domenica 26 novembre 2023

LE STORIE DI DRUNKY DUCK

 
 

 
E’ uscito da qualche giorno in edicola “Le storie di Drunky Duck”, undicesimo numero della testata Zagor Più (novembre 2023). Vedete qui sopra la copertina di Alessandro Piccinelli, che cita quella del classico “Zagor Story”, illustrata a suo tempo da Gallieno Ferri. Si tratta della decima raccolta de “I racconti di Darkwood”, la serie-nella-serie inaugurata nel settembre 2017 con il Maxi Zagor n° 31, che proponeva cinque storie brevi contenute in una “cornice” narrativa che le presentava e giustificava, fungendo da sesta storia autoconclusiva essa stessa. L’iniziativa permetteva a autori ospiti (sceneggiatori e disegnatori) di confrontarsi con la leggenda dello Spirito con la Scure, godendo di maggiore libertà espressiva quanto a impaginazione delle tavole, nel rispetto, comunque, della tradizione zagoriana.
 
Traccerò qui di seguito una brevissima cronistoria di questo tipo di proposta, per arrivare poi, molto velocemente, a dire la mia sull’uscita più recente (con qualche stoccata polemica in risposta a fendenti altrui)

Nella prima antologia, tanto perché le cose fossero subito chiare,  vedemmo Zagor disegnato da Lola Airaghi, Dante Bastianoni e da Romeo Toffanetti, giusto per citare i nomi di alcuni illustratori; ma ci fu anche il ritorno di Marcello Toninelli e l’esordio di Gabriella Contu e Paolo Di Orazio alla scrittura dei testi.  L’esperimento venne accolto con favore. Così, nel gennaio del 2019 “I racconti di Darkwood” tornarono in edicola con il Maxi n° 35, “Brividi da Altrove”, che vide l’esordio di Stefano Voltolini (giunto nel nostro staff dopo essere stato una colonna de “Il Giornalino”) quale autore della “cornice”, incarico che da allora in poi gli sarebbe stato sempre riconfermato. Seguirono altri due Maxi antologici, poi “I racconti di Darkwood” si trasferirono sulla nuova collana “Zagor Più”, inaugurandola con il n° 1, “Le storie di Molti Occhi”, nel maggio 2021. Il resto è cronaca recente, dato che gli albi con i racconti brevi si alternano, nella cronologia della testata, con quelli che contengono una sola avventura lunga, differenziati fra loro anche dal colore in costolina.

Contando anche gli episodi contenuti ne “Le storie di Drunky Duck”, il totale delle short stories proposte fino ad adesso è di ben cinquantasei, che offrono un autentico campionario di mani diverse, interessanti da mettere a confronto fra loro, con nomi ben noti ai lettori zagoriani perché parte dello staff, e molti altri provenienti da esperienze diverse. “Le storie di Drunky Duck” vede l’esordio zagoriano di Elisabetta Barletta, un’altra mano femminile ("Cassidy", "Saguaro"), e dello sceneggiatore Davide Rigamonti, di recente visto alla prova sulla miniserie “Odessa”, però arriva per la prima volta su Zagor anche il veterano Gino Vercelli, noto soprattutto per i suoi Martin Mystére. Altri sorprendenti autrici e autori al loro debutto alle prese con Zagor ci aspettano nella prossima antologia. 
 
 
 


Dato che è consuetudine di questo blog che io mi segnali e commenti quel che di mio esce in edicola, eccomi a farlo. Ne “Le storie di Drunky Duck” ci sono due diverse sceneggiature a mia firma. Una, è la “cornice” (che ha comunque una struttura a sé stante e a sé bastante e funge da quinto racconto leggibile in autonomia), illustrata dal sempre più a suo agio Stefano Voltolini. La seconda è “La follia di Zagor”, affidata alle sapienti mani di Denisio e Nando Esposito. In questo episodio c’è una scena destinata a colpire il lettore e a lasciarlo, per quanto possibile, senza fiato: Lo Spirito con la Scure spara a Cico e lo uccide. Non siamo di fronte a una messinscena, non è un sogno, c’è qualcuno che va a verificare, toccando il cadavere, che proprio di morte si tratta. Ovviamente c’è un trucco, come quello di un prestigiatore. Chi legge, almeno in teoria, dovrebbe incuriosirsi e voler scoprire come sono davvero andate le cose.
 
