martedì 24 aprile 2012

VAMOS A LA PLAYA



Sono reduce dalla trasferta ad Albissola Marina, a due passi da Savona, per la manifestazione Albissolacomics di cui vi dato nell’articolo precedente qualche anticipazione. Si è trattato di un weekend davvero entusiasmante, non soltanto per me ma, credo, per tutti i partecipanti, autori o lettori che fossero. In un clima sereno e rilassato è stato possibile incontrare praticamente dietro ogni angolo un disegnatore o uno sceneggiatore, e in tante gallerie d'arte della cittadina sono state ospitate decine di mostre di artisti del fumetto, da Stano a Casini, da Ferri a Laurenti, da Sedioli a Frisenda passando per numerosissimi altri fra cui la lieta sorpresa di Alessia Martusciello, in grado di passare dalla Disney alla Bonelli come se nulla fosse. Lola Airaghi, Giancarlo Alessandrini, Fabiano Ambu, Claudio Chiaverotti, Alessandro Bocci, Marco Santucci, Stefano Andreucci... e tanti altri ancora, tutti riuniti in un chilometro quadrato. E che bello incontrare anche lì, tanta gente che legge il "coso" e il blog e me ne parla come se fossero due miei fumetti. Ci sono un po’ di cose da raccontare, e lo farò procedendo in modo aneddotico, così come ho fatto facendo la cronaca dell’ ultima Lucca Comics.

Baci e abbracci 
Trattandosi della prima edizione della kermesse, non si può che fare i complimenti ai due principali artefici del successo, che hanno saputo creare un evento praticamente dal nulla, e dargli una connotazione diversa e originale: Dario Isopo e Stefano Grasso. A quest’ultimo in particolare va il mio abbraccio perché un problema di ordine ortopedico l’ha immobilizzato su una sedia a rotelle una settimana prima del varo dell’iniziativa, cioè proprio quando c’era più bisogno di darsi da fare, e nonostante tutto è riuscito, in carrozzella e con le stampelle, ad essere sempre presente nella Piazza del Popolo, là dove aveva allestito il suo quartier generale. Stefano, dopo aver letto un mio commento pubblicato su Facebook, mi ha scritto: “Grazie per le belle parole Moreno, impareremo a migliorarci dall'esperienza fatta, in modo da rendere la manifestazione sempre più bella, per un pubblico ed autori fantastici, meritevoli di tutte le nostre migliori attenzioni. Un particolare grazie a te, che ti sei prestato così tanto nel darci una mano, con i tuoi interventi e consigli. Abbiamo anche avuto il grande onore di avere la visita inaspettata di Davide Bonelli, degno erede dell'indimenticabile Sergio. Grazie da parte di tutti noi”.  Auguri a te, Stefano, di tornare a camminare senza problemi il prima possibile. Un altro messaggio mi ha colpito, quello  di Andrea Cipollone: “Grazie, Moreno: e oltre a te grazie a tutti i fumettisti che ci rendono la vita migliore. Viva il fumetto, Viva la Bonelli, Viva Zagor (che segna la vita di chiunque lo incontra, proprio vero quello che hai detto oggi pomeriggio)”.


La carta capovolta

Uscendo da un ristorante, ho abbassato lo sguardo a terra e mi sono trovato davanti ai piedi una carta da gioco capovolta. Ho deciso che avrei interpretato come un segno del destino il numero e il seme che mi si fossero mostrati girandola. Raccolgo la carta, la volto ed è l'asso di picche. Ora, il due di picche è sicuramente un indice infausto. Ma l'asso? Ho posto la questione su Facebook: “Fermo restando che è soltanto un gioco, chi sa decifrare l'arcano?”. Ecco alcune delle risposte. Antonio Caravella: “Si dice che l'asso di picche rappresenti la Signora con la falce...”. Giuseppe Marinello:  “Significa che potresti scrivere una storia di guerra. ‘Asso di picche’, come certamente sai,  è un bellissimo fumetto di Ricardo Barreiro con i disegni di Juan Gimenez”. Caro Giuseppe, so anche di un “Asso di Picche” di Mario Faustinelli, Alberto Ongaro e Hugo Pratt.

