venerdì 28 ottobre 2011

DA COSO NASCE COSA

Sono passato dieci giorni da quando ho inaugurato il mio “coso” su Facebook. Non si tratta di un vero e proprio profilo, non posso chiedere l’ “amicizia” di nessuno, non posso scrivere sulle bacheche altrui né altri possono scrivere sulla mia (se non per lasciare dei commenti), insomma è un compromesso accettabile fra il principio di piacere e il principio di realtà, qualcosa che farebbe la felicità di Sigmund Freud (anche se il buon Sigismondo pensava, come me e Schopenhauer, che l’infelicità sia il prezzo da pagare per la cultura). Mi pare, benché neofita, di star cominciando a prendere le misure dello strumento e di migliorare nel mio approccio in termini di linguaggio e di efficacia comunicativa: vedremo se riuscirò a gestire i codici del mezzo e a raggiungere almeno la sufficienza nel giudizio degli esperti.

Ho ricevuto varie mail di commento al mio ingresso, sia pure con un piede solo, nell’universo FB. Alcune mi accusano di “tradimento”, avendo ceduto alle lusinghe del demonio, proprio io che del non essere su Facebook avevo fatto una bandiera. Altri esprimono soddisfazione e incoraggiamento a entrare anche con l’altro piede (per ora no, grazie). Mi ha colpito però la lettera dell’amico Marin che mi scrive: “Ho visto che Facebook ti ha catturato ma spero che questo non incida sugli aggiornamenti del tuo bel blog (è successo al 70% delle persone che conosco: scoperto facebook fanno languire i loro blog)”. L’avvertimento mi ha fatto scattare un campanello di allarme. Nei miei propositi iniziali, mi ero impegnato con me stesso nel garantire al mio blog un minimo di dieci articoli al mese, tutti i mesi dell’anno. Per ora, ci sono riuscito (se anche durante l’ultimo agosto i post sono stati soltanto sette, erano stati tredici in marzo, e di solito sono comunque undici o dodici). Ho pensato anche che, in effetti, postare su FB è come scrivere “ti amo” sulla sabbia. Non ne resta traccia dopo l’alta marea. Dunque, ecco la soluzione: a fine mese, ogni mese, radunerò in un articolo sul blog le cose degne di nota scritte su Facebook. Così, resteranno a futura memoria e arricchiranno di un post in più il sommario di questo spazio. Geniale, no? Ovviamente, cominciamo subito. Qui di seguito ci sono anche alcune notizie e anticipazioni sfiziose e interessanti, credo. Ma, come al solito, giudicherete voi.

Moreno “Zagor” Burattini
Da Facebook - Ottobre 2011

19 ottobre - A dire il vero, non dovrei essere qua.
I motivi li ho esaustivamente spiegati sul mio blog.

20 ottobre - Mi ha telefonato il direttore dell'Antica Zecca di Lucca. E' sbalordito perché pare che le monete di Zagor coniate per il Cinquantennale dello Spirito con la Scure stiano andando a ruba. Fioccano telefonate e prenotazioni. L'edizione limitatissima da cento euro è già esaurita. Per le altre ci sono già centinaia di richieste e il mio interlocutore non riusciva a crederci. E pensare che per ora non c'è in giro neppure un banchetto in cui le si venda. Potenza degli zagoriani. Per vedere le monete e saperne di più cliccate qui.

21 ottobre - Come tutte le sere, ho letto fino a tardi sotto le coperte. Da ogni lettura ho tratto un buon proposito. Ho cominciato con il n°16 di Cassidy, "Il ricatto". Il buon proposito conseguente è stato: fare i complimenti a Ruju e Valdambrini. Ho proseguito con un capitolo del libro di Ade Capone "Contatto - Incontri ravvicinati con altri mondi" (Piemme): sono arrivato a pagina 118. Buon proposito: fare un post sul mio blog a proposito di UFO, civiltà extraterrestri e "abduction", collegando Ade con con il film "Cowboy & Aliens". Quasi fosse una lo gica conseguenza, sono passato a venti pagine de "I marziani siamo noi", di Giovanni F. Bignami (Zanichelli). Come fa intuire il nome dell'autore, è una "bignamino" di astrofisica, molto divertente da leggere. Mi sono riproposto di fare una conferenza sulle stelle di prima generazione ad Alessandra, l'indomani, alla prima occasione (c'è chi parla alle fidanzate di calcio e Formula Uno, io almeno parlo di astrofisica). Dulcis in fundo, ho iniziato un giallo appena acquistato: "I delitti della vedova rossa", di Carter Dickson (Polillo Editore). Carter Dickson, alias John Dickson Carr: uno dei miei giallisti preferiti. Ho sempre pensato che se dovessi scrivere un giallo, lo scriverei alla sua maniera, cioè in modo vecchio, datato, polveroso ma taaanto affascinante. E' il maestro dei delitti della camera chiusa. Buon proposito: pensare a una storia di Zagor con un delitto della camera chiusa. Secondo buon proposito: pensare a come fare a non farsi linciare dai lettori che non sopportano il giallo su Zagor.

