Da oltre vent’anni vengo regolarmene invitato, e accetto sempre volentieri, a tenere incontri presso istituti scolastici di ogni ordine e grado, dalle elementari fino alle aule universitarie. Ne ho spesso parlato in questo spazio. Giusto per citare una di queste occasioni, il 7 febbraio di quest’anno sono stato ospite della Scuola Primaria “Don Gnocchi” di Besana Brianza, parlando per tre ore di fila in un auditorium colmo di bambini di terza, quarta e quinta, che sono stati un pubblico attento ed entusiasta. Potete trovare la cronaca (e una infinità di foto) in questo resoconto di Marco Corbetta.
Di recente, però, in una scuola romana, l’Istituto Comprensivo “La Giustiniana”, è successo qualcosa ancora di diverso ma non meno (dal mio punto di vista) entusiasmante. Una insegnante, Anna Teresa Fiori, lettrice di Zagor, ha portato un classe l’albo “Il giorno del giudizio”, attualmente in edicola, e lo ha sottoposto ai suoi giovani allievi, per sperimentare le loro reazioni e approfittarne per spiegare non soltanto come si possano raccontare storie utilizzando il linguaggio del fumetto, ma anche come questi racconti siano in grado di insegnare, per esempio, che cosa sono il terremoto e lo tsunami, e quale rapporto ci sia fra loro. L’esperimento ha avuto esiti positivi: gli alunni si sono interessati moltissimo sia ai testi che ai disegni, al punto che l’insegnante, dopo aver acquisito il fumetto nella biblioteca di classe, ha organizzato una intervista telefonica con il sottoscritto. Ho parlato personalmente al telefono con una decina di ragazzi e li ho sentiti davvero coinvolti. Poi, la maestra ha fatto lavorare i suoi allievi chiedendo di redigere relazioni e fare disegni su quanto avevano imparato.
Ecco la testimonianza di Anna Teresa Fiori: “Insegno italiano in una classe III elementare. È dalla prima che in classe abbiamo una biblioteca, ma solo da quest'anno l'abbiamo arricchita con i fumetti. I bambini, come già avevano fatto verso i libri, hanno da subito manifestato grande interesse verso il fumetto e, quando si è presentata l'occasione di intervistare Moreno Burattini, si sono mostrati subito entusiasti. Ma i problemi erano principalmente tre: come comunicare, il poco tempo a disposizione, il mio desiderio di dare la possibilità di fare almeno una domanda ad ognuno di loro. Hanno parlato in 10 su 22, i più disinvolti ed interessati. Usando il mio cellulare, i bambini hanno telefonato a Burattini, un pomeriggio che io ero di turno. Il giorno seguente è stato fatto da tutti un testo collettivo sull'intervista e sono emerse altre curiosità... Chissà che non ci saranno altre occasioni”. Più sotto troverete la documentazione del lavoro svolto in classe. La maestra magari spiegherà ai ragazzi cos'è un palindromo, cominciando da quell' "Amo Roma" che ho usato come titolo al pezzo che la riguarda.
Ma, prima, può essere utile quel che una volta mi è capitato di rispondere durante una intervista. Mi si chiedeva: “Cosa pensi possa comunicare in termini di valori la lettura di un albo dello Spirito con la Scure? Quello ‘pedagogico’ è uno degli scopi per cui si scrive ancora oggi?”. Ecco la mia replica: “Zagor è un personaggio positivo che, per tradizione, comunica messaggi e valori positivi. Ciò non toglie che il motivo principale per cui raccontiamo storie di cui è il protagonista sia quello di emozionare e divertire i lettori con le sue avventure. Gli intenti pedagogici non ci sono, ma c’è, per forza di cose, un effetto pedagogico: qualsiasi racconto è veicolo di informazioni che arricchisce i fruitori. Per assurdo, anche dai racconti con protagonisti o contenuti negativi si può imparare qualcosa di positivo: per esempio, che esiste il male. Ogni libro insegna qualcosa. Se non altro, a diffidare del suo autore. Plinio il Vecchio, del resto, diceva che non c’è libro tanto cattivo che in qualche sua parte non possa giovare. Figuriamoci se non può giovare la lettura di Zagor, eroe schierato decisamente dalla parte del bene in difesa di valori quali la difesa della giustizia e della pace. Come lettore, posso dire che è stato lui, lo Spirito con la Scure, a gettare le basi del mio sconfinato amore per la lettura e a solleticarmi l'intelligenza e la fantasia, spingendomi a crescere sempre più, culturalmente e spiritualmente. Comunque non mi metto a scrivere pensando al valore pedagogico di quello che andrò raccontando: punto piuttosto a creare una storia che emozioni e che intrighi e che, naturalmente, sia in linea con le caratteristiche della serie per cui lavoro. Cerco di scrivere una bella avventura con dei bei personaggi. Poi, se ci sono contenuti pedagogici o didascalici e qualcuno è in grado di coglierli, meglio. Personalmente faccio mia la massima di Oscar Wilde, secondo la quale non esistono libri morali o immorali, ma solo libri scritti beni o scritti male. Io mi preoccupo soprattutto, nel mio piccolo e nei miei limiti, di scrivere bene”.