Lola Airaghi, grande disegnatrice anche di tarocchi ed esperta di astrologia, mi scrive: “L'asso di picche corrisponde all'asso di spade e rappresenta l'intelletto. E’ collegato all'elemento aria e tutto ciò che lo fa muovere sono le idee. Se la carta era capovolta e la tua curiosità ti ha portato a girarla e l'hai guardata, se sarai curioso e prosegui andando più a fondo analizzando anche altri punti di vista su idee che arrivano, potrebbe farti arrivare l'idea vincente!”. Ovviamente, prendo per buona l’interpretazione della Lola. Però, certo, se mi dovesse capitare qualcosa di grave nei prossimi giorni e questo fosse l’ultimo post del mio blog, tenete in considerazione Antonio Caravella per farvi fare le carte anche voi perché vorrà dire che è uno che ci capisce.

Noi tanto buoni

Tra gli amici incontrati ad Albissola, c’è stato anche il grande Antonio Tubino. Di lui ho già parlato in un articolo intitolato “Noi tanto buoni”, in cui il titolo è l’anagramma del suo nome e, soprattutto, ben si presta al personaggio che è da decenni uno dei principali collaboratori della Settimana Enigmistica, nel novero dei vignettisti che ci rinfrancano lo spirito tra un enigma e l’altro. Le sue barzellette grafiche sono riconoscibilissime per lo stile grafico inconfondibile ma anche perché sono, regolarmente, le più divertenti della rivista. Tubino è venuto da Genova apposta per salutarmi, dopo aver letto sul giornale che ero tra gli ospiti della manifestazione. Mi ha detto di aver iniziato a comprare regolarmente la Collezione Storica di Repubblica e di non vedere l’ora che la collana inizi a pubblicare le mie storie. Caro Antonio, ci vorrà ancora un po’ di tempo: accadrà verso il n°150! Ovviamente, se la testata non chiuderà i battenti prima (ma io sono fiducioso che ci arriveremo). Al ristorante, Tubino ha disegnato per tutti i presenti, raccontando un aneddoto dopo l’altro delle sue esperienze come vignettista di lungo corso. “Una vignetta è tanto più buona, quante meno parole sono necessarie per far capire la battuta”, ha detto. Alla fine del pranzo, ci siamo accorti che eravamo rimasti gli ultimi nel locale, ma anche i proprietari e i camerieri si erano messi ad ascoltare.

Davvero?

Avrei dovuto partecipare a due dibattiti con il pubblico (uno con Gallieno Ferri e uno in ricordo di Sergio Bonelli, con Stefano Priatone) e invece mi sono trovato fra le mani un microfono anche in un terzo caso, non previsto, ma che mi ha felicemente coinvolto. Mancando il moderatore all’incontro con Paola Barbato sul suo fumetto on line “Davvero”, mi hanno chiesto di sostituire l’assente. Si sa che io con il microfono in mano ci vado a nozze e il problema non è invitarmi a parlare, ma farmi smettere una volta che ho iniziato, e così ho finito per far credere al pubblico di essere arrivato lì preparatissimo, con una lista di domande già pronte, mentre fino a cinque minuti prima non avevo la minima idea di quel che mi sarebbe capitato. Ovviamente, so abbastanza cose su “Davvero”, di cui ho anche parlato qui sul blog poco dopo l’inizio della serie, da essermi fatta una precisa opinione sul fumetto. Secondo me, si tratta di una grande idea e di un  progetto coraggioso, destinato a fare scuola: si tratta di una storia a puntate pubblicata due volte a settimana (il lunedì e il giovedì), sei tavole per volta, su un sito web accessibile a tutti e dunque leggibile gratuitamente. I testi sono di Paola Barbato, autrice di romanzi di successo e sceneggiatrice di numeri epocali di Dylan Dog,  ha voluto tentare una via nuova per pubblicare un racconto a fumetti “minimalista” (la cui protagonista è una ragazza comune) che avrebbe avuto difficoltà a venire accettato nei tradizionali canali editoriali. I disegni sono di giovani autori esordienti che si sono proposti per lavorare gratis (come gratis hanno lavorato alcune “guest star” che hanno collaborato al progetto), dato che l’iniziativa nasceva come esperimento senza immediato fine di lucro. Lungi dall’essere una forma di “sfruttamento”, come qualcuno ha temuto, il progetto rappresenta una formidabile vetrina per dei giovani talenti, chiamati a lavorare su una sceneggiatura professionale. Ce ne fossero, palestre simili dove farsi le ossa! Accanto a Paola Barbato c’era Matteo Bussola, coordinatore grafico di “Davvero” e i disegnatori Damjan Stanich e Gea Ferraris. Tra le notizie date al pubblico c’è stato l’annuncio che la prima serie chiuderà con la puntata n° 70 (invece che con la n°60), e che si prepara l’approdo su carta della serie, visto il successo di pubblico e visto l’interessamento (che si spera vada a buon fine) della Star Comics. E’ probabile che a Lucca Comics 2012 vedremo il primo numero di una serie da edicola, in bianco e nero, di “Davvero”, in cui confluiranno (stavolta pagati) alcuni dei collaboratori del progetto sul web.  La prima volta che mi sono occupato di "Davvero" qui sul blog, avevo appunto espresso il desiderio di leggere la serie su carta: non posso che esserne contento!

