sabato 15 marzo 2025

DUE RISPOSTE




Un lettore, di cui non conosco il nome ma che ringrazio per il garbo con il quale mi si è rivolto, mi ha posto due domande al termine di un incontro con il pubblico, tenuto da me e da Alessandro Piccinelli, svoltosi venerdì 28 febbraio 2025 a Sesto San Giovanni, nei pressi di Milano. L’incontro, organizzato per il Comune di Sesto dal bravo Sergio Tulipano, è stato coronato da un grande successo di pubblico, con molte domande da parte degli intervenuti. Tuttavia, il lettore che ha avanzato le sue due per ultimo lo ha fatto parlando soltanto con me, a conferenza già finita, e mentre ero impegnato nel firmare, con Piccinelli, le copie di una stampa data in omaggio agli intervenuti (riproducente un disegno dello stesso Alessandro, che vedete qua sopra). Mi pare pertanto utile riferire qui le mie risposte, a vantaggio di avesse gli stessi dubbi e perplessità o, più in generale, fosse interessato all’argomento. 
 


Proverò a riassumere con parole mie il senso delle domande, almeno per come le ho capite, assicurando la mia completa buona fede nel riferirle. La prima questione riguarda la storia “Una ragazza in pericolo” (Zagor n° 685 e n° 686, del 2022), di cui ci siamo occupati con due articoli pubblicati su questo blog - e che potete leggere o rileggere cliccando qui e cliccando qua. Una storia che ha suscitato molte reazioni, e che, a giudicare dai commenti raccolti, ha emozionato parecchi lettori.



Secondo il lettore, un aspetto di quel racconto rappresenterebbe uno dei punti più bassi della mia attività di sceneggiatore. Egli sarebbe stato infastidito dalla velocità con cui Zagor passa dal rifiutare la relazione d’amore dopo la dichiarazione di Jenny, al sembrare straziato dalla sua morte come il più coinvolto degli innamorati. “Ma se la conosceva appena!”, dice il lettore, ritenendo che per innamorarsi così sarebbe stata necessaria una frequentazione ben più assidua.

Ora, l’obiezione è alquanto bizzarra per tutta una serie di motivi. Il primo, che riferisco quasi per scherzo (ma in fondo scherzo non è), è che esiste il colpo di fulmine, spunto per infiniti romanzi, racconti, poesie, film, canzoni e aneddoti raccontati fra amici. Persino Sandokan si innamora della Perla di Labuan al primo sguardo, addirittura avendone soltanto sentito parlare (lascia Mompracem pur di andarla a vedere dopo che Yanez gliel’ha descritta). Il secondo motivo è che se io chiedessi allo stesso lettore perplesso qual è la storia d’amore riguardante Zagor rimasta nella memoria e nel cuore di tutti gli zagoriani, inevitabilmente (credo) mi risponderebbe: quella con Frida Lang. Ecco, vorrei sapere in che modo si potrebbe definire “assidua” la frequentazione fra lo Spirito con la Scure e la nobildonna austriaca. 
 

Ma arriviamo al terzo motivo, quello più importante.
Prima di arrivare a “Una ragazza in pericolo” mi sono impegnato, come sceneggiatore e come curatore, a costruire tutto un percorso di avvicinamento alla dichiarazione d’amore di Jenny prima di baciare Zagor e prima che questi gli dica di no. Percorso iniziato nel 2020 con l’albo “La figlia del mutante”, in cui scopriamo che Jenny è innamorata del nostro eroe. Poi, in varie altre avventure l’innamoramento si è fatto sempre più palese, al punto che lo stesso Spirito con la Scure si è sorpreso a riflettere sui suoi sentimenti verso la ragazza. Quindi la storia d’amore era in sospeso da due anni, al punto che alcuni lettori scrivevano sollecitando che si arrivasse al dunque.


Sottolineo poi che rifiutando la relazione con Jenny, Zagor non dice di non amare la ragazza ma di non potersi impegnare con lei, per una scelta fatta da anni: lui ha una missione da compiere, da cui non può essere distratto e che metterebbe in pericolo una compagna o un figlio. Zagor fa capire benissimo che Jenny non gli è indifferente, ma ritiene di non poter venire meno al suo voto, chiamiamolo così. Mi accorgo che “fa capire benissimo” forse non è l’espressione più giusta da usare, visto che il lettore sembra non averlo capito, quindi aggiungo: “almeno nelle mie intenzioni”. C’è da dire, o da ripetere, che peraltro non sono stato io a stabilire che Zagor debba restare single, ma Guido Nolitta. Lo ha fatto in tante dichiarazioni, ma basterebbe andare a rileggersi il discorso con cui il nostro eroe scarica Frida Lang scappando addirittura dalla finestra.


Zagor "scarica" Frida Lang


Ma c’è dell’altro, e mi pare l’argomentazione conclusiva. Zagor non conosce Jenny ne “La figlia del mutante”, cioè in un albo de 2020 (quello in cui, come ho detto, scopriamo i sentimenti della fanciulla). La conosce da un albo del 1993 intitolato “Ladro di ombre”, sceneggiato da Mauro Boselli e illustrato da Mauro Laurenti, a cui si deve l’inserimento nel microcosmo zagoriano delle tre (in origine quattro) ragazze di Pleasant Point, appunto Jenny, Ellie May e Sara. Ragazze che si sono viste e riviste in numerose avventure e che comunque sembrano essere grandi amiche dello Spirito con la Scure. Quindi la frequentazione assidua c’è stata eccome! Peccato sia sfuggita al nostro lettore, evidentemente per somma incapacità mia e di Boselli, nel corso di trent’anni di storie, di renderla palese. Zagor ha avuto tutto il tempo per cogliere le differenze caratteriali delle tre ragazze, e di apprezzarne una più delle altre. Non dimentichiamo poi quanto raccontato retrospettivamente in un’altra avventura, “Il passato di Jenny”, in cui si mostra il primo incontro fra il Re di Darkwood e la fanciulla con le lentiggini, la più “acqua e sapone” e la meno appariscente delle tre bellezze del trading post, ma appunto per questo in grado di far breccia nel cuore del nostro eroe.
 

