domenica 31 dicembre 2017

TUTTI I MIEI FUMETTI DEL 2017

Ecco i fumetti a mia firma usciti nel corso del 2017.
L'elenco non comprende le tante ristampe.



Zagor: Le strade di New York
su Maxi Zagor n° 29
Gennaio 2017

286 tavole - disegni di Marcello Mangiantini




Zagor: Terranova!
su Zagor Zenith 670/672 (Zagor 619-621)
febbraio-aprile 2017
Sergio Bonelli Editore
232 tavole - disegni di Roberto Piere






Zagor: Il grido della banshee
su Zagor Zenith 672/673 (Zagor 621-622)

aprile - maggio 2017
Sergio Bonelli Editore
144 tavole - disegni di Giuliano Piccininno





Zagor: Cico cacciatore di mostri
albetto speciale per Cronaca di Topolinia
Maggio 2017
8 tavole illustrate  (una tavola ciascuno) da Marco Verni, Gianni Sedioli, Marcello Mangiantini, Massimo Pesce, Stefano e Domenico Di Vitto, Giuliano Picininno, Raffaele Della Monica e Walter Venturi.







Zagor: Tentacoli!

su Zagor Zenith 677/678 (Zagor 626/627)
settembre-ottobre 2017
Sergio Bonelli Editore
188 tavole - disegni di Marco Verni



Zagor: I racconti di Darkwood
su Maxi Zagor n° 31
Settembre 2017
98 tavole - disegni di Raffaele Della Monica




Zagor: Brezza di Luna
su Maxi Zagor n° 31
Settembre 2017
36 tavole - disegni di Lola Airaghi




Battista il Collezionista
su SCLS Magazine n° 15 "Speciale Moreno Burattini"
4 tavole inedite (più tutte le altre già pubblicate raccolte in volume)
disegni di Marcello Mangiantini
con mia copertina
Edizioni SCLS Magazine
dicembre 2017




Professor Gustavo La Passera - Ginecologo
e altre vignette
Edizioni Cut Up 
Vignette e strisce raccolte con vari altri testi comici
Disegni di James Hogg e miei
Ottobre 2017



Vignette varie pubblicate su "Il Vernacoliere"
Mario Cardinali Editore
Disegni di James Hogg





Vignette varie pubblicate su "Enigmistica Più"
Cairo Editore
Disegni di James Hogg

mercoledì 27 dicembre 2017

LO ZAGOR DEI RECORD



Come ogni anno in questo periodo, Saverio Ceri ha pubblicato su Dime Web la sua rubrica in cui dà i numeri. Quella cioè in cui riporta statistiche e classifiche sulla produzione bonelliana durante l’anno solare che va a concludersi. I dati evidenziano il risultato record per la produzioine zagoriana 2017 che, grazie anche alla miniserie di Cico, ha sfornato quest’anno ben 2764 pagine a fumetti, superando la boa delle ottantamila tavole nella storia del personaggio. Da notare che io, in redazione, sono solo a occuparmi dello Spirito con la Scure e lavoro part-time (tredici giorni ogni mese). Sono stato anche lo sceneggiatore zagoriano più prolifico: "Venticinquesimo scudetto per Moreno Burattini con 984 tavole tra gli sceneggiatori, e terza vittoria per Marcello Mangiantini tra i disegnatori con 326 pagine pubblicate negli ultimi dodici mesi". Per la cronaca, è il mio 27esimo anno consecutivo in Bonelli. 

A giudicare da questi numeri la salute dell'eroe di Darkwood è invidiabile: Zagor è la terza serie della casa editrice per numero di tavole pubblicate: in totale 18 albi, più i sei della miniserie “Cico a spasso nel tempo”.  Io sono il sesto sceneggiatore della Bonelli per numero di tavole pubblicate nel 2017, ma va considerato che scrivo soltanto Zagor (i cinque che mi precedono hanno ottenuto il loro risultato lavorando su più collane). Fra i primi dieci disegnatori più pubblicati, cinque sono zagoriani: in ordine di classifica  Mangiantini, Venturi, Verni, Torricelli, Pesce. Dime Web segnala la pubblicazione delle ultime 63 tavole disegnate da Gallieno Ferri, a 56 anni dall’esordio bonelliano. Alessandro Piccinelli (che ormai ha convinto tutti eccetto i soliti giapponesi rimasti a far guerra nella giungla) è il secondo copertinista più prolifico (18 cover), dopo il dilaniato Gigi Cavenago (22) e a pari merito con Claudio Villa. Fra le “classifiche storiche”, Ceri riporta solo quella del decennio in corso (2010-2017). Tra i più pubblicati in casa Bonelli in questo periodo io sono secondo (7770 tavole) dopo l’outsider Mauro Boselli (14475), in quale figura comunque anche come sceneggiatore di Zagor.

