Ho ancora un messaggio sul cellulare, che non ho cancellato per tenerlo come promemoria, risalente agli inizi dello scorso luglio. Dice: "Ciao Moreno, allora che dici: c'è una speranzina di vederci domenica? Non per ripetermi ma se non puoi, te lo dico con tutto il cuore, non ti preoccupare che ti capisco. L'importante è che Zagor va alla grande e che tu dedichi tutte le tue energie a lui e ai tuoi. Un abbraccio, Angelo".
E' l'ultimo SMS che ho ricevuto da Angelo De Marco, un amico che non ho mai avuto la fortuna di incontrare di persona, ma con cui sono in contatto da più di venticinque anni. Il nostro mancato incontro era diventato un tormentone su cui un po' scherzavamo, un po' mi faceva sentire in colpa, visto che il fatto di vederci dipendeva soltanto da me. Lui, non avrebbe mai potuto raggiungermi: una grave e incurabile malattia lo immobilizzava da molti anni.
Quando lessi il suo nome per la prima volta, mi colpì subito la località da cui mi scriveva: la cittadina del mittente sulla lettera era un piccolo borgo del Sud, nel Cilento, al confine tra la Campania e la Basilicata. Angelo non scriveva a me, ma al Club del Collezionista che io, con alcuni amici, avevo fondato a Campi Bisenzio, vicino a Firenze, e che da poco aveva iniziato a pubblicare una scalcinata fanzine dal nome "Collezionare". Avevamo pochissimi lettori, e tutti della zona: che ci scrivesse qualcuno da così lontano era davvero entusiasmante. De Marco fu uno dei primissimi ad abbonarsi alla nostra rivistina, nonostante i numeri degli esordi fossero davvero miseri. Iniziammo a scriverci: all'epoca non sapevo della sua malattia, oppure non aveva ancora raggiunto la gravità degli anni successivi. Angelo mi riempiva di complimenti per "Battista il Collezionista", il primo personaggio che provai a sceneggiare, e ha seguito sempre tutto ciò che ho fatto non mancando mai di farmi giungere i suoi commenti, di solito molto affettuosi. Il che mi faceva particolarmente piacere perché i suoi giudizi erano acuti, informati e competenti: sembrava conoscere alla perfezione non solo la storia del fumetto italiano (era ferratissimo, per esempio, su quello degli anni Cinquanta) ma anche i retroscena del lavoro degli autori contemporanei. Ho scoperto poi che era in corrispondenza con molti grandi nomi, e poteva vantare una incredibile collezione di disegni fatti apposta per lui da fumettisti di tutte le scuole, in particolare quella bonelliana.
Quando, negli ultimi anni, sono nati in rete i forum di Zagor, De Marco è divenuto uno dei più attivi forumisti di ZTN con il nickname di Trampy: lo Spirito con la Scure, infatti, era il suo eroe preferito. Dato che la malattia lo costringeva a passare le giornate disteso sul letto o sul divano, Angelo trovava una via di fuga dalla realtà trasferendosi a Darkwood ogni volta che gli era possibile, e lì poteva camminare come tutti gli altri. Non che vivesse in un mondo onirico senza contatti con il resto del mondo: al contrario, grazie a Internet poteva scrivere a tantissimi amici, e con Skype intavolava conversazioni e discussioni dimostrando, oltre alla sua cultura fumettistica, la sua carica di umanità e la sua simpatia. Gli zagoriani, poi, sono particolarmente portati a socializzare e solidarizzare: così, dato che Trampy non poteva muoversi per partecipare ai raduni, gli utenti di ZTN si sono dati da fare per organizzare degli incontri a casa sua. La quale, ribadisco, non era esattamente dietro l'angolo. Tuttavia, il partire per andare a trovare Angelo è diventata una sorta di bella abitudine che si ripeteva non meno di un paio di volte l'anno. E, praticamente fin da subito, agli amici del forum hanno cominciato a unirsi