Continuo, come tradizione, a mettere insieme questi articoli con il "coso" nel titolo, che ormai sono già undici, divisi per mesi: potrete cercarli cliccando sul link che rimanda di volta in volta a quello precedente, (nel caso vi interessasse farlo). Per chi ancora non le conoscesse, le regole del gioco sono queste: più o meno una volta al mese, raduno in un unico articolo le cose più divertenti o interessanti (testi, immagini e facezie, segnalazioni) pubblicate sul mio “coso” su Facebook. I testi che seguono hanno il pregio di essere brevi e scollegati fra loro, e dunque si possono leggere solo quelli che hanno il titolo più divertente o l'illustrazione più accattivante. L'ultimo articolo-coso pubblicato è stato quello relativo al mese di Agosto: In caso di coso.
L'INCONSCIO COLLETTIVO
1 Settembre. Telefono a mio figlio.
"Ma tu hai scaricato sul mio Ipad un'app così e
cosà?"
"Sì".
"Senti, a me non piace e mi ingombra lo schermo...
ho cercato di capire come si fa a toglierla ma dopo mezz'ora che ci provo non
ci sono ancora riuscito. Che devo fare?"
"Ma è semplicissimo".
"Allora spiegamelo".
"Clicca e tieni premuta l'icona di una qualunque app
per qualche secondo".
"Non succede niente".
"Perché non sai come si fa a premere sullo schermo, non usi la
pressione giusta, non devi picchiare con l'unghia, devi appoggiare tutto il
polpastrello, e vedi che l'icona reagisce e diventa scura".
"Ecco, ho fatto. E ora devo tenerla premuta? Per
quanto?".
"Per poco, finché tutte le icone cominciano a
ballare".
"E' vero, si sono messe tutte a tremare come se le
scuotesse qualcosa dal di dentro".
"E vedi che in un angolo è apparsa su tutte una
X?"
"Sì, lo vedo".
"Ecco, clicca sulla X dell'app che vuoi
togliere".
"Fatto! Ed effettivamente l'app non c'è più".
"Te lo avevo detto che era facile".
"Scusa, ma a te chi te lo ha insegnato che si fa
così?"
"Lo sanno tutti".
"Sì, ma chi te lo ha insegnato?".
"Boh. Lo so e basta".
Ci dev'essere da qualche parte un inconscio collettivo
delle nuove generazioni digitali, a cui io non sono connesso.
3 settembre. Moreno Burattini, Tito Faraci e Paola
Barbato, domenica 2 settembre 2012 al Festival delle Storie in Val Comino
(Frosinone).
3 settembre. A me è sempre piaciuta questa pubblicità
vecchia di quaranta anni.
5 settembre. La canzone "Caution" di Bob
Marley, tratta dall'album "Sun is shining", che ho appena messo
sull'Ipod copiandola da un CD da poco comprato, è la n° 10.000 della mia
raccolta.
5 settembre. La focaccia di Recco. Esperienza mistica da
fare a due passi dalla casa di Gallieno Ferri.
5 settembre. Una rara foto del dylandoghiano della prima
ora Luca Dell'Uomo, da poco ritornato in Craven Road.
6 settembre. Un amico, più o meno della mia età, oggi è
venuto a trovarmi in redazione e mi ha raccontato le sue vacanze, trascorse in
un bungalow al mare. "Ti sembrerà incredibile, ma ho ritrovato mio
figlio", dice alludendo a un ragazzo di circa diciott'anni. E mi spiega:
"A casa, è sempre su Internet, o davanti alla televisione, e di solito mi
rivolge la parola per chiedermi dieci euro. Al mare, non avevamo la TV. Così, ci siamo ritrovati a giocare a carte,
a ridere, a scherzare, a raccontarci cose, e l'ho ritrovato come quando era
bambino, e ci parlavamo, e lui mi stava a sentire". Dovremmo scollegarci
tutti dalla Rete e dall'etere, una volta alla settimana, o una volta a mese, e
collegarci con noi stessi e con chi ci è vicino, a portata di wireless dal
cuore.
6 settembre. Come una vecchia lenza sceglie la traduzione
di un romanzo. Voglio comprarmi una edizione de "Il grande Gatsby",
di Francis Scott Fitzgerald. Vado in libreria e ne trovo tre. Una ha la
traduzione classica di Fernanda Pivano, celebre traduttrice dei classici
americani (a partire da Hemingway fino agli autori della beat generation), ma i
cui lavori risalgono agli anni Cinquanta e Sessanta. Si sa che le traduzioni più datate, anche le migliori,
rispondevano a principi diversi rispetto a quelle di oggi: allora si applicava
il concetto dell' "accettabilità" da parte del lettore (un testo
doveva poter essere "riconosciuto", non doveva dare un senso di
straniamento, come se si parlasse di realtà che il pubblico non era in grado di
interpretare), e perciò si traduceva "drugstore" come
"farmacia", il football americano diventava "calcio" e se
un personaggio parlava uno slang o aveva una cadenza dialettale o era sgrammaticato
perché dipinto come incolto, o perché ubriaco, il traduttore uniformava tutti i
registri su un linguaggio standard, in modo da non creare confusione. Oggi il
criterio è quello del rispetto che si deve all'autore proprio perché si
rispetta il lettore, il quale pretende quanta più aderenza possibile alle
intenzioni dello scrittore. Perciò, se posso, cerco sempre le traduzioni più
recenti. Esclusa la Pivano, ne restavano due. Apro una pagina a caso
dell'edizione Marsilio con il testo a fronte (la più costosa: 24 euro) e vedo
che Gatsby usa un intercalare tipico: chiama tutti con l'appellativo di
"old sport". Guardo com'è tradotto da Serrai: "vecchio
mio". Guardo com'è tradotto dall'altro traduttore: "vecchia
lenza". Vecchia lenza? Chi chiamerebbe gli altri "vecchia lenza"
a ogni piè sospinto? Preferisco "vecchio mio" e scelgo Serrai.
7 settembre. La cartolina di Buon Compleanno di Marco
Grasso.
7 settembre. Il corriere ha appena portato un plico da
parte di un lettore, Filippo (Zenith 52), che conosco da molti anni, con un
regalo di compleanno insolito e graditissimo: una copia originale, d'epoca, del giornale
satirico "Fanfulla", datata 7 settembre 1882, ottanta anni esatti
prima che nascessi io, centotrenta anni esatti da oggi. Grazie, Filippo!
8 settembre. Vista l'importanza che di solito (anche in
Bonelli) si dà ai titoli, in considerazione del fatto che un bel titolo possa
incoraggiare l'acquisto attirando l'attenzione del lettore e suggestionandolo,
come sarà venuto in mente agli editori di Sartre e di Moravia di accettare
"La nausea" e "La noia"?