Le ragazze di Pleasant Point secondo Stefano Di Vitto


 
 
Veniamo alla seconda domanda. Perché, si chiede il lettore di Sesto San Giovanni, su Zagor devono confluire disegnatori che “non c’entrano niente”? Illustratori cioè provenienti da Nathan Never, Martin Mystère o Dylan Dog, bravi magari alle prese con astronavi o scenari metropolitani, ma non altrettanto a loro agio con la foresta, i pellerossa, i trappers e tutti gli elementi dell’iconografia ferriana? Il lettore giudica negativamente “I racconti di Darkwood”, in cui spesso vengono ospitati disegnatori di altri staff, ma contesta anche il passaggio di alcuni di essi sulla serie regolare. Sembra, al nostro interlocutore, che tutti vogliano disegnare Zagor, e accettando tutti si perderebbe l’impronta tradizionale che caratterizza graficamente il personaggio.

Premetto che ho già risposto con dovizia di argomenti a questo tipo di contestazione in un articolo intitolato “Non assomiglia”, che potete recuperare cliccando qua accanto.

Tuttavia, resto perplesso perché la varietà di interpretazioni dovrebbe essere un elemento di merito e non di demerito, un segno peraltro del fascino e dell’attrattiva di un personaggio. Tex è stato raffigurato, nel corso dei decenni, da artisti molto diversi da Galep, che lo creò graficamente, e il ranger di Erio Nicolò è molto diverso da quello di Giovanni Ticci, così come Claudio Villa lo interpreta assai differentemente da Fabio Civitelli. Lo stesso potrebbe dirsi di Dylan Dog. In generale i lettori di questi personaggi sono incuriositi e affascinati nel vederli raffigurati secondo diverse sensibilità artistiche, e di certo se in tanti autori sono interessati a dare il loro contributo a una leggenda, di leggenda evidentemente si tratta. Alcuni lettori di Zagor, invece, sembrano disturbati da ogni minimo scarto dal modello ferriano. Ricordo che una volta, Ferri ancora vivo, un tale telefonò in redazione dicendomi, con fare imbestialito: “Ma insomma, basta con tutti questi disegnatori! Voglio che Zagor lo faccia soltanto Gallieno Ferri”. Al che io risposi: “Sarebbe bello, ma Ferri, con tutta la buona volontà, può realizzare soltanto duecento tavole l’anno, e noi ne mandiamo in edicola duemila. Chi disegna le altre milleottocento?”. “Ah! Mi scusi, non lo sapevo.” Click. 

 

 
Purtroppo Gallieno non c’è più dal 2016 e inevitabilmente ci sono altri a portare avanti la serie di Zagor, ciascuno dando il proprio contributo. Né più né meno come accade su Topolino, dove c’è del bello nel saper riconoscere e apprezzare il tratto di Romano Scarpa da quello di Giorgio Cavazzano, o da quello di Corrado Mastantuono. Ma, oserei dire, né più né meno di quanto accade con James Bond, dato che Sean Connery a un certo punto ha dovuto venire sostituito e si sono potute apprezzare le diverse interpretazioni di 007 di attori (secondo me tutti bravissimi) come Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig. C’è poi da dire che ci sono opinioni molto diverse riguardo al fatto che i disegnatori di Zagor debbano o non debbano attenersi rigidamente all’ortodossia ferriana, e perciò se il lettore di Sesto San Giovanni la pensa in un modo, io ricevo continuamente inviti a osare di più. Rispondo a entrambi allo stesso modo: si procede con prudenza e buon senso, innovando nel rispetto della tradizione. Che è il modo migliore per scontentare tutti, ma anche la cosa più giusta da fare.


 

domenica 23 febbraio 2025

IL LETTORE ECCELLENTE (ZAGOR 2024 SECONDO MASSIMO MANFREDI)

 


Il signore al centro nella foto qui sopra, amichevolmente piazzato fra il sottoscritto e Marco Verni è Massimo Manfredi, che questo blog ha da tempo nominato "lettore eccellente", ciè scelto in qualità  di rappresentante della platea degli zagoriani in ragione della sua competenza e imparzialità dei suoi giudizi, talvolta anche criticie severi ma sempre argomentati. E soprattutto, non serba rancore: dalla storia successiva è pronto a valutare ciò che gli viene proposto, senza pregiudizi. Se individua delle falle, conserva memoria dei meriti. 
 

In un articolo del 2013 intitolato "Vent'anni di storie" (leggibile cliccando) l'ho definito "Il lettore che ogni autore desidererebbe avere". Nel gennaio 2013 abbiamo idealmente festeggiato insieme i primi venti anni di una consuetudine: l'arrivo in redazione di una lunga lettera in cui, con certosina pignoleria, Massimo esamina uno per uno tutti gli albi zagoriani dell'annata precedente appena conclusasi. La lunga lettera, si badi bene, è riservata solo a noi della redazione. Ogni commento è sempre stato accompagnato da un giudizio espresso in voti, talvolta condivisibile, talvolta no, ma sempre ben giustificato da una disamina."

 

Dopo altri dieci anni di lettere, nel 2022 ho pubblicato, chiedendogliene il permesso, le sue recensioni a un altro decennio di storie zagoriane, raccolte sotto il titolo di "Dieci anni di commenti". In quell'occasione gli ho chiesto di presentarsi ai lettori di questo blog e presentare anche il suo "metodo" di lettura e lui lo ha fatto con il testo che troverete cliccando poco sopra. 


Alla fine del 2023 è giunta in redazione la solita lunga lettera con tutte le disamine del 2023: ho ottenuto l'autorizzazione a pubbicarla e la trovate qui:


 
Si è instaurata così una consuetudine, e chi sono io per interrompere le tradizioni? Ecco perciò la lettera con i giudizi e i commenti di Massimo Manfredi su tutte le storie dello Spirito con la Scure del 2024 giunta a inizio anno in via Buonarroti. Il parere di Massimo è strettamente personale e il fatt che venga riportato sul io blog è solo un invito al confronto e alla discussione, non significa che io sia perfettamente d'accordo. Tuttavia, il fatto di sapermi atteso al varco da lettori attenti e critici come lui mi spinge a pensarci due volte qualunque cosa scriva o mandi in edicola. Grazie dunque al nostro "lettore eccellente", ed ecco qui di seguito il testo che ci ha mandato esattamente come ci è giunto, senza lo spostamento di una virgola.