21 ottobre - Un anno fa, in un post sul mio blog dal titolo "Meglio Nudo" aprivo un dibattito sull'attore italiano (perché avrebbe dovuto interpretare un fiction autoctona) più adatto a fare Zagor. I nomi più gettonati erano Gabriel Garko e Walter Nudo. Una amica a cui piacciono le bellezze maschili mi ha suggerito anche Paolo Conticini, Che in effetti ha un bel fisicaccio (lo vedete qui accanto con Paolo Ruffini). Ha la faccia però troppo "buona", ironica, da orsetto. Ecco, non so se potrebbe fare Zagor, ma un ruolo come trapper glielo troverei. Qualcuno che è in contatto via FB con Paolo (peraltro mio vicino di casa, essendo pisano) glielo ha detto e si è scoperto che anche Conticini conosce Zagor, lo legge, e sarebbe felicissimo di una fiction ambientata a Darkwood. Con musica, magari, di Jovanotti, o Ligabue o Ramazzotti (altri tre zagoriani dichiarati). Ma no, che dico, la musica non può essere che di Graziano Romani, ovviamente. Quanto a Conticini, è un peccato che interpreti soprattutto commedie: secondo me, qualche ruolo da duro gli starebbe (e gli farebbe) bene.

22 ottobre - Sono appena rientrato dalla mia lezione di musica. Pianoforte. Una volta alla settimana, il sabato mattina. Con una maestra che è un portento, dovreste sentirla in concerto (so che presto suonerà addirittura a Parigi). Io, ahimè, temo di non essere il più talentuoso dei suoi allievi. E di sicuro, per mancanza di tempo, sono quello che studia di meno. Però, sono tre anni che insisto. E' sempre stato un mio vecchio sogno da bambino, da ragazzo, da adolescente, quello di imparare a suonare il piano. Vuoi per un motivo, vuoi per un altro, non sono mai riuscito a prendere seriamente lezioni fino a dopo la soglia dei quarantacinque anni. Ecco, a conti fatti, vedendo gli altri studenti della mia maestra, mi pare di poter dire che se tutti studiassero musica, il mondo sarebbe un posto più bello, e più buono.

23 ottobre - Ieri sera sono andato in videoteca, e ho noleggiato "Habemus papam" di Nanni Moretti. Bel film, a mio avviso drammatico e non una commedia, con l'unico difetto di essere un po' lento e noioso in certi passaggi. Voto sette più. Mentre ero nel negozio, ho visto alcuni DVD in svendita: i gestori se me volevano liberare e li davano via per poco. Mi sono fiondato su "Una ragione per vivere e una per morire" di Tonino Valerii, con James Coburn, Telly Savalas e un incredibile Bud Spencer. Lo ricordo come uno dei film western più belli che abbia mai visto, quando da ragazzo andavo al cinema della parrocchia. Mi rendo conto di essere uno degli ultimi che guarda film western, che noleggia DVD invece di scaricarli o guardarli in streamig o avere Sky e che li compra (ancora peggio), essendo oggetti desueti destinati a scomparire come le videocassette, le audiocassette e le cabine telefoniche. Vabbè. Però stasera io mi rivedrò quel film, e gli altri stiano pure a chattare o a giocare alla playstation.

24 ottobre - Ho portato i miei figli al cinema a vedere "I tre moschettieri", di Paul W.S. Anderson. Il mio terzo film in 3D dopo "Thor" e Capitan America!". Un videogioco, non un film. Peraltro, Dumas si sarà pure rivoltato nella tomba. Non potevano evitare di scrivere che era tratto da un suo romanzo? Mi immagino gli spettatori più giovani che, dopo aver visto il film, si fiondano in libreria a comprare il libro e non ci trovano Leonardo Da Vinci, le macchine volanti, Aramis Batman, Athos 007 e Porthos Hulk. Mi va bene che si facciano dei film per ragazzi così contaminati, ma non chiamiamoli "I Tre Moschettieri". Il "vero" romanzo dumasiano, peraltro, è per adulti e non per ragazzi ed è un racconto al quale non manca nulla: non c'è bisogno di trasformarlo in un videogame. A proposito, a costo di sembrare misoneista (e non lo sono): ma a che serve il 3D? Nessuno dei film che ho visto con i fastidiosissimi occhiali sul naso è stato più bello perché in 3D. Anzi, averli potuti vedere con la qualità di certe pellicole recenti in 2D sarebbe stato meglio. Davvero la presunta tridimensionalità vale l'aumento del prezzo del biglietto?

24 ottobre - Foto di gruppo degli autori che a Città di Castello hanno ricordato Sergio Bonelli l'8 ottobre 2011: da sinistra Michele Rubini, Gianfranco Bellini e Moreno Burattini che hanno organizzato l'evento, Marco Verni. Fabio Civitelli, Arturo Lozzi, Fernando Fusco, Gianni Sedioli, Gallieno Ferri, Andrea Cascioli, Luca Dell'Uomo, Giovanni Ticci, Alessandro Chiarolla, Roberto Diso, Fabio Valdambrini. Foto d Marco Corbetta.

24 ottobre - La speciale moneta dei 50 anni di Zagor verrà commercializzata e autenticata nello stand E-135 nel padiglione di Piazza Napoleone durante tutti i cinque giorni della manifestazione Lucca Comis & Games (28 ottobre - 1° novembre). A turno, in diversi orari e occasioni, anche vari autori di Zagor presenzieranno allo stand dell'Antica Zecca di Lucca.

25 ottobre - Il 18 ottobre 2011 sono stato intervistato in diretta, per circa 15 minuti, da Andrea e Laura di Radio Kiros nel corso della trasmissione radiofonica "Il Garage Ermetico". Gli argomenti principali sono stati il ricordo di Sergio Bonelli, i cinquant'anni di Zagor e alcune anticipazioni sul futuro dello Spirito con la Scure.
Ecco il link dal quale è possibile ascoltare o scaricare l'intervista: cliccate qui.