Vediamo nella recensione del blog “Zagor e altro” che cosa ne pensa Marco Corbetta. Per leggere cliccate sul link.

Riguardo al punto di cui stiamo parlando, il recensore scrive:

Il primo racconto narrato da Drunky Duck, “La follia di Zagor”, spiazza davvero i lettori (che comunque possono ovviamente presumere che l’omicidio di Cico da parte dell’amico nasconda un “trucco”) per buona parte della narrazione. Il bello è scoprire come lo sceneggiatore riesca a motivare la morte di Cico che appare davvero reale!

E’ del resto lo stesso modo di procedere di autori di gialli che depistano i loro lettori: senza volermi paragonare a loro, ma solo per citare due nomi di culto (da me apprezzatissimi), basterà ricordare Agatha Christie e John Dickson Carr. Quando nelle pagine finali dei loro romanzi si arriva alla spiegazione, per il lettore è il momento più bello. Il racconto “La follia di Zagor” non è neppure un vero giallo: c’è un sottofondo da spy-story, poi un intreccio drammatico finché tutto si spiega con una breve sequenza di quattro tavole su quaranta. Se qualcuno è in grado di apprezzare il gioco di prestigio, bene, altrimenti si può rapidamente passare al racconto successivo, di pura azione. In genere si fa così. 
 
Non si può neppure dire che sia strano che Zagor appaia protagonista di un episodio un po’ diverso dal solito, perché, come ben sanno gli appassionati, le avventure dello Spirito con la Scure sono il crocevia dei generi più disparati e della “contaminazione”: chi segue l’eroe di Darkwood non sa mai cosa aspettarsi dal racconto successivo, si potrebbe essere portati per mare o spinti in un deserto. Riguardo al giallo, ricordo che siamo partiti proprio rammentando “Zagor Story”, la cui copertina è stata volutamente citata da Piccinelli, e che è un vero e proprio giallo con tanto di spiegone finale con il quale Nolitta svela l’identità dell’insospettabile assassino.
 
 
 

Eppure, ci sono alcuni che non apprezzano la varietà dei generi. E’ il caso di un detrattore che, riferendosi a “La follia di Zagor” l’ha drasticamente commentata con “da denuncia” proprio sulla mia pagina Facebook (ci sono tanti bei posti in Rete dove poter dir male degli altri, perché mai voler utilizzare proprio il mio piccolo spazio per dir male di me non lo capirò mai - in ogni caso, complimenti, "da denuncia" non me lo aveva detto mai nessuno, e sì che me ne hanno dette di tutti i colori). Non rammento puntualmente il resto delle parole dello stroncatore ma mi pare che il senso fosse più o mano questo: ho deciso che d’ora in poi comprerò soltanto Diabolik. Al che ho risposto: mi pare un ottimo proposito. 
 
Cercando di decifrare quel che si voleva dire, mi sembra di capire “se volevo leggere un fumetto in cui si mettono in atto piani criminali che poi necessitano una spiegazione, leggevo il Re del Terrore”. Il che, al netto delle opinioni personali, mi sembra una bizzarria. Allora, secondo il nostro arguto commentatore, se Zagor vive un’avventura western si potrebbe leggere  Tex, se ne vive una horror si potrebbe leggere Dylan Dog, se si contamina con la fantascienza si potrebbe leggere Natan Never, se si entra nel regno del fantasy si potrebbe leggere Dragonero. Viene da chiedersi che tipo di avventure possa vivere il nostro eroe senza che a qualcuno venga voglia di leggere qualcos’altro. Peraltro, come si è detto, avendo a che fare con un personaggio che da sempre passa da un genere all’altro, trovando proprio in questo passaggio la sua ragion d’essere e il motivo del suo sessantennale successo. Mah.
 
