La copertina che vedete qua sopra, con Tex e Zagor, è opera di Mauro Laurenti. E’ stata realizzata per il numero 3/4 2012 della rivista "Inchiostro", una testata dedicata agli autori esordienti che nel 2012 festeggia il diciottesimo anno di vita. La rivista (prezzo di copertina 4,00 euro) è in distribuzione in un centinaio di librerie in tutta Italia, comprese quelle del circuito Feltrinelli, oppure per abbonamento (25,00 euro per sette numeri). L’ho comprata in varie occasioni, e ho sempre trovato gradevoli e interessanti i contenuti, perché non sono paludati. Niente arie da rivista “Culturale” con la C maiuscola, apertura mentale, spazio alla narrativa di genere, alle short stories, ai finali a sorpresa, agli esperimenti.
Poiché mi trovo spesso ad avere a che fare con aspiranti sceneggiatori che sono anche aspiranti scrittori, e sono anch’io uno sulla cui scrivania arrivano romanzi autoprodotti dagli autori, o opere prime in cerca di un successo che talvolta realmente meritano, mi pare che la palestra di “Inchiostro” meriti di essere segnalata. Per capire di più lo spirito della rivista e il lavoro dietro le quinte che serve a realizzarla, ho intervistato uno dei redattori, il veronese Nicola Ruffo. Di lui vi ho già parlato quando ho raccontato della mia trasferta a Verona per la presentazione del mio romanzo “Le mura di Jericho”, lo scorso anno. Qui di seguito trovate le sue risposte alle mie domande. Grazie, Nicola! Chi volesse invece richiedere la spedizione di un numero (sempre a 4,00 euro, con spese postali a carico dell'editore) può inviare un'e-mail a: redazione@rivistainchiostro.it. Per saperne di più: http://www.rivistainchiostro.it/
Partiamo da te: chi sei e cosa fai ad Inchiostro?
Mi chiamo Nicola Ruffo e svolgo un lavoro di lettura, valutazione ed editing nella redazione di Inchiostro. Ogni mese ci arrivano in media dai trenta ai cinquanta racconti, sia lunghi (fino a dieci cartelle, e anche oltre), sia brevi e brevissimi, quelli che noi definiamo bonsai. Ogni opera viene letta, editata e giudicata da almeno tre componenti della redazione – fra cui il sottoscritto – ognuno dei quali compila una scheda di valutazione. Ciascun lavoro che arriva a Inchiostro può quindi contare su almeno tre schede (ma spesso sono anche quattro o cinque), il che garantisce un giudizio più ampio e obiettivo e riduce al minimo i margini di “errore”. Inoltre, il nostro lettore-autore ha la possibilità di chiamare in redazione e farsi leggere le schede relative ai propri racconti, in modo da ricavare suggerimenti e consigli da mettere in atto nei lavori successivi.
Tutti questi servizi sono forniti a titolo completamente gratuito. La selezione è molto dura, e alla fine sono pochi i racconti che arrivano ad essere candidati per una pubblicazione. Su cento racconti, solo cinque o sei usciranno sulle pagine di Inchiostro.
E per quanto riguarda i manoscritti che non sono destinati ad un’eventuale pubblicazione sulla rivista?
Per i romanzi o per le raccolte di racconti proponiamo un servizio di revisione e di editing.
In cosa consiste?
I profani ritengono che il lavoro di editing si esaurisca nel correggere refusi o errori grammaticali e sintattici. In realtà, questa sarebbe una semplice correzione di bozze. Con editing si indica un’operazione più complessa, che investe sia l’ambito stilistico e formale, sia quello contenutistico. Così, se la correzione di bozze ricorda un po’ il lavoro che fa la maestra a scuola, quando rivede i temi degli alunni e concentra la propria attenzione sulle imprecisioni linguistiche, sugli errori, sulla punteggiatura e sulle ripetizioni terminologiche, l’editing investe anche l’aspetto sostanziale dell’opera. Le domande che ci si pone, allora, sono: il racconto funziona? La trama ha una sua logica interna? È una storia che sta in piedi? I personaggi sono ben delineati? Il senso del racconto è comprensibile? Il linguaggio è pertinente? Le soluzioni adottate dall’autore risultano plausibili? E, soprattutto, l’opera merita la pubblicazione, ovvero può occupare un proprio spazio nell’affollatissimo panorama editoriale?
Quali sono gli errori che maggiormente rilevate in chi invia un racconto?
Ovviamente ci arriva di tutto, dal racconto avvincente e scritto in modo corretto, agli obbrobri illeggibili. Da un punto di vista grammaticale, gli errori più diffusi riguardano la punteggiatura, l’uso sbagliato dei tempi verbali (la consecutio temporum è una illustre sconosciuta) e i salti di soggetto; per quanto concerne le imperfezioni, in cima alla lista ci sono le ripetizioni terminologiche (vocaboli reiterati in poche righe).
Chi scrive, insomma, conosce poco le regole grammaticali?
Non si può certo generalizzare, ma è indubbio che gli errori sono molto frequenti. Questo è un vero peccato, perché a volte arrivano storie carine, inficiate però da una pessima sintassi. Non occorre essere laureati in lettere per scrivere; basta un po’ di attenzione e cura. L’aspirante esordiente dovrebbe capire che il suo pezzo spedito ad una casa editrice è una sorta di biglietto da visita: anche dal punto di vista formale bisogna presentarsi al meglio. La sensazione invece è che spesso la gente scriva di getto, senza curarsi dell’aspetto grammaticale, quasi fosse un optional.
E dal punto di vista del contenuto?
Qui il discorso è più complesso e vario. Possiamo fare una prima grande distinzione fra chi si percepisce abbia letto e chi, invece, è a digiuno di buone letture. I primi sanno costruire una storia più strutturata, organica, dotata di senso logico. I secondi, invece, scrivono sulla base di idee vaghe, di impressioni, di suggestioni, e producono quasi sempre soggetti astrusi. Uno degli errori principali è quello dell’assenza di una trama consistente, con personaggi poco o per nulla delineati psicologicamente; ne scaturiscono racconti superficiali, costituiti prevalentemente dalle riflessioni di chi scrive, ma che non trasmettono nulla al lettore, che risultano scontati e banali e, quindi, “inutili”.
E i racconti che promuovete?
Sono quelli scritti da chi possiede l’arte magica di catturare l’attenzione del lettore. Non occorre inventare storie fantasmagoriche; l’importante è risultare fluidi nella scrittura e coerenti nella trama, evitando le soluzioni banali o abusate.
Anche tu scrivi?
Si, amo tanto scrivere. Ho esordito proprio sulle pagine di Inchiostro, che ha pubblicato alcuni miei racconti (compresi alcuni bonsai scritti sotto pseudonimo). Si tratta di lavori passati anch’essi attraverso una severa valutazione: pensa che alcuni li ho dovuti riscrivere più volte, prima che venissero accettati.
Di cosa parli nei tuoi racconti?
Amo confrontarmi con diversi generi, ma quello che prediligo è il racconto storico, magari con un risvolto psicologico, dove i fatti e i personaggi diventano metafora di messaggi di critica sociale attuale.
Cosa consigli ad un aspirante esordiente che vuole inviare un suo racconto alla redazione di Inchiostro?
In primo luogo, di leggere molto e di tutto, a cominciare dai classici; poi, di curare con attenzione anche gli aspetti formali della scrittura; e poi, di non demordere se anche all’inizio si riceve una serie di rifiuti.