25 ottobre - Giorgio Giusfredi, dello staff di Lucca Comics & Games, ha allestito una pagina FB per gli eventi di domenica 30 ottobre (il ricordo di Sergio, le le celebrazioni del cinquantennale zagoriano): eccolo.


25 ottobre - ll volume "L'Audace Bonelli", l'imperdibile catalogo di 240 pagine della mostra organizzata lo scorso anno a Napoli dal gruppo Comicon, uscirà in edicola in allegato a "Repubblica", il 7 novembre 2011, per rendere omaggio a Sergio Bonelli. All'interno ci sono anche due miei articoli, in mezzo a quelli di molti altri (e più illustri) saggisti.

25 ottobre - Ho finito di leggere un saggio ("Perché non possiamo non dirci darwinisti", di Edoardo Boncinelli - Rizzoli) in cui si sostiene che l'encefalizzazione (iniziata all'inizio dell'evoluzione ominina e arrivata al suo traguardo massimo con il cranio dell'homo sapiens) ci ha dotati, sì, di una intelligenza superiore rispetto agli animali, ma questo vantaggio evolutivo ci ha dannati condannandoci all'infelicità. Infatti, in tutte le culture, tutti gli uomini cercano di spegnere la testa, scacciare i pensieri, svuotare la mente. Per farlo o si drogano, o bevono, o sperimentano tecniche di meditazione pur di uscire da sé stessi e recuperare l'animalità primordiale. La felicità è nell'inconsapevolezza.

26 ottobre - Ecco qui accanto lo striscione fatto appendere dall'Amministrazione Comunale di Milano a una delle finestre del Palazzo Reale in Piazza Duomo un mese fa, il giorno della morte di Sergio Bonelli (26 settembre 2011).

26 ottobre - L'amico Sebas dello Zagortensay Club, mi informa che ieri 25 ottobre, nella fiction di RAI1 "LA DONNA CHE RITORNA", a un certo punto il protagonista stringe in mano un albo di Zagor.

26 ottobre - Si chiamerà "Saguaro" la nuova serie Bonelli (serie e non miniserie) prevista per la primavera del prossimo anno. Testi di Bruno Enna. Primo numero di Fabio Valdambrini


27 ottobre - La foto delle mani della letterista Marina Sanfelice al lavoro che vedete qui accanto mi ha fatto ricordare ciò che ho letto una volta in un forum (non so più quale). Una ragazza convinta che soltanto i fumetti che leggeva lei fossero degni di considerazione e che quelli fatti in via Buonarroti invece non lo fossero, scriveva (e temo che in certi ambienti sia un pregiudizio diffuso) che mai avrebbe letto una pubblicazione Bonelli perché era un tipo di produzione "industriale". Quando si dice parlare a vanvera. Cara amica, non leggere i fumetti Bonelli se non ti piacciono (magari però giudica a ragion veduta dopo un certo numero di letture), ma poche cose sono più artigianali dei nostri. Fatti a mano vignetta per vignetta: prima pensati e poi scritti con fatica, e poi disegnati con carta, matita, gomma, pennello, pennino, inchiostro, sudore, su ogni pagina. Balloon scritti a mano compresi. Puro amore.

28 ottobre - A Lucca il tempo è bellissimo. Un segno di speranza dopo i disastri degli ultimi. Oggi ho un solo appuntamento: con il mio amico Marko Sunic, editore croato di Ken Parker, a cui ho ceduto in uso la mia casa di Pistoia per i giorni della manifestazione. E' una casa, quella, che durante i giorni di Lucca Comics & Games, ogni anno ospita sempre qualcuno.

28 ottobre - Domenica 30 ottobre, nell'incontro delle 15,30 al Palazzo Ducale a Lucca per i cinquanta anni di Zagor, faremo vedere un mega trailer di 10 minuti, realizzato dal super professionista Domenico Di Vitto, in cui sono condensate le scene migliori dei due film turchi sullo Spirito con la Scure, con Levent Cakir nei panni dell'eroe di Darkwood. Un motivo in più per non mancare.

lunedì 24 ottobre 2011

DYLAN D'ARGENTO

La prima copertina di Dime Press (la rivista dedicata alla produzione Bonelli, da me fondata con Saverio Ceri, Francesco Manetti, e Alessandro Monti agli inizi degli anni Novanta), fu dedicata al decennale di Martin Mystère e commissionata a Giancarlo Alessandrini. Sulla cover del n°2 comparvero Tex e Lilyth in un acquerello di Giovanni Ticci. Ma per il numero successivo, noi della redazione volevamo mettere in risalto la mostra dedicata a Zagor, dal titolo "Un'avventura lunga trent'anni", svoltasi a Firenze tra il 15 novembre e il 27 dicembre 1992. L'editore Antonio Vianovi, invece, volendo incrementare la diffusione della rivista (peraltro, già assai incoraggiante), premeva per inserire una copertina con Dylan Dog, in quel momento protagonista di una irripetibile stagione quanto a vendite e popolarità. Trovammo immediatamente la soluzione e commissionammo a Gallieno Ferri una cover in cui Zagor e Dylan Dog comparivano fianco a fianco. Ne venne fuori una illustrazione memorabile che sottolineava peraltro i punti di contatto fra i due personaggi: Tiziano Sclavi autore condiviso da entrambi, gli zombi con cui entrambi hanno più volte lottato, l'abitudine a confrontarsi con l'abisso, l'attenzione verso le ragioni del "mostro" di turno, il problematico rapporto con il padre, il gusto per le citazioni, e via proseguendo (sarebbe interessante continuare a parlarne e magari un giorno lo faremo). Comunque sia, sulla copertina di Dime Press n° 3 (gennaio 1993) l'Indagatore dell'Incubo e lo Spirito con la Scure si sono incontrati per la prima volta. In questo anno di grazia 2011, lo hanno fatto di nuovo: i due eroi di carta, infatti, hanno festeggiato insieme un importante anniversario. Venticinque anni il primo, cinquanta il secondo. Proprio alle nozze d'argento di Dylan con l'edicola, Saverio Ceri ha dedicato la nuova puntata della sua rubrica "Diamo i numeri".