Tutti questi numeri testimoniano l’invidiabile vitalità dello Spirito con la Scure, che vede crescere il numero di pagine pubblicate (non accadrebbe se le vendite fossero ai minimi termini), e quanto funzioni il gioco di squadra che cerco con entusiasmo di incentivare. Se si considerano le pubblicazioni anche realizzate da altri al di fuori della Bonelli collegate a Zagor c’è da stupirsi per la quantità e qualità delle proposte: vari numeri di riviste prodotte da gruppi e associazioni (“SCLS Magazine” e “Zagorianità”), la ristampa degli albi di Cico a colori della If, l’albetto inedito dedicato sempre al messicano da “Cronaca di Topolinia”, la Collezione Storica di Repubblica. Ma anche la Bonelli ha realizzato numerose iniziative per il circuito librario: volumi, variant cover, poster, il DVD del film “Noi, Zagor”. Per non parlare di Zagor richiesto come testimonial da Intesa Sanpaolo e dall’Unicef, delle edizioni straniere, delle mostre organizzate in Italia e all’estero, dei forum e dei gruppi Facebook. Insomma, un bilancio entusiasmante.

Tuttavia, per non farci mancare nulla e dare spazio anche alla voce della detrazione, leggo sulla mia pagina Facebook (che a rigor di logica dovrebbe essere evitata dai detrattori, ma che invece il gruppetto frequenta assiduamente con evidente spirito masochistico) un commento che esprime desolazione per  “le moltissime delusioni del recente passato" (testuali parole). Giusto per capire: il color con l'ultima storia di Ferri, una delusione. Il Maxi dei Racconti di Darkwood, una delusione. L'esordio di Piere con la storia fra i ghiacci, una delusione. L'esordio di Piccininno con le banshee, una delusione. Il ritorno di Takeda, una delusione. Il ritorno di Smirnoff, una delusione. Il Maxi a New York di Mangiantini, una delusione. Lo Speciale di Sedioli/Verni con il gadget allegato, una delusione. La miniserie di Cico, una delusione. I mostri di "Tentacoli" disegnati da Verni, una delusione. Ne prendo atto. Certo è difficile accontentare la gente.

Auguri comunque per uno splendido 2018 a tutti i lettori (ciascuno ugualmente importante) e alla squadra dei miei collaboratori, dal primo all'ultimo (in ordine alfabetico) amici carissimi. Auguri anche alla brava Alessia Martusciello autrice dello Zagor dell'illustrazione che apre questo post.

martedì 26 dicembre 2017

IL CLUB DELL'ORRORE





Di Andrea Bacci, intraprendente fumettomane-fumettaro di Campi Bisanzio (la città a due passi di Firenze dove ho vissuto per trent'anni della mia vita), mi è già capitato di parlare quando dedicai un articolo di questo blog alla sua super eroina a fumetti Lady Viola e alla casa editrice Andrea Bacci Editore che ne pubblicava, in maniera autoprodotta, le avventure. Già allora lodavo, stupito per il suo coraggio e la voglia di fare, la capacità di Andrea di realizzare con i propri mezzi i suoi progetti e i suoi sogni, senza lasciarsi scoraggiare e riuscendo comunque a portare a casa dei risultati. 