LO ZAGOR DEL 2024 
SECONDO MASSIMO MANFREDI
 

 


LE STORIE DI DRUNKY DUCK (Zagor+ n. 11)
Burattini, Rigamonti, Russo, Eccher - Voltolini, Esposito, Barletta, Bertolini, Vercelli


Voto d’insieme: 6. Anche se ormai la moltiplicazione delle storie brevi ha ridotto il senso principale di queste uscite, che era legato alla particolarità del formato, dirò che tutto sommato questo albo è risultato passabile, forse anche grazie all’assenza di mostri e affini.
Il migliore, l’intrigante giallo de La follia di Zagor. Durante la lettura provavo a indovinare quale fosse la spiegazione (che è poi il bello di leggere gialli) e, benché intuissi che poteva essere una messinscena per fare uscire allo scoperto il cattivo, non mi quadrava come questi avesse potuto non accorgersi che Cico fosse vivo e stesse solo fingendo. Invece il cambio di angolazione per cui era stato Zagor a usare il ciondolo per ipnotizzare l’avversario in anticipo, è risultato inaspettato e quindi efficace nel creare l’effetto sorpresa, che è il classico miele dei racconti brevi (e si noti che ancora una volta, Zagor agisce come un uomo in nero sui reperti tecnologici mysteriosi).
L’effetto sorpresa finale legato alle bounty killers gemelle è anche il valore de Il segreto di Verna, che di suo non racconta chissà cosa ma comunque si lascia leggere piacevolmente con buoni dialoghi (peccato per l’ennesimo tentativo di stupro).
Un po’ meglio La visione dell’acqua, con quel tocco di sentimento portato dalle sensazioni della bambina e la sua ammirazione per Zagor. Grandiosa la canzoncina di Cico.
D’ordinanza Il trapper francese, la cui identità rivelata nel finale non aggiunge niente di significativo.

Disegni: il migliore Bertolini. Anche se zero sperimentale, ha un tratto notevolissimo, tanto che lo arruolerei subito nella serie regolare. Il top, le tavole con la fuga notturna della bambina, cariche di atmosfera poetica.

È sempre un piacere sfogliare gli Esposito, ma su questa testata più alternativa hanno poco senso, specie se tengono il loro abituale stile.
Buone alcune vignettone grandi della Barletta, ma è uno stile che non mi fa impazzire, e non ce lo vedrei su Zagor.
Vercelli mi è sempre piaciuto, ma in questa occasione trovo il suo stile quasi indie molto peggiorativo, benché pregno di un certo fascino dato proprio dal taglio inconsueto.


 

LA PERLA MISTERIOSA (Color n. 18)

Marolla – Bisi

Testi: 5,5. Le cose buone: l’inizio con il divertente battibecco tra Virginia e Zagor, e l’antica umoralità di quest’ultimo; il travestimento di Cico; il finale con la rivelazione di Yanez.
Nel mezzo, però, quasi tutti cazzotti e combattimenti, e troppi troppi personaggi in così poche pagine, che aggrovigliano scontri e relazioni in una continua sarabanda davvero ostica da seguire e soprattutto da godere, il cui segmento più basso è la trentina di pagine che parte da pag. 62.
Potenzialmente ci potrebbero essere diversi personaggi interessanti, ma ognuno ha pochissimo spazio per svilupparsi, e quindi tutto muore appena nasce.

Disegni: 8,5. Il solito grandissimo lavoro di Bisi, ricco di dettagli e plasticità, i cui unici difetti sono l’atavica difficoltà nel volto di Zagor nei primi piani (dalla media distanza in poi, invece, è buono), e l’interpretazione un po’ troppo personale di Virginia, che non sembra affatto lei.

Aggiungo che il colore lo penalizza di certo, “pasticciando” i sopracitati dettagli e i neri, ed è quindi un peggiorativo pagato paradossalmente di più.

 

  

IL PASSATO DI JENNY (Nn. 701-702)
Burattini – Laurenti

Testi: 6--.
Dopo la struggente storia con la morte di Jenny, ci contavo di vedere qualcosa a quell’altezza, anche se capisco che non era facile. Ma qua ne siamo proprio più che lontani.
Buone soprattutto le prime pagine col ritorno di Ruth, i ricordi sulla tomba eccetera che sembravano continuare l'atmosfera malinconica e delicata che aveva caratterizzato il racconto del 2022 e che ne costituiva la principale forza. Tutto sommato gradevoli anche le parti iniziali della biografia, in fabbrica e in città.
Poi da qua, devo dividere in due il giudizio: la parte avventurosa (inseguimenti, spari, scontri con i cattivi) è passabile ma niente di che, sono un po’ tutte pagine standard. La parte “dramma nascosto nel passato”, invece, finisce per farmi stonare tutto il centro. Sarà una cosa mia, ma ho sempre detestato questi “passati di violenze e stupri” in qualunque tipo di storia, lo ritengo un espediente di bassa lega (e anche un po’ scontato) per aggredire la pancia del lettore, allo stesso modo dello splatter o delle donne nude, spesso usati per coprire limiti di trama. Che poi, OK, non è questo il caso, ma visto che negli ultimi anni c’è un abuso di queste scene sulla testata (in pratica ogni volta che c’è una donna in giro, ormai c’è qualcuno che tenta di violentarla), tendo a non reggerla più, per cui mi dispiace che sia stata scelta proprio questa per il drammatico passato di Jenny. Inoltre, e cosa più importante, è a mio parere una tematica totalmente non-zagoriana (al pari appunto dello splatter e delle donne nude), e quindi la trovo molto stridente ogni volta che la vedo. Insomma, non è tanto questa storia il problema, quanto un accumulo progressivo, di cui questa storia è però l’apoteosi.
Ciò detto, la vicenda in sé è leggibile e non noiosa, Zagor è molto buono nella sua componente "azione/giustiziere", ma la delusione di essere lontanissimi dall'intensità della storia del 2022 rimane.

In sintesi, raffrontando le due storie, direi questo: quando Burattini ci mette il cuore e punta ad esso, lo colpisce pienamente, e risulta un narratore sublime. Quando invece punta alla pancia, tramite dinamiche più scontate e “facili”, aumentano le probabilità che esca fuori qualcosa di poco significativo.

Disegni: 5,5. Incredibile l’involuzione di Laurenti, caduto in una stilizzazione esagerata, talvolta tendente perfino al grottesco. Dove è finito quel disegnatore dal tratto ricco e sinuoso, specie nelle figure umane? Non so, queste sembrano tavole di un falsario che cerca di imitarlo, e male.



