martedì 30 dicembre 2014

I DIECI DOMANDAMENTI



Il mio 2015 comincia nel migliore dei modi (e auguro altrettanto anche voi). Infatti, con il numero di gennaio de "Il Vernacoliere" (anno 58°, n° 1) inizia la mia collaborazione con la storica rivista di satira livornese, diretta da Mario Cardinali, nota in tutta Italia e distribuita in più di mezza. Anche al di fuori della Toscana (posso testimoniare per Milano) capita di leggere fuori dalle edicole le mitiche locandine, che sono state raccolte anche in ben sette libri, con i falsi "scoop" ("Ambrogio si è trombato la contessa" o "E' nato un pisano furbo") talvolta più credibili dei veri titoli degli altri giornali. 

Il numero del "Vernacoliere" con cui comincia la mia collaborazione con la rivista
Una delle mitiche locandine del "Vernacoliere", raccolte in ben sette volumi da Mario Cardinali

Sono un fedele lettore della testata da oltre trent'anni, al punto che posso vantare una invidiabile collezione di annate conservate con sacro rispetto, e a lungo ho coltivato il desiderio di poter pubblicare anch'io qualche vignetta (di quelle che vi ho già fatto vedere in questo spazio) o di scriverci sopra uno qualunque dei miei tentativi di fare umorismo con testi di cabaret o con gli aforismi. Anche se le soddisfazioni come comico non mi sono mancate (ho fatto l'attore, il commediografo, lo sceneggiatore di fumetti da ridere e il blogger satirico), poter mettere un piedino nel "Vernacoliere" era per me un sogno da realizzare. 

Io e con Andrea Camerini, uno degli autori di punta de "Il Vernacoliere"

In realtà, un paio di collaborazioni c'erano state: ho scritto infatti due prefazioni a altrettanti libri editi dalla Mario Cardinali Editore: una per un volume di "Fava di Lesso" di Daniele Caluri, una per una antologia del "Troio" di Andrea Camerini. Ho inoltre sempre recensito i libri del "Vernacoliere" su Facebook e su questo blog.


Il sottoscritto fra Daniele Caluri ed Emiliano Pagani, a lungo collaboratori del "Vernacolrere"

Inoltre, ho incontrato in più occasioni il mitico Federico Sardelli, il direttore di musica barocca che a tempo perso scrive e disegna cose esilaranti, una delle colonne della rivista. Ho fatto persino una foto a Cardinali con in mano un albo di Zagor, che vedete qui sotto.

Mario Cardinali, direttore de "Il Vernacoliere"

"Il Vernacoliere" è l'unica, vera rivista di satira politica e di costume rimasta in Italia, e per quanto la si possa ritenere schierata a sinistra, in realtà è pungente a trecentosessanta gradi e non esita a bastonare a destra e a manca. Per questo io la apprezzo anche quando non condivido certe posizioni. Anticlericale come si conviene a una degna erede de "L'Asino", sboccata e libertina ma anche propugnatrice di campagne sociali, interessante crocevia di dibattiti nelle imperdibili rubriche dell'Editoriale ("Senza peli sulla lingua" e "Lettere"), piena di collaborazioni interessanti e anche qualificate (penso a "Cose turche" di Maria Turchetto, dicente di Epistemologia alla Ca' Foscari di Venezia), la rivista di Cardinali ha forgiato numerosi autori divenuti celebri anche altrove, come Max Greggio che lavora in Mediaset, Camerini che scrive testi radiofonici per Radio 101, Caluri che disegna in Bonelli, e via dicendo.