Diamo i numeri 14
IL PERSONAGGIO DEI RECORD
di Saverio Ceri

Coincidenze

Per la scorsa escursione nei numeri bonelliani, avevamo preso spunto dal venticinquennale di Boselli dal suo esordio come sceneggiatore nella casa editrice di Via Buonarroti. La storia successiva di Tex, “Il ranch degli uomini perduti”, una delle ultime di Gianluigi Bonelli, prende il via su Tex 311 e segna l’esordio sulla collana di Aquila della Notte di Claudio Villa che diverrà di lì a qualche anno copertinista ufficiale di Tex; nel frattempo in quarta di copertina di quell’albo scopriamo che lo stesso Villa sarà anche l’autore delle cover della nuova serie che l’editore si appresta a lanciare alla fine di quello stesso mese. La serie di cui parlo è ovviamente Dylan Dog. L’anno è il 1986, il mese è settembre, il giorno è il 26. Esattamente venticinque anni dopo, anziché a festeggiare quella nascita, ci siamo ritrovati a piangere l’improvvisa scomparsa di quello stesso lungimirante editore che aveva scommesso allora su quell’originale personaggio (e sul suo autore), ma anche su quel ragazzo di Lomazzo lanciato contemporaneamente come disegnatore sulla serie ammiraglia e come copertinista. Di Villa avremo modo di parlare tra poco più di un anno in occasione del suo trentennale bonelliano, intanto dedichiamoci ai numeri di questo primo quarto di secolo dell’Indagatore dell’Incubo...

Il personaggio dei record

Dylan Dog è l’ottava serie bonelliana (dopo Tex, Il Piccolo Ranger, Zagor, Comandante Mark, Mister No, Cico e Martin Mystère) al giro di boa del quarto di secolo, ed è quella che ci è arrivata col maggior numero di tavole realizzate: oltre 43.000! Martin Mystère era giunto al venticinquennale con 38.000 tavole circa, Mister No con 31.000, Zagor e Il Piccolo Ranger sotto le 25.000 mila, e Tex solo poco più di 19.000. Le pagine pubblicate di Dylan Dog nei primi 5 lustri di vita editoriale sono state più del doppio di quelle realizzate per Aquila della Notte nello stesso lasso di tempo.
Per l’esattezza le tavole di Dylan Dog pubblicate dalla Bonelli Editore sono, a oggi, 43.532 a cui andrebbero sommate le 256 degli albetti di Groucho per un totale di 43.788. Con questi numeri l’Indagatore dell’incubo è il quarto personaggio, come numero di tavole realizzate, nella storia della casa editrice, dietro a Tex, Zagor e Martin Mystère. Le collane che hanno ospitato le avventure inedite di Dylan sono 8. Qui di seguito le trovate in ordine di quantità di materiale pubblicato.

Dylan Dog 28372 (301 albi)
Dylan Dog Albo Gigante 4318 (19 albi)
Maxi Dylan Dog 4230 (15 albi)
Dylan Dog Speciale 3840 (25 albi)
Collana Almanacchi 1940 (21 albi)
Dylan Dog Color Fest 896 (7 albi)
DD & Martin Mystère 320 (2 albi)
Ken Parker Magazine 32 (1 albo)

In pratica 390 albi recanti il logo di Dylan Dog in copertina (1110 albi ristampe comprese). Curioso come una delle ultime collane nate, il maxi, nel prossimo anno diventerà la seconda testata di Dylan per materiale inedito pubblicato. Se qualcuno si è preso la briga di sommare le tavole, avrà notato un’eccedenza di 160 pagine rispetto alla cifra complessiva riportata poco sopra: si tratta delle tavole che spettano a Martin Mystère nel doppio crossover uscito nei primi anni novanta.
480 storie finora pubblicate su albi bonelliani; a queste andrebbero aggiunte le circa 30 storie brevi pubblicate in albi o volumi o riviste di altri editori (storie che esulano da queste graduatorie): nessun’altro personaggio dell’editore ha mai vissuto così tante avventure. Il primato di storia più lunga spetta a ben 7 avventure, tutte di 236 tavole pubblicate tra il 2000 e il 2006 sui giganti di Dylan Dog, che in quel periodo contenevano un solo episodio a volume. L’avventura più breve, di sole 12 tavole invece è apparsa sul primo almanacco della paura, si intitola “La cantina” ed è opera di Sclavi e Roi. Uscendo dall’àmbito Bonelli, in realtà esiste anche, tra le tante brevi e brevissime, una storia senza titolo di una sola tavola ad opera di Faraci e Celoni: è stata pubblicata sul volume “Il riposo del guerriero” delle edizioni Hazard.

Sono stati 39 gli sceneggiatori chiamati a raccontare le gesta dell’Indagatore dell’Incubo. Li troviamo qui di seguito in ordine di tavole pubblicate a partire dal creatore del personaggio, Tiziano Sclavi, che ci ha regalato oltre 10000 tavole, se contiamo anche i fuori serie non bonelliani.

