mercoledì 5 giugno 2013

LA STORIA DI BETTY WILDING


“Ho letto lo Zagorone tutto d'un fiato, le lacrime erano comprese nel prezzo? Amo questa storia. Grazie per averla scritta!”. Questo il testo di un tweet che ho appena letto, quello di una lettrice, l’ultimo di una lunga serie di apprezzamenti e di complimenti. Ringrazio tutti di cuore. Sembra che “La storia di Betty Wilding, lo Zagorone di Gallieno Ferri, da poco arrivato in edicola, sia riuscito a far contenti un po’ tutti. Se ci sono voci critiche (e ce ne saranno di sicuro) non mi sono giunte. Addirittura, sembra che qualcuno abbia giudicato l’albo migliore ancora del già generalmente apprezzato albo gigante dello scorso anno, “L’uomo che sconfisse la morte”. Ne sono contento, e a questo punto incrocio le dita sperando che le vendite riescano, nonostante la crisi, a far mettere in cantiere anche il volume n°4, per il prossimo anno. Il primo Zagorone, disegnato da Marco Torricelli, fu realizzato per festeggiare il cinquantennale dello Spirito con la Scure, nel 2011: avrebbe potuto rimanere un numero unico e invece il successo dell’iniziativa ha spinto la Casa editrice a proporre un bis, nel 2012, illustrato da Marco Verni, di nuovo premiato dal pubblico. Adesso, l’arrivo di Gallieno Ferri non mancherà di suscitare interesse. Che poi il suo albo chiuda una trilogia o anticipi un quarto titolo, lo vedremo.

Dato che mi si accusa talvolta di “spiegazionismo” (come se si dovessero scrivere storie in cui capitano fatti senza spiegazione), non entrerò nei dettagli del racconto e non mi metterò a chiarire punti oscuri o passaggi apparentemente poco convincenti. Facciamo, per una volta, che chi ha capito capisce e chi non ha capito cerca di capire. Preferisco parlare, piuttosto, di quel che ho avuto intenzione di fare quando ho iniziato a lavorare al progetto. Innanzitutto, ho subito pensato che il vero protagonista dell’albo gigante dovesse essere Gallieno Ferri. Il Gallieno Ferri di oggi, certo, un maestro di 84 anni che non disegna come quando ne aveva dieci, venti, trenta o quaranta di meno, ma che appunto per questo andava celebrato, consegnato alla leggenda, facendo del suo Zagorone un evento nella programmazione bonelliana del 2013 e una punto fermo nell’ambito della cinquantennale saga dello Spirito con la Scure. Ferri, classe 1929, è stato il creatore grafico del personaggio, ideato insieme a Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli), autore dei testi, a partire dal 1961. Dopo cinquantadue anni, il maestro ligure è ancora sulle breccia e continua a regalarci tavole e copertine. Nessun illustratore al mondo può vantare un simile record di longevità alla guida di un solo eroe a fumetti. Dunque, un volume di grande formato da lui realizzato era il doveroso omaggio a una lunga ed entusiasmante carriera che ha fatto sognare intere generazioni di lettori, non solo in Italia ma in tanti Paesi del mondo. Pochi disegnatori, come Ferri, sono così tanto amati dal suo pubblico, che annovera ammiratori di tutte le età che identificano l’eroe di Darkwood con la sua interpretazione. 



Un simile evento meritava un racconto in qualche modo “particolare”: “La storia di Betty Wilding” getta luce, infatti, sulla figura della madre di Zagor. Del padre, Mike Wilding, sappiamo già molto, se non tutto, dopo che sia Nolitta che Mauro Boselli, in due loro memorabili avventure (“Zagor Racconta” e “Il ponte del’Arcobaleno”) hanno approfondito l’argomento. Della mamma, invece, conosciamo soltanto il nome, o poco più. E’ giunto dunque il momento di capire chi fosse. Gli eroi bonelliani si sono spesso confrontati con le loro radici. Conosciamo il padre di Ken Parker, abbiamo assistito alla morte del fratello di Tex, sappiamo del rapporto conflittuale di Dylan Dog con Xabarax, in un racconto Mister No ha incontrato il papà. Il mio racconto sulla madre di Zagor si inserisce in questo filone, o in questa tradizione. Già era noto che Betty Wilding veniva dall’Irlanda: adesso capiremo perché ha lasciato la sua terra d’origine e dove e come ha incontrato quello che sarebbe diventato suo marito, conosciuto dopo che Mike era già stato radiato dall’esercito in seguito a una strage di indiani di cui si era macchiato quando era un giovane e ambizioso ufficiale desideroso di far carriera. Anche di questo aspetto si parla nello Zagorone.

Tuttavia, lo Zagorone non si svolge in flashback se non in poche sequenze retrospettive. L’avventura, piena di colpi di scena, è, per il resto, narrata “in diretta” e il dramma si svolge soprattutto nel presente dello Spirito con la Scure. C’è una fanciulla in pericolo che compare fin dalla copertina, e che è collegata (in un modo che scoprirete leggendo) con la mamma del nostro eroe. La storia, per quanto perfettamente e immediatamente comprensibile da tutti, è inoltre piena di riferimenti e addentellate con altre storie e collega fra loro varie vicende e strizza l’occhio al lettore, nella speranza di divertirlo con il gioco di rimandi e anche con il ritorno in luoghi già noti a chi segue la serie, come il Clear Water. Potrebbe essere divertente (invito chi ne ha voglia a farlo) rintracciare i tanti indizi.

Perché Ferri arriva solo con il terzo volume e non è stato lui a inaugurare la collana? Perché nel 2011 Gallieno era impegnato nella realizzazione del numero speciale a colori del cinquantennale (“Lo scrigno di Manito”). Del resto anche Galep, per una curiosa coincidenza, realizzò il terzo Texone dopo i primi due di Buzelli e Giolitti.

Per finire, uno spoiler. Chi non ha letto il racconto, chiuda immediatamente gli occhi. Cristian Di Clemente, su uBC, scrive che la mia sceneggiatura “è attenta al tumulto interiore vissuto da Zagor, sottolineato in varie sfumature (la commozione, il turbamento, gli scatti di nervosismo, l'impazienza) inserite con delicato equilibrio e senza la pretesa di trasformare lo Spirito con la Scure, tutto d'un tratto, in un 'supereroe con superproblemi'". C’è però anche il tentativo di non trasformare in una superoina neanche Betty Wilding, o meglio Elizabeth (Lizzy) Burton. Già il padre di Zagor è, a suo modo, una figura “eccezionale”, per quello che ha fatto e per le conseguenze che hanno determinato le sue azioni. Sarebbe stato strano che anche la madre fosse stata, non so, una principessa o una nobildonna in fuga. Quello che lo Zagorone chiarisce, sorprendendo il lettore, è che si tratta invece di una ragazza assolutamente normale, senza che però la sua vicenda sia banale. Ciò detto, l’avventura è consegnata al vostro giudizio, quello per il quale è stata pensata e scritta.