 

 

Leggendo la recensione del blog “Zagor e altro”, c’è un altro spunto di riflessione offerto dalle parole finali di Marco Corbetta:
 
In conclusione, anche questa volta il mio giudizio sui “Racconti di Darkwood” contenuti nel volume è nel suo complesso sostanzialmente positivo, nonostante molti critichino le storie brevi e preferiscano quelle di maggior respiro. Sarà che ultimamente ho meno tempo per leggere, ma mi trovo sempre più a mio agio nell’affrontare “short-stories” che non avventure che si dilungano per mesi…

Si parla di “molti” che criticano le storie brevi preferendo quelle più lunghe. Come al solito, i “molti” sono (naturalmente) i più chiassosi. Basta che su un forum o un gruppo di discussione ci sia un gruppetto che si inalbera, si finisce per sentire soltanto la loro voce. Sembra quasi che il parere di alcuni debba diventare legge: se a me (capopopolo) non piacciono le short stories, non devono essere più pubblicate. In realtà basta aspettare lo “Zagor Più” successivo, perché a ogni antologia di “Racconti di Darkwood” segue un balenottero con una storia lunga. Mi pare molto semplice, benché ci sia chi non ci arriva. Lasciamo le storie brevi a chi le apprezza, non pretendiamo che la Casa editrice produca soltanto ciò che piace a noi. Il nostro intento è di offrire una varietà di proposte adatte a tutti i gusti, ognuno scelga ciò che preferisce. Anzi, “I racconti di Darkwood” sono pensati proprio per piacere a quanti più lettori possibili, visto che ogni albo mette a disposizione stili e autori diversi.  Mi chiedo peraltro se i detrattori delle storie brevi abbiano mai letto racconti come "Brezza di Luna" da cui è nata addirittura la miniserie "Zagor Darkwood Monitor". E se non l'hanno fatto, perché negare che ci possa essere del buono nelle storie bevi? Mah.

 

 

Ma è poi vero che i lettori non gradiscono le storie brevi? Proprio in questi giorni ho letto il n° 24 della rivista “Zagorianità”, che pubblica i risultati di un sondaggio tra gli appassionati, chiamati a esprimersi su quale sia la collana “fuori serie” più apprezzata, scegliendo fra una decina di possibilità. Risultato? Vince la testata “Zagor Più”, con al primo posto sul podio la versione “storia lunga” seguita al secondo posto dalla versione “Racconti di Darkwood”. Quindi, le storie brevi sono preferite persino ai Color o ai tradizionalissimi Speciali.

Voi saluto suggerendovi, se volete ascoltare un commentatore pacato e ragionevole, di guardare o ascoltare questa recensione rintracciabile su TouTube.

 
 

 


domenica 5 novembre 2023

DIARIO LUCCHESE

 

 


Da diverso tempo, per mio esclusivo uso e consumo, tengo un diario. Lo scrivo sul tablet a letto ogni sera, prima di dormire, peraltro dilungandomi nel circostanziare i fatti e nel descrivere le persone, nel riportare conversazioni e riferire sensazioni.  A volte mi verrebbe voglia di mettere tutto on line, ma per fortuna sono abbastanza in me da dirmi da solo “ma sei pazzo?”. Perciò farò come Mark Twain, il quale lasciò come disposizione testamentaria che la pubblicazione dei suoi diari avvenisse solo cento anni dopo la sua morte (cosa che effettivamente è avvenuta). Però, dato che è tradizione di questo blog che io riferisca qualcosa su ciò che ho visto e fatto a Lucca Comics di anno in anno, ho deciso di riportare quasi integralmente la cronaca di uno dei miei tre giorni lucchesi, quello di venerdì 3 novembre 2023, così come l’ho scritta sul mio diario. Dico “quasi integralmente” perché ho eliminato le considerazioni più intime e personali che di sicuro non interessano a nessuno. Leggerete comunque confessioni di ignoranza o di ingenuità di fronte a cose che non so o non capisco che non depongono a mio favore e vanno a mio disdoro, ma se il gioco è quello di mettere in piazza una pagina del mio diario, giocherò. 
 
