Sto lavorando al cinquantesimo articolo di introduzione e commento alla collana Alan Ford Story, edita da Mondadori e in edicola ogni settimana allegata, a richiesta, a TV Sorrisi e Canzoni e a Panorama. Si tratta di quasi 15.000 battute a pezzo, cioè 8 cartelle settimanali. In tutto, finora, di cartelle ne ho dunque composte più o meno 400. Un vero e proprio libro di discrete dimensioni. E non è finita. Per il momento, i volumi previsti sono sessanta: devo lavorare, perciò, ancora ad altri dieci. In edicola, in questo momento (dal 21 luglio), c’è il numero 38: un punto cruciale, per la collana. Infatti, dato che ogni cartonato contiene due episodi di Alan Ford, vengono presentati gli albi originali n° 75 e n° 76, ovvero quelli in cui avviene il traumatico passaggio di consegne fra Magnus e Paolo Piffarerio. « “Chiunque abbia amato, porta una cicatrice”, scriveva nel 1850 Alfred de Musset, nelle sue Poesie nuove. E chiunque abbia amato Alan Ford, ha nel cuore la cicatrice dell’abbandono di Magnus»: così comincio il mio pezzo introduttivo, intitolato “Mi dispiace, devo andare”. Quando, un anno fa, fui contattato da Pasquale Ruggiero della Magic Press, che cura per Mondadori quella che è non tanto una ristampa quanto una edizione definitiva, i volumi previsti erano trenta: cioè, si intendevano ristampare soltanto i primi sessanta episodi di Magnus & Bunker. Il successo dell’iniziativa editoriale ha portato, già a metà del programma, al raddoppio. Da più parti mi chiedono se di nuovo ci sarà una proroga. Per il momento, non lo so. Tutto dipende, ovviamente, da come il pubblico accoglierà le storie disegnate da Piffarerio. Quando Magnus ruppe il sodalizio con Bunker, nel 1975, io avevo tredici anni. Per me, fu un trauma (qui sotto, il Gruppo TNT in un poster di Magnus, copyright MBP).
Oggi riesco a capire che il bravo Paolo (un signore che conosco e a cui, bontà sua, posso dare del tu) fu chiamato a un’impresa che avrebbe fatto capitolare chiunque, perché era impossibile uscire vincitori da un confronto con un disegnatore così amato come Roberto Raviola. Soltanto con il tempo il trauma si è riassorbito. In seguito, grazie alla trasmissione “SuperGulp” (dunque nel 1977 e nel 1978), Alan Ford acquistò una grande platea di nuovo pubblico, arrivato quando la gestione piffareriana era già cominciata, e dunque in grado di apprezzare il disegnatore di per sé e non sulla base della sua vicinanza allo stile magnusiano. Da quel momento in poi Piffarerio fu accettato, anche se lo scotto da pagare fu un abbassamento del target. Concludendo la mia introduzione ad Alan Ford Story n° 38, scrivo: «Il tempo passato permetterà anche ai più critici di rileggere con occhi diversi, alla luce dei fatti, le storie troppo frettolosamente giudicate all’epoca della loro prima uscita, riuscendo a valutarle con maggior ponderazione e magari a riscoprirle. I volumi di Alan Ford Story che seguiranno quello che avete in mano potrebbero riservare molte sorprese, perché se le storie disegnate da Magnus sono state lette e commentate un’infinità di volte, e su di loro sono scorsi i tradizionali fiumi di inchiostro, molto meno analizzati sono gli episodi successivi, su cui tante e interessanti sono ancora le cose da dire. Perciò, continuate a seguirci: il viaggio sarà ancora lungo e, credeteci, molto divertente».
In attesa di sapere se le riedizioni alanfordiane continueranno, so che sono state prorogate quelle di Kriminal: la collana Mondadori che ha ristampato sedici episodi in otto volumi, raddoppia visto il buon esito (qui accanto, la prima copertina originale di Luigi Corteggi, copyright MBP). Devo dire che curare Alan Ford Story, per quanto sia estremamente faticoso (dovendo sommare questo impegno a tutti gli altri da cui sono oberato e soprattutto dovendolo fare senza soluzione di continuità, a scadenze settimanali, da quasi un anno), mi sta dando molte soddisfazioni. Chi legge le mie note resta soddisfatto, e da più parti ho ricevuto apprezzamenti. Per quanto abbia tanto scritto, non mi scopro mai a corto di argomenti e, anzi, ogni volta devo tagliare del testo scritto in più. Ho fatto anche molte scoperte interessanti, come quella dell’insospettabile identità bonelliana di uno degli inchiostratori di Alan Ford che si nascondeva sotto lo pseudonimo di Enrico Fanti. A proposito di Bonelli, quando sono andato a riferirgli della proposta della Mondadori per una mia collaborazione come chiosatore alanfordiano, Sergio mi ha detto che non c'erano problemi e ha aggiunto: "Se diventerai famoso, ne saremo tutti contenti". Inutile il dire che mi piacerebbe fare lo stesso lavoro commentando una riedizioni definitiva e cartonata di Zagor. In mancanza di una iniziativa del genere in Italia, lo faccio per quella serba.
A titolo gratuito, per passione, non avendo altro da fare.