Una volta deciso che avrei aperto un blog, si è posto il problema di come crearlo. Purtroppo, per qualche motivo misterioso, io e i computer non ci intendiamo. Parliamo due lingue diverse. Ordino una cosa, loro ne fanno un’altra. O non fanno nulla: si piantano, rifiutano di obbedire. Credo di essere stato a lungo l’unico al mondo a non riuscire ad aprire il sito dei Pooh. Ora, ci sarà un luogo più nazional-popolare di quello, a cui riescono ad accedere anche le fan dei Pooh della prima ora ormai vecchiette settantenni?
A me, il computer diceva che per aprire quel sito dovevo avere non so quale programma, qualcosa con la parola “flash” nel nome, che non avevo. E, badate bene, stavo usando un portatile Toshiba ultima generazione, pagato in contanti e dunque potenzialmente accessoriato di tutto (anche perché così avevo preteso dal venditore). Ci sarà stato pure tutto, ma non c’era quel che serviva ad accedere al sito dei Pooh. Mi è stato spiegato che avrei dovuto scaricare da Internet quel che mancava. Il che mi lascia basito ancora oggi, a pensarci bene: perché se uno paga per acquistare un computer, dentro non ci deve essere quel programma lì, se è così indispensabile per navigare in rete e per entrare, non nel sito del Pentagono, ma in quello dei Pooh? E le vecchiette fan della prima ora che vogliono tentare la mia stessa impresa, quel programma ce lo avevano o se lo sono scaricate da sole? In ogni caso, ho seguito tutte le istruzioni per il download dell’accessorio mancante. Peccato che non mi si installasse. Niente da fare, scarica e riscarica, ma il sito dei Pooh non si apriva. Dopo un paio di mesi di disperati tentativi, con mail scritte per ogni dove e consigli chiesti a colleghi e amici, ho dovuto far venire un tecnico: lui ha fatto sotto i miei occhi il download del programma mancante, eseguendo esattamente le cose che avevo fatto io, dopodiché ha provato ad aprire il sito e gli si è aperto subito. Immediatamente. Come se fosse la cosa più conseguente del mondo. Lo stesso vale per i programmi per vedere qualunque filmato in rete: a me manca sempre qualche codec e non posso vederlo. Il computer mi chiede: vuoi che cerchi su Internet quello che ti serve? Sì, grazie, che bravo, dico io. Macché, arriva il messaggio di risposta: ricerca fallita, non esiste niente di utile. E così, non vedo i filmati. Però so di gente che vede la TV, sul computer. Che vede addirittura i film in streaming, qualunque cosa voglia dire. Che li scarica nientemeno! Se provo a farlo io, il PC si blocca o procede a sobbalzi. Questo vale, ovviamente, anche per i telecomandi della TV. Ho appena comprato un nuovo televisore e sullo schermo ho, fissi, i sottotitoli dei film e dei telefilm. E durante gli altri programmi, vedo un fastidioso box che copre le immagini, con la dicitura che è possibile vedere i sottotitoli a non so che pagina di non so che televideo. Ma io non voglio i sottotitoli, e chi ha mai detto al mio televisore di impostarsi, appena tolto all’imballo, come se li volessi? Fatto sta che ho provato con tutti i tasti del telecomando, e le scritte non vanno via. Devo subirle. Non c’è niente da fare. Se devo scrivere sul cellulare un numero in un messaggio SMS, non so come si fa a far comparire le cifre invece delle lettere, e dopo una serie di inutili ed estenuanti tentativi mi risolvo a scriverle con le parole: tre sette nove uno. Quindi, pur coltivando l’idea del blog, mi è subito sembrato chiaro che avrei dovuto chiedere aiuto. Per fortuna, è giunto in mio soccorso l’angelico (anche nell’aspetto) Roberto Banfi, grafico informatico di prim’ordine, che ha impostato “Freddo cane in questa palude” sulla base delle mie esigenze e indicazioni. Mi ha spiegato, con lunghe sessioni didattiche, come dovevo fare per inserire i contenuti e allegare le immagini, e quindi mi ha lasciato al divertimento di scrivere le varie sezioni del blog. Dopo una settimana, l’ho chiamato disperato: i font dei miei testi cambiavano di loro iniziativa quando io ero voltato a guardare altrove, i colori a pubblicazione avvenuta erano diversi da quelli che io avevo impostato in fase di editing, se mettevo una immagine a destra si collocava a sinistra, se lasciavo un centimetro di spazio fra un testo e un disegno, lo spazio diventava di mezzo metro alla riapertura della pagina. Insomma, l’anarchia più totale. Roberto era incredulo di fronte ai guai che gli raccontavo, e che lui poi verificava di persona, non riuscendo a capire perché si creassero. Forse, mi ha detto, più che un informatico ti servirebbe un esorcista. Alla fine, è riuscito a rimediare alle magagne più gravi. Sembrava, secondo lui, che nel blog si fosse sbizzarrito un gremlin. Se altri guai si creeranno, non è colpa sua, ma mia che non riesco a farmi obbedire dalle macchine. A un certo punto, ho chiamato il mio amico Mauro Laurenti, disegnatore con cui ho realizzato una storia di Zagor molto apprezzata dai lettori, “La palude dei forzati”. In passato, Mauro aveva disegnato una mia divertente caricatura, pubblicata su Fumo di China e anche altrove, persino all’estero. C’è una foto in cui stringo in mano l’originale e la vedete qui sotto.
La mia idea era di usare quel disegno per la grafica del blog. Però, l’originale sembrava sparito. Non lo trovo da nessuna parte. Ce l’ho avuto e l’ho perso, oppure Laurenti all’epoca mi diede solo una fotocopia, spedita a Fumo di China e dunque non più in mio possesso? Mauro non se lo ricordava, io neppure, né io né lui avevamo fotocopie utilizzabili. Dunque, in attesa che la caricatura tornasse fuori, l’unica era farne un’altra. Allora mi sono messo a spiegare bene all’amico e collega che cosa mi serviva (a gratis, ovviamente): un ritratto divertente e spiritoso che facesse capire immediatamente alla gente, per caso capitata sul mio blog, che sono una persona brillante in grado di scrivere cose intelligenti, invogliandola dunque a leggere. Laurenti dice che ha capito, che non c’è problema, che sarà fatto. Il giorno dopo, ecco il disegno che mi ha mandato: sembro un portiere di palazzo della Garbatella, un parcheggiatore abusivo di Trastevere, un oste della Magliana.
E meno male che dovevo sembrare brillante e intelligente. Niente da fare, non mi capiscono i computer, e neppure gli amici! Comunque sia, ormai il blog è fatto. Il titolo cita, com’è chiaro, Luciano Ligabue e la canzone in cui parla di Zagor. Mi piace perché la palude è una buona metafora della vita in cui tutti siamo impantanati, un posto scomodo, inospitale e spesso gelido. I buoni propositi sono questi: non parlare troppo di caccia al cinghiale (argomenti strani e aneddoti personali) ma tenere un diario professionale, fare resoconti aggiornati sulla mia attività, tirare fuori dal cassetto foto e ricordi di trent’anni trascorsi nel mondo dei fumetti. Le sezioni in cui sono archiviate la mia bibliografia e fumettografia saranno, spero, sempre aggiornate. A esclusivo beneficio degli interessati, ovviamente. Gremlins permettendo.