
Se siete curiosi di saperne di più su questo leggendario personaggio, non vi resta che procurarvi il nuovo Almanacco dell'Avventura (quello del 2011) in edicola in questi giorni. Infatti, quello che avete appena letto è l'inizio di un mio articolo, intitolato "Con Shakleton verso il Polo Sud", che compare sulla rivista. Non so se sia la seconda o la terza volta che scrivo dei pezzi sugli Almanacchi bonelliani (di recente ne ho pubblicato un altro su quello del West di inizio anno, parlando del fumetto "Than-Dai"), ma certamente questo intervento mi ha dato grandi soddisfazioni.
Innanzitutto, per il prestigio della testata su cui compare. Poi, perché si tratta in buona sostanza della recensione di un libro che mi ha entusiasmato mentre lo leggevo. Quindi, perché ho continuato a entusiasmarmi scrivendo di ciò che avevo letto.
Credo che il lavoro più bello del mondo, quello che vorrei fare se avessi la bacchetta magica, sarebbe scrivere recensioni di libri, venendo pagato per leggere e commentare saggi e romanzi tanto quanto basta per poter vivere dignitosamente. Per lavorare, insomma, dovrei andare in libreria a scegliere quel che mi piace, tornare a casa, leggere, documentarmi, ed esporre le mie idee in proposito. Invierei un paio di recensioni a settimana, e riceverei un accredito mensile dal mio editore. Chissà se dopo qualche anno perderei il gusto della lettura, come il pornodivo che torna a casa la sera e rifiuta le coccole della moglie dicendo: "Ancora? No, basta!". Scrivere recensioni è meglio che scrivere libri: non ci si deve scervellare a inventare nulla e si può criticare se non ci piacciono le invenzioni di chi si è scervellato. Comunque sia, se c'è una bacchetta magica in ascolto, va bene anche fare il pornodivo.

Tra i libri che mi sono procurato, uno è stato appunto "Sud - La spedizione dell'Endurance", edito da Nutrimenti, cioè la cronaca che Shakleton stesso scrisse riguardo al tentativo da lui fatto nel 1914 di attraversare il continente antartico. Partito con una trentina di uomini di equipaggio, dell'esploratore e della sua nave non si seppe più nulla fino a 1916, quando si scoprì l'incredibile odissea di cui erano stati protagonisti.

Che cosa c'è sull'Almanacco, oltre il mio articolo? Tantissimo (anzi, il mio articolo è, in fondo, soltanto la ciliegina sulla torta). Tanto per cominciare, c'è una storia di Zagor. Si tratta di un episodio molto interessante per almeno tre motivi. Il primo: è la seconda avventura firmata da Mirko Perniola, atteso al varco per confermare l'impressione oltremodo positiva fornita al suo esordio con il Maxi "Corsa mortale", che all'epoca fu salutato con complimenti davvero lusinghieri per un debuttante.
Nel coloratissimo reparto saggistico, oltre alle consuete (e sempre gustose) recensioni di libri e film, si parla di John Milius, di Michael Vaillant e degli altri eroi del motore, e delle donne aviatrici. Il tutto corredato dai superbi disegni di Aldo Di Gennaro (un altro artista di cui mi piacerebbe parlare).
A proposito di colori: sarebbe bello se anche i fumetti dell'Almanacco fossero in policromia come il resto della rivista. Dato che ormai in casa Bonelli il tabù del colore si è infranto e già c'è il Dylan Dog Color Fest a dimostrare che ottimi risultati si possano ottenere, sogno a occhi aperti di poter leggere storie colorate anche negli Almanacchi.

Comunque sia, colto dal raptus di recuperare i ricordi di scuola, sono andato a riprendermi le Operette Morali leopardiane e ho riletto il formidabile dialogo tra il viaggiatore e il venditore di lunari che cerca di sbolognargliene uno. E' brevissimo e fulminante, vale la pena di tenerne conto.
La frase da appuntare fra le massime citabili è questa: "Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?". Eh, già.