"Ho tanto da fare che vado a letto", recita un proverbio savoiardo. Del resto, una volta Jerome Kapkla Jerome, l'autore del fondamentale "Tre uomini in barca" (uno dei dieci libri che porterei con me sull'isola deserta), scrisse: "E' impossibile godere fino in fondo l'ozio se non si ha una quantità di lavoro da fare". Stando così le cose, avendo lasciato ben dodici storie in sospeso per addirittura dieci giorni di crociera mi sarei dovuto gustare la vacanza come una sorta di gita premio in paradiso. Ma, come diceva Giorgio Manganelli, "ogni viaggio si conclude con un 'invece'". Perciò, ahimè, non sono riuscito a scollegare del tutto il cervello e ho passato diverse ore insonni, sul letto o sulla sdraio, rimuginando su quali scuse avrei inventato con i vari disegnatori lasciati senza lavoro a causa della mia partenza.
Però, neppure Apollo sta sempre con l'arco teso: e questa è una citazione da Orazio, dato che ci tengo a far sapere che ho fatto il classico e dato che la mia è stata una vacanza in Grecia. Così, sono partito nonostante gli impegni, convinto che per godersi la vacanza fosse importante mettere in pratica la massima di Renard: "mangiar bene, dormir bene, andare dove si vuole e soprattutto evitare come la peste i principali monumenti delle città". In una settimana in giro per le isole dell'Egeo sono riuscito a visitare un solo museo, dove però mi sono innamorato della Venere che vedete nella foto qui accanto. Beh, in effetti è una immagine di una donna nuda, non sarà mica sfruttamento del corpo femminile? E' persino in una posa un po' da velina. Non è che ora quelli dell'Associazione Genitori andranno a far chiudere il museo archeologico di Rodi?
Nelle restanti foto, mi vede te immerso in una vasca idro con la mia nuova fidanzata, giovanissima, biondissima e con gli occhi azzurrissimi. Scherzo, ovviamente: si tratta di mia figlia. Non ero, infatti, in viaggio solitario e romantico con la mia dolce metà Alessandra ma con tutta la prole. Mi vedete negli altri scatti con loro, compresa la foto in cui sono obbligato a condividere anche quello che io chiamavo il "letto del popolo", dato che non lo trovavo mai libero.
Continuando con le citazioni, faccio mia la frase di San Francesco di Sales: "Ho cercato il riposo dappertutto, e l'ho trovato solo in un cantuccio con un piccolo libro". Tanto piccoli, i miei libri non sono stati, dato che in crociera ho finito "La regina dei castelli di carta", 850 pagine, l'ultimo volume della trilogia di Millennium, di Stieg Larsson (Marsilio), e ho iniziato "Limit", 1350 pagine, di Frank Schätzing, l'autore de "Il quinto giorno" e "Il diavolo nella cattedrale" (Nord).
Riguardo al primo, esisteranno senz'altro degli snob presuntuosi con la puzza sotto il naso, di quelli ai quali tutto ciò che ha successo fa storcere la bocca e arricciare il naso, in grado di dire peste e corna dei monumentali tre romanzi che compongono la saga di Lisbeth Salander e Mikael Blomkvist. Però, se volete il mio parere (quello di uno a cui piacciono le belle storie e i bei personaggi anche se sono pulp), sappiate che se inizierete a leggere il primo, "Uomini che odiano le donne", senza farvi scoraggiare dalla mole, dopo cento pagine non sarete più in grado di smettere fino all'ultima riga del terzo, rimpiangendo la prematura scomparsa del talentuoso scrittore svedese, morto a soli cinquant'anni nel 2004. Come ha scritto Mario Vargas Llosa su El Pais: "Ho letto la trilogia di Stieg Larsson con la stessa febbrile eccitazione con la quale da bambino e da adolescente lessi Dumas, Dickens e Victor Hugo, chiedendomi a ogni pagina: e ora, che succederà?". La ricostruzione del passato nascosto e gli imprevedibili sviluppi che le sue conseguenze sortiscono sul presente sono sempre, per me, elementi di fascino: io trovo "spiegazionista" lo stile di Larsson, e per quanto mi riguarda questo è un pregio. Se volete, torneremo a parlarne.