8 settembre. Una volta, se al ristorante ordinavi
un'insalata, ti portavano sale, pepe, olio e aceto. Oggi, per motivi
misteriosi, al posto dell'aceto portano l'aceto balsamico di Modena o qualcosa
spacciata per tale, che secondo me va bene per condire tante cose ma non
l'insalata. Mi chiedo se davvero sia stato fatto un sondaggio per stabilire se
l'italiano medio preferisce l'aceto balsamico a quello tradizionale o se lo
hanno stabilito i ristoratori in un convegno.
8 settembre. Sto leggendo "Le gang di New
York", di Herbert Asbury. Non è un romanzo, ma un saggio storico (da cui
Scorsese ha tratto non l'omonimo film, ma l'ispirazione per il medesimo). In un
paio d'ore sotto l'ombrellone ho trovato due citazioni da segnalare e un
aneddoto da raccontare.
La prima citazione: "L'ispettore Alexander S.
Williams inferse il primo grave colpo alle gang quando pronunciò e mise in pratica il famoso motto: 'c'è più legge nel
manganello di un poliziotto che in una decisione della corte suprema'".
La seconda citazione: "Il credo fondamentale del
gangster è che un uomo possiede una certa cosa solo fintanto che riesce a
tenersela, e chi gliela prende non fa niente di male, ma semplicemente dimostra
la propria astuzia".
L'aneddoto: "Monk Eastman lavorava come buttafuori
in una sala da ballo dell'East Side. Manteneva la quiete nel locale con un
enorme randello, su cui incideva meticolosamente una tacca ogni volta che
domava un cliente turbolento. Una sera si avvicinò a un inerme vecchietto che
stava bevendo una birra e gli aprì lo scalpo con un colpo tremendo. Quando gli
chiesero perché lo avesse aggredito senza alcuna provocazione, Eastman rispose:
'Beh, avevo già quarantanove tacche sul mio bastone e volevo fare cifra
tonda'".
9 settembre. Decido che per scrivere meglio una certa
storia di Zagor su cui sto meditando mi serve rivedere il film "Johnny
Guitar", del 1954, con Joan Crawford e Sterling Hayden. Adesso che ho
l'Ipad, mi dico, e che vedo la gente in treno tutta a guardarci i film, potrò
usarlo anch'io per vedere il classico di Nicholas Ray.
Faccio un giro di consultazione tra la prole e il
parentado e tutti concordano nel dire che per i film bisogna andare su iTunes Store. Ci
vado, vedo che alcuni si possono comprare, altri noleggiare (si scaricano per
48 ore poi automaticamente si cancellano), ma in confronto alla cinematografia
mondiale i titoli sono davvero pochissimi, per lo più recenti, e soprattutto
non c'è "Johnny Guitar". Che fare? Mi dicono di provare tra le app
dedicate al cinema. Passo un pomeriggio a studiare il problema: non ci capisco
molto, parecchie sono applicazioni per giochi, quiz, banche dati. La stragrande
maggioranza soltanto in inglese. In alcuni casi si tratta di app costose che
non mi sento di scaricare senza avere garanzie sul risultato (e difatti
leggendo i commenti di chi le ha provate sorgono dei forti dubbi), specie dopo
aver scaricato, a pagamento, un programma di videoscrittura da cui non ne levo
le gambe. Insomma, mi viene il mal di testa ma non vengo a capo del problema.
Eppure so di milioni di persone che cercano i film che vogliono su Internet e
se li vedono. Ma come si fa, con l'Ipad? Mi ricordo di aver sentito parlare
dello "streaming", mai sperimentato ma c'è sempre una prima volta.
Resta da capire se in treno lungo un percorso tutte gallerie lo streaming sia
praticabile, ma proviamo anche questa. Attenendomi al consiglio ricevuto più
volte, e cioè "chiedi alla community", vado si Google e digito
"come si fa a vedere un film in streaming?". La risposta che ottengo
è: "Eh, sono finiti i tempi dello streaming". Scopro che di recente è
stato chiuso un certo sito da cui tutti attingevano per lo streaming, e che ora
non si può più vedere nulla. Qualcun altro ventila la parola
"torrent". Cerco di capire che cos'è il "torrent" e mi
imbatto in siti misteriosi e poco raccomandabili dove bisogna iscriversi e
scaricare programmi strani che mi insospettiscono, e soprattutto ci sono tanti
files dai nomi incomprensibili da mettere insieme rischiando di trovarsi il
film sbagliato e magari in lingua pakistana. In ogni caso, uno come me non è in
grado di capirci niente senza un corso di tre mesi full immersion o senza il
libro "Torrent per Negati". C'è anche da considerare che io non
voglio scaricare niente di illegale, ma intendo pagare il giusto. Quindi, dopo
tanto darmi da fare, e aver peso un sacco di tempo, sono al punto di partenza.
Al che, ho una illuminazione. Inforco la bicicletta, in dieci minuti raggiungo
"Mondo Video" sul lungomare di Viareggio, entro e chiedo: "Ce
l'avete Johnny Guitar?". "Sì". "Quant'è?". "Sei
euro e cinquanta". Lo prendo, lo porto a casa e me lo vedo.
9 settembre. Che incredibile sensazione vedere
"Johnny Guitar" e riconoscere il "Guitar" Jim di Nolitta in
ogni inquadratura di Sterling Hayden!
9 settembre. Ho letto un articolo di Massimiliano Parente
sui danni fatti ai libri dalle prefazioni. La parte più interessante è il
parere di Aldo Busi che, nella collana da lui diretta per Frassinelli, "I
classici classici", non inserisce nessuna pref azione, puntando piuttosto sulla qualità della
traduzione: questo, per frapporre meno ostacoli e/o mediazioni possibili fra
autori e lettori. In qualche caso, secondo Busi, di potrebbe far ricorso a una
postfazione. Ecco la dichiarazione di Busi:
«Tutto ciò che non è testo dell'autore che firma titolo e
copertina, in fondo: a parte una breve bio/bibliografia dell'autore all'inizio
dopo il colophon e prima del titolo, se proprio non ci si voglia servire
dell'aletta; niente deve frapporsi alla lettura del testo dell'autore, pertanto
vanno eliminate le prefazioni, che diventano o postfazioni o devono scomparire
del tutto; le postfazioni devono essere brevi, funzionali, di servizio, non
devono in alcun modo avere pretese autoriali paritarie all'autore vero e
proprio; se si tratta di un classico, il postfatore ci dica innanzitutto la
fortuna del libro nel suo tempo, la posizione dell'autore rispetto agli
apparati di potere del suo tempo, l'origine della sua economia domestica e
pubblica: più numeri di spiccia sociologia e meno interpretazioni (spesso una
più fasulla dell'altra); se il postfatore si sente così immiserito e
defraudato, rinunci e scriva e firmi libri in proprio o vada a lavorare sulla
propria pelle».