A distanza di tempo, Bacci è riuscito di nuovo a stupirmi, quando mi ha chiesto se lo autorizzavo a realizzare un film ispirato (in parte) a un paio di miei racconti "inquieti" contenuti nell'antologia "Dall'altra parte" (Cut Up). "Un film?", ho chiesto meravigliato, non avendo mai pensato a lui come a un cineasta. "Una produzione amatoriale, fatta in casa", mi ha risposto. Ho immediatamente dato il mio OK, curioso di vedere il risultato. E il risultato è arrivato sotto forma di DVD che mi sono goduto in questi giorni con grande divertimento, dopo che a Campi Bisanzio ci sono stare proiezioni pubbliche. Il film si intitola "Il Club dell'Orrore", e i protagonisti sono tre ragazzi molto simili a quelli dei "Tre Investigatori" del Giallo dei Ragazzi, più due ragazze appena più grandi, che con loro formano una sorta di "Banda dei Cinque" impelagata in una serie di storie horror di provincia, ciascuna con un suo sviluppo autonomo ma in qualche modo collegate fra di loro, un una sorta di "Creepshow", film non a caso espressamente citato da Bacci. 

Illustrazione di Stefano Babini per il racconto di Moreno Burattini
"La bella e la bestia" contenuto in "Dall'altra parte".
Due di queste storie sono appunto tratte dai miei racconti, per la precisione "La bella e la bestia" e "Cuore di figlio" (nel libro, illustrati da Stefano Babini e da Alessandro Chiarolla). Nella vicenda tratta da "Cuore di figlio" recita l'unico attore professionista del film, Bruno Santini, un mio caro amico di cui ho parlato altre volte avendo illustrato (io) un suo libro per bambini e avendo (lui) letto in più occasioni le poesie di Giuseppe Geri, poeta illetterate a cui ho dedicato due libri e delle liriche del quale ho organizzato diverse reading. A parte Bruno, che dimostra il suo talento, tutti gli altri attori sono assolutamente dilettanti. Il film è stato prodotto a chilometri zero e praticamente a costo zero.
La faccenda mi è sembrata così tanto interessante che ho voluto chiedere ad Andrea Bacci un po' di informazioni su come abbia immaginato e poi realizzato il progetto. Ecco quel che Andrea mi ha scritto.


IL CLUB DELL'ORRORE
di Andrea Bacci

Come nasce il film? Nasce come un gioco fatto con i miei figli di nove e tredici anni, dopo una domanda di mio figlio Bryan: "Babbo, mi togli una curiosità? Sono due anni che hai comprato la telecamera, ma non l'hai mai usata neanche una volta, che l'hai comprata a fare?". "Giusto, hai ragione, usiamola, facciamo un film!". "Figurati: ora fai un film, come fosse facile!". No, non è facile ma se ci si impegna, ingegna e diverte si fa! Abbiamo chiamato un po' di gente, quasi tutti amici e parenti, tutti che non avevano mai recitato, tranne uno, un amico che è un grande attore, Bruno Santini, e a fine maggio abbiamo iniziato a girare, soprattutto la sera dopocena e il fine settimana e i primo di ottobre abbiamo finito. Poi un mese di montaggio ed ecco il film. Un horror, ma un horror soprattutto per bambini, che lo possa vedere anche un bambino delle elementari. Un paio di scene, tipo uno sbudellamento, lo avrei potuto fare più realistico aggiungendo molto più sangue, ma non l'ho fatto, preferisco che se un bambino lo vede ci faccia un sorriso invece che rimanerci male. Io non lo chiamo ne film indipendente ne amatoriale, io lo chiamo un film "artigianale". E' stato girato tutto con la mia piccola telecamera digitale, senza microfoni e con luci casalinghe nelle scene notturne. Quindi ogni fruscio nel sonoro e piccola sfocatura o altre imperfezioni sono da considerarsi dei pregi non dei difetti!  Effetti speciali tutti fatti da me alla meglio, arrangiati guardando su Internet come fare o con quello che ho trovato in casa. Ad esempio il mostro rosso in copertina l'ho improvvisato in cucina prima delle riprese, è tutto trucco rosso per il corpo, marmellata e carta igienica, gli altri tre mostri ho comprato del lattice liquido per le maschere e della plastica termo modellabile per denti e artigli. Prima mi ero informato in una ditta che fa veri effetti speciali a Scandicci e ho subito abbandonato l'idea: una sola maschera o un trucco per uno solo dei quattro mostri previsti dal copione mi costava più di quanto mi è costato tutto il film, film non a basso costo ma proprio a costo zero!  Il montaggio lo ha fatto un mio amico che fa di mestiere il regista e montatore, e anche a lui è piaciuto, ed è già tre volte che mi dice che vuole rifare il film con strumentazione professionista, tecnici audio e video, attori veri, effetti speciali veri, farlo durare di più, modificare alcune scene e dialoghi, eccetera. Chissà mai si faccia davvero la versione "seria"?