alcuni autori di Zagor: il primo è stato Mauro Laurenti, a cui sono aggiunti successivamente, in più occasioni, anche altri, come Marcello Mangiantini e Jacopo Rauch. Ho sempre letto con commozione e ammirazione la cronaca di questi incontri, e ne ho parlato ogni volta con Sergio Bonelli per fargli vedere come lo Spirito con la Scure fosse in grado di creare comunanza di buoni sentimenti e di amicizia fra i lettori. In una Posta di Zagor, addirittura, Sergio ha citato il nome di Angelo come un amico in gravi difficoltà di salute a cui la lettura dei nostri albi riusciva a dare un po' di sollievo, e questo serviva anche a noi autori per sentirci motivati a offrire sempre il meglio di noi stessi. Ricordo lo scrupolo di Bonelli nel non voler indicare il cognome e la località di residenza di Trampy, a tutela della sua privacy: tuttavia, il messaggio era per lui, e Angelo ne fu contentissimo. Del resto, quando potevo non mancavo mai di fargli avere qualcosa dalla redazione: disegni autografati, albetti difficili da reperire e, nello scorso novembre, gli ho spedito persino una cartolina da Istanbul con le firme di tutti gli autori presenti in quella occasione. In più, continuavamo a scriverci mail, mandarci SMS e sentirci per telefono.
Ricordo la fremente attesa di Angelo per lo Zagorone, da lui particolarmente agognato: era in contatto anche con Marco Torricelli e riusciva a farsi mandare in anteprima alcune tavole via via che venivano disegnate. Restava il cruccio, per me, di non essere mai riuscito ad andarlo a trovare. Tutti mi dicevano che lui ne sarebbe stato felicissimo. Gli promettevo sempre che lo avrei fatto, ed ero convintissimo che prima o poi ci sarei riuscito. Mi informavo da chi c'era già stato su qual era la strada da seguire e quanto tempo ci voleva: molte ore di viaggio, sicuramente, ma le avrei fatte. Ogni volta facevo un progetto: ci andrò in occasione della mostra di Napoli, mi dicevo. Poi a Napoli non ci andavo, e quando ci sono andato ero in treno in compagnia di Ferri, impossibile arrivare fino da Trampy. Mi riproponevo di aggregarmi alla prima spedizione di Rauch e Mangiantini, che in fondo partivano in macchina dalla Toscana per andare fin laggiù. Ma poi capitava che c'erano dei problemi con i figli e mi era decisamente impossibile approfittare del passaggio: rimandavo convinto che di lì a poco ci sarebbe stata un'altra occasione. E ogni volta spiegavo ad Angelo il perché e il percome non avevo potuto raggiungerlo: faccio una vita complicata (certo, mai come la sua), sono sempre in viaggio fra Milano e la Toscana, ho dei figli sparsi per il mondo, mille cose da scrivere, scadenze di lavoro improrogabili eppure già prorogate oltre ogni ragionevole limite, eccetera eccetera. Trampy mi rispondeva con una comprensione così affettuosa che ogni volta mi commoveva: ecco uno che avrebbe tutte le ragioni per avercela con il destino, la sorte, la vita e il resto del mondo, e invece è sempre sorridente, e soprattutto in grado di infondere coraggio e serenità agli altri. Eppure la sua situazione era drammatica: una sorella colpita da una malattia simile alla sua, una madre anziana, poca assistenza, difficili condizioni economiche. Dove trovava la forza per sorridere?
E' l'ultimo SMS che ho ricevuto da Angelo De Marco, un amico che non ho mai avuto la fortuna di incontrare di persona, ma con cui sono in contatto da più di venticinque anni. Il nostro mancato incontro era diventato un tormentone su cui un po' scherzavamo, un po' mi faceva sentire in colpa, visto che il fatto di vederci dipendeva soltanto da me. Lui, non avrebbe mai potuto raggiungermi: una grave e incurabile malattia lo immobilizzava da molti anni.