Riguardo il mio coinvolgimento, si limita a rubrica intitolata "I Dieci Domandamenti - Dieci domande che tolgono in sonno" che andrà avanti finché il direttore riterrà che possa divertire i suoi lettori. Si tratta di freddure da cabaret, di quelle che ho sperimentato a lungo nei miei tweet (chi mi segue su questo spazio ne sa qualcosa), scritte in italiano e non in vernacolo livornese (io del resto sono autore di testi teatrali in vernacolo fiorentino - l'unica lingua che parlo - e non saprei fingermi labronico). Le prime dieci battute sono sembrate divertenti almeno a quelli che che le hanno lette e  me lo hanno detto, perciò vi invito a seguirmi anche lì. Due euro e cinquanta di rivista sono il costo di una colazione al bar (ci si può anche abbonare o richiedere i numeri per posta).


domenica 28 dicembre 2014

CICO CERCATORE D'ORO



E' in edicola "Cico cercatore d'oro", il decimo albo della ristampa cronologica a colori degli albi dedicati al messicano più simpatico del mondo, ovvero Felipe Cayetano Lopez Martrinez y Gonzales. Si tratta del mio quarto titolo, dopo sei episodi iniziali scritti da altri (Guido Nolitta e Tiziano Sclavi), e del quinto numero disegnato dall'indimenticabile Francesco Gamba. A riproporlo ai lettori di oggi, a distanza di venti anni dalla prima uscita, sono le Edizioni If di Gianni Bono, la copertina è di Gallieno Ferri (ricolorata per l'occasione) e il prezzo è di 5.20 euro per 132 pagine in eccellente policromia (più economico dell'ingresso al cinema per vedere un cinepanettone, che fa ridere molto meno - indipendentemente da quanto voi riteniate possa far ridere un albo di Cico). 

In parecchi mi scrivono segnalando difficoltà nel trovare i volumetti di questa serie, e questo dipende, oltre che dalla tiratura non altissima, dal non perfetto funzionamento della distribuzione locale (un vecchio problema che riguarda anche altre testate, a fumetti e non): magari arrivano dieci copie là dove non se ne vende nessuna, e non ne arriva nessuna là dove se ne venderebbero dieci. In teoria gli edicolanti avrebbero il diritto, il dovere e il potere di richiedere le copie che desiderano di qualunque pubblicazione vogliano, per cui richiedendo "Cico Cercatore d'Oro" nel chiosco più vicino a casa vostra il titolare dovrebbe farvelo avere nel giro di pochi giorni, in pratica, per motivi misteriosi, questo non sempre accade. Si può allora rivolgersi a una fumetteria o richiedere un invio per posta grazie al sito delle Edizioni If o telefonando nella loro redazione al numero 02 49533227. 

Prima di occuparci, come di consueto, dei contenuti del decimo Cico, posso darvi una bella notizia. Una gradita sorpresa sarà in edicola dal 15 gennaio 2015! "Cico Collection" n°1, volume CARTONATO delle Edizioni If che raccoglie le prime tre storie cichiane di Nolitta & Ferri riproposte a colori con una decina di pagine di apparato critico a cura del sottoscritto. In edicola e in fumetteria, a un prezzo che dovrebbe essere attorno ai nove euro. Vedete in apertura la copertina dell'opera. Successivamente ci saranno altre raccolte del genere, con tre episodi per volta.