10 settembre. Segnalazione di Loris Cantarelli.
10 settembre. Incredibile scoop. Fonti segrete hanno
fatto pervenire una foto riservata scattata da un paparazzo nell'intimità della
vita privata di Pino Prisco, il disegnatore de "La mummia delle
Ande". Lo vediamo con la zia Franca, colei che lo spinse ad intraprendere
la professione di fumettista (foto di Franco Lana, che dev'essere parente della
zia Franca, dato che le somiglia moltissimo).
10 settembre. Come Joevito Nuccio pensa di risolvere il
problema della calvizie (foto da Giuseppe Reina, da "Sbarocco
Comics").
10 settembre. Da "Ipad per Negati" (Mondadori),
pagina 12: "Avete fra le mani un completo dispositivo di comunicazione con
un client e-mail HTML, compatibile con la maggior parte dei servizi e-mail POP
e IMAP con anche il supporto per la sincronizzazione con Microsfot Exchange e
un browser web". EH? Temo che oltre a "Ipad per Negati" mi serva
anche "Ipad per Negati, per Negati".
11 settembre. Graziano Romani in studio di registrazione
mentre incide l'album "Zagor king of Darkwood".
12 settembre. Dal sito Bonelli:
"Se siete appassionati texiani e sfogliando il n°
2964 di Topolino, il settimanale Disney in edicola dal 12 settembre, provate
una strana sensazione di familiarità, è del tutto normale. Non solo, infatti,
la storia di apertura dell'albo è realizzata da Corrado Mastantuono
(disegnatore in forza alla collana del nostro Ranger, nonché copertinista di
Shanghai Devil), ma costituisce anche un divertente omaggio alla saga di Tex. 'Bum un
ranger in azione' ci porta nel Nevada, a incontrare tre paperi dall'aria
particolarmente familiare: Bum Willer, Pap Carson e Architaigher, impegnati
nella lotta contro un misterioso criminale mascherato. L'avventura è ricca di
strizzatine d'occhio per gli aficionados di Tex, tra le quali ci piace
segnalare la vignetta di cui potete visualizzare un dettaglio qui."
Non sfugga il nome "Nolitta" su una delle
insegne.
12 settembre. E' passato dalla redazione Pino "Cuzco"
Prisco, e gli ho consegnato una bottiglia della birra di castagne
"Bastarda Rossa" fatta artigianalmente sul Monte Amiata (Grosseto),
dove, come sapete sono stato in vacanza, che ho comprato per gli amici come
souvenir, al posto delle cartoline.
12 settembre. Da autore di fumetti a... personaggio dei
fumetti!
Marco Grasso mi dedica questa storia in vista del mio
workshop a Etna Comics durante il prossimo weekend.
12 settembre. Dialogo appena avvenuto in redazione.
"Moreno, c'è un pacco per te!".
"Che bello, dev'essere quello che stavo aspettando
da BOL, con dei libri che ho acquistato on line".
"Ah, ma allora ci sei riuscito! Dicevi sempre che
non eri capace".
"Sì, ma ora che ho l'Ipad mi sono scaricato una app
con cui è facile ordinare libri fuori catalogo e che non trovo in
libreria".
"Se ce l'ha fatta tu, dev'essere davvero
semplicissimo".
"Sì, infatti. E' l'unica app che ho messo di mia
iniziativa, ma come vedi la padroneggio come un veterano. Ormai non mi ferma
più nessuno".
"Che libri hai ordinato?"
"'Un anno fa domani' di Sebastiano Mondadori e
'Tutti i racconti di fantasmi' di M.R.James".
"Ma... perché di 'Tutti i racconti di fantasmi' ce
ne sono due copie, qui nel pacco?".
"Come due copie? Io ne ho ordinate una".
"Guarda, ce ne sono due".
"Una me l'avranno regalata loro".
"Fammi vedere la fattura."
"Eccola."
"No, no... ne hai ordinate due e pagate due".
"Glub".
"Evidentemente, quell'app non la padroneggi ancora
così bene. Ma non era facile?"
Evidentemente, se andavo in libreria di persona risparmiavo
di più.
13 settembre. Ho comprato il calendario 2013. Se a
dicembre verrà la fine del mondo, avrò buttato via i soldi..
13 settembre. Preparando il mio workshop a Catania sul
tema delle censure, ho ritrovato in rete un mio cattivissimo intervento.
13 settembre. Letture in treno. Non sfugga la doppia
copia, di cui una non viene tolta dal cellophane.
PAUSA PRANZO
17 settembre. Su "La Lettura" di domenica 16 settembre 2012 ho letto un interessante articolo (di Claudio Colombo) su una delle fotografie più celebri di tutti i tempi, quella degli operai in pausa pranzo durante la costruzione di un grattacielo (la vedete qui sotto). Il 29 settembre, infatti, lo scatto compirà 80 anni: risale al 1932. Non è un fotomontaggio, né una "posa" realizzata per l'occasione: il fotogra fo, Charles Clyde Ebbets salì davvero fino al 69° piano dell'RCA Building (Rockfeller Plaza n° 30, a Manhattan: oggi si chiama G.E. Building), a duecento metri di altezza, e immortalò degli operai che si erano piazzati su un trave di loro iniziativa. Con il tempo, è stato possibile dare un nome a tutti gli undici uomini seduti come nulla fosse sull'abisso: quasi tutti erano irlandesi. All'epoca, Ebbets aveva 27 anni; è morto nel 1978 dopo una gloriosa carriera. Intitolò la sua foto "Lunchtime atop a Skyscraper" e la vendette al "New York Herald Tribune" che la pubblicò due giorni dopo lo scatto. Per quanto mi riguarda, è un'opera d'arte.