 
Venerdì 3 novembre 2023

Mi sveglio in albergo alle sette e mezzo e aprendo i messaggi sul cellulare leggo di grossi problemi creati dal fiume Bisenzio a Campi, la cittadina dove ho vissuto trent’anni della mia vita e dove la mia famiglia ha ancora una casa in cui ho depositato libri e fumetti. Cerco notizie in Rete e scopro che intere zone sono state effettivamente allagate. Guai anche a Prato, Pistoia, Pontedera, Rosignano. Ci sono dei morti. Il quartiere dove c’è la nostra casa è stato risparmiato. Chiuse strade, tratti di autostrada, linee ferroviarie. Ripenso a quante volte, quando abitavo a Campi, sono andato a vedere il Bisenzio in piena che sfiorava l’arcata del ponte sotto la Rocca o la passerella vicino al convento delle suore. 
 
Qui a Lucca stamattina non piove, ma soffia un vento terrificante. Immagino che maltempo e alluvioni impediranno o sconsiglieranno a un bel po’ di persone di raggiungerci. Sgomento, avvolto in una sciarpa, cammino per un chilometro e mezzo dall’hotel fino al padiglione Bonelli in piazza Antelminelli. Mi pare di constatare, invece e per fortuna, che di visitatori ce ne siano comunque tanti, venuti da ogni parte d’Italia. Mi rendo conto una volta di più di come il susseguirsi degli impegni e la difficoltà di spostamento a causa della folla non mi permetta mai, e me ne lamento da anni, di visitare tutti gli stand, di fare un giro tranquillo tra i banchi dell’antiquariato, di passeggiare sulle mura. La mia Lucca Comics non è la festa che probabilmente è per i semplici visitatori liberi di andare dove vogliono. In realtà vengo travolto dagli eventi che mi riguardano e non ho il tempo (e, ormai, il fiato) di seguire tutto ed essere aggiornato sulla miriade di cose che escono, che si dicono, che si fanno. Ci sarebbero cento incontri e conferenze a cui vorrei assistere e non posso, è tanto se riesco a visitare qualche mostra (quest’anno, neppure una). E questo, per di più, ignorando completamente il reparto dei games, quello dei manga, quello del fantasy, quelli di cinema e TV (sia detto a mio onta sempiterna). Cerco comunque, ogni anno, dopo la fine della kermesse, di recuperare cronache e commenti e di procurarmi quello che non ho potuto acquistare durante i giorni lucchesi.   
 
 
La variant cover del n° 700 di Zagor, opera di Asaf Hanuka

 
La giornata più impegnativa della mia fiera di questo 2023, appunto quella odierna,  comincia con un turno di firma copie allo stand dedicato all’uopo nel padiglione Bonelli (è il mio terzo firmacopie in tre giorni). Si presentano dei lettori con albi da firmare bagnati dalla pioggia, e allora mi offro, finché ne ho, di sostituire le loro copie con le mie. In genere gli albi da dedicare e autografare sono le variant cover dello Zagor 700 (soprattutto quella di Asaf Hanuka), ma i lettori arrivano anche con altri albi e libri, c’è chi si fa firmare la maglietta, chi la scatola del box zagoriano di quest’anno (che contiene, fra le altre cose, la ristampa anastatica dello Zenith 52 che ho curato con fatica e soddisfazione).
 
