto più Groucho. E' rimasto una spalla recita battute che ormai ha fatto secondo me il suo tempo. E' un'occasione sprecata, essendo un ottimo personaggio di base. Tu che hai un'ottima capacità comica e hai fatto svettare Cico, hai mai pensato di realizzare qualche storia di Dylan, o anche a solo di Groucho? Pensaci!
Ci ho pensato e ho anche messo da parte qualche idea. Finora mi sono mancati il tempo e l’occasione. Né, devo dire, mi è mai stato chiesto di scrivere anche soltanto una storia breve per il Dylan Dog Color Fest. Sarebbe proprio su questa testata che mi piacerebbe fare un intervento, toccata e fuga.
Oltre a scrivere le sue avventure ti occupi anche di coordinare la redazione. Cosa vuol dire gestire tutte queste persone (quante sono in tutto, a proposito)? Come si porta in edicola, ogni mese, un albo di Zagor?
Lo staff di Zagor è composto da una decina di sceneggiatori (me e Boselli compresi) e una ventina di disegnatori (alcuni a mezzo servizio, come gli Esposito Bros ed Emanuele Barison). In più, ci sono un paio di letteristi. Il mio lavoro in redazione consiste nel coordinare l’attività di tutti costoro, affidando incarichi e controllandone lo svolgimento, fino a portare ogni mese sul tavolo del direttore (oggi, Mauro Marcheselli) una storia finita e pubblicabile. Io faccio da garante della qualità del prodotto finito, e dunque mi assumo tutte le responsabilità anche del lavoro altrui.
Hai detto che gli almanacchi dell'avventura cambieranno, ci puoi dire cosa succederà?
Confermo il cambiamento già a partire da quest’anno, per poi avere una sorpresa ancora più grande il prossimo. Ma rivelerò ogni cosa soltanto a tempo debito.
Ho visto che sul Web,ci sono decine di video di una fantomatica,ma bellissima Zagor TV.Come mai un editore come Bonelli si occupa anche di televisione?
La Zagor TV non è gestita dalla Bonelli ma da un gruppo di appassionati, che lavorano gratuitamente di propria iniziativa.
Moreno, perchè non premi in Bonelli affinché decidano di varare storie inedite per un prossimo Speciale Cico? E poi, lo Zagor Humor Fest, che era in realtà un triste pesce d'aprile, potrebbe diventare prossimamente realtà?
E’ da poco arrivata in redazione una petizione firmata da centinaia di lettori che chiedono la riapertura della collana degli Speciali Cico. La consegnerò a chi di dovere e poi vedremo, anche se non sono in condizione di dare speranze. Lo Zagor Humor Fest non è stato un “triste” pesce d’aprile, ma un “allegro” pesce d’aprile”! Se dipendesse da me, ovviamente, sarebbe già realtà. Ma i tempi sono difficili, per i fumetti comici.
Al di là dell'entusiasmo dei partecipanti alle fiere di settore, quanta diffidenza e luoghi comuni riscontri ancora sulle nuvole parlanti? E quali iniziative proporresti per avvicinare la nostra opinione pubblica sul fumetto a quella che hanno ad esempio in Francia?
In Francia c’è una tradizione culturale anni luce più favorevole al fumetto della realtà italiana, difficile ormai colmare il gap. Da noi, purtroppo, subiamo ancora il retaggio degli anni in cui il fumetto veniva indicato come responsabile del traviamento della gioventù. Basta vedere come, a tutt’oggi, è difficile vedere programmi TV in cui siano ospiti dei fumettisti (e quando ci sono, sono meritori). Non c’è altro da fare che continuare a svolgere al meglio il nostro lavoro, scrivendo e disegnando, nella speranza che le cose cambino.
Cattivik contro berluscon, ho guardato le date, è del 1992. Venti anni dopo, chi è il vero genio del male?
Cattivik. I personaggi a fumetti restano, i presidenti del consiglio passano.
Moreno, posseggo il tuo libretto "Cattivik contro la Rai\". Ora ti vedo là in diretta. Sei sicuro che non ti stanno organizzando una trappola? :-D
Complimenti per la memoria e lo spirito collezionistico. “Cattivik contro la RAI” faceva il paio con “Cattivik contro Berluscon’” ai tempi in cui il Cavaliere era ancora soltanto “Sua Emittenza”, e dunque un imprenditore televisivo e non un politico.
Moreno, ma perché non è mai stata presa in considerazione l'idea di fare una linea di action figures di Zagor? Il personaggio è perfetto, ha una gallery di alleati e di nemici quasi più bella di quella di Guerre Stellari, lo stesso dicasi per le ambientazioni. Vorrei avvicinare mio figlio piccolo al personaggio, ma ancora non legge. Gioca con una serie di minchiate tali, che sogno di vederlo con dei bei pupazzetti di Zagor. CHe pure io, tra parentesi, non disdegnerei di sognare.
I produttori di action figures dovrebbero farsi avanti presso la Bonelli, facendo le loro proposte. Se lo facessero, e se il progetto andasse in porto, sarei il primo degli acquirenti.
Puoi anticiparci qualche cosa, in assoluta anteprima, della saga in sudamerica? Come ti sei rapportato al territorio, rispetto alle avventure di Mister No?
Ormai della trasferta in Sud America si è detto tantissimo e si sono viste molte anteprime. Rimando a un mio approfondito articolo sul sito Bonelli. L’anteprima potrebbe essere questa: durante il viaggio, Zagor incontrerà Charles Darwin!
Moreno, sono stato un fervido lettore dell'età dell'oro di Lupo Alberto e Cattivik. Cosa ha portato al declino editoriale di quelle due splendide riviste?
Lupo Alberto è ancora in edicola. Cattivik, purtroppo, no. Ed è un peccato perché il Genio del Male mi divertiva un sacco, sia come lettore che come autore. Purtroppo, il fumetto comico, in Italia, è andato sempre più perdendo lettori. E i lettori di Cattivik e Lupo Alberto erano soprattutto giovani e giovanissimi, proprio la fascia maggiormente a rischio concorrenza da parte delle chat, delle playstation, delle TV.