17 settembre. Su "La Lettura" di domenica 16 settembre 2012 ho letto un interessante articolo (di Claudio Colombo) su una delle fotografie più celebri di tutti i tempi, quella degli operai in pausa pranzo durante la costruzione di un grattacielo (la vedete qui sotto). Il 29 settembre, infatti, lo scatto compirà 80 anni: risale al 1932. Non è un fotomontaggio, né una "posa" realizzata per l'occasione: il fotogra fo, Charles Clyde Ebbets salì davvero fino al 69° piano dell'RCA Building (Rockfeller Plaza n° 30, a Manhattan: oggi si chiama G.E. Building), a duecento metri di altezza, e immortalò degli operai che si erano piazzati su un trave di loro iniziativa. Con il tempo, è stato possibile dare un nome a tutti gli undici uomini seduti come nulla fosse sull'abisso: quasi tutti erano irlandesi. All'epoca, Ebbets aveva 27 anni; è morto nel 1978 dopo una gloriosa carriera. Intitolò la sua foto "Lunchtime atop a Skyscraper" e la vendette al "New York Herald Tribune" che la pubblicò due giorni dopo lo scatto. Per quanto mi riguarda, è un'opera d'arte.
18 settembre. Sono perplesso di fronte ai titoli di
giornale che parlano di "scandalo" per gli scatti rubati in cui si
sono viste immagini del principe Harry e della principessa Kate Middleton
seminudi. In che cosa consista lo scandalo, davvero non riesco a capirlo. Se
Harry si spoglia tra le mura di una casa, qualunque sia il motivo, è scandaloso
soltanto il fatto che qualcuno lo fotografi a sua insaputa e venda le foto a peso d'oro. Per il resto, sono affari suoi.
Io mi spoglio tutte le sere a casa mia. Ugualmente per la bella Kate: troverei
incredibile che una donna qualunque, decisa a prendere il sole, non pensi di
togliersi il reggiseno. Chi lo fa, non fa che fare quel che è normale. Io sarei
favorevole al fatto che la principessa possa prendere la tintarella integrale
anche sulla spiaggia di Lido di Camaiore, perciò, se lo fa sulla terrazza di
una casa, quand'è in intimità con il consorte, che "scandalo" sarà
mai? Provo a spiegarmi meglio: sia nell'uno che nell'altro caso, ma soprattutto
nel secondo, non vedo assolutamente il motivo per cui i telegiornali di tutto
il mondo debbano dedicare del tempo alla notizia, rubando lo spazio a cose
assai più importanti (fosse anche soltanto la notizia che Zagor è arrivato
nella foresta amazzonica nel corso della sua trasferta sudamericana).
"Kate si toglie il reggiseno per prendere il sole sulla terrazza di casa
sua" (o dove diavolo era): ebbene, dov'è la notizia? Ecchisenefrega. Anzi,
me ne frega nel senso che mi fa piacere. Brava. Sarebbe stato triste se non lo
avesse fatto: mi sarei chiesto se stesse male, se avesse un po' di mal di gola,
o se fosse un po' bigotta. Non capisco neppure il perché del processo intentato
al giornale francese per delle foto che giovano, anziché danneggiare,
all'immagine della strepitosa futura regina: per quanto mi riguarda, la trovo
bellissima. A seno nudo, ha acquistato altri punti ai miei occhi (per quel che
me ne importa, voglio dire). In conclusione: tanto rumore per niente. Postilla:
aggiungo che capisco benissimo il problema dei paparazzi che turbano la vita
privata dei VIP, soprattutto dopo che alcuni di loro hanno provocato la morte
di Lady D, madre del principe William, marito di Kate (ne approfitto per dire
che, come al solito, non credo ai complotti e, personalmente, sulla base di un
ragionamento logico, trovo più probabile l'ipotesi di un incidente stradale,
dato che è morto anche l'autista e non c'erano attentatori in grado di
costringere un conducente a schiantarsi volontariamente, o ad avere certezza
dell'efficacia di un attentato inscenando un crash per le ve di Parigi; un
attentato si fa a colpo sicuro e si sabota un aereo, non una macchina nel
centro di una città). Tuttavia, i paparazzi esistono perché esistono quelli che
considerano uno "scandalo" un seno nudo. Qualcuno ha scritto" penso che persone che si
trovano in certe condizioni di privilegio debbano prestare più attenzione a
quello che fanno". Tutti dovremmo prestare attenzione a quello che
facciamo, e alcuni indubitabilmente dovrebbero farlo più di altri dato che potrebbero
ispirare le azioni di chissà quanti. Bene. Ciò detto: pur prestando attenzione,
che male c'è a togliersi il reggiseno per prendere il sole? Per assurdo, una
regina dà più cattivo esempio sperperando soldi in un abito lussuoso (e dunque
a vestirsi) che a spogliarsi.
HIC HIC HURRAH!
18 settembre Si è conclusa con il centocinquantesimo
volume (corrispondente al n° 300 della serie regolare) la collana "Alan
Ford Story", della Mondadori (volumi cartonati, due episodi per tomo, ogni
settimana in allegato a Panorama e TV Sorrisi e Canzoni). Io ho collaborato scrivendo l'apparato critico dei
primi cento, poi ho passato la palla al mio sodale Francesco Manetti che ha
portato a termine il lavoro dimostrando più talento di me. Adesso ci piacerebbe
raccogliere in un libro i nostri testi, chissà se troveremo un editore. Nel
volume finale, Max Bunker scrive: "Un doveroso grazie a tutti quelli che
hanno prestato la loro collaborazione con entusiasmo e passione, da Giovanni
Bottino responsabile di testata per i collaterali Mondadori, ai due alfieri
della Magic Press Edizioni, Pasquale Ruggiero e Luca Di Salvatore, a Moreno
Burattini, a Francesco Manetti e Thea Valenti che hanno fatto da conduttori
della saga".
18 settembre. Dopo i tentativi (vani) fatti con le
vignette della Settimana Enigmistica, ho avuto la ventura di riuscire a
pubblicare alcuni disegni su una rivista sindacale della Società Autostrade,
azienda per la quale ho lavorato quasi dieci anni.
19 settembre. Il cagnolino di Alfio Rapisarda, socio del
Cub del Fumetto che pubblica "Cronaca di Topolinia", rivista diretta
da Salvatore Taormina, ed è la mascotte ufficiale dell'Associazione. Notate il
nome scritto sul collare.
19 settembre. Non c'entra niente, ma una delle cose più
difficile da acquistare (lo dico per esperienza diretta) sono i giubbotti di
jeans. Sono spariti dai negozi. Mah.
19 settembre. L'edizione brasiliana del mio romanzo
"Le mura di Jericho"! Grazie al mio traduttore (e fratello di sangue)
Julio Schneider.
19 settembre. Sempre più spesso, quasi in ogni pagina in
certe sequenze, faccio ricorso a immagini prese in Rete per spiegare al
disegnatore che cosa disegnare. Adesso ho appena inviato a Marco Verni questa
foto, con questa spiegazione:
Striscia. Adesso vediamo quel che vede Zagor. Siamo alle
spalle del nostro eroe. Al di là del fiume, la riva opposta è più bassa di
quella dove si trova lo Spirito con la Scure: guarda la foto sottostante, Zagor
è sulla riva alta di destra e a sinistra vede la riva bassa.