Ma parliamo di "Cico Cercatore d'oro". Dopo due albi in cui Cico ha narrato le disavventure di altrettanti suoi antenati (un conquistador spagnolo e un cavernicolo dell’età della pietra) in questa nuovo episodio, uscito originariamente nel 1994,  il messicano torna protagonista in prima persona.  A venir raccontati sono non soltanto altri suoi trascorsi prima del fatidico incontro con lo Spirito con la Scure, ma anche e soprattutto i retroscena della sua amicizia con il vagabondo e imbroglione Trampy, permettendoci di scoprire il perché e il percome si sia ritrovato a vivere di espedienti. Ebenezer Snare, questo il vero nome del truffatore matricolato che viene svelato proprio in “Cico cercatore d’oro”, compare per la prima volta a pagina 71 dell’albo di Zagor n° 11, “L’isola della paura”. In quell’occasione sembra un semplice barbone di passaggio che non pare riconoscere il nostro pancione così come il pancione non riconosce lui (in queste pagine ne scopriamo il motivo). In realtà, si tratta di un personaggio destinato a diventare una stella di prima grandezza nel microcosmo zagoriano. All’inizio non sappiano neppure come si chiami e il suo aspetto non è esattamente quello nel quale presto si stabilizzerà, ma si tratta indubbiamente di lui: il re degli imbroglioni, il maestro dello scrocco. Ma, anche, l’uomo in grado di non rimpiangere una ricchezza sfumata dicendo: “se fossi ricco dovrei temere di essere ucciso e derubato; da povero, invece, sono libero come l’aria! Vado dove voglio, faccio ciò che mi pare e riesco sempre a procurarmi il necessario”, come dice nell’albo che avete fra le mani. In un albetto a lui interamente dedicato, “Il colpo della pistola” allegato alle Speciale Zagor del 1998, eccolo invece illustrare la sua filosofia di vita: “Qualcuno potrebbe accusarmi di truffa, ma la truffa è una questione di sopravvivenza in un mondo dove ognuno cerca di fare le scarpe al prossimo: una ribellione alla società che cerca di sopraffarti! Il raggiro è una forma d’arte in un consorzio umano dominato dalla bruta ingiustizia, in cui vige la legge del più forte: la turlupinatura è un gioco, in una giungla crudele dove si opprimono i deboli e si prendono a calci i vecchietti”. Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli) ci ha mostrato, in una occasione, la moglie di Ebenezer, senza mai però dirci niente altro di lui: mi è sembrato giusto provare a svelare io qualche retroscena, a costo di fargli rubare la ribalta a Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales che, per una volta, non è l’unica star. Fra due mesi sarà la volta di "Cico Detective" che io ritengo, con "Cico Agente Segreto", il migliore fra gli episodi scritti da me.

giovedì 18 dicembre 2014

MORTIMER: ULTIMO ATTO



Dunque, è calata la tela. E’ giunto infatti in edicola “Mortimer: ultimo atto”, l’albo di Zagor n° 593 (Zenith 644) datato dicembre 2014. I testi sono miei, i disegni di Marco Verni e la copertina di Gallieno Ferri. Si tratta della quarta e ultima puntata di una storia iniziata a metà dell’albo di settembre, “Tornando a casa”. Di tutte le precedenti puntate (comprese quelle intitolate “Vendetta trasversale” e “L’incendio della ‘Golden Baby’”) abbiamo già parlato in questo spazio. Non c’è molto da aggiungere, se non che questo racconto sembra aver, una volta tanto, accontentato tutti, o quasi. Il “quasi” lo aggiungo perché non si sa mai, ma i riscontri di cui mi è giunta l’eco sono positivi. Durante i miei numerosi incontri con i lettori ho ricevuto complimenti calorosissimi, e lo stesso si può dire dei tanti messaggi via SMS, Facebook, Twitter. Persino Cristian Di Clemente, il recensore di uBC, mai tenero nei miei confronti, stavolta inizia il suo commento, intitolato “Qualcuno deve morire”, scrivendo: “Senza troppi giri di parole, diciamolo subito: Mortimer: ultimo atto, dove va in scena, appunto, lo scontro finale tra lo Spirito con la Scure e il suo nemico più rilevante degli ultimi duecento albi, sfiora il capolavoro”.

Uno degli albi della prima storia con Mortimer
Proprio mentre sulla serie regolare assistiamo all'ultimo atto, in edicola arriva la ristampa del primo: sulla Collezione Storica a colori esce infatti la riproposta de "I bassifondi di New York", il primo capitolo della lunga saga mortimeriana (iniziata sull'albo "Le armi fatali", Zagor n° 394, del maggio 1998). Il blog zagoriano di Marco Corbetta se ne è occupato con un articolo che vi invito  a leggere cliccando qui. Proprio lo stesso Corbetta mi ha voluto regalare il bastone che vedete nella foto qui sotto (in cui compare anche lui), identico a quello di Mortimer: un dono bellissimo per cui non lo ringrazierò mai abbastanza.