Quando lessi il suo nome per la prima volta, mi colpì subito la località da cui mi scriveva: la cittadina del mittente sulla lettera era un piccolo borgo del Sud, nel Cilento, al confine tra la Campania e la Basilicata. Angelo non scriveva a me, ma al Club del Collezionista che io, con alcuni amici, avevo fondato a Campi Bisenzio, vicino a Firenze, e che da poco aveva iniziato a pubblicare una scalcinata fanzine dal nome "Collezionare". Avevamo pochissimi lettori, e tutti della zona: che ci scrivesse qualcuno da così lontano era davvero entusiasmante. De Marco fu uno dei primissimi ad abbonarsi alla nostra rivistina, nonostante i numeri degli esordi fossero davvero miseri. Iniziammo a scriverci: all'epoca non sapevo della sua malattia, oppure non aveva ancora raggiunto la gravità degli anni successivi. Angelo mi riempiva di complimenti per "Battista il Collezionista", il primo personaggio che provai a sceneggiare, e ha seguito sempre tutto ciò che ho fatto non mancando mai di farmi giungere i suoi commenti, di solito molto affettuosi. Il che mi faceva particolarmente piacere perché i suoi giudizi erano acuti, informati e competenti: sembrava conoscere alla perfezione non solo la storia del fumetto italiano (era ferratissimo, per esempio, su quello degli anni Cinquanta) ma anche i retroscena del lavoro degli autori contemporanei. Ho scoperto poi che era in corrispondenza con molti grandi nomi, e poteva vantare una incredibile collezione di disegni fatti apposta per lui da fumettisti di tutte le scuole, in particolare quella bonelliana.
Quando, negli ultimi anni, sono nati in rete i forum di Zagor, De Marco è divenuto uno dei più attivi forumisti di ZTN con il nickname di Trampy: lo Spirito con la Scure, infatti, era il suo eroe preferito. Dato che la malattia lo costringeva a passare le giornate disteso sul letto o sul divano, Angelo trovava una via di fuga dalla realtà trasferendosi a Darkwood ogni volta che gli era possibile, e lì poteva camminare come tutti gli altri. Non che vivesse in un mondo onirico senza contatti con il resto del mondo: al contrario, grazie a Internet poteva scrivere a tantissimi amici, e con Skype intavolava conversazioni e discussioni dimostrando, oltre alla sua cultura fumettistica, la sua carica di umanità e la sua simpatia. Gli zagoriani, poi, sono particolarmente portati a socializzare e solidarizzare: così, dato che Trampy non poteva muoversi per partecipare ai raduni, gli utenti di ZTN si sono dati da fare per organizzare degli incontri a casa sua. La quale, ribadisco, non era esattamente dietro l'angolo. Tuttavia, il partire per andare a trovare Angelo è diventata una sorta di bella abitudine che si ripeteva non meno di un paio di volte l'anno. E, praticamente fin da subito, agli amici del forum hanno cominciato a unirsi alcuni autori di Zagor: il primo è stato Mauro Laurenti, a cui sono aggiunti successivamente, in più occasioni, anche altri, come Marcello Mangiantini e Jacopo Rauch. Ho sempre letto con commozione e ammirazione la cronaca di questi incontri, e ne ho parlato ogni volta con Sergio Bonelli per fargli vedere come lo Spirito con la Scure fosse in grado di creare comunanza di buoni sentimenti e di amicizia fra i lettori. In una Posta di Zagor, addirittura, Sergio ha citato il nome di Angelo come un amico in gravi difficoltà di salute a cui la lettura dei nostri albi riusciva a dare un po' di sollievo, e questo serviva anche a noi autori per sentirci motivati a offrire sempre il meglio di noi stessi. Ricordo lo scrupolo di Bonelli nel non voler indicare il cognome e la località di residenza di Trampy, a tutela della sua privacy: tuttavia, il messaggio era per lui, e Angelo ne fu contentissimo. Del resto, quando potevo non mancavo mai di fargli avere qualcosa dalla redazione: disegni autografati, albetti difficili da reperire e, nello scorso novembre, gli ho spedito persino una cartolina da Istanbul con le firme di tutti gli autori presenti in quella occasione. In più, continuavamo a scriverci mail, mandarci SMS e sentirci per telefono.