20 settembre. Incredibile ma vero. Sul n° 22 della bella
rivista Disney "Anni d'Oro" (sottotitolo: "Le mitiche storie dei
'70 e '80"), del settembre 2012, compare un lungo e interessante dossier
crtitico-giornalistico, curato da Luca Boschi, dedicato ad Alfredo Castelli:
"I mysteri disneyani", in cui si ripercorrono tutti i punti di
contatto fra il BVZA e l'universo dei Paperi e dei Topi, a partire dalla
fanzine "Comics Club 104" in cui per la prima volta venne rivelato il
nome di Carl Barks ai lettori italiani. La cosa incredibile sta nel fatto che
in una foto Castelli appare con una sigaretta in mano... mentre da anni perfino
l'ispettore Manetta, per dare il buon esempio, ha dovuto smettere di fumare!
21 settembre. Sono appena tornato dalla prima del
documentario di Giancarlo Soldi su Sergio Bonelli, dal titolo "Come Tex
nessuno mai". Un atto di amore verso il fumetto bonelliano, e verso
Sergio, il primo dei sognatori. Rivedere e risentire Sergio mi ha reso ancora
più incredulo sul fatto che da un anno non c'è più. Mi sembra che se domattina
vado in redazione lo troverò lì.
21 settembre. Ci sono poche cose tanto intollerabili
quanto i centralini telefonici con le voci registrate che chiedono di premere
uno per una problematica, due per un'altra, tre per un'altra ancora, e così via
fino alla nona o alla decima opzione. Quando hai fatto la prima scelta, di
solito la tiritera ricomincia con altrettante sottosezioni. A me, l'obbligo di
dover decidere in pochi secondi il tasto giusto da pigiare mette ansia e crea
dubbi esistenziali: non mi riconosco mai in nessuna definizione e mi chiedo con
angoscia perché proprio io debba essere afflitto da un problema non etichettabile,
come se avessi una malattia rara.
21 settembre. Sapevo che era nell'aria e finalmente ne
scopro l'esistenza! "Dime Press" rinasce come blog, grazie a
Francesco Manetti e Saverio Ceri (i cui "diamo i numeri", a questo
punto, verranno trasferiti nella nuova collocazione):
21 settembre. Citazioni citabili. Dall'ultimo libro
letto, "Piccoli racconti di misoginia", di Patricia Highsmith.
"Le bambine nascono già donne. I maschietti invece non nascono uomini.
Devono imparare a diventarlo".
21 settembre. Fiorito, De Gregorio, Emiliano... E se
mettessimo la regola che per venire candidati non si può essere sovrappeso? Se
uno non sa resistere davanti alle bigné allo zabaione o alle cozze pelose, non
sa neppure governare. Se uno non sa disciplinarsi per tenersi un po' a dieta
figuriamoci se può essere un buon amministratore.
REQUISITI
22 settembre. A proposito di requisiti degli aspiranti
amministratori, ho deciso che non voterò più nessun candidato che, nelle foto
della propaganda elettorale, indossi la cravatta.
22 settembre. Dialogo tra due uomini per strada, ieri a
Milano.
"Però, bella camminata quella della ragazza davanti
a noi".
"Sono i tacchi alti che rendono interessante
l'andatura".
"E pensare che è già alta di suo e dei tacchi non
avrebbe bisogno".
"I tacchi, vanno bene sempre".
"Fosse per me, le donne potrebbero indossarli anche
a letto".
"Già, sotto le lenzuola, soltanto con quelli".
"Pensa che bello i commessi dei negozi di scarpe che
possono far provare i sandali alle ragazze".
"Non sono un feticista, ma io guardo sempre i
sandali che indossano le donne".
"Io faccio caso anche al fatto se hanno o no le
unghie dei piedi smaltate, e se non ce l'hanno mi dispiace per loro".
"Eh, già... perché le dita dei piedi con lo smalto
testimoniano una cura del corpo che depone a favore di chi se lo mette".
"E testimoniano anche una certa malizia, quella di
colei a cui piace attirare l'attenzione degli sguardi maschili, farsi
guardare".
"E la malizia, quando è complice, è una dote
femminile che tutte dovrebbero avere".
"Il massimo della complicità è quando lei ti chiede
di essere tu a metterle lo smalto".
"Il massimo è quando tu propone di metterlo e la
sorprendi, perché pochi uomini ne sono capaci".
"E vogliamo parlare dello shaving?"
"Su quello, potrei tenere delle lezioni".
Soltanto per avventura i due uomini eravamo io e Graziano
Romani. Credo che in quel momento stessimo parlando, come invasati un dio che
si era impossessato di noi, con la voce dell'archetipo metafisico del maschio
occidentale.
22 settembre. Gli "incontri impossibili"
piacciono, e ne sono contento.
22 settembre. Storia delle mie disgrazie (aggiornamento periodico).
Vorrei iscrivermi a un sito di bibliofili che richiede la registrazione con
password e nome utente: chi più bibliofilo di me? Il sito è in italiano, ma
quando cerco di inserire la password che mi si chiede di inventarmi da solo,
non gliene va bene una. Faccio dieci tentativi e ogni volta compare una scritta
misteriosa in inglese (improvvisamente l'italiano non c'è più) che dice:
"Password must be at least 8-character long and contain at least one digit,
one lowercase and one uppercase alphabet". Eh? Che vorrà dire? Provo a
decifrare inserendo numeri e maiuscole, allungando e accorciando: nulla. Non ne
vogliono sapere di me. Come al solito, la tecnologia mi rifiuta. Anche quella
bibliofila.
22 settembre. La cosa più seccante nello scrivere
qualcosa di ironico sul web è che dopo devi precisare che era appunto qualcosa
di ironico.
22 settembre Breve elenco in ordine alfabetico dei e
delle "tarzanidi" a fumetti, buttato giù nel preparare la
presentazione del volume "Akim, il figlio della jungla" (Play Seven)
avvenuta a Catania il 14 settembre 2012 nel corso di Etna Comics.
