Meno di un mese fa, in un articolo intitolato “Il Boss”, ho raccontato un paio di aneddoti riguardanti i miei primi contatti con Mauro Boselli, l’amico con cui divido l’ufficio in via Buonarroti. Uno di questi, riguardava il suo coinvolgimento come articolista sulle pagine di una fanzine da me realizzata nella seconda metà degli anni Ottanta, “Collezionare”. Gli chiesi infatti, principalmente per soddisfare una mia curiosità, di scrivere pezzo in cui parlasse della redazione Bonelli e dei suoi colleghi che vi lavoravano. Suggerii a Mauro di intitolare l’articolo “Tutti gli uomini dell’editore” e lo pubblicai sul n° 15 della rivista, datato ottobre 1989 (proprio il mese in cui cominciai a lavorare a Zagor). Il testo venne apprezzato da tutti i lettori, segno che qualche volta ci indovino: immediatamente ne commissionai uno analogo a Riccardo Secchi, perché parlasse dello staff della MBP. Non ho idea del perché Boselli e Secchi accondiscesero docilmente alla richiesta di un fanzinaro che da poco aveva smesso di essere brufoloso, ma tant’è: bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato. Nel citare il pezzo boselliano, ho promesso che prima o poi lo avrei riproposto su queste colonne.
Dopo l’improvvisa scomparsa di Sergio Bonelli, mi è capitato di accennare all’organigramma dell’attuale redazione, sicuramente in grado di proseguire lungo la strada indicata dal fondatore. Perciò, ripescare proprio in questo momento l’articolo di Mauro Boselli mi sembra particolarmente significativo: si tratta di tornare indietro di ventidue anni e scoprire uno staff che cominciava ad allargarsi dopo il boom di Dylan Dog e l’aumento della produzione editoriale. A corredo del pezzo, ho ripescato alcune foto che scattai in via Buonarroti più o meno in concomitanza con la sua uscita su “Collezionare”: le trovo simpatiche e persino commoventi: una è quella subito sotto il titolo, che mostra me e Boselli come eravamo nel 1991. Il testo va letto pensando all’epoca in cui fu scritto, a cominciare dalla dichiarazione iniziale dell’autore che dice di lavorare in un ufficio posto nella sezione distaccata di via Ferruccio 15, a Milano, successivamente ceduta in uso a Silver e a Macchia Nera e adesso occupata da chissà chi.
Tutti Gli Uomini Dell’Editore
Di Mauro Boselli
(da "Collezionare" n° 15, ottobre 1989)
Mi chiamo Mauro Boselli e lavoro in Via Ferruccio 15. L’altro giorno è passato di qui Angelo Stano e mettendo il naso nel mio ufficio ha esclamato: “Ma come fai a lavorare qui dentro? C’è un’atmosfera terribile, angosciosa!”. “Era l’ufficio di Tiziano”, ho risposto io. Stano ha capito. Tracce della personalità quadrofrenica di quel grande (e grosso) continuano ad aleggiare sinistre in questa stanzetta dalle pareti rosso sangue. Io però ci sto bene. Rimpiango i bei tempi di Pilot, quando Tiziano Sclavi cercò di uccidermi gettandomi addosso la scrivania. Adesso via Ferruccio è un po’ decaduta e nell’ufficio principale, in via Buonarroti, ci chiamano “l’Avamposto di Fort Apache” o “la zattera della Medusa”. Tutta invidia. Nei leggendari anni Sessanta era qui, proprio qui, che Gianluigi Bonelli scriveva Tex. Tornando da scuola, passavo sotto le finestre e sentivo le revolverate (a salve!) che G.L. tirava ai suoi collaboratori.
Adesso il timoniere di via Ferruccio è l’indescrivibile Renato Queirolo. L’autore (con Anna Brandoli) di Alias e di Rebecca consuma i suoi occhi da nittalopo (vede al buio) sulle tavole di TuttoZagor e TuttoMark. L’età è riuscita a smussare qualcuno dei suoi numerosi angoli: da quando ha smesso di fumare andiamo quasi d’accordo. È il nostro guru. In via Ferruccio ci sono anche tre donne molto simpatiche e carine. Sebbene il titolo parli espressamente di uomini, conviene citarle, o sono dolori. Lelella Castellini è la dolce voce che risponde al telefono. Di persona è ancora più sexy, con le stesse curve di Betty Boop. Poi c’è Marina Sanfelice, che fa il lettering: le sue curve sono un po’ esagerate, e se per gioco si ferma in mezzo al corridoio, nessuno riesce più a passare. Francesca Tassinari, che pure ci onora del suo lettering, ha ricevuto una perfetta educazione in un collegio britannico che l’ha resa severissima e ligia al dovere. Da quando c’è lei, non giochiamo più a rincorrerci nel corridoio con le sedie a rotelle.
A distanza di venti minuti a piedi e cinque di auto, oltre la turbinosa Fiera di Milano, c’è via Buonarroti, dove, al n°38, sorge la sede principale della Sergio Bonelli Editore. Prima di salire le scale, affacciamoci nell’ufficio distaccato a pianterreno (che qualcuno, malignamente, ha definito: “Ferruccio 2: la Vendetta”). Qui batte a macchina Stefano Marzorati, vestito di nero e con gli occhiali neri come un Blues Brother. Il pallido Stefano è il nostro esperto di rock. Ma anche di cinema horror (fu lui a perpetrare il Dylan Dog Horror Fest) e, in genere, di ciò che è oscuro e tenebroso. Perfino quel che dice è oscuro: bravo chi lo capisce.
