E' in edicola da alcuni giorni lo Speciale Zagor n° 33, "Ritorno alla casa del terrore" (marzo 2021). Testi miei, disegni di Giorgio Sommacal e Stefano Voltolini, copertina di Alessandro Piccinelli. Si tratta di una storia alquanto insolita, per vari motivi. Il primo, è che si tratta della celebrazione, nell'anno del sessantennale, di una delle storie più celebri dello Zagor delle origini: “La casa del terrore”, una avventura uscita in edicola tra l’aprile e il giugno del 1967, nel classico formato a striscia tipico di quel periodo (dopo appena un anno, nel marzo 1968, sarebbe giunta la ristampa nella Collana Zenith), sceneggiata da Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli) e illustrata da Gallieno Ferri.
Le storie nolittiane nascevano spesso dal desiderio dello sceneggiatore di attingere dalle suggestioni offerte dai film o dai fumetti da lui preferiti. Fra questi, ci sono senz’altro sia le pellicole horror degli anni Cinquanta, sia i racconti orrorifici americani degli EC Comics o quelli della collana “Creepy”, pubblicata dalla Warner. Di tutto ciò “La casa del terrore” è la perfetta dimostrazione, piena com’è di citazioni e di echi. Il lugubre maggiordomo David di casa Stanford è rimanda chiaramente al sinistro maggiordomo che introduceva i racconti del terrore pubblicati sulla rivista americana “Creepy”, noto in Italia come Zio Tibia. Ma, insieme a lui, tutto, nel racconto, contribuisce a ricreare l’atmosfera dei film e dei fumetti “di paura”, quelli con le vecchie case stregate o infestate dai fantasmi. Anche Priscilla Stanford, la presunta strega messa al rogo alla fine del Seicento, ci ricorda da vicino qualcuno. Spiega di chi si tratta lo stesso Sergio Bonelli, in una sua dichiarazione: “Io e Ferri ci siamo ispirati alla bella e sinistra Morticia della Famiglia Addams, che in TV aveva le fattezze di Carolyn Jones: si tratta di un omaggio ai fumetti di Charles Addams e alla sua particolare ricetta di comico e macabro”. Horror e humour sono infatti gli ingredienti di tutto il racconto de “La casa del terrore”, che si può leggere anche come una parodia delle storie di fantasmi, come quelle dei film comici di Abbott e Costello (Gianni e Pinotto) o di Stan Laurel e Oliver Hardy, sostituiti da Cico e Batterton).
Proponendo un ritorno a Windy Cliff, abbiamo voluto mescolare di nuovo giallo, nero e umorismo, affidandoci alle divertenti matite di due disegnatori già visti all’opera nella miniserie “Cico a spasso nel tempo”, vale a dire Giorgio Sommacal e Stefano Voltolini. E questa è la seconda particolarità: l'esordio su una una storia lunga di Zagor di due illustratori provenienti dal fumetto umoristico. Che, devo dire, se la sono cavata bene, supportandosi a vicenda, anche in campo realistico. Come del resto era abilissimo a fare proprio Ferri, in grado di primeggiare sia del comico che nel drammatico. Comica e drammatica era del resto la storia de "La Casa del terrore". Il lugubre edificio sul colle di Windy Cliff, come sa chi ha letto il classico nolittiano, non era davvero stregato: alla fine, è una storia gialla. Dunque, sostanzialmente giallo e umoristico doveva essere il seguito (a meno di non voler tradire le premesse). . E mi parso inevitabile dare dunque a Bat Batterton un po' di spazio: chi meglio di lui potrebbe interpratare un ruolo comico-poliziesco? Tuttavia, una cioncessione al genere ghost story è comunque presente, nel finale
Inoltre, Nolitta aveva costruito "La casa del terrore" come un calderone di citazioni. Lo stesso ho cercato di fare, nel mio piccolo, anche io. C'è chi le citazioni le ha colte o le coglierà, chi invece no: non è indispensabile farlo per seguire la storia, basata sul ricordo del lugubre ritratto di Priscilla Stanford che, nel classico nolittiano, tanto aveva spaventato Cico e Batterton. Un ritratto che, come si scopre nello Speciale, custodisca un segreto. Non è indispensabile neppure aver letto "La casa del terrore": le sequenze principali vengono tutte ricordate. Indipendentemente dal fatto che se ne apprezzi o no il sequel, si converrà almeno che sia stato giusto omaggiarlo.
Alla base di tutto c’è un soggetto per un albetto dedicato a Bat Batterton che doveva essere allegato a uno Speciale Zagor. Forse ricorderete che, tra il 1993 e il 1999, la Bonelli propose, insieme agli Speciali, degli spillati con brevi storie dedicate ai comprimari delle varie serie (per esempio, Flok per il Comandante Mark o Marvin per Nick Raider). In tutto, gli spillati zagoriani furono sei, di cui io ne ho scritti cinque. Per ognuna di queste short-stories servivano dei soggetti che Sergio Bonelli approvava, prima di procedere con la sceneggiatura. Quando toccò a Bat Batterton, io proposi (come sempre facevo) tre diverse trame. Sergio scelse quella de “Il bambino rapito” (Speciale Zagor n° 7). Le altre due proposte restarono dunque nel cassetto. Qualche tempo fa le ho ritrovate e mi è sembrato che lo spunto dell’indagine di Batterton sulla presunta infedeltà coniugale della moglie di mister O’Tell fosse divertente. Ho pensato al modo per poter sfruttare il vecchio soggetto in una storia che prevedesse il ritorno sulla scena di Bat in una storia zagoriana. Solo che nel soggetto originario Zagor non era previsto. Per farcelo stare, ho immaginato di spezzettare l’indagine in varie scenette che portassero avanti un racconto scollegato da quello di cui era protagonista lo Spirito con la Scure, con il quale però finisse per intrecciarsi. Ma, soprattutto, dovevano tornare indietro Bat e di Cico, una coppia comica davvero divertente da vedere: i due sono dei perfetti Gianni & Pinotto.