 
Apertura del box di Zagor di Lucca 2023

 
Finito il firma copie, con tante chiacchiere e tante foto e tante strette di mano, mi raggiunge James Hogg, il disegnatore con cui pubblico da anni vignette su “Il Vernacoliere” e su varie riviste enigmistiche. Prima o poi le raccoglieremo in un volume, spero.  James, che ha un nome inglese ma è fiorentinissimo,  mi ha rintracciato anche senza avere il telefonino (ne avevo fatto una gag su Facebook pubblicando la sua foto e raccomandando a chi lo avesse visto vagare sperduto di prestargli il cellulare per indirizzarlo verso di me). Con lui, e gli amici Andrea Cipollone e Andrea Nespoli ci sediamo ai tavolini di un bar e offro l’aperitivo. James mi spiega le scadenze delle strisce, le tavole e le vignette che dobbiamo fare nei prossimi giorni, una marea (abbiamo in corso una serie sui i cavericoli, una strip di fantascienza e “Scienza Ridens” su “Focus enigmistica”). A mezzogiorno vengo intervistato da due collaboratori del sito “Meganerd” e credo di averli  intrattenuti più a lungo di quanto avessero  previsto, ma oltre a essere un grafomane sono anche un chiacchierone. È ora di pranzo, perciò porto James in un ristorante dove altre volte mi è capitato di mangiare durante i giorni lucchesi: lui ordina una pizza, io una piatto di trippa alla fiorentina. 
 
Moreno Burattini e James Hogg

 
Conversare amichevolmente, fra tante risate, non ci fa accorgere del tempo che passa, così devo fare una corsa per raggiungere in tempo il PalaDediche, una sala del Palazzo Ducale dove i lettori si sono prenotati per farsi firmare i miei libri di Cut-Up Publishing. L’editore, potendo (per regolamento) sceglierne soltanto due da tenere sul banco, ha optato per “Io e Zagor” e “L’Anatomista Eretico”. Viene abbastanza gente: molti acquistano i volumi direttamente lì, altri portano i libri da casa, c’è anche chi giunge con albi dello Spirito con la Scure. 
 
 


Mi colpisce un tavolo accanto al mio,  dove siede uno scrittore che direi straniero perché autografa e dedica due romanzi che recano un nome dal suono inglese quale autore, romanzi che direi fantasy (e che non conosco). Lo scrittore ha davanti a sé una lunga fila di gente in attesa, decisamente più lunga della mia. Nessuna invidia, però mi chiedo non se quei libri siano davvero appassionanti, senz’altro lo sono, ma come siano stati distribuiti, come quella gente abbia saputo della loro esistenza, in che modo abbiano appreso che lo scrittore era lì, insomma vorrei sapere (e imparare) la strategia di comunicazione della Casa editrice. Al PalaDediche ci sono anche due cosplayer che vengono ogni anno a Lucca, quasi perfette interpretazioni di Bud Spencer e Terence Hill nei panni di Bambino e Trinità. Sono fantastici e mi ci faccio una foto insieme (credo siano gli unici cosplayer visti oggi che abbia capito da che cosa sono vestiti). 
 
Gli unici cosplayer di cui mi sia chiara l'interpretazione

 
Finito il turno di firma copie al Pala Dediche, mi decido a entrare nel mega tendone di Piazza Napoleone (l'indecisione è dovuta al fatto che quest'anno non si capisce come si faccia a entrare) dove trovo lo stand di Allagalla da cui acquisto (per dare il mio contributo alla causa) il libro sull’eutanasia, “Disegni e parole per essere liberi”, a cura di Roberto Guarino, dove sono raccolti testi e disegni di autori di fumetti (da Silver a Sclavi, da Alessandrini a Taglietti) in favore di una normativa che regoli il fine vita e permetta il sacrosanto suicidio assistito o la facoltà di non praticare l’accanimento terapeutico su chi abbia espresso parere contrario. Ci sono anche due miei epigrammi, diversi miei aforismi e una vignetta che ho scritto per James Hogg. Ricevo in omaggio (finalmente) il saggio sulla EsseGesse a cui ho collaborato con un capitolo su Alan Mistero
 
