Non tutti sanno che una volta ho rischiato perfino di diventare direttore di "Fumo di China". Capitò quasi venti anni fa, in un momento in cui, se non ricordo male, un cambio di gestione rese necessario trovare al più presto qualcuno che sostituisse il precedente titolare della testata (mi pare che si trattasse di Marcello Toninelli, ma non vorrei sbagliare). Siccome ero un vecchio fanzinaro, collaboravo con illustri riviste fra cui "Il Fumetto" ed "Exploit Comics", facevo parte de gruppo dirigente di "Dime Press", avevo le mani in pasta dappertutto, ero sempre pronto a collaborare gratis e non dicevo mai di no, mi fu chiesto se me la sentivo di dirigere la storica rivista di critica, da me sempre seguita e amata. Tuttavia, nonostante l'invito mi lusingasse, avevo già avuto qualche sgradevole esperienza per il mio coinvolgimento in "Dime Press", quando alcuni colleghi mi avevano ritenuto responsabile delle recensioni non positive scritte da altri (in perfetta libertà) pubblicate sulla rivista, e si era cominciata a fare della dietrologia.
E' difficile per un autore commentare i lavori degli altri (qualunque cosa si dica, si può sempre pensare che lo si faccia per piaggeria, se se ne parla bene, o per invidia, se se ne parla male), percio ho costantemente cercato, oltre che di mostrarmi equilibrato, di fare lo storico del fumetto più che il critico delle ultime uscite. Immaginai che se avessi diretto "Fumo di China", non sarebbe stata credibile nessuna recensione che parlasse di fumetti bonelliani, essendo io un dipendente di Sergio Bonelli e uno fra i suoi più attivi collaboratori. Un giocatore in campo non può fare l'arbitro. Senza contare, poi, che l'impegno richiesto era troppo pesante, andandosi a sommare con tutto quello che già avevo da fare. Così, a malincuore, rifiutai l'invito. Proposi però una soluzione alternativa. Feci il nome di Francesco Manetti, uno dei co-fondatori di "Dime Press" e attivo collaboratore di "Comic Art".
Manetti venne investito (non da una macchina, ma dell'incarico), e come prima mossa da nuovo direttore mi commissionò una rubrica fissa che io pensai di accettare a patto che apparisse sotto pseudonimo e fosse umoristica. La intitolai "Can-can" e la firmai "Fratelli Barks", un gioco di parole così evidente che non sto a spiegarvelo.
Poi capitò l'imprevisto. Manetti fu direttore per un numero soltanto. Non ricordo perchè, ma ebbe da ridire sul meccanismo della collaborazione a distanza fra Bologna (dove si faceva "Fumo di China") e Firenze (dove abitava lui), in anni in cui Internet non era diffuso come oggi, e gettò la spugna. La mia rubrica non continuò. Oggi ho ritrovato il testo del primo pezzo, e ho scoperto che avevo trovato il modo di far capire comunque che ne ero io l'autore, citando qualcosa che avevo già scritto in precedenza sulla fanzine "Kamikaze" (in cui era invischiato anche Giuseppe Pollicelli), un articolo intitolato "Psicopatologia della odia-fumeti", dedicato alle compagne degli appassionati di comics (nella foto in basso un tipico esemplare), e che aveva avuto, all'epoca, un certo successo. Per "successo" intendo che qualcuno mi aveva scritto o telefonato per complimentarsi o per dirmi che era d'accordo ed era tutto vero, che alle mostre mercato mi fermavano per dirmi di essersi divertiti nel leggere quel pezzo, che il mio articolo era stato segnalato su altre riviste. Bene, proprio per commentare questo "successo", rifeci su "Fumo di China" la storia della "Psicopatologia" e aggiunsi altre postille al testo iniziale.
Incredibile ma vero, "Fumo di China" ricevette altre lettere di commenti sul mio scritto, e qualcuna fu anche pubblicata nella "posta" dei numeri successivi. Se siete curiosi, ecco qui di seguito il primo (e unico) pezzo di "Can Can". Ma prima, per consolarvi, potete anche dare un'occhiata a questa notizia in controtendenza .
Che gli uomini fra loro parlino di donne, lo sanno tutti. Che anche gli autori (uomini) di fumetti e curatori (uomini) di riviste specializzate, fra loro parlino ugualmente di donne, è una conseguenza quasi sillogistica. Ma che anche l'argomento che più ha tenuto banco negli ultimi mesi sulle più diffuse fanzine e riviste del settore sia stato quello delle donne, lascia un po' perplessi. Eppure è così: ha cominciato Moreno Burattini, sceneggiatore di Zagor e Lupo Alberto, che sulle pagine della fanzine "Kamikaze" ha pubblicato un articolo dal titolo "Psicopatologia della odia-fumetti". Che cosa sostiene l'esimio autore? Che le donne degli appassionati fumettofili si dividono in due sole categorie: quelle che odiano i fumetti, e quelle che li odiano ferocemente. Tertium non datur. Egli ipotizza pertanto l'esistenza di due distinte specie di donne, appartenenti al più ampio genere mulier (donna maritata) definibili con il nome scientifico di fumettorum odiatrix nel primo caso, e fumettorum odiatrix ferox nel secondo.