 

IL CREATORE DI MOSTRI (Speciale n. 38)

Fantelli – Mangiantini

Testi: 3+. Già la storia di Sclavi era quel che era, ma stavano all’inizio del medioevo post Nolitta. E comunque poteva anche essere un soggetto originale, pur se svolto male in modalità per ragazzini, che comunque erano pur sempre il target zagoriano (abituati però a leggersi i vari Oceano e La rabbia degli Osages, non dimentichiamolo). Ma riproporre lo stesso soggetto oggi, svolto nella stessa maniera, ma per una media di lettori cinquantenni, la considero una scelta parecchio discutibile, per un usare un eufemismo.
Non so nemmeno cosa commentare: è tutta una sequela di mostri da fare fuori a mazzate uno dietro l’altro rapidamente, e una simile ripetitività produce ovviamente zero pathos. Neppure si cerca almeno di pulire le varie ingenuità dell’epoca: ancora l’infantilità di voler conquistare il mondo, e ancora con delle creature mostruose (quante ne deve creare per sfidare degli eserciti? Come pensa di controllarle dato che sia allora che oggi non ne ha controllata una?), ancora l’idea di “fondere alcuni oggetti d’oro” (quando vendere reperti di 2000 anni al mercato nero renderebbe 10 volte tanto) per trovare gli immensi fondi che servono per mettere su una struttura del genere. Ripeto: potevano passare in quegli anni ingenui, ma oggi queste modalità non sono più accettabili.
Unico momento carino: l’identità del padre di Katarina, ma è un particolare in mezzo al resto.

Disegni: 7,5. Il classico Mangiantini, molto valido nei fondali e nei particolari, ma con un viso di Zagor troppo personale. Efficace la resa dei vari mostri.


 

IL CUORE DI MANITO (Zagor+ n. 12)
Barbieri - Barison

Testi: 9. Per mille scalpi, che bomba di storia! D’accordo, le fonti di ispirazione aiutano parecchio, ma poi bisogna essere in grado di rielaborarle e calarle nella realtà zagoriana.
Mi ricordo che quando lessi il “Lilith n. 10 – Cuore di tenebre” (un albo capolavoro di una serie stupenda) pensai: “Questa ambientazione e tematiche sarebbero perfette per una storia zagoriana. Verrebbero fuori dei dialoghi intensissimi, la zagorianità al cubo”!
E Barbieri, acciderbola, lo fa e sforna qualcosa di assolutamente superlativo!
Già se ne erano visti i prodomi in “L’acqua che urla” e rispetto ad allora è riuscito a eliminare le parti scadenti e a mantenere (anzi, a espandere) le migliori. La struttura narrativa è perfettamente calibrata nel giusto mix di azione e riflessione, di siparietti di Cico (presente un po’ ovunque) e soprattutto dialoghi da leggere e rileggere mille volte, di una profondità gigantesca.
Barbieri ne spande a piene mani, sembra che sia in grado di scriverne all’infinito e innalza lo spessore di lettura a un livello che io vorrei fosse la costante di questa testata, o almeno la costante a cui mirare.
Il migliore forse quello di Conrad, anche per la qualità proprio di scrittura. Poi l’amarezza di Jim, la lucida follia di Kurt Kosler, e tanti altri. La cosa che più mi piace è che questi scontri verbali siano con Zagor, che lo mettano in difficoltà, mettano in dubbio la sua missione… è questa profondità ribaltata che connota il grande villain, la sua capacità di solleticare la parte “negativa” del lettore, e farvelo immedesimare, così come l’eroe ne avvampa quella positiva.
Ma sono scritti in maniera eccellente un po’ tutti i personaggi, anche quelli di contorno, non esistono macchiette o tirati via. Nota di merito anche per le ricche didascalie.
Il finale, poi è pura poesia.
Complimentissimi, forse la migliore storia zagoriana da non so quanto!

Disegni: 8,5. Avendo per fortuna abbandonato quei neri eccessivi che ne avevano caratterizzato gli esordi, Barison ci fa vedere quale ottimo disegnatore sia nell’efficacia dei particolari e delle espressioni facciali, comprese quelle umoristiche. Non apprezzo granché il viso troppo squadrato di Zagor, ma in mezzo a questo lavoro si accetta senza problemi.



LE STORIE DI TRAMPY (Zagor+ n. 13)

Burattini, Marolla, Mignacco, Eccher - Voltolini, Bisi, Merati, Candita, Mandanici

Voto d’insieme: 6. Il livello in crescendo delle storie, per quanto mi riguarda, segue curiosamente la sequenza di pubblicazione. Quindi, la peggiore è Il segreto di Olympia che, per quanto carica di una buona atmosfera inquietante, è davvero troppo improbabile nei meccanismi degli automi.
Insufficiente Un vero eroe: tutto combattimenti, in attesa della rivelazione finale molto intuibile.
Speculare come struttura, fondata sul colpo di scena finale La locanda nella foresta, che però la sufficienza la supera tranquillamente, grazie a una maggiore qualità nei dialoghi e nella definizione dei personaggi.
La migliore, L’assassino è tra noi, un giallo ben strutturato, che stimola il lettore alle sapide elucubrazioni che il genere sa chiamare, e con una sua morale di fondo.

Tra i disegni, il migliore Bisi, una mano che adoro con il plus di avere rispettato la filosofia di testata movimentando il layout come si dovrebbe. Al secondo, la Mandanici: preciso e pulito il suo tratto, la vorrei arruolata. Non male Merati, tratto un po’ d’antan ma molto leggibile. Sufficiente Candita, una media tra alcune cose buone e definite, e altre sporche e/o con anatomie rivedibili. Non so come valutare lo schizzo di follia di avere disegnato la locandiera come fosse a tette all’aria: non dico che l’occhio non sia stato gratificato, ma non è da Zagor. Sull’extra, vabbè, sulla Zenith non ce la vorrei. Tra l’altro mi pare molto ispirata alla Amanda di “Storie di Altrove", infatti sfogliandolo pensavo fosse lei o un inside joke. Bravo come sempre Voltolini.