La copertina del libro che contiene due dei racconti
che hanno ispirato il film di Andrea Bacci.
Il titolo è un omaggio al primo speciale di Dylan Dog, di cui sono lettore fin dalla prima uscita quando ero alle medie. Nella sceneggiatura originale il titolo doveva essere “La Casa sull’albero” il Club dei ragazzini era su una casa su un albero, ma ho girato molto prima delle riprese ma non l’ho trovata, ho pensato di costruirne una ma, non ho un albero abbastanza grande in giardino. Quindi ho cambiato titolo e location, come ho fatto spesso in tutto il film, arrangiandomi con i posti e le persone che ho trovato sul momento. Ad esempio in una scena ci dovevano essere due adolescenti che si baciavano, non trovando una ragazza per la parte ho modificato battute e scena con due ragazzi che bevono e fumano. All’inizio delle riprese sono stato sempre solo, io e i bambini, cinque quasi sempre, ed è stato un manicomio: pensavo che una volta girate le scene con i bambini sarebbe stato tutto più facile, ed è stato vero in parte. Poveri bambini, erano felici di fare il film, ma si stancavano presto, e anche se ci siamo visti parecchie volte sia di giorno che di notte, anche se erano stanchi o annoiati dopo ore di riprese, dovevamo assolutamente finire la scena che avevamo iniziato quel giorno. Ad esempio una scena all’interno del Club, un casottino di legno, l’abbiamo girata 130 volte! Quasi quattro ore per una scena di 3 minuti circa, ma dovevamo farla almeno una volta bene! Girando quando potevamo, o meglio quando erano tutti disponibili e spesso o mancava uno o mancava un’ altro, è capitato che la la prima scena l’abbiamo girata i primi di giugno, ad esempio mentre dialogano ed entrano in un campo di grano, la sequenza dopo oltrepassato il campo di grano fatta un mese dopo, col rischio di tornare sul set e trovare il grano tagliato. Dopo i bambini sono passato ai grandi, ed è stata una bella sorpresa che una volta girate le loro scene, tutti o quasi alla fine mi hanno detto: "Anche se non ci sono io la prossima volta posso venire? Almeno ti aiuto in qualche modo!". Praticamente tutta la seconda parte del film l’ho fatta sempre con 3 o 4 persone che mi aiutavano. E meno male, ci sono state scene soprattutto di notte che da solo forse non sarei mai riuscito a girare.
Ci sono state scene girate in posti molto frequentati o con via vai di gente e macchine che ci facevano interrompere di continuo le riprese, ma uno dei posti più divertenti dove abbiamo girato sia di giorno che di notte è stato un piccolo cimitero, dove interrompevamo le riprese ogni volta che arrivava qualcuno, aspettavamo che facesse quello che doveva fare sulle tombe dei loro cari e poi riprendevamo. Un signore molto anziano non ha resistito e mi ha chiesto: "Scusi, ma che siete a fare?" Io: "Un documentario sui cimiteri della Toscana!". Lui: "Allegro non c’è che dire!".
Ovviamente non solo gli attori non avevano mai recitato ma neanche io avevo mai fatto effetti speciali, scenografo, tecnico luci, ecc. e soprattutto il regista, anzi, in un mondo in cui tutti sono fissati col cellulare io non avevo mai neanche fatto un filmato col cellulare prima.  Infatti quando ho portato il film a montare da Marco Frosini, regista e montatore professionista, appena visto come avevo registrato il film mi ha detto, scusa ma perché lo hai registrato in questo formato? Perchè non hai sistemato la telecamera in questo modo? Perché durante le riprese notturne non hai aperto questo? Chiuso quello? Io: Perché non ho neanche letto il libretto di istruzioni, come l’ho accesa e come l’ho tenuta per tutto il tempo!
Marco non ha lavorato gratis per il montaggio, diciamo che mi ha fatto un prezzo da amico, visto so quanto ci ha messo a montarlo e i prezzi che occorrono per queste cose.