Vu’ comprà?

Sotto i portici del lungomare (a proposito: c’è sempre stato il sole) era allestito un mercatino del fumetto, con commercianti di antiquariato e qualche editore. Secondo me, c’era roba bella. Comunque, non potendo permettermi di spendere troppo comprando, come pure avrei voluto, qualche Zenith originale o qualche albetto a striscia dei più rari, mi sono limitato a mercanteggiare l’acquisto di alcune chicche. Innanzitutto, mi sono procurato il primo volume dell’edizione cartonata di “Cavalcando con Tex”, di cui sono uno degli autori ma che possedevo soltanto nella versione brossurata. Il librone cartonato, particolarmente ponderoso, raccoglie i primi due volumi dei cinque scritti da me e da Francesco Manetti a commento di tutte le storie di Aquila della Notte e dei disegni inediti della collezione di Giovanni Battista Verger. Poi, ho trovato a un prezzo d’occasione tre volumi delle Edizioni Di con le storie western giovanili di Paolo Eleuteri Serpieri. Quindi, mi sono fiondato su un Pecos Bill con la copertina di Franco Donatelli e su qualche numero di Billy Bis e di Ghibli che mi ricordano i tempi felici in cui c’erano riviste come l’Intrepido e il Monello.





Pubblicazioni speciali

Ad Albissola sono uscite alcune chicche editoriali. Innanzitutto, c’erano quattro cartoline inedite (tra cui una di Ferri) che era possibile far timbrare con uno speciale annullo filatelico (con i volti di Tex e di Zagor nel timbro). Poi, è stato messo in vendita uno spettacolare portfolio di grande formato, contenente tutte le tavole disegnate per la manifestazione dai numerosissimi autori ospiti e distribuite alla firma nelle sedi delle varie mostre personali nelle gallerie d’arte, più alcune altre a colori realizzate appositamente per il portfolio stesso. Visti i nomi degli autori, si tratta di un oggetto imperdibile. C’è stato anche un piccolo catalogo in bianco e nero, per il quale ho scritto un breve saggio dal titolo “La nona arte”.



A proposito di cataloghi e di miei articoli, Mauro Laurenti ha presentato un suo catalogo personale, dal titolo “Insalata mista”, in cui sono radunate tavole, illustrazioni e cover di oltre trent’anni di attività. Anche in questo caso, c’è una mia introduzione, intitolata “L’aura di Laurenti”. Vi consiglio di procurarvelo chiedendolo all’autore, che lo distribuisce personalmente. Come concludere questa cronaca se non con le stesse parole con cui tutti noi concludevamo i nostri temi scolastici in cui eravamo chiamati a descrivere una gita domemicale? Qualunque cosa fosse successa, dovunque fossimo andati, alla fine tornavamo a casa stanchi, ma felici.