Non è ben chiaro perchè, dato l'odio verso i comics, le due specie di mulier si accoppino proprio con i fumettofili ma tant'è: del resto anche i due opposti poli della calamita si attraggano irresistibilmente.La tesi di Burattini, che essendo ormai sposato da alcuni anni con una mulier del genere risulta oltremodo attendibile, ha suscitato una incredibile quantità di reazioni. Autori di fumetti, fanzinari, semplici lettori si sono affrettati a fargli giungere (secondo quanto egli racconta) innumerevoli testimonianze personali che comproverebbero sembra ombra di dubbio la ferrea divisione in due classi del gineceo loro circostante.
L'articolo è diventato un caso nazionale, e l'attento Luca Boschi ha immediatamente provveduto a divulgare sulle pagine di "Totem Comic" un prezioso estratto che descrive l' etologia della fumettorum odiatrix, in modo che i fumettomani possano confrontarla con quella della propria compagna e portare eventualmente altre osservazioni per la stesura di una studio più completo ed esaustivo. Anche "Fumo di China" si affianca all'opera di divulgazione riportando fedelmente lo stesso brano, secondo il quale i comportamenti della mulier fumettorum odiatrix e della odiatrix ferox sarebbero riconducibili alla seguente fenomenologia essenziale:
1) Insofferenza per le spese in fumetti.
Le donne in questione, come tutte le appartenenti al più ampio genere mulier , hanno una eccezionale capacità di sperpero finanziario in centri di estetica, boutiques, profumerie, calzolerie, pelliccerie, sale da ballo eccetera. In luoghi del genere sono in grado di spendere in un tempo eccezionalmente breve somme di denaro di inusitata rilevanza. Ma se il partner della fumettorum odiatrix acquista un albo a fumetti, il pur minimo esborso gli viene rinfacciato vita natural durante.
2) Insofferenza per le visite alle mostre-mercato.
Le donne odia-fumetti, come tutte le appartenenti al più ampio genere mulier, costringono il partner a seguirle in estenuanti giri per i negozi con una frequenza bi- o tri-settimanale; lo obbligano a visitare con insostenibile assiduità la sterminata schiera del loro parentado, con reiterazione delle visite ai parenti più insopportabili; gli impongono la fruizione di film, spettacoli, conferenze e concerti a loro graditi senza alcuna considerazioni dei gusti del partner; lo trascinano in vacanza nei luoghi da loro selezionati; però se un paio di volte l'anno il partner chiede di essere seguito a una Mostra-Mercato del fumetto esse girano fra gli stand con aria da zombi, allucinate e sconvolte come se mancasse loro l'aria, ripetendo in continuazione: "andiamo via? andiamo via?andiamo via?".
3) Insofferenza verso lo spazio fisico occupato dai fumetti.
Le odia-fumetti, come tutte le appartenenti al genere mulier, richiedono uno spazio vitale del tutto spropositato rispetto alle loro reali esigenze. Occupano mobili e scaffali con cosmetici, spazzole, barattoli; riempiono armadi e scarpiere con uno smisurato numero di capi di abbigliamento e calzature. Però non tollerano che un minimo spazio della casa venga occupato dagli albi a fumetti. Solo dopo estenuanti trattative e costosissimi regali accettano di concedere al partner un microscopico sottoscala, un angolo della soffitta, un inaccessibile recesso del garage. Al di fuori di queste riserve vige il divieto assoluto di collocazione dei fumetti. E anche se in casa esistono ampie librerie e scaffalature, lì vengono collocati vasi da fiori e soprammobili ma non libri o fumetti.
4) Insofferenza verso le conversazioni riguardanti fumetti.
Le mulier in questione, come tutte le appartenenti al più ampio genere mulier, amano cicalecciare per tempi biblici con le altre mulier di loro conoscenza su argomenti per lo più futili e insulsi. Però, se nel frattempo il partner osa scambiare qualche parola con il partner fumettomane dell'altra odiatrix e se per caso queste parole cominciano a riguardare gli amati fumetti, subito le mulier si interrompono, guardano schifati i rispettivi partner sostenendo che non parlano d'altro che di fumetti, che sono insopportabili, che sono noiosi, che sono dei maniaci, che sono dei fissati, che non pensano ad altro, che... eccetera.
Qualcuno ha obiettato a Burattini l'esistenza di donne di fumettomani che tutto sommato non hanno poi troppo astio verso i fumetti e che anzi, in alcuni rarissimi casi, giungono addirittura a sfogliare distrattamente qualche albo. "Fumo di China" ha raggiunto telefonicamente lo sceneggiatore, chiedendogli se sia possibile ipotizzare l'esistenza di una terza specie, quella della mulier fumettorum tollerans. "Giammai - ha risposto scandalizzato l'illustre autore - la tollerans non è una specie esistente in natura, ma un prodotto di laboratorio. E' stata ottenuta addomesticando alcuni esemplari di odiatrix, quelli di odiatrix semplice, naturalmente, perchè le ferox risultano, ahimè, irrimediabilmente selvatiche".Questo, a tutt'oggi, lo stato dell'indagine. Se volete farci giungere i vostri contributi, saremo lieti di portarli ad arricchire la casistica.