sabato 14 settembre 2013

NOI, ZAGOR



Mentre scrivo, è già in corso Prato Comics 2013, seconda edizione di una rinnovata manifestazione che raccoglie idealmente il testimone di quella che fu, in anni passati, il grande Convegno del Fumetto e del Fantastico, kermesse pratese a cui io, personalmente, devo moltissimo (come ho più volte raccontato parlando dei miei primi passi nel mondo degli autori degli eroi di carta e del “criticism” che lo riguarda). Al timone dell’evento c’è sempre l’infaticabile Stefano Bartolomei, il quale ha allestito, fra le altre cose, una mostra dedicata a Walter Venturi, vale a dire il disegnatore del primo Zagor Color, “I fantasmi del capitano Fishleg”, uscito in edicola durante l’estate. Sono esposti numerose tavole originali di questo albo, scritto a quattro mani da me e da Jacopo Rauch, più alcune anteprime dell’imminente romanzo a fumetti “Il grande Belzoni”, che Walter ha realizzato tutto da solo (e che a mio avviso è un grande lavoro). Domenica 15 settembre Venturi, il sottoscritto e Rauch parleremo in pubblico di tutto ciò partecipando a un incontro previsto per le ore 15 nell’Officina Giovani in Piazza Macelli a Prato. Questo a testimonianza di come Zagor sia ancora sulla breccia e susciti interesse in ogni dove.



Con ogni probabilità, a Prato sarà dei nostri anche Riccardo Jacopino, il regista del film “Noi, Zagor”, che sta per giungere sugli schermi cinematografici, essendo egli pratese. Si tratta di un documentario distribuito in oltre cento sale cinematografiche di tutta Italia, dopo due anni di lavorazione. Di “Noi, Zagor” il regista Riccardo Jacopino aveva presentato alcuni spezzoni già in occasione di Lucca Comics & Games dello scorso autunno. Si tratta di un entusiasmante viaggio “dietro le quinte”, in mezzo agli autori e ai loro collaboratori, fra le scrivanie e i tavoli da disegno di chi lavoro quotidianamente, da oltre cinquant’anni, alla realizzazione delle storie dello Spirito con la Scure. Ma è anche un reportage su tutto l’universo di emozioni che anima il pubblico zagoriano, soprattutto quello della folta schiera di appassionati che popola i raduni dei fan così come gli incontri durante le fiere del fumetto, ma anche quello che colleziona gli albi e va a caccia dei numeri più rari. Zagor non è soltanto un fumetto, è un universo: Jacopino lo descrive come mai nessun altro prima, dopo aver seguito per mesi, con la sua cinepresa e i suoi microfoni, comics convention in Italia e all’estero, filmato sceneggiatori e disegnatori nelle loro case, realizzato decine di interviste, tra cui quella, fondamentale, a Gallieno Ferri, il creatore grafico del personaggio. Il tutto, confezionato in 70 minuti di film il cui titolo, “Noi, Zagor”, è davvero il più efficace possibile. Le sale saranno distribuite in tutta Italia, ma l’elenco esatto con gli orari delle proiezioni verrà reso noto una decina di giorni prima dell’evento e lo potrete consultare visitando il sito della nostra Casa editrice o quello di Microcinema, che distribuisce l’opera, all’indirizzo www.microcinema.eu. Dopo il passaggio al cinema, il documentario uscirà anche in DVD, anche se ci vorranno alcuni mesi di pazienza, ma nel frattempo, molto probabilmente, sarà possibile vederlo in TV.

A dispetto di tutti questi eventi (e dei tantissimi altri, del recente passato, del presente e del prossimo futuro), c’è anche, fra i lettori, chi ritiene di doversi lamentare della mia gestione del personaggio. L'ultima lettera giunta in redazione, inviata di certo da un genio della critica fumettistica, sostiene, con una notevole (e ingiustificata) dose di acrimonia, che é ora di finirla di ripetere che Zagor è un personaggio trasversale ai generi. Zagor, per lui, è e deve essere un western. Argomento dimostrativo: "se no, contaminatelo con i fumetti gay e fate vedere Zagor e Cico che si sposano". Ora, é ovvio che la contaminazione tra i generi deve essere condotta sull'esempio fornito da Nolitta, che ha escluso l'omosessualità di Zagor facendolo vivere alcune storie d'amore con delle fanciulle. Noi cerchiamo di mantenerci lungo la linea tracciata e tradiremmo le indicazioni di Sergio se trasformassimo Zagor in un western. Il western è soltanto uno dei generi possibili. Però, certi talebani non lo capiscono e si tratta di una minoranza molto rumorosa e astiosa. Ma anche, duole dirlo, del tutto travisante la realtà dei fatti. In ogni caso Nolitta per primo, dopo aver dato magnifiche lezioni su come si attinge dalla pozza dei miti per far sognare i lettori con storie di mostri e di magia, ha anche voluto costruire un personaggio in grado di adeguarsi ai tempi, cosa che cerchiamo di continuare a fare, con il risultato di essere ancora sulla breccia e al centro dell'attenzione, variando continuamente il nostro menù. I lettori non sanno mai che tipo di storia aspettarsi da quella successiva. E invece c'è chi vorrebbe sempre gli indiani, i soldati, i trafficanti di armi e i mercanti di whisky.  

Con la stessa malevolenza, l’interlocutore si chiede perché nella rubrica “I tamburi di Darkwood” io non risponda alle lettere dei lettori e dedichi quello spazio a dare notizie che riguardano gli eventi che si succedono attorno allo Spirito con la Scure. Le ipotesi che vengono fatte sono due: una, che non mi scriva nessuno; due, che io non voglia dibattere con il pubblico. Mio caro detrattore, se le seguisse o questo spazio, o Facebook, o Twitter, o i forum, o i siti di fumetti (compreso quello, facile da raggiungere, della Bonelli), o le mille manifestazioni a cui partecipo, saprebbe che sono uno degli autori che più interagisce con il pubblico. Al punto da uscire a pranzo una volta a settimana con i lettori che vengono a farmi visita in redazione, suscitando per questo persino l’ironia dei miei capi e dei miei colleghi. Vado a tutti i raduni, rispondo a tutte le mail che posso, scrivo lettere tutti i giorni a decine di persone. Lettere che, peraltro, arrivano numerose. Come si possa dire che io non intendo rispondere agli interlocutori, è un mistero. Circa le caratteristiche della rubrica nella quarta pagina di Zagor, mi chiedo se per lei sia un male che tutti i mesi ci siano così tanti eventi zagoriani da non lasciar spazio alle sue lettere. Forse lei vorrebbe che di Zagor non si parlasse? Vorrebbe che non ci fossero incontri e dibattiti? Che non uscissero libri e riviste che parlano di noi? Vorrebbe che non venissero date notizie agli altri lettori a cui magari interessano? Se è questo che  vuole, mi sembra una richiesta irragionevole che non mi sento si accogliere. Quando c’è lo spazio (ed è successo anche di recente) le missive dei lettori vengono pubblicate. Le faccio notare però che nell’intestazione della rubrica non c’è scritto “La posta” o “L’angolo delle lettere”, e che anche su altre testate, come Tex, Martin Mystere o Dylan Dog l’editoriale che precede la storia non è dedicato, abitualmente, all’ “a domanda rispondo”. Perché soltanto l’editoriale di Zagor dovrebbe suscitare scandalo? Fermo restando che a chiunque scriva in redazione io rispondo personalmente a casa: non è forse, questo, un segno di attenzione e di rispetto ancora maggiore? Mi sappia dire.