SUPERMIKE! (Nn. 703/708)

Burattini – Verni

 

Testi: 8. Come si sa, per me Zagor ha bisogno di spazi larghi e quando mi leggo una storia che batte perfino i record di lunghezza… beh, mi predispongo già bene. La sceneggiatura è fresca, ariosa, si legge d’un fiato. Anche i riassunti (inevitabile tassa da pagare in questi ritorni) non appesantiscono, un po’ perché mischiati a varie trovate, tipo gli incubi ecc., e un po’ perché diluiti appunto in parecchie pagine. Di contraltare, c’è da dire che la stessa diluzione finisce per essere l’unico difetto della storia: ci sono un bel po’ di pagine che sanno di allungamento di brodo, tra combattimenti, fase di liberazione dei trapper ecc. ma è un allungamento che ha comunque un suo sapore, quindi non mi lamento.

A questo punto si potrà però forse obiettare che la parte della sfida occupa solo un misero quinto della lunga run, ma se ci si pensa anche in quella di Nolitta non era certo la parte preponderante. Con in più il fatto che allora ci si poteva avvantaggiare di tutta la fase di presentazione del villain (che per me fu di gran lunga la crema migliore di tutto il resto), cosa che qua ovviamente non si può fare.
Venendo nello specifico alle attese sfide, devo dire che mi sono piaciute, le ho trovate intriganti e variegate, anche se un po’ furbette da parte di SM, che se ne è scelte almeno due in cui si è posto in forte vantaggio su un avversario che non ha potuto studiare prima il percorso o che non ha dimestichezza con la sciabola, oltre ad essere stato legato per lungo tempo. Perfetta la scelta di far vincere Zagor sul piano dei nervi e dell’intelligenza di portare l’altro sul proprio terreno quando possibile (appunto nella sfida della sciabola).

Approvo che nel finale Mike faccia capire di nuovo di non essere un criminale, ma solo di voler dimostrare di essere il migliore (certo, a costo di commettere dei reati).
Ma il segmento più elevato, almeno per i miei gusti, arriva dalla metà del terzo albo, con il dialogo tra i due protagonisti, un po' rimembrando le vecchie avventure, ma soprattutto con la razionalizzazione delle stesse, e in particolare e ovviamente quella di Castelli.

Si tratta di un'operazione di retcon che io considero fondamentale - anzi dovuta - quando si scrive oggi Zagor richiamando storie di tempi più ingenui. Burattini compie qua un lavoro strepitoso e da par suo, riuscendo a dare una spiegazione sensata e coerente a ognuna delle "follie" e dei buchi di sceneggiatura della storia del 1984. Una perla la motivazione nel farsi frate, non tanto per il fatto in sé, quanto per i risvolti sociologici di massa che possiamo riscontrare nella nostra realtà. Molto acuta.
In genere ho trovato eccellente la caratterizzazione sia di SM, perché in perfetta linea con quella data da Nolitta, sia di Zagor in relazione a lui. Si scorge una leggera punta di Mortimer in questa versione burattiniana (beh, del resto…) ma con una esclusiva brillantezza e allegria, oltre che sbruffonaggine, che lo allontana dal genio del crimine.
In definitiva non un capolavoro (ma nemmeno la storia del 1975 io l’ho mai considerata tale), ma una buonissima storia che ripaga della lunga attesa.

 

Disegni: 9,5. Fantastico lavoro di Verni, preciso, pulito, ricco di dettagli, leggibilissimo. La sua anima ferriana qua all’ennesima potenza. Certo, quasi mai spettacolare, ma le caratteristiche elencate sopra per i miei gusti coprono d’avanzo questo piccolo difetto.

 

 

LA PICCOLA OMBRA (N. 708)

Burattini – De Fabritis

Testi: 6. Serve a chiudere l’albo e senza troppe pretese fa la sua parte. Una punta di orrore da racconti e una di orrore vero (la discriminazione del diverso), aggiungono due grani di sapore.

Disegni: 9. Lo spessore vero lo conferiscono i superlativi disegni carichi di particolari, dinamici e d’atmosfera. Certo, lo stile non è dei più classici, ma quando uno è bravo è bravo. A quando una sua storia lunga?


 LA BELVA DI AMUMAR (Color n. 19)

Russo – Venturi

Testi: 6+. Scorre lineare, personaggi non particolarmente caratterizzati ma nemmeno piatti. Un paio di gradite fiammelle di intensità affidate a Ramath, tra ricordi e scontri. Zagor fa la sua parte da giustiziere e poco altro. Ormai però i poteri del fakiro servono più a facilitare i passaggi di trama che altro, specie nelle fasi di indagine che vengono stra-facilitate, ma devo dire che Russo ha avuto la capacità di non trasmettere la fastidiosa sensazione di abusarne, quanto di servirsene per rimanere nelle 128 pagine.

Disegni: 7,5. Bel lavoro di Venturi, che comunque io preferisco in b/n. Così e così, al solito, il viso di Zagor. Mi è poi molto piaciuto il lavoro della colorista, abile a seguire con le palette il proseguire “emotivo” della storia, e non solo nelle scene diurne e notturne, ma anche nei ricordi in bianco e nero o seppia, ecc. Mi è anche sembrato che Venturi nelle parti di giorno abbia ridotto le chinature, lasciando più spazio espressivo al colore: non so se è solo una mia impressione, in ogni caso, il risultato è notevole.


 
IL GIUDIZIO DEGLI DEI (N. 708 bis)

Piccininno - Piccininno

Testi: 7,5. Mi ha sorpreso in positivo questo esordio alla sceneggiatura di un disegnatore che, forse a causa del suo background umoristico, riesce a tenere sempre il tono nel giusto mix tra avventura e leggerezza. In particolare ho apprezzato l’impiego di Cico, non in una gag isolata come spesso accade per contratto, ma ben diffusa in tutta la narrazione. Come Nolitta, insomma.
Anche quelli che dovrebbero essere i cattivi sono al massimo dei truffatori mezzi scalcinati, e anch’esso solletica un sapore fortemente classico. 
Più di tutto ho apprezzato comunque la qualità dei dialoghi, che si è cercato di arricchire a supporto delle varie personalità, e non banalmente per reggere scene d’azione con balloon scontati. La trama è semplice ma ottimamente rimpolpata da quanto sopra, e fila via senza buco alcuno. Zagor è ben delineato, al centro delle fasi importanti, fa la sua parte da eroe e protagonista, senza essere algido.
Pur nei limiti delle 94 tavole, Piccininno ha sfruttato ottimamente lo spazio. Mi auguro di rivedere una sua storia futura.