All’inizio pensando che avrei avuto carenza di attori avevo pensato di fare io tutte e quattro le creature mostruose previste dal copione, infatti il mostro finale sono io, scena girata quasi all’inizio del film, poi per fortuna uno dei miei amici aspiranti attori, Francesco Banci, che si è molto divertito si è proposto di fare lui gli altri tre mostri, e mi è parso il vero! Almeno ci sarebbe stato lui tutto impiastricciato di lattice e io dalla parte della telecamera che volevo!
Per alcune riprese ho fatto fare anche le 4 del mattino a attori e chi mi aiutava, e il giorno dopo c’era lavoro, ma lo hanno fatto volentieri, e gratis! Il film è stato girato quasi tutto a Campi con delle capatine a Scandicci, Prato, Travalle e Legri. Poi insieme a un mio amico abbiamo fatto il DVD, senza aver mai fatto neanche quello, ci abbiamo messo anche un po' di errori sul set, ed eccoci qui. La cosa più importante è che ci siamo divertiti un sacco, e tutti, giovani e meno giovani mi chiedono "quando si fa il secondo?" o "chiamami quando ne girerai un altro". Le musiche sono di un mio amico laziale, un cantante country soprattutto, ma che per il film ha fatto anche brani horror e rock: Piero Chiti.



La prima proiezione in pubblico è stata privata per amici e parenti di chi ha partecipato al film. Mi ero informato perso una Multisala e non c'era problema, lo potevo fare, ma poi ci ho ripensato, mi seccava far pagare il biglietto a parenti e amici. Allora ho affittato la nuova sala dell'oratorio della parrocchia di San Lorenzo a Campi, una bella sala nuova molto ampia e con un bel proiettore. Mi rompeva farli pagare per un film di un'ora fatto da me, venuto come è venuto, almeno ho pagato solo io quel giorno. La gente, più di cento persone si è divertita molto, c'erano anche dei giornalisti che hanno fatto un articolo.
Come può fare un interessato a comperare il film? Bella domanda... Comunque avevo fatto cento copie del dvd, una trentina le ho regalate a chi ha partecipato al film, parenti e amici, le altre 70 le ho fumate in un paio di settimane nella zona di Campi in un solo paio di punti vendita col passaparola e alcuni piccoli articoli usciti. A primavera rimasterizzerò alcune centinaia di copie e farò delle fiere e mercati in zona, tipo la Festa dell’Unicorno o non so cos’altro.
Sto pensando di usare il DVD come pubblicità per me e come anteprima al progetto che ho di rifarlo a breve con attori professionisti e attrezzature vere. Forse già nel 2018, abbiamo fatto un preventivo delle spese ed ho già più del 50 per cento dei soldi, un altro paio di sponsor o persone interessate alla produzione del film “Vero” e si va diretti appena finito alla grande distribuzione e se possibile qualche proiezione in qualche sala. 

domenica 24 dicembre 2017

GLI AMICI DI CICO







Il 28° albo della riedizione a colori degli albi di Cico a opera della If è una vera e propria chicca, se mi è  concesso esprimere un parere interessato come autore ma mettendomi nei panni del semplice lettore (anche se non esistono lettori semplici, ahimè). Infatti, la prima collana degli Speciali dedicati al messicano più simpatico del mondo, quella in bianco e nero della Bonelli, si interruppe con il numero 27, "Cico & Company". Dunque da dove viene fuori un ventottesimo, inaspettato albo? 