E' ancora troppo presto per parlare, invece, di "Limit" (sono soltanto a pagina 350), ma le prospettive futurologiche su cui Schätzing spalanca le finestre sono affascinanti e inquietanti al tempo stesso, e di sicuro farebbero la gioia di Isaac Asimov, se the good doctor fosse ancora tra noi. Del resto, la tecnologia di cui si parla (il romanzo è ambientato nel 2025) non è pura fantascienza, ma basata su conoscenze di cui già gli scienziati dispongono. Mi hanno colpito diversi passaggi in cui si parla della politica come non più in grado di dare risposte ai problemi dell'umanità, gestita com'è da incompetenti: è qualcosa su cui mi capita sempre più spesso di riflettere. In ogni caso, a proposito di progresso scientifico, sono sicuro che Asimov sarebbe perfettamente d'accordo con Remy de Gourmont (che non è un personaggio di Schätzing, ma un poeta e romanziere francese vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento) quando diceva che l'ozio è la più grande conquista dell'umanità. Il vero merito della civiltà è consentire agli uomini di riposare senza avere l'assillo della continua ricerca del cibo, e una società è tanto più arretrata quanto meno i suoi membri possono oziare. Oscar Wilde, del resto, non aveva dubbi: il fine dell'uomo è coltivare l'ozio. Credo che dirò questo, ai miei disegnatori, per scusarmi del ritardo.
Intanto, prima di ricominciare a scrivere per loro, ecco qualche notizia per voi. Innanzitutto, Alan Ford Story prosegue. E' stato formato un nuovo contratto che prolunga la ristampa cartonata fino al volume n° 120 (cioè, fino al 240° episodio della serie). Tuttavia, dato che dopo cento articoli non riuscivo più a garantire un pezzo alla settimana per altre venti uscite, la collana proseguirà senza di me. Credo di aver dato il mio contributo: inizialmente mi era stato chiesto un impegno solo per trenta volumi, poi la serie è stata allungata a sessanta, poi a novanta, poi di altri dieci. Ho ripercorso tutte le tappe della carriera di Max Bunker analizzandone tutte gli aspetti (compresi quelli da scrittore, regista, direttore editoriale) e tutti i personaggi: mettendo insieme tutte le circa 800 cartelle dei miei cento articoli si comporrebbe un libro paragonabile a quelli di Stieg Larsson. Dunque, passo volentieri ad altri la palla e sono lieto che sia la Mondadori che la MBP si siano trovati d'accordo sul nome che ho suggerito io: Francesco Manetti, che fu con me coautore dell' Alan Ford Index edito da Paolo Ferriani. Lo vedremo all'opera a partire da Alan Ford Story n° 101.
Seconda notizia: da qualche mese sono al lavoro su un progetto molto impegnativo che, quando giungerà in porto, consegnerà alle stampe un volume a fumetti di oltre cento pagine dedicato al contributo toscano all'Unità d'Italia. Il progetto, commissionato dalla Regione Toscana e dal gruppo di Lucca Comics al sottoscritto e alla Scuola del Fumetto di Firenze, prevede dieci racconti di dieci pagine ciascuno, uno con protagonista un personaggio di una delle dieci province toscane, con una introduzione disegnata del grande Sergio Staino. Il mio ruolo è stato quello di dirigere uno staff di giovani sceneggiatori e giovani disegnatori usciti dalla scuola, guidando i primi nella scrittura delle storie e i secondi nella realizzazione delle tavole. Anch'io ho scritto uno dei racconti, quello ambientato nella provincia di Pistoia (là dove sono nato), che sta venendo disegnato dal bravo Riccardo Pieruccini, lucchese, con cui anni fa già realizzai un volume ("La frontiera di ghiaccio"), il quale è riuscito a dare una brillantissima versione di Massimo D'Azeglio, protagonista della storia. Che cosa c'entra il piemontese D'Azeglio con Pistoia? Per saperlo, dovrete leggere il volume, previsto per l'autunno. Perché esca davvero, però, mi devo rimettere al lavoro. Basta oziare, checché ne dica Oscar Wilde.