1° Sclavi 9904 tavole
2° Ruju 7370
3° Chiaverotti 4770
4° Barbato 3680
5° Mignacco 2232
6° Faraci 1860
7° De Nardo 1852
8° Marzano 1654
9° Medda 1622
10° Manfredi 1350

11° Di Gregorio 1302
12° Enna 1076
13° Masiero 752
14° Gualdoni 702
15° Gonano 430
16° Wood 424
17° Recchioni 408
18° Ferrandino 284
19° Bilotta 244
20° Accatino 220
21° Ambrosini 188
21° La Neve 188
21° Toninelli 188
21° Cavaletto 188
25° Castelli 174
26° Boselli 94
26° Celoni 94
26° Santarelli 94

26° Serra 94
26° Vigna 94
31° Badino 32
31° Berardi 32
31° Cajelli 32
31° Bartoli 32
31° Mastantuono 32
31° Porretto/Mericone 32
31° Vinci 32
31° Caccivio 32

Meritano menzione anche altri sei autori i cui soggetti sono stati poi trasformati in sceneggiature da altri a partire da Mauro Marcheselli, scrittore di ben 10 avventure, per finire a Carlo Lucarelli, passando per Neri, Puccioni, Balsamo e Frisenda.

54 sono invece i disegnatori che hanno trasformato in immagini le avventure concepite dalle fervide menti di Sclavi e discepoli. Di questi, quattro (Ambrosini, Mastantuono, Celoni e Vinci) si sono cimentati anche nella scrittura, e quindi si ritrovano in entrambe le classifiche.

1° Montanari&Grassani 6528 tavole
2° Freghieri 5620
3° Roi 4674
4° Piccatto 4280
5° Casertano 3264
6° Brindisi 2996
7° Cossu 2490
8° Mari 2028
9° Stano 1286
10° Dall'Agnol 1176
11° Bigliardo 1090
12° Di Vincenzo 894
13° Ambrosini 880
14° Siniscalchi 692
15° Celoni 686
16° Rinaldi R. 658

17° Saudelli 620
18° Coppola 470
19° Tacconi 376
19° Venturi 376
21° Trigo 288
22° Alessandrini 268
23° Dell'Uomo 192
24° Castellini 188
24° Mandrafina 188
24° Soldi 188
27° Pennacchioli G. 158
27° Carnevale 158
29° Micheluzzi 128
30° Sommacal 127
31° Poli 94
32° Mastantuono 64
33° Riboldi 48
34° Valeri 47
35° Gianfelice 32
35° Frisenda 32
35° Caluri 32

35° Simeoni G. 32
35° Di Gennaro 32
35° Nizzoli 32
35° Di Giandomenico 32
35° Camuncoli 32
35° Evangelisti 32
35° De Angelis 32
35° Cavazzano 32
35° Vinci 32
35° Denna 32
35° Airaghi 32
35° Romeo 32
50° De Luca 24
50° Voltolini 24
50° Vetro 24
53° Villa 16

Singolare come la classifica degli illustratori sia chiusa da Claudio Villa, creatore grafico della serie.L’unico disegnatore ad aver lavorato su tutte e sei le testate regolari di Dylan Dog è Corrado Roi; quattro invece gli sceneggiatori che possono vantare altrettanto: Ruju, Chiaverotti, Barbato e Mignacco.
Tra gli 89 autori citati nelle due precedenti graduatorie coloro che hanno collaborato più spesso sono Sclavi e Casertano, in coppia in 14 occasioni per un totale di 1352 tavole.
Sclavi è anche lo sceneggiatore che ha scritto per il maggior numero di disegnatori: ben 24. Sempre 24 è la quantità di sceneggiatori per i quali hanno illustrato le storie Montanari e Grassani.

Undici gli illustratori delle copertine ufficiali dell’indagatore creato da Sclavi. A parte gli otto chiamati ad aprire i Dylan Dog Color Fest, tutti inevitabilmente fermi a quota 1, troviamo in classifica lo storico copertinista della serie Angelo Stano che di gran lunga precede il primo illustratore di Dylan, Claudio Villa, che pian pianino, con una cover inedita ogni quattro mesi per la collana Dylan Dog Superbook si sta avvicinando alla sua centesima copertina per il personaggio. Terzo Corrado Roi, autore delle inedite cover della più recente ristampa delle avventure di Dylan.

Stano 347
Villa 98
Roi 31
Cestaro Bros. 1
Dell’Otto 1
Liberatore 1
Manara 1
Silver 1
Toppi 1
Zuccheri 1