Akim
Alhoa
Banga
Camilla
Djeki
Kaanga, the Lord of the Jungle
Karzan
Ka-Zar
Kiwi
Jan of the Jungle
Judy of Jungle
Jungla
Loana Princesse de la jungle
Naja
Pantera Bionda
Pantha
Rahan
Rima
Rulah
Sheena
Tabu, wizard of the jungle
Tarzan
Tarzanetto
Tarzella
Thunda
Tiger Girl
Yorga
Zagor
Zembla
Zan
Zorak
22 settembre. Su una bancarella in riva al mare, vedo e
compro "Il mistero del castello", un libro per ragazzi ambientato in
Francia ai tempi di Luigi XII (fine '400, inizio '500) e pubblicato da Salani
nella collana "Biblioteca dei miei bambini", copertina del grande
Loredano "Billy Bis" Ugolini (vedete sopra una delle sue illustrazioni interne), edizione 1971: esattamente la stessa in
cui lo lessi io all'età di nove anni, rimanendone entusiasta. Quel libro poi è
sparito chissà dove e magari ho riacquistato la mia copia tornata nelle mie
mani dopo un lungo giro. Sulla spiaggia, seduto sotto un ombrellone che dista
ormai parecchi metri da quello più vicino (si sono fatti radi, gli ombrelloni,
sugli arenili della Versilia, e non ci sono bambini queruli e mamme ciarliere,
fosse sempre così), comincio a riflettere sul nome dell'autore: Nalim. Sa di
nome falso. Le indicazioni del tamburino dicono che il romanzo è stato tradotto
dal francese e che il titolo originale è "Le mystere du chateau",
però si dice anche che la versione è opera di un "traduttore
anonimo". Sarà vero? Mi vien fatto di pensare che Nalim, letto al contrario,
dà Milan. E' possibile che lo scrittore fosse un milanese? Poi, vengo folgorato
da una illuminazione: Milan = Milani! E se il fantomatico Nalim fosse Mino
Milani, autore, proprio in quegli anni, di decine di libri per ragazzi
ambientati in epoche storiche lontane ("Efrem, soldato di ventura")?
Magari Milani era legato contrattualmente a editori diversi e, volendo scrivere
per Salani per arrotondare lo stipendio, si era inventato lo pseudonimo di
"Nalim", fingendosi un francese. Mi crogiolo e mi beo con questi
ragionamenti, e mi convinco che ho ragione. Anzi, mi figuro già di comunicare
al mondo la scoperta. Torno a casa, faccio una ricerca su Internet. E scopro
che Nalim è davvero uno scrittore francese autore di altri romanzi del genere,
attivo negli anni Dieci e Venti dello scorso secolo.
22 settembre. Mi scrive Marco Verni: "Ti allego per
pura curiosità alcune skiografie (cosa sono lo saprai guardandole) fatte a me e
ad altri fumettisti del Forlivese, protagonisti di una mostra in centro a
Forlì, inaugurata ieri con un grande successo di pubblico. L'autore, che in
questo caso definirei artista, è il bravo Andrea Angelini. Se vuoi pubblicarle
su facebook o altrove nessun problema, alcune sono molto efficaci...ovviamente
ti ho mandato solo quelle migliori, ma ne ho alcune decine". Ne vedete una sopra e una sotto.
23 settembre. Sempre più spesso, purtroppo, andare a fare
colazione al bar significa vedersi proporre brioches che sembrano le merendine
del Mulino Bianco tolte dal cellophane: cornetti già preconfezionati,
maldestramente riscaldati, riempiti con marmellate o creme sui cui ingredienti
ci sarebbe da discutere, assortimento con una varietà di pezzi che si contano,
al massimo, sulle dita di una mano, sapore da truciolato dell'Ikea. Mio padre,
che era un fornaio, invece, ai bei tempi che furono, preparava (con i suoi
colleghi) brioches di tutti i tipi per decine di bar del circondario, e tutte
erano impastate, cotte e farcite nella notte. Chi arrivava a prendere il
cappuccino alle sei, le sette o le otto, le trovava appena fatte e ce n'erano
venti tipi diversi. Il fatto che me ne ricordi e rimpianga quei tempi, è forse
un sintomo di senilità incipiente?
23 settembre. Anche oggi sul Corriere tre pagine sulle
sfilate di moda, che imperversano pure nei TG. Ma allora perché a me non me ne
può fregare di meno?
MENO DUE
MENO DUE
24 settembre. Ho appena ucciso un personaggio nolittiano.
24 settembre. Ho consigliato a mia figlia
"L'eleganza del riccio". Lo ha letto e ha detto che é diventato il
suo romanzo preferito. Sono soddisfazioni.
24 settembre. In treno davanti a me una giornalista parla
con la redazione al cellulare. Si occupa di vini, e se ne intende. Che bel
mestiere.
25 settembre. Ho ricevuto un opuscolo di versi da
Maurizio Lana: "Sono solo poesie". In effetti, sono solo poesie:
semplici, spontanee, sincere, senza sovrastrutture, immediate, piene di buoni
sentimenti. Mi sono sembrate subito, fin dalla prima lettura, testi di canzoni.
Una, piena d'affetto, è dedicata al fratello Franco (una nostra vecchia
conoscenza). Ma vi faccio leggere questo breve testo, che mette in poesia i
pensieri di un cane.
Ti attendo con ansia
gioioso
domandandomi
se qualche volta
riesci a sentire
le parole dei miei sguardi.
25 settembre. Copertina di Zagor di autore francese per
il n° 244 di "Yuma", del febbraio 1983, la testata che pubblicava in
Francia le avventure dello Spirito con la Scure, con cover diverse da quelle
italiane.
25 settembre. Copertina di Tex di autore francese per il
n° 278 di "Mustang", del maggio 1999, la testata che pubblicava in
Francia le avventure di Aquila della Notte, con cover diverse da quelle
italiane.
25 settembre. Le vignette del giovane casellante Moreno
Burattini dipendente della Società Autostrade, sul giornale sindacale.
26 settembre. Un anno dopo.
26 settembre. Un momento di commozione durante il ricordo di Sergio Bonelli a Etna Comics
CHI MI AMA MI SEGUA
27 settembre. Un certo Helio Alves mi propone, su Twitter, 3333 nuovi
followers in meno di 24 ore. Perché proprio 3333 e non 3334 o 3500?
27 settembre. Comunque la si pensi, il caso Sallusti é
grave quanto quello delle Pussy Riot, fermo restando che le Pussy sono assai piú
carine a vedersi. Talvolta la pur
lecita partigianeria politica fa dimenticare i principi di fondo che devono
valere per tutti. Per questo, dato che non mi sento uomo di parte, mi impelago
sempre poco volentieri nelle discussioni con i tifosi sfegatati delle opposte
curve. Io sono garantista, e lo sono per chiunque: non soltanto per gli amici o
per chi mi è simpatico. Del resto, i rappresentanti di tutte le parti politiche
si sono schierate contro la sentenza, segno che si tratta davvero di qualcosa
di clamoroso, se per una volta persino "La Repubblica" solidarizza con "Il Giornale".