Disegni: 8,5. Leggibile, pulito, ma molto ricco di particolari. Il viso di Zagor mi pare molto più centrato rispetto al passato un po’ traballante. Purtroppo in questo tipo di storia non può deliziarci con splash page d’impatto (come per la banshee ecc.), ma la meraviglia arriva quasi egualmente con alcune vignette grandi e relativi fondali naturali strepitosi.        


RITORNO ALLA CITTA’ NASCOSTA (Zagor+ n.14)

Faraci – Sedioli

Testi: 4,5. Parte anche bene, con il ritrovo del manufatto Maya che sfrutta le premesse portate dalla avventura originale e stuzzica il mystero: da dove viene questo oggetto antico che sembra recente? Poi però lo spunto viene usato per uno svolgimento banalissimo, una brutta copia della storia degli anni ’60. Già questa era assai ingenua, però all’epoca ci poteva stare. Riproporla oggi sottopone al rischio del ridicolo, quindi era d’uopo razionalizzarla. Al contrario, se ne ricopiano in pratica le dinamiche, ma rendendola ancora più sempliciotta. Il cattivo è una macchietta, e mille espedienti sono molto tirati via: l’ingresso “introvabile” è un buco gigantesco con in più i soldati davanti, Lebnor e la sua gente scappano e si rifugiano in una nuova valle nascosta da una cascata (come Robin Hood e l’arciere rosso), il filtro che provoca la morte apparente (come il conte di Montecristo, Sandokan e Ora zero), i Matam che vivono ancora vestiti come allora, ecc. ecc.
Insomma, una storia che non aggiunge nulla a quella originale, e per di più svolta in un modo infantile.

Disegni: 7,5. Abituale riscontro, leggibile e affidabile. Mi pare si sia impegnato maggiormente nei volti in primo piano, ce ne sono alcuni di notevoli.




PIOGGIA INFERNALE (Nn. 709/711)

Russo – Sedioli

 Testi: 8. Da quando è tornato, il buon Russo sembra migliorare di albo in albo. Il soggetto è ad alto rischio trash, e sicuramente in altre mani ci sarebbe caduto, ma non in questo caso, a ennesima dimostrazione del “come” che prevale sempre sul “cosa”. La sceneggiatura sviluppa infatti in modo maturo lo spunto fantascientifico, ovvero non un’arma fantastica da usarsi in banali scontri, ma soffermandosi soprattutto sulle conseguenze concrete del suo utilizzo sulla popolazione di Darkwood. Sono poi molto validi un po’ tutti i personaggi (compreso Verybad), ognuno tratteggiato adeguatamente per il ruolo che deve ricoprire, e di conseguenza i dialoghi si mantengono di alto ed affascinante livello, specie nel primo albo. Apprezzabile il recupero del lato sanguigno di Zagor e dell’alone di rispetto che lo precede quando entra in un forte. Chicca di grasso lo scambio dei militari a pag. 73: “Questa è Darkwood, ragazzo”.
I difetti: il funzionamento dei principi su cui agiscono i macchinari è (non) spiegato in modo troppo approssimativo. Inoltre sono troppi troppi i passaggi che vengono risolti a suon di sganassoni che fanno svenire l’ostacolo da superare: OK, è una sospensione di incredulità accettata del fumetto, ma qua se ne abusa, tanto che ci si scherza anche sopra, segno di una certa coda di paglia. Comunque sono piccole cose che non inficiano la bontà generale.

Disegni: 9. Accipicchia, penso proprio sia la migliore di Sedioli. Bravissimo nelle scene sotto la pioggia e nei particolari a cui ci ha comunque sempre abituato. Corregge finalmente il suo atavico difetto nei volti disarmonici, e diversi primi piani sono davvero belli, ad esempio del ferriano Zagor frontale, ma anche dei comprimari (Harris). Ottima pure la sua interpretazione di Verybad, in un efficace mix tra il rispetto della versione classica e l’infusione di tratteggi personali.


IL RE DI CUENCA VERDE (Speciale n. 39)
Pezzin – Pini Segna

Dare un voto ha poco senso data la particolarità della pubblicazione, per cui farò altre considerazioni. Innanzitutto sposo il ripescaggio, soprattutto per motivi storici e di sapore vintage. Però mi sento di avallare anche la decisione che venne presa all’epoca di non pubblicarla, in quanto la qualità è proprio scarsa. L’idea di fondo è ingenuotta, quasi sciocchina, e lo svolgimento banale con più di un passaggio discutibile. Di contraltare, consente però una serie di gag di Cico divertenti, che ai miei occhi rappresentano l’unico aspetto positivo, insieme al piacere di rivedere il tratto di Pini Segna, un autore che per, quanto non troppo canonico, ho sempre apprezzato nel complesso.
Insomma, direi che se finora è rimasta in un cassetto, mi sembra ci fossero dei buoni motivi. Ma dopo 45 anni, l’effetto nostalgia rende piacevole averlo riaperto.

SOPRA L’ABISSO (Zagor+ n. 15)

Bondi, Burattini, Testi, Fantelli – Voltolini, Verni, Spadavecchia, Piccininno, Villa

 Voto d’insieme: 5,5. Di qualità migliore i disegni rispetto ai testi a questo giro. Le storie sono modeste, oppure presentano momenti buoni insieme ad altri scadenti. Vado in ordine di pubblicazione perché mi risulta difficile trovarne una migliore delle altre. Il ritorno di “Smiling” Joe è d’ordinanza, la più regolare. Si rivede volentieri il personaggio ma oltre questo c’è poco. Valerie presenta dei buoni dialoghi, e non mi dispiace in sé la love story, però peccato che il personaggio che vediamo non è Zagor. Non mancano ben due momenti di molestie/tentativi di stupro in sole 40 pagine, un nuovo record. La carovana maledetta è partita benissimo, e per la prima metà l’avrei sicuramente eletta a migliore dell’albo, per l’ottima atmosfera inquietante che si era venuta a creare. Poi lo sbraco con l’arrivo della streghetta e soprattutto dei gamberoni giganti (che sono immuni alle pallottole ma non alla scure e ai calci, tutto molto credibile) che la precipitano tristemente nel trash. Monolivello ma capace di una bella tensione Il picco, e ben sceneggiata. Peccato per l’eccesso di imprese assurde di Zagor, in cui lo vediamo appeso in posizioni che giusto l’Uomo Ragno (e più pure con la pioggia), che rendono il tutto troppo irreale per sentirsi coinvolti.