Alessandro Russo, Cristina Pajalunga, Antonio Serra e Maria Peirano nel 1991
Va be’, saliamo le scale. Quassù batte il cuore pulsante della Casa editrice e nel corridoio saettano di qua e di là persone indaffarate. Strano: hanno tutte l’aspetto di piccoli sardi. Ma già, è ovvio (pronuncia con la o chiusa cagliaritana) le persone indaffarate sono tutte Antonio Serra, che schizza di qua e di là come un cartone animato di Friz Freleng. Tutti lo chiamano, tutti lo vogliono, è il nostro factotum, trallalallà! Antonio è il nostro esperto di manga. Occupa l’ufficio che fu di Tiziano Sclavi (che ha scordato il suo scudiscio appeso al muro) ed è spesso depresso. A volte Carlo dice a Marcheselli: “guarda laggiù, l’Antonio Serra piange”. Il che non fa notizia. Carlo Sabatini è l’archivista e ha il baffo che conquista (ma va là!). Fa diverse altre cose, credo. Di sicuro vuota bottiglie di birra, il che ne spiega la circonferenza. Lavoro utilissimo è quello dei fattorini, spesso impegnati in lunghe e complicate missioni in città e nell’hinterland, per cui di rado appaiono in ufficio ed è inutile darsi la pena di cercarli. I nomi di questi due eroici lavoratori: Roberto Paravano e Luca D’Angelo.
Decio Canzio e Antonio Serra nel 1991.
Dopo la bassa manovalanza, sbrighiamo le donne. Non ci avevo mai fatto caso, ce ne son o proprio tante, la decana è la signora Liliana, segretaria di Sergio Bonelli fin dai tempi eroici della Casa editrice Araldo, quando a tirare avanti la baracca erano solo in tre o quattro. Poi c’è l’Annalisa Maniero, che risponde al telefono e parla come Gatto Silvestro. La dolce Lucianina è la sorella di Roberto (Paravano), ma per sua fortuna non gli somiglia. Il diminutivo la distingue da Luciana Berera, letterista e imperterrita collezionatrice di pacchetti di sigarette. Pia Bonfà è figlia di un’impiegata del nostro magazzino di Turare. Sposatasi in tenera età, ha già fatto una bambina di nome Jessica (che ancora non lavora con noi). Cristina Pajalunga è una ragazzina con noi da poco, ma che ha già fatto abbastanza danni. Infine c’è Darma, il cane di Carlo, nera e affettuosissima cagnetta di razza misteriosa. Luigi Corteggi è il nostro esperto di dinosauri. È un dinosauro lui stesso, senza offesa, perché è il nostro Art Director da tempo immemorabile. Nell’altra sua vita, quella extra ufficio, dipinge quadri non disprezzabili, in uno stile di Karel Thole dei Navigli. Rivolto un riconoscente inchino all’incommensurabile ragionier Giulio Terzaghi, che svolge tra gli altri suoi importanti compiti quello fondamentale di preparare gli stipendi, passiamo alla Redazione.
Ne abbiamo già visto una colonna portante di stile nuragico (il Serra). Colonna più solida è il nostro esperto di muscoli, Mauro Marcheselli. Ha i baffi a manubrio ed è capace di mettervi in ginocchio con il mignolo, però è tanto buono. Lo è nonostante sieda nella poltrona che fu di quel grosso (Tiziano Sclavi). Marcheselli fa il cacciatore d’errori. Lo facciamo tutti, solo che lui li trova. Infatti l’errare è umano, Marcheselli no. Maria Baitelli coordina. Lavoro non da poco (specialmente quando si deve far lavorare Castelli). Ma Maria, che non a caso è nata in un’isola dell’Egeo, ha la pazienza di Penelope. Una Penelope che sa come si trattano quei Proci dei fumettari. Data la sua virile energia, non ho trattato di lei nel paragrafo sulle donne. È tuttavia molto femminile e tutti dicono che somigli ad Alida Valli (in Suspiria). Nutro per lei una sincera ammirazione, la considero splendida e andiamo molto d’accordo. Anche Maria siede nel posto che fu occupato dall’eccelso Tiziano (egli ha occupato e sfondato molte sedie). Faceva da solo tutto il lavoro di noialtri. Questo prima che arrivassero quei signori con il camice bianco che ce l’hanno portato via. Decio decide, il nome lo dice. Egli è quel Canzio che diede nuova vita al Piccolo Ranger. Il direttore editoriale, dall’aria sinistramente benigna, è il nostro esperto di gialli. Nessuno, nemmeno Tino Buazzelli, è il più nerowolfiano di lui (tranne il suo personale Archie Goodwin, Tiziano Sclavi, che potrebbe interpretare Nero Wolfe bambino). Solo Decio Canzio, forse, potrebbe risolvere il mistero di come, con gli uomini (e le donne) che vi ho elencato, la Sergio Bonelli Editore continui ad avere successo.
Mauro Boselli