Ricordo la fremente attesa di Angelo per lo Zagorone, da lui particolarmente agognato: era in contatto anche con Marco Torricelli e riusciva a farsi mandare in anteprima alcune tavole via via che venivano disegnate. Restava il cruccio, per me, di non essere mai riuscito ad andarlo a trovare. Tutti mi dicevano che lui ne sarebbe stato felicissimo. Gli promettevo sempre che lo avrei fatto, ed ero convintissimo che prima o poi ci sarei riuscito. Mi informavo da chi c'era già stato su qual era la strada da seguire e quanto tempo ci voleva: molte ore di viaggio, sicuramente, ma le avrei fatte. Ogni volta facevo un progetto: ci andrò in occasione della mostra di Napoli, mi dicevo. Poi a Napoli non ci andavo, e quando ci sono andato ero in treno in compagnia di Ferri, impossibile arrivare fino da Trampy. Mi riproponevo di aggregarmi alla prima spedizione di Rauch e Mangiantini, che in fondo partivano in macchina dalla Toscana per andare fin laggiù. Ma poi capitava che c'erano dei problemi con i figli e mi era decisamente impossibile approfittare del passaggio: rimandavo convinto che di lì a poco ci sarebbe stata un'altra occasione. E ogni volta spiegavo ad Angelo il perché e il percome non avevo potuto raggiungerlo: faccio una vita complicata (certo, mai come la sua), sono sempre in viaggio fra Milano e la Toscana, ho dei figli sparsi per il mondo, mille cose da scrivere, scadenze di lavoro improrogabili eppure già prorogate oltre ogni ragionevole limite, eccetera eccetera. Trampy mi rispondeva con una comprensione così affettuosa che ogni volta mi commoveva: ecco uno che avrebbe tutte le ragioni per avercela con il destino, la sorte, la vita e il resto del mondo, e invece è sempre sorridente, e soprattutto in grado di infondere coraggio e serenità agli altri. Eppure la sua situazione era drammatica: una sorella colpita da una malattia simile alla sua, una madre anziana, poca assistenza, difficili condizioni economiche. Dove trovava la forza per sorridere?
L'ultima volta che ho creduto di poter andare, finalmente, a trovarlo, è stato in occasione dei Comics Days di Raiano, in Abruzzo. Partendo dalla provincia dell'Aquila, mi sono detto, allungherò in tragitto fino a quella di Salerno. Mi sono illuso fino all'ultimo di poterlo fare, trattenendomi in viaggio un giorno in più. Poi, la disillusione: sia io che la mia compagna avremmo dovuto essere al lavoro già il lunedì mattina, senza possibilità di assentarci. Ho dovuto di nuovo dire ad Angelo che non ci saremmo visti fino a dopo l'estate, quando sicuramente, cascasse il mondo, sarei partito in auto anche da solo, pur di mantenere una promessa tradita fin da troppo tempo.
Ieri ho scoperto che il mondo è davvero cascato. Un altro SMS, quello di un amico, peraltro letto in ritardo, mi ha gelato il sangue. Diceva soltanto: "E' morto Angelo Trampy". Le prime notizie dicono soltanto che Angelo se ne è andato il 10 agosto dopo quattro giorni di ricovero in ospedale. Prima di partire aveva portato con sè l'albetto di Zagor "Anubi Voudou", uscito a Rimini, per cercare di leggerlo. Vorrei tanto che ci fosse riuscito, e avesse visto la mia ultima storia, di una sola pagina, realizzata con Marco Verni e Gianni Sedioli, così come tanti anni fa leggeva le mie prime prove di "Battista il Collezionista". So che al funerale ci sono andati alcuni forumisti e anche Mauro Laurenti. Come al solito, mancavo io.