Per i disegni, il migliore è sicuramente Villa, per qualità del tratto, inquadrature, ombre e layout alternativo. Peccato per il suo Zagor troppo personale e supereroistico, che mi fa ahimé dire che non lo vedrei benissimo sulla Zenith. Subito dopo Piccininno, soprattutto per il grande lavoro di mezzatinta, molto d’impatto. Buono Spadavecchia nel complesso, ma con un volto di Zagor da rivedere. Bravo come sempre Verni ma in questa testata non si smuove dalle tre strisce. Lo stesso, Voltolini.



MEMORIE PERDUTE (Color n. 20)

Burattini – Lazzarini

Testi: 6. Storia molto particolare, che definirei quasi una “non-storia”, e pertanto difficile da valutare. L’obbiettivo portante, infatti, non sembra essere tanto quello di raccontare qualcosa, quanto di impiegare le pagine per cercare di armonizzare la retcon che riguarda le tre sciamane, tappando potenziali buchi di sceneggiatura lasciati allora e/o definire cose non dette. Espediente che in genere a me non dispiace, e Burattini è pure molto bravo in questa disciplina, ma quando ti leggi 128 pagine praticamente solo di questo, inframmezzate da qualche scontro… anche per uno come me si esagera un pochetto!
Comunque la lettura è nel complesso gradevole, perché condotta sapientemente, e riesce a non essere noiosa nonostante l’impostazione.

Disegni: 8,5. Già dalla sua prima prova si capiva che sarebbe stato un ottimo acquisto per la collana, e questa storia lo conferma. Azzeccata la scelta redazionale di affidarle una vicenda carica di figure femminili, con cui l’autrice si trova molto a suo agio, ma ovviamente non è solo questo. Tra le varie qualità, scelgo di sottolineare la ricchezza dei particolari dello sfondo ma sempre attenta a bilanciare in modo arioso il layout nel complesso. Inoltre, è uno dei rari casi in cui ho apprezzato il colore, credo anche proprio per la pulizia generale del tratto.  

 


 

UNA STRANA ALLEATA (Nn. 711/713)

Mignacco – Romeo

Testi: 5,5. Storia che pare avere molte pretese, ma che alla fine non riesce a centrare. L’ennesima invasione femminile su una testata che costituzionalmente non ne prevederebbe quasi mai, punta chiaro all’esaltazione del “girl power” così di moda oggi. L’intenzione è pure lodevole, e questo specifico aspetto tutto sommato funzionerebbe anche, se non venisse affossato proprio dalla parte avventurosa, portata avanti in modo troppo sommario. 
Va bene le imprese di Zagor, ma c’è un limite a tutto, e l’idea di poter fermare una stampede di bighorn in quel modo è fuori dal mondo. Ma del resto Mignacco in passato aveva già usato lo stesso sistema per fargli fermare addirittura una carica di bisonti, quindi non dovrei sorprendermi. Aggiungiamo il Cico coraggioso e provetto pistolero dell’inizio, Zagor che per fingersi colpito non trova di meglio che gettarsi a capofitto in un burrone, o quando gli sparano addosso in più persone e lui si lancia loro addosso sulla linea di tiro e li fa fuori con colpi alla Bruce Lee, e altre scene simili, e si capisce come il realismo di questa storia vada totalmente a farsi benedire.
Se devo dire, anche la trama è abbastanza esile, nel non spiegare bene per quale motivo Blondie rischi la vita per sgominare King, o nella relativa facilità con cui espugnano la cittadella, ma la sceneggiatura non è malaccio e rende la lettura abbastanza potabile. La resa delle ragazze, per quanto non presenti mai nessuno spicco, è nel complesso dignitosa, e Blondie è un bel co-protagonista, cazzuta come è sempre stata, e con la giusta punta di solidarietà femminile.
Ora però, dopo questo 2024, di quota rosa mi pare sia fatto il pieno anche per gli anni venturi, e quindi mi auguro che si ritorni a situazioni più classiche!

 

Disegni: 6,5. Non è uno stile che mi fa impazzire ma nemmeno mi dispiace. In particolare mi fa storcere il naso l’interpretazione del volto di Zagor, un po’ troppo fighetto, mentre buona quella di Cico. Qualche approssimazione sulle anatomie dalla media-lunga distanza, ripagata però dai primi piani, belli ed espressivi. La parte iniziale mi è parsa più particolareggiata, poi via via il tratto sembra un po’ più veloce.



sabato 22 febbraio 2025

SCUSATE IL RITARDO



Scusate il ritardo. Mi rendo conto che mi sono fatto attendere (anche se sicuramente avrete trovato il modo di ingannare il tempo). Comunque eccomi qui a cospargermi il capo di cenere e a giustificarmi: il 2024 per me non è stato un anno facile da attraversare, anche se ho cercato di farlo con il sorriso stampato in faccia. Problemi di salute (dal 19 marzo scorso sono portatore sano di sei viti nella schiena, per dirne solamente una), lutti in famiglia, disillusioni, stanchezza per l'età che avanza, impegni lavorativi da dover rispettare sempre e comunque, ritardi su tutti i fronti, compresi quelli dei due blog da aggiornare. Così è andata a finire che nel 2024 ho pubblicato soltanto 15 articoli su "Freddo cane in questa palude", contro i 20 del 2023, i 25 del 2022, i 34 del 2021. Ma ci sono stati anni come il 2018 in cui ne ho proposti 50, o il 2011 quando sono stati 131. Nessun dubbio che fossero altri tempi. 
 
C'è poi il secondo blog, "Utili sputi di riflessione", sul quale nel corso del 2024 ho ugualmente battuto la fiacca: 66 recensioni, contro le 95 dell'anno precedente. In questo caso non significa che abbia smesso di leggere, semplicemente non trovo il tempo o la voglia di recensire ciò che leggo (facendo un rapido conto, credo di aver una dozzina di libri finiti negli ultimi due mesi da schedare). E' chiaro che mi devo rimettere in moto.