 
 
 
 


Vedo tanta bella roba da comprare in tutti gli stand ma non prendo nulla, perché non posso caricarmi di troppo peso visto il mal di schiena che mi affligge da tempo. Farò acquisti in fumetteria, in libreria o su Amazon nelle prossime settimane. Però incontro, in compagnia di Stefano Bidetti del forum SCLS, l’editore di Zagor in Serbia, il giovane e sempre sorridente
Dušan Mladenović, che ha da consegnarmi una busta di miei albi da lui pubblicati a Belgrado, cosa che mi fa molto piacere - anche se poi devo trasportarli. 
 
 
I "Racconti di Darkwood" in edizione serba.

Incontro anche Nik Guerra, che mi regala una nuova maglietta con la sua sexy eroina Magenta, e un libro che ha appena pubblicato dedicato ai fumetti neri da lui rivisitati (davvero bello). Spero di poter ancora collaborare con lui come avvenne per il volume presentato lo scorso anno, intitolato "13". Non incontro invece Marcello Toninelli, perché non lo trovo, nonostante lo abbia cercato, dopo che Claudio Villa mi ha riferito che lui voleva vedermi. Lo contatterò per mail la prossima settimana. Peraltro Villa mi dice anche che suo figlio Marco si trova benissimo a lavorare con me, su una mia sceneggiatura, cosa che mi fa molto piacere. 
 

 
Tutte queste peregrinazioni mi affaticano la schiena, più che darmi dolore (anche se un po’ me ne danno). Così raggiungo la chiesa di San Giovanni (sconsacrata) dove ogni anno si tiene la conferenza zagoriana. Sono in anticipo di un’ora ma posso sedermi, mentre é in corso un incontro della Bao con due autori statunitensi, Joe Kelly e Ken Niimura. Posso citare i loro nomi soltanto perché ho fatto delle ricerche rientrato a casa, dato che all’esterno della chiesa non trovo l’elenco delle conferenze in programma ma solo un codice da inquadrare con il telefonino per collegarsi a un sito in cui venire informati. A parte la laboriosità fastidiosa dell’operazione, lo sanno tutti che a Lucca Comics la connessione Internet è problematica a causa dei troppi telefonini in giro. In ogni caso, in attesa della mia conferenza, seguo questa che la precede. 
 

Mi colpisce il fatto che i due autori intervistati, ansiosi di libertà creativa, raccontino di aver iniziato a lavorare su alcuni loro progetti prima ancora di trovare un editore, dichiaratamente non preoccupandosi di assecondare e intercettare i gusti del pubblico ma facendo ciò che a loro più piaceva, sulla base del principio secondo il quale “se piace a noi, piacerà anche a qualcun altro”. Addirittura uno dei due ha ritenuto che per disegnare una certa storia avrebbe dovuto trasferirsi a Parigi e lo ha fatto. Insomma, sembra che non debbano lavorare per vivere, non abbiano scadenze da rispettare, conti da pagare, famiglie da mantenere. Forse avevano e hanno altri lavori, altre fonti di guadagno, oppure ricevono così tante royalties da pubblicazioni precedenti che possono vivere di rendita prendendosi il tempo che serve per le nuove opere. Ci sono evidentemente dinamiche creative ed editoriali del tutto diverse da quelle a cui sono abituato io, che campo di fumetto seriale artigianale senza pretese artistiche. 
 