In questi 25 anni Sclavi ha “vinto” per 10 volte la classifica degli autori più prolifici, praticamente sempre tra l’86 e il ’97 eccezion fatta per il 1994, l’anno di Chiaverotti e il 1995 dove ha primeggiato Manfredi. A ruota inizia l’”era” Ruju, vincitore in otto stagioni tra il 1998 e il 2009, striscia di vittorie interrotta soltanto da Faraci (’03), Barbato (‘04 e ’06) e Enna (’07). Nel 2010 è stato Di Gregorio a scrivere il suo nome nell’”albo d’oro” degli scrittori più pubblicati sugli albi di Dylan Dog. L’autore che in un solo anno si è visto pubblicare più pagine per l’indagatore dell’incubo è il suo stesso creatore, Tiziano Sclavi con 1099 tavole nel 1992.
Un po’ più vario l’albo d’oro dei disegnatori che vanta vari ex-aequo; questi coloro che vi compaiono in ordine di successi annuali: Montanari & Grassani (10 vittorie); Freghieri (8); Roi (4); Casertano (3); Brindisi, Siniscalchi (2); Stano, Piccatto, Rinaldi R., Coppola G., Trigo (1). L’illustratore più pubblicato in un solo anno è Corrado Roi che in questo 2011 per ora è a 536 tavole, superando già, con un paio di mesi di anticipo sulla fine dell’anno, il precedente record: le 518 tavole di Freghieri del 2005.
Dylan Dog è sicuramente la serie bonelli più… colorata, con le sue 1664 tavole in quadricromia finora pubblicate. Oltre a questo record, nel 2011 Dylan Dog metterà a segno un nuovo primato assoluto: a meno di sorprese saranno 2438 le tavole inedite pubblicate quest’anno dell’inquilino del numero 7 di Craven Road; mai nessun personaggio bonelliano ha mai raggiunto un simile risultato nell’arco di dodici mesi. Il precedente primato di 2156 tavole, stabilito sempre da Dylan Dog solo un anno fa, verrà polverizzato.

Anche se nel suo venticinquesimo anno Dylan ha raggiunto numeri da record, non da meno sarà il ventiseiesimo:a febbraio Dylan, scavalcando Martin Mystère, diverrà il terzo personaggio bonelliano di sempre per tavole prodotte; a aprile uscirà il 400° albo di materiale inedito; a maggio verrà pubblicata la 500a cover inedita; a giugno vedrà la luce la 500a avventura del personaggio su albi bonelli. Non male per un personaggio che due giorni dopo l’uscita in edicola del primo albo era già stato dato per spacciato dal suo distributore.
Alla prossima.
Saverio Ceri

domenica 23 ottobre 2011

IL GIORNO PIU’ LUNGO

La mia collezione di aforismi, che vado mettendo insieme dai tempi del liceo (conservo ancora i quaderni dove mi segnavo quelli che andavo scoprendo nel corso delle mie letture, più quelli che venivano in mente a me), è ormai sterminata. I libri che li raccolgono riempiono di ripiani di un metro ciascuno. Tuttavia, nonostante la vastità della raccolta, credo di essere in grado di citare a memoria, o almeno di ricordare il senso e gli autori, di parecchie sentenze più o meno su ogni argomento di cui mi capiti di parlare. Insomma, mi ci orizzonto e mi pare di saper citare a proposito. Perciò, scovando per questo articolo il titolo “Il giorno più lungo”, mi è subito venuto in mente che si tratta di un libro di Cornelius Ryan. Fu un pilota alleato durante la Seconda Guerra Mondiale (era irlandese di nascita ma nel 1950 fu naturalizzato cittadinoamericano), divenuto un formidabile narratore di eventi bellici nei vent’anni successivi alla fine del conflitto. “The longest day” è un romanzo (del 1959) che comprai usato su una bancarella ormai moltissimi anni fa e che dovrei ancora avere da qualche parte. Ovviamente, il giorno più lungo è il D-Day dello sbarco in Normandia. Ed eccomi ricordare il più celebre aforisma di Ryan, che per essere stato scritto da un aviatore è davvero significativo: “Non è vero che il tempo vola. Precipita”.

Come negarlo, visto che ormai Lucca Comics è di nuovo alle porte e a me sembra che la precedente edizione si sia chiusa ieri? In “Diario di scuolaDaniel Pennac si sofferma a meditare sulla diversa percezione del tempo che hanno gli adulti e i ragazzi: per un bambino, un anno è un’eternità e il suo futuro è il giorno dopo; più che si invecchia, più i mesi e gli anni passano in un battibaleno. Dunque, sono andato a dormire dopo l’ultimo giorno di Lucca Comics 2010, mi sono risvegliato oggi e si apre l’edizione 2011.

Il giorno più lungo della kermesse che si appresta a venire inaugurata (a dispetto di tutte le burocrazie e i potentati locali che hanno cercato, mai come quest’anno, di ostacolarne lo svolgimento) sarà sicuramente, almeno per quanto mi riguarda, domenica 30 ottobre. Chi di voi è interessato ai fumetti bonelliani e ha in programma di venire a Lucca (un’esperienza imprescindibile da fare, come il pellegrinaggio a La Mecca per i musulmani, almeno una volta nella vita) e intende trattenersi per un solo giorno, sarebbe bene che scegliesse la domenica. Se i giorni fossero due, aggiungete il lunedì per non perdervi le firme allo stand Bonelli di due personaggi rari a incontrarsi come Marco Torricelli e Massimo Pesce, autori fra l’altro di due bellissimi disegni da distribuire gratuitamente, sottoforma di stampe con il timbro ufficiale, a chiunque ne faccia loro richiesta (almeno fino a esaurimento della tiratura limitata). Peraltro, aggiungo che le stampe Bonelli, da quando sono timbrate, hanno stimolato gli autori a dare il massimo: i disegni offerti al pubblico sono sempre più belli e spettacolari e vedrete a Lucca che meraviglie.