Ciò premesso, spiego l'accostamento tra Sallusti e le Pussy Riot. 1) Sallusti
(ma, ripeto, il principio vale anche per Travaglio) non è l'autore
dell'articolo incriminato; 2) se anche ne avesse (ma sarebbe ingiusto che ne avesse) la
responsabilità oggettiva, la sua pena deve essere proporzionata a quella di un
avallatore, o di qualcuno che ha omesso il controllo; 3) in ogni caso, ci deve
essere un rapporto fra il reato e la pena, ed è evidente che un articolo di
giornale non potrà mai, in un paese civile, comportare il carcere; 4) se
qualcuno ha sbagliato, paghi, ma paghi il giusto: il compito di un giudice è
appunto stabilire la giusta pena. E' appunto nella sproporzione fra l' ingiusta
pena e il presunto reato che sta il rapporto fra Sallusti e le Pussy Riot, entrambi
vittime di una condanna assurda rispetto alla colpa di cui sono accusati. La
magistratura si diffama da sola con certe sentenze (chiaramente a tutela della
propria casta) più di quanto possano diffamarla gli articoli di qualunque
quotidiano.
27 settembre. Ti prego, ripetimi quanto paghi un cocktail
alcolico.
27 settembre. Le vignette del giovane casellante Moreno
Burattini dipendente della Società Autostrade, sul giornale sindacale.
28 settembre. Vi propongo un quiz letterario, con la
soluzione (e una morale da trarne) alla fine. Leggete il breve brano tratto da
un famosissimo romanzo di autore inglese di fine Ottocento, e cercate di capire
di quale libro si tratti.
"C'era qualcosa di nero che galleggiava nell'acqua,
e ci avvicinammo. Quando gli fummo vicini, George si sporse e si allungò verso
l'oggetto. Ma si ritrasse con un grido e impallidì. Era il cadavere di una
donna. Ondeggiava molto lievemente e aveva un volto dolce e calmo. Non era un
bel volto; era invecchiato troppo prematuramente, troppo scavato e teso; ma era
amabile e delicato, a dispetto del marchio della sofferenza e della povertà che
recava addosso, e aveva quell'aria di quiete serena che assumono talvolta i visi
degli infermi quando finalmente il dolore li ha abbandonati. In seguito,
venimmo a sapere la storia di quella donna. Era la solita, vecchia, banale
tragedia. Aveva amato ed era stata ingannata -o si era ingannata. Comunque,
aveva peccato (a qualcuno ogni tanto capita) e la famiglia e gli amici,
sconvolti e indignati, le avano chiuso la porta in faccia. Lasciata sola a
combattere contro il mondo, con la pietra della propria vergogna al collo, era
caduta sempre più in basso. Per un po' aveva mantenuto se stessa e il suo
piccino con i dodici scellini settimanali che dodici ore di ingrato lavoro
quotidiano le fruttavano. (...) Aveva rivolto un ultimo appello agli amici, ma
contro la fredda muraglia della loro rispettabilità, la voce della reietta era
rimasta inascoltata. Allora era andata a vedere la sua creatura, l'aveva presa
fra le braccia e l'aveva baciata, e l'aveva lasciata, dopo averle messo in mano
una scatola di cioccolatini da un penny che aveva comprato. (...) La donna
aveva vagato lungo la riva del fiume fino al calare della sera, e poi aveva
teso le sue mano verso le acque silenziose, che conoscevano il suo dolore e la
sua gioia. E il vecchio fiume l'aveva presa tra le sue braccia gentili, e aveva
accolto sul petto il capo stanco".
Ci sono due indizi utili per capire chi sia l'autore.
Uno, il nome "George" di uno dei personaggi (uno dei tre
protagonisti, con Harris e Jerome). L'altro, l'inciso amaro ma ironico "a
qualcuno ogni tanto capita" riferito al peccato, quasi un invito a
scagliare la prima pietra.
Per il resto, è quasi impossibile (a meno che non lo si
sappia per aver letto il libro) individuare un capolavoro assoluto
dell'umorismo quale "Tre uomini in barca" di Jerome Kapkla Jerome. Il
brano è tratto infatti dal capitolo XVI, e il fiume di cui si parla è il
Tamigi.
La morale da trarre è che la ragazza suicida non muore
sotto il peso della vergogna per un rapporto sessuale prematrimoniale e per una
gravidanza che lo denuncia al mondo, ma per il moralismo ottuso dei perbenisti
(genitori, parenti, amici) da cui viene, senza motivo, abbandonata. Il
"peccato", infatti, non sussiste: la ragazza non ha fatto niente di
contro la natura (ha fatto l'amore), sussiste solo il marchio della colpa che i
moralisti ipocriti e farisei attribuiscono al sesso.
Conclude, con un'altra artigliata satirica, Jerome:
"Che Dio la perdoni! E perdoni tutti gli altri peccatori, se ancora ve ne
sono". Già, perché in un mondo di sepolcri imbiancati, i peccatori sono
sempre gli altri.
Dopo cinquemila anni di faticoso cammino verso la
civiltà, sarebbe ora di cancellare la parola "peccato" dal
dizionario.
28 settembre. Ho appena pagato oltre duecento euro di
bollo annuale per la macchina. Sommando questa cifra ai mille all'anno che pago
di assicurazione, e ai trecento di rata mensile del finanziamento che mi ha
consentito l'acquisto, ottengo 400 euro al mese da sborsare tutti i mesi solo
per il fatto di POSSEDERE una Nissan Qashqai vecchia di cinque anni. 400 euro,
in pratica, solo per tenerla ferma. Se poi faccio il pieno di gasolio, pago
l'autostrada, cambio le gomme, sostituisco l'olio ed eseguo la manutenzione, si
capisce come sia facile arrivare a cifre folli. Leggevo quest'estate sulla
guida di Parigi di come siano moltissimi i parigini che, potendo contare su un
servizio di trasporti pubblici molto efficiente, l'automobile proprio non ce
l'abbiano. Sarebbe bello, in effetti, poterci rinunciare. Conosco gente che la
macchina non ce l'ha mai avuta eppure gira per il mondo (Antonio Vianovi e Luca
Boschi sono fra questi). Mi farò spiegare come fanno.
28 settembre. Leggo questa citazione da Gilbert Keith
Chesterton: "Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono, perché
questo i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi si
possono sconfiggere".