Viene fuori dalla raccolta (finora inedita in quanto tale, cioè come raccolta) delle quattro storie brevi di 32 tavole ciascuna pubblicate tra il 1993 e il 1998 come albetto spillato allegato agli Speciali della collana bonelliana dedicata a Zagor. In questi albetti, che furono sei in tutto (ma due non avevano contenuti comici) vennero presentate avventure in solitaria (senza né Zagor né Cico)  di alcuni comprimari della saga zagoriana, appartati al microcosmo dell'eroe di Darkwood e molto amati dai lettori: "Digging" Bill, Bat Batterton, Trampy, Icaro La Plume, Guitar Jim e Ramath. Cinque di queste storie portano la mia mia firma e sono state disegnate da Gallieno Ferri, una (quella dedicata a Ramath) venne scritta da Maurizio Colombo e disegnata da Raffaele Della Monica. Quindi, limitandoci ai quattro albetti umoristici, ecco il numero di tavole esatto per confezionare un volume aggiuntivo. La copertina è tratta da un volume della Acme degli anni Novanta, dedicato a una antologia di gag con Cico e Trampy.

Gianni Bono, l'editore (che ringrazio per aver portato a compimento la collana), avrebbe addirittura voluto proseguire con un ventinovesimo albo seguito da un eventuale trentesimo, poi un trentunesimo, e così via, e credo di avergli suggerito l'idea giusta per poterlo fare: raccogliere in ordine cronologico le gags del pancione estrapolate dagli albi Zenith. Avevo già stilato un progetto che consentiva di mettere insieme 128 tavole sperimentali con gli sketches tratti dai primi dieci Zagor, ma la Bonelli ha preferito trattenere i diritti dell'operazione (speriamo, appunto, che si possa fare comunque). Quindi, con il n° 28 i Cico a colori chiudono la loro cavalcata. Ecco il testo della mia postfazione pubblicata in fondo a "Gli amici di Cico".

GLI AMICI DI CICO

L’universo zagoriano, e dunque quello cichiano, è caratterizzato da un teatrino di figure ricorrenti che popolano la serie. Tutti o quasi gli eroi dei fumetti hanno un circondario di amici e amici degli amici: su Zagor, però, la schiera è davvero folta, frutto anche della sedimentazione del lavoro di sceneggiatori e disegnatori durato per oltre cinquant’anni, dato che dopo Sergio Bonelli (e appunto per seguirne la lezione), anche altri autori hanno aggiunto delle loro “creature” alla pletora di quelle già esistenti. A ogni volto corrisponde una psicologia, una monomania, una storia personale, una gamma di espressioni e di atteggiamenti che rendono unici e irripetibili i “tipi” umani della galleria dei caratteristi del microcosmo zagoriano. Qual è lo scopo di tutto questo affollamento? Sostanzialmente uno: il fumetto, per quanto inviti a sognare, fornisce comunque una rappresentazione del mondo e coinvolge tanto più il lettore quanto più riesce a fargli credere reale il pur fantastico universo che va raffigurando. E siccome, come diceva Shakespeare, il mondo è un gran teatro, popolato da una schiera di personaggi di cui anche noi facciamo parte, anche Zagor e Cico hanno attorno a loro una comunità di appartenenza. E se ci pensiamo bene, anche vicino a noi (se non lo siamo noi stessi) ci sono sognatori a caccia di tesori, imbroglioni matricolati, geni del cacciavite e della chiave inglese, pasticcioni sempre nei guai di cui “Digging” Bill, Trampy, Icaro La Plume e Bat Batterton sono la versione nolittiana. Nell’albo che avete in mano sono stati raccolti, per la prima volta sotto una stessa copertina, quattro albetti dedicati appunto a questi personaggi, pubblicati originariamente come allegati agli Speciali Zagor n° 6, 7, 9 e 10 (usciti in bianco e nero tra il 1993 e il 1998). Cico non c’è, ma l’humor che pervade le disavventure dei suoi amici in scena, una volta tanto, da soli, è lo stesso. E a garantirlo c’è comunque Gallieno Ferri, disegnatore maestro del fumetto drammatico come di quello umoristico. Se avete seguito la nostra lunga carrellata di storie comiche durata ventisette puntate, giunti a questa ventottesima conoscete già tutti e quattro i protagonisti che, in ogni caso, sono perfettamente in grado di presentarsi da soli.