Ma torniamo al D-Day. Che cosa accadrà di tanto importante domenica 30 ottobre. Procediamo con ordine. Il primo appuntamento è per le ore 12, presso l'Auditorium della Banca del Monte: Giovanni Ticci, Graziano Romani ed io presenteremo ufficialmente, con un paio di illustri rappresentanti della Panini Comics e Luca Valtorta (direttore di XL), il nuovo concept album del cantautore ispirato da un eroe dei fumetti Bonelli: “My name is Tex”. Il disco, dalle sonorità country e folk, presenta una dozzina di canzoni (la maggior parte scritte per l’occasione, più alcuni traditional ispirati alla tradizione western e suggeriti a Romani da Sergio Bonelli) racchiuse da una copertina inedita di Giovanni Ticci. Io che lo sto ascoltando in anteprima da mesi, avendo seguito tutte le fasi della composizione, dell’arrangiamento, della registrazione e del missaggio, vi garantisco è che bellissimo. Se il disco su Zagor era decisamente bello, questo lo è molto di più. Ascoltare per credere. Allegato al CD, c’è un volumetto contenente un’introduzione di Sergio Bonelli e alcuni saggi firmati da Luca Boschi, Mauro Boselli e dal sottoscritto. Completano il volume due storie di Aquila della Notte apparse in passato al di fuori della serie e oggi praticamente introvabili, completamente ricolorate: “Un caldo pomeriggio”, di Nolitta/Ticci, e “Morte nel deserto”, di Nizzi/Ticci. Conclude il viaggio un breve fumetto inedito di Tex, scritto da Graziano Romani e illustrato sempre da Ticci. Vi sembrerà strano, ma per quanto possa essere interessante tutto il resto, questo ultimo racconto di due sole tavole realizzato per l’occasione vale il prezzo (peraltro decisamente economico) dell’acquisto. Ne riparleremo dopo che l’avrete letto. "My name is Tex" approderà in edicola, fumetteria e nei principali negozi di musica dal 3 di novembre, ma venire a sentir Graziano cantare dal vivo in anteprima qualcuno dei brani e farsi firmare il libro o la confezione del CD, secondo me non ha prezzo (ed è gratis, dato che per entrare nella Sala non occorre neppure pagare il biglietto).

Il secondo appuntamento è sempre lo stesso giorno, alle ore 14. Nell’auditorium del Palazzo Ducale, infatti, ci sarà un convegno in ricordo di Sergio Bonelli, intitolato “Da Guido Nolitta All’Avventura” e sarà dedicata al ricordo di Bonelli interverranno: il filosofo Giulio Giorello, lo sceneggiatore Mauro Boselli, il creatore grafico di Zagor Gallieno Ferri, il rocker Graziano Romani, e il sottoscritto che con Romani sono autore del saggio “Guido Nolitta: Sergio Bonelli sono io”. Sono previsti altri ospiti a sorpresa: saranno molti i personaggi pubblici chiamati a dire qualcosa sull’editore e sceneggiatore scomparso.

Alle 15.30, invece, dopo una breve interruzione, nella stessa, prestigiosa sede, si parlerà di Zagor e dei suoi primi cinquanta anni: si svolgerà un dibattito, condotto dal solito sottoscritto e organizzato insieme a Giorgio Giusfredi (che su FB sta dandosi da fare per promuovere l’eventro), ricco di filmati e immagini proiettate su un maxi schermo, con numerosi autori. Tra essi, oltre a Gallieno Ferri, ci sarà Marco Torricelli, autore del recente “Zagorone”. Per l’occasione l’Antica Zecca della città toscana ha coniato una speciale moneta, in edizione limitata: il direttore dell’istituzione la presenterà al pubblico, e consegnerà agli autori alcuni pezzi di fattura pregiata realizzati apposta per loro e alla fine dell’incontro sarà possibile far firmare a Ferri il certificato di autenticità allegato a ogni copia della medaglia, in vendita in un apposito stand durante i cinque giorni della kermesse.
Nel corso del pomeriggio zagoriano saranno anche presentate due iniziative editoriali: il mio romanzo “Le mura di Jericho”, con protagonista lo Spirito con la Scure (Cartoon Club) e il volume “Il sakem senza piume”, edito dall’ANAFI. Verranno inoltre distribuite due cartoline inedite realizzate da Marco Torricelli e da Marcello Mangiantini. Riguardo al volume ANAFI, il pezzo forte è sicuramente una storia di Zagor inedita realizzata e pubblicata in Francia e mai data alle stampe nel nostro Paese. Il racconto venne realizzato nel 1963 da autori locali, su licenza di Sergio Bonelli, e da allora ha rappresentato una sorta di araba fenice per gli appassionati: “Le sachem sans plumes”. Il volume conta 224 pagine b/n nel formato di 17x24. All’interno, una introduzione di Sergio Bonelli e interventi di Luigi Marcianò, Marco Andrea Corbetta e miei. Seguono una cronologia completa di Zagor e le schede biografiche di tutti gli autori e dei vari comprimari a cura di Luigi Marcianò e Giampiero Belardinelli. La opertina inedita è di Gallieno Ferri. Per saperne di più c'è il sito www.amicidelfumetto.it, oppure potete scrivere a info@amicidelfumetto.it. Per tutto il 2012, l'unico modo per avere il libro sarà quello di diventare socio Anafi. Dal 2013, le eventuali copie non cedute ai soci saranno messe in vendita a prezzo da stabilire. La quota sociale 2012 è di 75,00 euro, e dà diritto a 4 numeri della rivista FUMETTO e 2 volumi omaggio (uno dei quali è appunto quello su Zagor, “Il sakem senza piume”). That’s all folks. Ci vediamo a Lucca.

giovedì 20 ottobre 2011

IL COSO

Non più di un paio di mesi fa, ho scritto un articolo spiegando perché non ero su Facebook nonostante l'andazzo del resto del mondo. I motivi della mia diffidenza rimangono e anzi, se possibile, si sono inaciditi. Tuttavia, tali e tante sono state le pressioni che mi vedo costretto a trovare un compromesso con la realtà.