 

Tuttavia, in controtendenza e nonostante tutto, il 2024 è stato un anno significativo dal punto di vista lavorativo. Ogni anno all'inizio di gennaio o alla fine di dicembre faccio il punto della situazione su quel che mi è riuscito di combinare nei dodici mesi precedenti, e dunque valga questo post del 22 febbraio a rispettare la tradizione. Cominciamo con un dato che mi riguarda calcolato da Saverio Ceri di "Dime Web": nel mese di luglio ho superato la soglia delle trentamila tavole uscite in edicola durante la mia carriera in casa Bonelli, iniziata nel 1991. Questo mi porta anche a occupare il sesto posto nella classifica degli sceneggiatori bonelliani più pubblicati di tutti i tempi (e può darsi che possa guadagnare qualche altra posizione). Ma c'è un altro traguardo tagliato nel fatidico luglio: il record, realizzato con Marco Verni, dell'avventura di Zagor più lunga di sempre, 518 tavole (superando di cinque pagine le 513 del racconto "Incubi" di Tiziano Sclavi e Gallieno Ferri).
 
 
Ho citato poco sopra il nome di Saverio Ceri. Ecco cosa ho scritto di lui nella rubrica "I tamburi di Darkwood" sullo Zenith del febbraio di quest'anno.

Già in altre occasioni vi ho parlato di una rubrica, chiamata “Diamo i numeri”, ospitata sul blog “Dime Web”: ogni anno, a fine dicembre, il curatore Saverio Ceri compila delle interessanti tabelle riguardanti la produzione Bonelli, stilando classifiche degli autori più pubblicati e delle collane maggiormente distribuite in edicola e in libreria. Invitandovi, se siete curiosi, a consultare direttamente alla fonte i dati del 2024 di tutti i personaggi, ve ne segnalo alcuni inerenti lo Spirito con la Scure. Innanzitutto, il parco testate del nostro eroe vanta il maggior incremento (+343) quanto a numero di pagine proposte ai lettori nell’arco di un anno (in tutto 2737), consolidando la terza posizione dopo Tex (3814) e Dylan Dog (3000). Saverio nota che quanto a numero di albi (30) Zagor batte comunque l’Indagatore dell’Incubo (25), risultando secondo. Due illustratori zagoriani, poi, si piazzano sul gradino più alto del rispettivo podio: Marco Verni, disegnatore del più alto numero di tavole (548), e Alessandro Piccinelli, autore del maggior numero di copertine (21), battendo Bruno Brindisi e Claudio Villa. Il sottoscritto giunge secondo fra gli sceneggiatori, dopo l’irraggiungibile Mauro Boselli. Si tratta, naturalmente, di classifiche senza gara e senza premi, ciò nonostante fa piacere constatare come, a distanza di sessantaquattro anni dalla sua prima apparizione in edicola il Re di Darkwood sia ancora, quanto a fervere di iniziative editoriali e di attività, sulla cresta dell’onda.

Per entrare nel dettaglio, ecco qui sotto la classifica dei dieci sceneggiatori più pubblicati dalla Bonelli nel corso del 2024.


Commenta Saverio Ceri:

Moreno Burattini conquista la medaglia d'argento e il suo sesto podio in carriera, a cinque anni di distanza dal precedente. Con il secondo posto di quest'anno Moreno può vantare un palmares di 1 oro, 2 argenti e 3 bronzi. Sempre parlando di Top Ten, Burattini arriva ai piani alti per la 29a volta di cui cinque consecutive. Si conferma anche sceneggiatore di albi fuori-serie più prolifico con 13.146 tavole (al 31-12-24).

C'è da notare che nel totale delle 1085 tavole uscite a mia firma, ce ne sono anche alcune di Tex: vanno considerate infatti le 128 tavole divise in dodici albetti a striscia della "Serie Vindex", costituenti una avventura inedita distribuita solo in fumetteria. A proposito di strisce, sulla terza serie inedita zagoriana, denominata "Collana Aquila", è comparso un mio racconto in prosa con protagonista lo Spirito con la Scure, intitolato "Hellburgh", diviso in otto puntate. Ho scritto poi varie prefazioni a volumi bonelliani destinati alla distribuzione libraria.

Un'altra annotazione: nel corso del 2024 non ho solo scritto la storia più lunga di Zagor, ma anche una delle più brevi: "Il ritorno di Smiling Joe", trenta tavole apparse sullo Zagor Più n° 15 "Sopra l'abisso", sempre disegnata da Marco Verni (che infatti vince la classifica dei disegnatori più pubblicati nel corso dell'anno, con 548 pagine - si vedano i primi dieci nella tabella qui sotto).

Come se non bastasse, sullo stesso numero di Zagor Più compare una seconda short story di cinquanta pagine, "Il picco", illustrata da Marco "Will" Villa al suo esordio zagoriano. Questo racconto è stato premiato come miglior racconto breve negli Awards di uBC.  Grazie ai giurati.


Ci sono  però altre collaborazioni  che sto portando avanti, con molto divertimento, insieme al mio sodale James Hogg (disegnatore fiorentinissimo a dispetto del nome, che peraltro è davvero il suo e non uno pseudonimo). Dunque, io e James attualmente realizziamo in coppia quattro serie umoristiche. Quella più vecchia quanto a durata è “La Bibbia secondo Burattini & Hogg”, pubblicata sul “Vernacoliere”: una parodia divertente e misurata (spero) senza essere sacrilega o blasfema (credo). Poi c’è “Stelle a strisce”, che racconta avventure spaziali di un pilota di astronavi e del suo robot, citando i classici della fantascienza ma in modo che le gag siano comprensibili anche ai non cultori del genere (esce sulla rivista “Crucintarsi & Co.”). Quindi abbiamo “Scienza Ridens”, pubblicata su “Focus Enigmistica”, in cui in ogni puntata raccontiamo a modo nostro le scoperte scientifiche o la vita dei grandi scienziati. Infine, “Le grandi domande”, quelle del tipo “ma i petardi costano un botto?”, che appaiono su “Facili cruciverba”. Tutto materiale che prima o poi verrà raccolto in qualche volume (almeno lo auspichiamo).

Sempre con James Hogg ho realizzato una tavola umoristica pubblicata sul catalogo di una mostra allestita a Recanati in ricodo di Alfredo Castelli (vedete qui sotto la copertina, il volume è edito da Cut-Up Publishing). La tavola, al pari di tutte le altre, è stata poi venduta all'asta a scopo di beneficienza.

 


La tavola si intitola "Il cartoonist mysterioso" (si veda sotto) e per capire la battuta bisogna essere un po' addentro alla biografia del BVZM. Leggendo qui però si comprende tutto e magari si sorride. E con questo è tutto, vi saluto ma (promesso) tornerò presto.

 https://www.storiedipaperi.com/2021/06/27/lincredibile-storia-di-al-levin-il-disegnatore-fantasma-di-topolino/