Il bastone di Mortimer, regala di Marco Corbetta (con me nella foto)

Se non avete ancora letto l’albo, fatelo prima di proseguire la lettura di questo articolo, che contiene indicazioni sul finale. Già, perché la domanda che tutti mi fanno è: “Ma è davvero morto?”.  Già altre volte, in passato, il diabolico Mortimer si era fatto credere passato a miglior vita (una volta lo avevamo addirittura visto finire impiccato, un’altra sembrava affogato in un fiume, in una terza occasione Zagor si illude che sia stato divorato dagli squali). Uno come lui, chissà cosa può aver concegnato per cavarsela ancora. Tuttavia, lo Spirito con la Scure e Cico non sembrano aver dubbi davanti al suo cadavere, al punto che lo seppelliscono. Dunque? Dunque, per me, come per l’eroe di Darkwood, il criminale è morto e non c’è motive di dubitarne. C’è chi si è lamentato della cosa, chi se ne è rallegrato, chi ha comunque apprezzato il mio “coraggio” nel sacrificare un avversario così importante. 

Va detto, però, che non sono mai mancati agli sceneggiatori di fumetti gli espedienti per far risorgere i villains più richiesti dal pubblico. Tutte le saghe degli eroi di carta sono pieni di ritorni impossibili. Talvolta sono gli stessi protaginisti a morire e risorgere. In ambito letterario, è celebre l’esempio di Sherlock Holmes, morto cadendo nelle cascate di Reichenbach in Svizzera, in un racconto intitolato "L'ultima avventura" (1893) con il quale il suo creatore, Arthur Conan Doyle, intendeva liberarsi di lui, salvo dopo venir costretto a tornare sui suoi passi a furor di popolo, dato che i lettori pretendevano il ritorno sulla scena dell’investigatore. Guarda caso, Sherlock Holmes muore precipitando insieme al suo acerrimo nemico, un genio del male (il "Napoleone del crimine") chiamato Moriarty. Ed è proprio a James Moriarty, come ho già spiegato, che Mortimer deve il suo nome. Dunque i due criminali finiscono allo stesso modo: cadendo giù da un balzo d’acqua (ovviamente non è un caso: la mia è una citazione). Dalla stessa caduta, Holmes si salva, con un espediente (un po’ forzato) escogitato dal suo creatore. Qual è questo espediente? Beh, vi lascio il gusto di andarlo a scoprire rispolverando i vostri volumi dell’opera omnia di Conan Doyle. Prometto che non utilizzerò mai quel trucco lì per far risorgere Mortimer. Però sappiate che è stato possibile, al detective di Baker Street, sopravvivere con un escamotage alla stessa caduta che ha ucciso (forse) sia Moriarty (il cui corpo non è mai stato ritrovato) sia Mortimer (il cui corpo è stato sepolto). 

Infine, due parole sulla volpe a pallini. In tanti mi hanno detto di essersi commossi leggendo l’ultima tavola del racconto. Su Twitter, un lettore ha scritto: “Lo sapevo che esisteva”. Al che mi sono commosso anche io, perché l’idea che qualcuno per anni e anni, in mezzo ai guai e ai problemi della vita, conservasse dentro di sè il pensiero che la volpe di Doney esistesse davvero, è commovente. Se è vero che io ho ucciso un personaggio nolittiano, appunto Doney, è altrettanto vero che ne ho inserito nella serie un altro, la volpe a pallini, che tutti sapevamo esistere, ma che non si era mai visto.






giovedì 4 dicembre 2014

INCONTRO A TULAROSA




Non ci avrei mai scommesso, venticinque anni fa, quando ho cominciato a scrivere fumetti per mestiere, però è accaduto. E' uscita in edicola la mia prima storia di Tex. Un racconto breve di sole trentadue tavole, ma ha per protagonista Aquila della Notte e dunque ho potuto realizzare un altro dei miei sogni. Perché riuscire a pubblicare una storia del Ranger è un traguardo importante e sono felice di averlo tagliato, indipendentemente dal fatto che l'evento possa ripetersi. La storia a mia firma si intitola "Incontro a Tularosa" ed è il secondo, in ordine di apparizione, all'interno di una antologia di quattro episodi contenuti nel sesto "Color Tex", una collana semestrale in policromia che alterna, nei suoi numeri, avventure lunghe a raccolte di storie brevi (come in questo caso). 

