E’ in edicola “Le donne guerriere”, il 568° albo gigante di Zagor (Zenith 619), datato novembre 2012. I testi sono miei, i disegni di Mauro Laurenti: si è dunque ricreata la coppia di autori che, nel 2004, realizzò la storia in quattro puntate “La palude dei forzati”, considerata da molti la mia migliore. Anche l’avventura attualmente in corso, che fa parte del ciclo della trasferta sudamericana, occuperà un poker di uscite, anche se non saranno tutti albi completi. Le 94 pagine di cui ci occuperemo adesso sono la seconda parte del racconto, dopo un prologo narrato nella seconda metà del volumetto precedente. Seguiranno altre 94 pagine previste per dicembre (titolo: “Piranhas!”), e quindi la conclusione nella prima metà del numero datato gennaio 2013, che sarà intitolato “Sangue su Bahia”.
Già dalla copertina risulta evidente un motivo di interesse, destinato (almeno nelle mie intenzioni) a suscitare attesa curiosità nei lettori: la ragazza accanto a Zagor è infatti Marie Laveau. Che ci fa in Amazzonia la mambo di “Vendetta Vudu” (un classico boselliano risalente al 1996), che poi abbiamo ritrovato nella trasferta africana (“La regina della città morta", ottobre 2000)? Per saperlo dovrete leggere tutta la storia, fin quasi all’ultima pagina, dove vi aspetta un colpo di scena. Confesso di essere stato molto in apprensione nel cucire una storia addosso alla sacerdotessa dei Vlandingue creata da Mauro Boselli (e sempre, finora, disegnata da Laurenti), nel timore di maltrattare una figura così ben riuscita e tanto amata dai lettori. Così, ho atteso con il batticuore che Mauro leggesse l’albo prima della stampa, e sono stato contento di vederlo soddisfatto al termine della lettura.
Prima ancora dell’uscita ufficiale in edicola, a Lucca Comics già c’era chi si è presentato con “Le donne guerriere” in mano per farsi autografare la copia, e tutti parevano entusiasti. Poi, subito dopo, sono arrivati i primi commenti su Facebook. Alberto Nicolella mi scrive: “Stupendo, leggendario, mitico! Era dai tempi di Zagor contro il Signore Nero che non si leggeva un racconto così!”. Fabio Milan aggiunge: “Sono contento di essere tornato in edicola per comprare Zagor e leggere una bella storia!”. Su Twitter si sono rincorsi un po’ di pareri analoghi.
Tuttavia, già sapevo che ci sarebbero stati i soli membri della fazione luddista tra gli zagoriani pronti a indignarsi per la presenza di alcuni elementi fantascientifici in una pur piccola parte della storia. Ovviamente, li attendevo al varco. C’è infatti un gruppo di lettori che, non so sulla base di quali presupposti, considera Zagor un personaggio western, ritiene che non dobbano trovare posto nelle sue storie elementi magici e che non bisogni contaminare le storie con la fantascienza o il fantasy. Questi amici hanno travasi di bile se vedono da lontano una vecchia curandera, non sopportano la parola “Atlantide”, e via di questo passo. Ora, io non so quante e quali storie di Zagor abbiano letto costoro, ma posso assicurare, certo di aver ragione come sono sicuro di poche altre cose al mondo, che lo Spirito con la Scure è il fumetto della contaminazione per eccellenza, e che il presupposto stesso della sua creazione fu quello di collocarlo sulle frontiere della fantasia, della citazione multimediale, della trasversalità fra i generi.
Un fumetto western già c’era, quando Guido Nolitta creò Zagor, e si chiamava Tex. Sergio Bonelli tutto voleva fuorché farsi concorrenza da solo, e men che mai far concorrenza a suo padre. Perciò, cercò di diversificare il più possibile il suo personaggio da Aquila della Notte. Chiunque abbia un minino di lucidità è in grado di valutare da solo: se Tex era ambientato nel Sud-Ovest, Zagor è ambientato nel Nord-Est; se Tex vive le sue avventure dopo la Guerra di Secessione, Zagor prima; se Tex è rivolto a un pubblico adulto, Zagor ad acquirenti più giovani; se Tex è un western puro (o quasi), Zagor è avventura contaminata; se Bonelli padre cita i registi dell’epopea del West, Bonelli figlio attinge dal calderone dei B-Movies orrorifici. Ancora oggi, se uno vuole storie western fa bene a leggere Tex, se vuole storie fantastico-avventurose fa bene a leggere Zagor (personalmente, leggo tutti e due).