Avrei voluto alzare la mano e chiedere di chiarire questo aspetto pratico ed economico del lavoro dello sceneggiatore e del disegnatore, che mi hanno comunque fatto un’ottima impressione. Ottima impressione ricavo anche dal conduttore dell’intervista e interprete per la traduzione, che credo sia Michele Foschini, direttore della Bao, il quale ha dichiarato che un certo volume dei due americani ha venduto in Italia venticinquemila copie, cifra assolutamente notevole (pare che l’Italia sia il Paese dove quel libro ha venduto di più, nel mondo, dopo gli Stati Uniti). Peccato che durante l’intervista non siano state proiettate immagini  delle opere di cui si stava parlando. Mi riprometto di scoprire tutto. Peccato anche che gli spettatori fossero relativamente pochi, forse una ventina. Invece la chiesa si riempie per l’incontro successivo, quello appunto a cui devo partecipare anche io, parlando dei programmi di Zagor per 2024. Prima che la conferenza cominci saluto vecchi amici come Marco Corbetta e famiglia, o Elvezio Pesci, che ha dato il volto a un personaggio del microcosmo dello Spirito con la Scure, Elvin Fishburne, e tanti altri lettori che mi chiedono foto e autografi. 
 

La prima volta che in redazione abbiamo cominciato a organizzare la conferenza scegliendo le immagini eravamo io e Luca Del Savio, convinti che avremmo fatto il consueto incontro a due voci chiamando eventualmente sul palco qualcuno degli autori presenti. Invece scopro che abbiamo un presentatore, Alberto Rigoni, una personalità di spicco tra gli organizzatori di Lucca Comics, che oltre a portare il saluto dello staff dirigenziale si occupa di parlare dei fratelli Tomer e Asaf Hanuka, i due disegnatori israeliani autori del poster della manifestazione e (il solo Asaf) di una variant cover del numero 700 di Zagor. I due artisti avrebbero dovuto essere presenti in sala e se ci fossero stati li avremmo chiamati a parlarci della loro passione zagoriana (nata grazie all’edizione israeliana delle avventure di Zagor, pubblicate per un certo tempo, in anni passati, a Tel Aviv). Purtroppo i fratelli Hanuka hanno preferito non venire a Lucca in un frangente delicato in cui ci sono contestazioni per il patrocinio di Israele alla manifestazione (patrocinio dovuto appunto alla loro presenza). Personalmente la giudico una sconfitta rispetto allo slogan “Together” che dà il titolo all’illustrazione realizzata dai due (peraltro autori di fama internazionale e non attivisti politici), e rispetto anche allo spirito dello stesso personaggio di Zagor che, come ho detto prendendo anch’io la parola, di mestiere fa il peacekeeper. Comunque Rigoni spiega bene perché gli Hanuka non ci siano, se ne rammarica pacatamente e lascia la parola a me e a Del Savio, che iniziamo la nostra conferenza di fronte a un pubblico davvero folto. 
 
Moreno Burattini e Silvia Riccò


Fra le cose che ho escogitato per rendere più accattivante l’incontro, c’è la convocazione di Silvia Riccò, chiamata a fare l’unboxing della scatola in legno contenente materiale zagoriano, distribuita a Lucca. Silvia è infatti una youtuber che fa spesso video di unboxing ed è divertente vederla all’opera. Credo che anche il pubblico si sia divertito. Intervengono anche Giorgio Giusfredi, Alessandro Piccinelli e Stefano Fantelli. Alla fine Alberto Rigoni, che non mi conosceva prima di oggi, si complimenta per come abbiamo intrattenuto i presenti e dice di aver ammirato le tavole mostrate sullo schermo. Erano seduti tra il pubblico anche Davide Bonelli e Michele Masiero. Alla fine della conferenza rimango ancora un po’ a firmare autografi e dire facezie, poi finalmente posso riprendere la strada di casa. Mentre eravamo in conferenza fuori si è scatenato il diluvio universale, ma uscendo non piove più. Raggiungo la Juke parcheggiata dietro l’albergo. Carico zaino e sacchetti, imbocco l’autostrada. Anche quest’anno Lucca Comics è passata.