Copertina di Giulio De Vita

Il mio nome è finito, peraltro, in mezzo a quelli di tre colleghi straordinariamente bravi: Michele Medda, Mauro Boselli e Roberto Recchioni. Perciò, ho avuto il problema di tener testa, quanto a qualità del mio lavoro, al confronto con la loro. Per fortuna ho avuto come partner grafico un disegnatore di grande talento: Giuseppe Camuncoli, uno degli illustratori italiani più famosi all'estero per la sua attività in ambito Marvel, in particolare a sulle pagine dell'Uomo Ragno.

Moreno Burattini e Giuseppe Camuncoli

Gli altri disegnatori del Color sono Michele Benevento, Luca Rossi e Andrea Accardi: anche in questo caso si tratta di fuoriclasse. Al poker d'assi va aggiunto il jolly Giulio De Vita, autore della copertina. Di tutti costoro si è parlato in una conferenza dedicata a Tex svoltasi a Lucca Comics, che io stesso ho moderato intervistando Mauro Boselli e tanti altri autori, e che potete vedere in streaming sul sito Bonelli cliccando qui. Trovo ottimo il lavoro di Camuncoli su Tex perché ha saputo mettersi dal servizio dell'eroe e del racconto, senza rinnegare se stesso ma anche senza stravolgere il personaggio. Un vero professionista, Giuseppe, in grado di passare dai supereroi al western con uguale efficacia.  Qui di seguito vedete due tavole di esempio, colorate da Beniamino Del Vecchio.



Non è stato facile scrivere le trentadue tavole di "Incontro a Tularosa". Primo, perché Tex è un personaggio con così tanta storia alle spalle, così tanta ortodossia da rispettare, così tanta tradizione nel cui solco inserirsi, con tanto pubblico (e pubblico attento) da accontentare che davvero ogni vignetta pone dei dubbi sul modo migliore di impostarla. Dunque ho dovuto riflettere su tutti gli atteggiamenti di Aquila della Notte, compreso il particolare se potesse appoggiare o no il cappello sul tavolo del saloon. In secondo luogo, mi veniva chiesta una storia breve: cosa ben più difficile da realizzare di una lunga. Serviva un soggetto con una idea fulminante e una sceneggiatura calibrata al millimetro. Ho fatto quel che ho potuto, e giudicherete voi. La trama, un western di scenario messicano, molto crudo, è stata scelta fra una rosa di quattro proposte a Boselli, una con Tex da solo e poi una in coppia con ognuno dei tre pards.


Giuseppe Camuncoli nel suo studio

Giuseppe Camuncoli fra Mauro Laurenti e il sottoscritto

La domanda che tutti mi pongono, adesso, è se ci saranno altre storie di Tex scritte da me. Per il momento, ne ho sceneggiata un'altra, anch'essa di trentadue tavole, che dovrebbe finire nel Color autunnale del 2016 (salvo diverso parere del curatore). I disegni sono stati affidati a Michele Rubini e, questa volta, si tratterà di una storia horror-fantastica. Se poi mi verrà chiesto di occuparmi di una storia lunga, sarò lieto di mettermi a disposizione, a patto che non venga messo a rischio il mio lavoro su Zagor, che resta il mio interesse principale.


Giuseppe Camuncoli con Zagor Collezione Storica a colori.


giovedì 27 novembre 2014

NELLO STUDIO DI FERRI



Si è svolta a Santa Margherita Ligure (Genova), tra il 22 e il 29 novembre 2014, una mostra dedicata a Gallieno Ferri in cui sono state esposte oltre quaranta tavole originali del maestro. Nei giorni di sabato 22 e domenica 24 io e lui siamo stati invitati dall'amministrazione comunale a partecipare a un incontro con il pubblico nel Castello della cittadina ligure, e a presenziare alla distribuzione delle cartoline con uno speciale annullo filatelico.