sabato 23 dicembre 2017

IL PONTE (DI MOSTAR) DELL'IMMACOLATA





Da più di vent'anni viaggio in giro per l'Italia e per il mondo invitato a manifestazione fumettistiche. Dovunque mi rechi, incontro entusiasti abitanti di Darkwood, visto che Zagor è una delle eccellenze italiane esportate anche all'estero. Su questo blog trovate, se volete mettervi a scartabellare, cronache fotografiche di kermesse organizzate a Istanbul, in Brasile, in Serbia, in Croazia, in Montenegro oltre che in tante città del Bel Paese.  Mancava, finora, un tour in Bosnia Erzegovina, dove pure lo Spirito con la Scure è molto popolare (come in tutta la penisola balcanica). Nei giorni tra l'8 e il 10 dicembre 2017, alla fine, un gruppo di autori zagoriani sono partiti alla volta di Mostar, località celebre per lo storico ponte risalente al Cinquecento, quando fu costruito sotto la dominazione ottomana grazie al sultano Solimano il Magnifico, per essere poi abbattuto nel 1993 durante la guerra che tutti ricordiamo. Lo Stari Most ("ponte vecchio") è stato ricostruito grazie anche al contributo italiano (una targa ricorda il denaro donato dal nostro Paese, il più generoso fra quelli che hanno stanziato dei fondi). Nel 2016 un gruppo di appassionati supportati da sponsor ha dato vita a "Mostrip", un festival del fumetto appunto organizzato a Mostar, importante sede universitaria, con una prima edizione incentrata su ospiti balcanici; poi nel 2017 ecco una seconda edizione aperta anche ad autori stranieri, chiamati a incontrarsi con il pubblico e ad esporre le loro tavole. Così, io, Joevito Nuccio e Walter Venturi siamo partiti per l'Erzegovina dove abbiamo incontrato un altro zagoriano, il serbo Bane Kerac (l'unico "straniero" del nostri staff). Sia Nuccio che Venturi hanno realizzato un poster (uno con Zagor e uno con Tex). I darkwoodiani locali ci hanno accolto nel migliore dei modi, sono stati giorni di risate e sorrisi con belle persone, e anche di riflessione sulle cicatrici della guerra del 1992-93 (ancora visibili) che il tempo, per fortuna, sta cancellando. Anzi, un paese come la Bosnia Erzegovina, popolato da etnie diverse che convivono negli stessi spazi, dimostra appunto come la convivenza sia possibile nel rispetto sacrosanto delle rispettive identità. Un festival del fumetto a Mostar è un segno della voglia di divertimento, di cultura, di rinascita, di apertura al mondo.  Le foto che seguono documentano la nostra visita e i nostri incontri con il pubblico e con tanti autori bosniaci o di altri Paesi della ex Yugoslavia, peraltro tutti molto bravi. Grazie a Dubravko Simic, a capo dello staff dell'organizzazione, per l'accoglienza fraterna.

Moreno Burattini davanti allo Stari Most.


Un membro dello staff con la maglietta con il poster di Joevito Nuccio.



Disegni e autografi per tutti!


Studi di Gallieno Ferri in mostra a Mostar.



Disegni di Gallieno Ferri in mostra: studi per Zagor.



Una delle tavole esposte: copertina di Gallieno Ferri per "Dime Press" n° 3 (1993)



Walter Venturi, Moreno Burattini e Joevito Nuccio a Mostar.


Joevito Nuccio, Walter Venturi, Moreno Burattini davanti all'ingresso della manifestazione.



Lo Stari Most di notte


Bane Kerac, in nostro interprete Andrei, Moreno Burattini, Joevito Nuccio.


Una via della città vecchia di Mostar.



Un minareto (vicino a tanti campanili).

Uno scorcio della città vecchia di Mostar.

Moreno Burattini sotto lo Stari Most.
Proiezione di diapositive a Mostart.
Io e Walter Venturi con Dubravko Simic.
Un lettore balcanico con la maglietta di Tex disegnata da Venturi e con Walter medesimo,

Joevito fotografa il proprio poster.


Un autografo su "Magia indiana" edizione croata.
Una delle tante tavolate bosniache
Il pubblico a Mostar
Ho anche delle lettrici bosniache.

Il ponte vecchio visto dalla Neretva.