29 settembre. Ho scoperto un divertente aneddoto (che
lusinga la mia toscanità) riguardo a David Herbert Lawrence. Lo scrittore, che
poneva molta enfasi nella descrizione della fisicità dei rapporti amorosi, era
considerato, all'epoca (negli anni Venti) un autore licenzioso. Molte sue opere
vennero bandite dall'Inghilterra e "L'amante di Lady Chatterley" fu
rifiutato dagli editori inglesi e americani perché ritenuto offensivo per il
pudore. Così, il romanzo venne pubblicato in Italia, e stampato nella tipografia
Giuntina di Firenze, nel 1928. Lawrence, nei suoi diari, narra che il tipografo
si meravigliò di tanta ostilità nei confronti di un racconto in cui lui non ci
trovava niente di osé: "Figuriamoci! - disse lo stampatore fiorentino - Ma
se son cose che noi si fanno tutti i giorni!"
29 settembre. Gli "incontri impossibili"
continuano a riscuotere apprezzamenti, ed ecco la seconda puntata dedicata loro
dal sito "Fumetti, anime and gadget".
OGGI AL CINE ZENITH
29 settembre. Marcello Toninelli cita Zagor nella
copertina di Fumo di China Thrilling, del 1988 (e dice che, all'epoca, secondo
lui, l'attore adatto a interpretarlo al cinema sarebbe stato Stallone).
29 settembre. Due killer della mafia sono in attesa di un
tale che devono ammazzare: sanno che tutte le sere transita, alle otto, lungo
la strada di campagna dove si sono appostati. Alle otto e mezzo la vittima
designata non è ancora passata. Alle nove, neppure. Alle nove e mezzo uno dei
killer, preoccupato, dice all'altro: "Ma non gli sarà mica successo
qualcosa?".
29 settembre. Non si chi sia, ma complimenti ai genitori.
30 settembre. Ho fatto un po' di acquisti supereroistici
targati Panini per cercare di riannodare il filo di serie che, lo confesso, da
qualche tempo non riuscivo a seguire più, e cioè le mie tre preferite: Uomo
Ragno, Fantastici Quattro e X-Men. Sono rimasto un po' spiazzato su tutti i
fronti. Innanzitutto, ormai la grafica e il modo di raccontare le storie sono
del tutto diversi da quello a me più caro, tradizionale, diciamo del periodo
Stan Lee & John Romita senior che facevano morire Gwen Stacy spezzando il
cuore a Peter Parker e al sottoscritto. Oggi l'impaginazione è, per me
difficile da seguire, i colori e gli effetti speciali hanno il sopravvento sui
disegni e, forse, sulla narrazione, persino i balloon sono policromatici. Io
mal digerisco anche il lettering fatto al computer, soprattutto quello
maiuscolo, figuriamoci. Tante nuvolette e didascalie scritte piccino piccino,
dappertutto. Mi ci vogliono gli occhiali per leggere. Si fa fatica a seguire
gli avvenimenti e a decifrare i disegni, "disturbati" dalle
esplosioni di luce, dalle sfumature cromatiche, dai sonori in sensurround. E
poi, quanti agganci alla continuity! Per un neofita è difficilissimo
districarsi. Tuttavia, consiglio a tutti l'Uomo Ragno 586: scopro che è
disegnato (matite) da un italiano, Giuseppe Camuncoli, a cui è dedicata una
lunga intervista all'interno. Molto bravo. Del resto, ormai sono parecchi,
credo, gli italiani che lavorano, con merito e con successo, negli USA. La storia
vede il ritorno del team-up Spiderman-Torcia umana (Torcia resuscitata grazie
ai vermi guaritori dell'insettoide Annihilus, scopro leggendo le note, non
senza disgusto), poi segue una storia non narrata delle Guerre Segrete
(potevano fare a meno di narrarla) e l'esordio del nuovo Ragno Rosso, ovvero un
altro clone di Peter Parker (ormai non si sa più chi sia l'Uomo Ragno). Ho
letto anche i Fantastici Quattro 335 e 336, dove ci sono anche le avventure dei
FF, cioè dei ragazzi di Fondazione Futuro, di cui ammetto di non sapere
granché. Uno è Franklin Richards, e questo mi pare di conoscerlo, ma chi sono
Valeria Richards e Nathaniel Richards? In ogni caso, vedere dei bambini super
eroi non mi riempie di entusiasmo, è come leggere di Paperino Paperotto (insopportabile).
Belli però i disegni. A seguire, in appendice, i canadesi Alpha Flight, non
male (ma Northstar non era morto?). C'è anche spazio per l'amarcord con le
avventure di Stan Lee e Vince Colletta con protagonista Submariner. Poi ho
preso X-Men De Luxe 209 attratto dal bacio fra Ciclope e Tempesta in copertina
(storia completa, che però non dà quel che promette), e infine il n° 1 di Star
Wars, primo numero della serie regolare: spiacenti, non mi piace come non mi
sono piaciuti e tre film prequel rispetto ai tre film originali, ma ammetto che
è un problema mio. Troppo fantasy, poca science fiction, e solita faticosità
della lettura. La qualità tuttavia non manca, ma serve un vero appassionato per
apprezzarla.
IL SEGRETO NELLA TOMBA
30 settembre. Nell'introduzione alla versione definitiva,
rivista e corretta, de "L'ultimo cavaliere", Stephen King racconta di
come sia stata lunga l'attesa per giungere al termine della saga della
"Torre Nera", durata otto volumi, durata dal 1982 fino al 2012. Tanto
lunga che nel 1998 una "nonnetta ottantaduenne" gli scrisse per farsi
raccontare come sarebbe andata a finire, dato che la signora dubitava di essere
ancora in vita quando la storia sarebbe arrivata a conclusione. Scrive poi
King, "ricevetti anche una lettera da un detenuto nel braccio della morte
in Texas o in Florida che voleva sapere pressoché la medesima cosa: come va
finire? Giurava che avrebbe portato il segreto con sé nella tomba, la qual cosa
mi diede i brividi".
30 settembre. Ho appena scoperto che a Firenze,
all'interno del Palazzo Medici Riccardi, con accesso da via de' Ginori, esiste
una Biblioteca Moreniana. Quella della foto. Io non c'entro niente, eh.
LA PORTA DELL'INFERNO
30 settembre. Oggi ho iniziato la mia
prima sceneggiatura di Dampyr, intitolata "La porta dell'inferno" e
ambientata a Firenze. La prima vignetta è questa.
Striscia.
La chiesa di San Lorenzo inquadrata dal mercatino che la
circonda, con i turisti e i passanti fra le bancarelle. Vedi immagini allegate.
DIDASCALIA – FIRENZE. Basilica di San Lorenzo.