La cartolina con l'annullo filatelico zagoriano



Per l'occasione ho curato, con Ruzica Babic, titolare della locale Galleria Libreria dell'Arco e organizzatrice dell'evento, un albetto speciale di trentadue pagine brossurate contenente un mio racconto in prosa con Zagor protagonista, intitolato “La capanna nella palude” e corredato da decine di illustrazioni rare o poco viste di Ferri (dietro una copertina inedita). Per riuscire a impossessarsi di una delle ultime copie (dato che la tiratura è stata limitata), basta telefonare al numero 0185 285276. Si tratta della seconda avventura "scritta" dello Spirito con la Scure, dopo "Le mura di Jericho", il romanzo zagoriano pubblicato nel 2011 da Cartoon Club (e tutte e due portano la mia firma). Altri gadget sono stati un poster e una stampa numerata e firmata da Gallieno.

Il grande poster realizzato da Ferri per la mostra


All'inaugurazione della mostra erano presenti anche alcuni autori (Marcello Mangiantini, Mirko Perniola e Jacopo Rauch) ma soprattutto numerosi frequentatori del forum SCLS che hanno tenuto proprio a Santa Margherita il loro raduno, giungendo da tutta Italia. Il sindaco di Santa Margherita Paolo Donadoni, giovane e, cosa che non guasta, appassionato di fumetti, si è dichiarato interessato a proseguire l'organizzazione di eventi fumettistici anche in futuro. I forumisti hanno promosso tra di loro (e tra gli autori presenti) una raccolta fondi in aiuto agli alluvionati liguri e sono stati messi insieme quasi cinquecento euro. Complimenti agli zagoriani!

Jacopo Rauch e Mirko Perniola con le dolci metà

La manifestazione è stata un successo, a dimostrazione dell'entusiasmo che Zagor riesce ancora a suscitare. Gallieno Ferri si è seduto a cena con i lettori la sera del 22 ma, soprattutto, ha proposto di organizzare una tavolata a Recco (là dove vive) per il pranzo del giorno successivo, ed è attorno a lui che un nutrito gruppo di appassionati si è radunato per gustare la famosa focaccia con il formaggio. Di tutto questo fanno la cronaca, più delle parole, le foto che seguono. Ma, soprattutto, ho potuto realizzare qualche scatto anche nello studio di Gallieno Ferri: li trovate in fondo alla carrellata.

Gallieno Ferri nella Galleria Libreria dell'Arco a Santa Margherita Ligure


Il castello sede della mostra

Il mare di Santa Margherita Ligure da una finestra del castello

Mostra al castello

Gallieno Ferri accanto a una delle tavole in mostra

Un vero appassionato con la cover zagoriana del telefonino

Il tavolo della presentazione. Ferri è tra Ruzica Babuc e il sindaco Paolo Donadoni


Marcello Mangiantini, Gallieno Ferri e Moreno Burattini

Tavole in mostra

Autografi sull'albetto



Ruzica Babic della Galleria Libreria dell'Arco e la forumista Tesla

La focaccia col formaggio 

Esperienza mistica a Recco

Tavolata di autori e lettori a Recco

A tavola a Recco con Ferri e i lettori di Zagor

Un disegno spiritoso di Ferri con testi miei: Zagor colpisce un minaccioso polpo pronto per la padella

Una libreria in casa Ferri


Il tavolo da lavoro di Ferri

Una tavola in lavorazione

Gli attrezzi da disegno di Gallieno Ferri

Gallieno Ferri davanti al suo tavolo da lavoro

Due strisce di una storia in lavorazione

Io con Gallieno nel suo studio

Il modellino di un gozzo ligure con la sagoma di Zagor a bordo

Le mani del Maestro