E’ stato Nolitta a inventare la formula “cowboys & aliens” molto tempo prima del film con Daniel Craig ed Harrison Ford, Nolitta a far mordere sul collo da un vampiro una ragazza pellerossa, cortocircuitando i generi letterari. Se io, come autore, vengo chiamato a scrivere Zagor, ho il dovere di rispettare queste caratteristiche basilari del personaggio. Per cui alternerò tutti i generi, talvolta contaminandoli fra loro. Citerò film e romanzi non western, come faceva Nolitta. Questo E’ quello che si deve fare. Qualunque polemica su QUESTO non ha ragione di essere. Capisco che uno possa dire: “io preferisco le storie con gli indiani a quelle con i mostri”. Perfetto, basterà aspettare l’avventura successiva. Ma non capisco uno che dice: “Zagor non deve raccontare storie di magia”. Perché chi lo dice è evidente che non conosce l'eroe di Darkwood e la sua cinquantennale tradizione, che peraltro è andata sedimentando non soltanto grazie a Nolitta, autore attivo per venti anni, ma anche grazie a tanti altri sceneggiatori (tra cui Castelli, Sclavi, Boselli), attivi per trenta.
Tuttavia, il dato di fatto è che la fazione luddista non sopporta i macchinari fantascientifici (neppure quelli alla Jules Verne), che vorrebbe bandire dalla serie, al pari delle magie, stregonerie e alchimie, in favore, dicono loro, di una “umanizzazione” del personaggio. Dunque lo Zagor di Nolitta che lotta contro l’Uomo Tigre, frutto della magia di Dharma la Strega, non è “umanizzato”? L’umanità di un eroe (o sofferenza attraverso la quale si superano le prove rovesciando tutti i pronostici) non ha nessun rapporto con il livello di fantasy contenuto in un racconto. L’astronauta Ripley di “Alien” è umanissima anche se lotta un una astronave contro un mostro alieno. Dunque, che ci azzecca l’umanizzazione? Per quanto mi riguarda, il mio Zagor che quasi muore e viene salvato dalle Amazzoni (occhio allo spoiler d’ora in poi) è umanizzato al massimo grado.
Anzi, vien quasi da sorridere pensando che in alcuni classici nolittiani (come “L’inferno dei vivi”, “Guerra” e “Magia senza tempo”) Zagor viene ferito quasi mortalmente e sopravvive grazie alle cure (più o meno magiche) di tre stregoni diversi. Questo è accettato. Se la tecnologia atlantidea, e dunque un macchinario, cura Zagor, questo non va bene. Perché? Se poi si spiega che anche la guarigione di Zagor operata da Shyer (contestata) non è frutto di magia ma di antiche conoscenze risalenti a civiltà precedenti la nostra, ugualmente la si ritiene magica: ma non ho appena spiegato il contrario? Comunque sia, ero pronto a tutto nel leggere qualche commento della setta luddista. Mai avrei pensato, però, di potermi divertire così tanto nel leggere il primo. Un lettore, scandalizzato, scrive su un forum: "Armi laser e telecomandi???? Ma stiamo scherzando?". Il fatto davvero esilarante è stato che mi è capitato d leggere questo commento proprio mentre stavo lavorando agli articoli di corredo alla storia, in via di pubblicazione su Zagor Collezione Storica di Repubblica, "Minaccia dallo Spazio", di Guido Nolitta, piena di missili telecomandati!
Caro amico scandalizzato dai laser e dai telecomandi (diavolerie che nella storia mia e di Laurenti si fa fatica a rintracciare, tanto è poco invasiva la loro presenza), ti sei mai accorto che in quel racconto nolittiano Zagor uccide i soldati agli ordini di Hellingen premendo dei tasti che scaricano automaticamente dei raggi mortali dalle cinture che hanno in vita? Sì? No? Mi piacerebbe saperlo.
E delle apparecchiature atlantidee, che dire? Ne “Le donne guerriere” si vede soltanto una base in rovina, tanto in rovina che persino una specie di monorotaia su cui lo Spirito con la Scure prova a viaggiare deraglia a causa di una frana che ingombra il percorso. Nolitta, invece, mostra missili teleguidati che bombardano Washington, televisori da cui Zagor parla con il Presidente, microfoni, luci elettriche, computer. In precedenza avevamo visto raggi paralizzanti, robot giganti, sommergibili. Davvero i macchinari di Hellingen sarebbero realistici e quelli (assai più sobri) atlantidei sarebbero eccessivi, improponibili, troppo sopra le righe? Mah.