Il giorno: ieri pomeriggio, giovedì 7 giugno 2012, verso le 16.15. Il luogo: la stazione ferroviaria di Massa Centro. Io sono in un vagone e guardo distrattamente fuori dal finestrino. C'è un signore con i capelli bianchi (circa 60 anni) che, in piedi appoggiato a un muro vicino ai binari, legge "Sulle tracce di Dexter Green", l'ultimo Zagor (mio e di Giuseppe Prisco). E' arrivato a metà e pare interessato. Non si scuote neppure per l'arrivo del treno. E' una scena troppo bella. Cerco lo smartphone per fare una foto a volo. Scopro che il telefonino è spento e non dà segni di vita. Si sono scaricare le batterie. Il treno riparte. Peccato.
Fra quelli che hanno già letto l’albo, da poco arrivato in edicola, i giudizi positivi sono l’assoluta maggioranza (anzi, per il momento non ne ho trovato neppure uno negativo, pur non avendo setacciato la Rete alla ricerca di commenti, ma essendomi limitato a coglierne qualcuno qua e là in giro per i forum). Persino tra chi di solito non mi vuole particolarmente bene, questa volta prevale la soddisfazione.
Un recensore molto acuto, ma che di solito non è tenero con il sottoscritto, scrive: «Mi sta piacendo il coinvolgimento di Zagor a metà tra le temporalità (i soprusi etnici) e le spiritualità. (…) Ripensando a "La progenie del male", sale a tre consecutive il numero di storie di Burattini in flashback che mi sono piaciutissimo. Il Perù in particolare mi è caro: mi piacciono la sua archeologia, i suoi scenari, le sue sonorità e la sua umanità, terra bistrattatissima dalla Storia e dalla natura. Prisco ci sta facendo un figurone. Si vede che non è un disegnatore professionista in qualche incertezza ma ha uno stile di incredibile commistione tra il vecchio e il moderno. E il suo Perù è espressivo alla grande. Mama Jacinta è simpatica! Forse anche per questo non mi sono pesate le scene più parlate: per il contorno e il "colore"(…) la narrazione è perfetta e le scene di azione ci sono e sono gestite perfettamente, con colpi di scena veri, invenzioni che a un amante di pim pum pam come il sottoscritto lo mandano in sollucchero. Una scena vecchia come quella iniziale è gestita perfettamente. Anche l'altra scena, quella del posto di blocco pure questa abbastanza già vista, è divertentissima. Diciamocelo, Zagor e Cico si stanno comportando bene! Si sorride e con gusto in più di un occasione. Nel primo albo avevo detto della mummia violentata e la curiosità sincera che suscitava, adesso continuo a cogliere un'intelligente autoironia, magari Burattini mi smentirà di questo fatto. Per esempio quando Zagor prende per il culo il ceffo riguardo alle "cadute da cavallo". Per esempio, direi chicca assoluta la gag tra i due compatrioti messicani ».
Per chi si fosse perso quel che ho scritto riguardo alla prima parte di questa storia, “La mummia delle Ande”, potrà andarsi a rileggere il post di un mese fa, dove troverà tutti gli elementi per riallacciarsi alle precedenti avventure della trasferta sudamericana e scoprire qualche curiosità, come quella relativa alla fisionomia del cattivo Barranco. Per chi già sapesse tutto, aggiungo solo qualche altra annotazione. Innanzitutto, sono contentissimo di come siano stati apprezzati i disegni di Giuseppe Prisco, di cui avevo giù tessuto l’elogio in passato. Finalmente, dopo il Maxi Zagor “Uomini in guerra” con cui ha esordito e la storia “Un capestro per Gambit” che l’ha inserito nella serie regolare, facendo sussultare qualcuno per la sua non ferrianità, ecco i primi veri e pressoché unanimi riconoscimenti al suo talento. Il commento citato poco sopra in cui ci si riferisce al fatto che si tratti di un disegnatore “non professionista” va inteso nel senso che, come primo lavoro, fino a poco tempo fa, Prisco faceva il grafico pubblicitario e realizzava fumetti nel tempo rimanente. Oggi, quella di fumettista è diventata la sua attività principale e, per lunghi periodi, pressoché unica. In questo momento, Pino sta disegnando la sua quarta storia zagoriana, ambientata nella Terra del Fuoco. Qui sopra lo vedete in una foto, qui sotto in un autoritratto.
Il secondo motivo di soddisfazione, riguardo all’albo “Sulle tracce di Dexter Green”, è che tutti sono concordi, per quel che ne so, nel notare come la documentazione riguardo all’ambientazione peruviana si veda senza che questo appesantisca la narrazione. In effetti, dai disegni e dal tipo di racconto si vede che non siamo a Darkwood, si respira l’atmosfera andina, ma non per questo la storia non è “zagoriana”.Infine, mi è piaciuto aver fatto ridere, o sorridere, quasi tutti i lettori con il compaesano che Cico trova sulla strada verso Cuzco: sono contento di indovinare qualche gag, ogni tanto, e credo che questa avrebbe divertito anche Nolitta. Confido sul fatto che Sergio avrebbe apprezzato anche il seguito, in edicola fra meno di un mese.