Così, grazie alla webmaster della Bonelli, Francesca (che ringrazio per la santa pazienza), è stato messo in rete un coso, che non so come si possa definire in maniera propria, del quale, volendo, si può dire "mi piace". Questo coso mi permetterà di diffondere nella megalopoli di Facebook le notizie che mi riguardano, dato che ho scoperto con sbigottito stupore che se scrivo "è uscito un mio libro" su questo blog, in un giorno leggono il messaggio in seicento o settecento persone, se mio figlio scrive "la mia prof è una bastarda" sulla sua bacheca, in un giorno lo leggono in diecimila.

Non so bene quali conseguenze avrà questa iniziativa sul mio equilibrio psichico (di certo sono molto preoccupato) e non ho idea di come funzioni la faccenda con i "mi piace", i commenti, le foto e le inserzioni (chi ha cercato di spiegarmelo si è arreso dopo pochi minuti). Ho già avuto una crisi di nervi vedendo scivolare verso il fondo un video che avevo messo e che vorrei invece tenere in evidenza fino alla fine di Lucca: ma ci sono abituato, lo so che io e la tecnologia parliamo due linguaggi diversi. Peraltro, mio figlio mi ha suggerito di smettere di dirlo se no faccio la figura del vecchio rincoglionito. E quindi, millantando di saper far funzionare smartphone e navigatori satellitari (cosa che purtroppo non è vera, dato che ho gettato via entrambi gli oggetti dopo aver verificato che non ero in grado di farmi obbedire né con le buone né con le cattive), eccomi a segnalarvi il mio coso su Facebook, qualunque cosa sia:

http://www.facebook.com/pages/Moreno-Zagor-Burattini/170283783059315

Il fatto divertente è che poco dopo aver aperto il coso, mi ha scritto preoccupato il mio amico Giorgio Giusfredi, dello staff di Lucca Comics: "Ti hanno plagiato, mi informo se c'è maniera di sgominare costui!". Cioè, Giorgio non ha pensato neanche per un momento, conoscendomi, che il coso potessi averlo aperto io: ha immaginato che qualcuno si fosse impossessato della mia identità e l'avesse clonata. Ho cercato di fargli arrivare un messaggio in cui gli spiegavo che no, era davvero opera mia, ma non mi ha ancora risposto. Perciò, se il coso dovesse sparire da Internet è probabile che sia Giorgio che mi ha sgominato.

In ogni caso, il video divertentissimo che ho linkato ma che è scomparso in basso sotto il bordo inferiore della finestra lo rimetto qui, così almeno potete vederlo.


martedì 18 ottobre 2011

IL SIGNOR ILARIO

Se c’è un aggettivo che si merita il signor Ilario, è sicuramente “intrepido”: l’intrepido signor Ilario, così come il Saladino è feroce, la Teresa è vispa e il Bastian è contrario. Ho riflettuto su questa somma verità, assecondando il vagare dei pensieri, dopo aver riletto il post precedente, in cui mi è capitato di parlare del settimanale “Intrepido”, che ha allietato per anni e anni intere generazioni di lettori, giovani e meno giovani. Prima di arrivare a spiegare chi sia il signor Ilario, e unirne il nome a quelli del signor Emilio e del signor Jacopo, faccio una breve ma indispensabile premessa. Nel mio ondivagare fra i ricordi, le suggestioni, le letture e i progetti, ho rievocato, alcuni mesi fa, il caso dell'esposto del Codacons contro Tex e il rischio che sempre corrono gli autori di fumetti di incappare nelle denunce, nelle censure, nei processi, nei sequestri: un rischio che era realtà quotidiana negli anni Cinquanta e Sessanta, ma che ha continuato a concretizzarsi fino a ieri o l’altro ieri e che continua ancor oggi è causa delle fobie da politicamente corretto di cui sono vittime, spesso per riflesso condizionato, coloro che realizzano e pubblicano letteratura disegnata.

Non voglio descrivere la realtà più tragica di quel che è, anche perché io, personalmente, mi occupo di un personaggio che, almeno nelle intenzioni, è un paladino dei buoni sentimenti e dunque, volendo rispettarne la tradizione, non devo fare grossi sforzi per restare nei binari della political correctness. Tuttavia le polemiche del signor Emilio sul presunto eccesso di violenza nelle storie dello Spirito con la Scure e la denuncia del Codacons contro Aquila della Notte colpevole di essersi acceso una sigaretta, dimostrano come tentare di sfuggire ai censori e ai moralisti sia impresa ardua anche per i bravi ragazzi quali sicuramente siamo io e Mauro Boselli, autori delle due storie incriminate. Ci sono però stati casi ancora più gravi di quello che ha riguardato Tex, come per esempio un sequestro, avvenuto nell’ottobre 1998 delle opere di Miguel Angel Martin e di Alvarez Rabo nella sede della Casa editrice Topolin che le pubblicava in Italia.

Ma il caso più eclatante fra quelli degli ultimi anni è sicuramente quello del processo agli autori dell’Intrepido, andato in scena pochi anni prima, nel 1995. Solo a titolo di cronaca e giusto per rinfrescare le idee a chi avesse dimenticato i fatti (ma anche per raccontarli a chi non li conoscesse e rispettare una promessa fatta, quella di parlarne), ecco in breve come andarono le cose. La faccenda ebbe una certa eco giornalistica sulla stampa e in televisione (ovviamente, anche fra i giornalisti ci fu chi gridò allo scandalo), per cui, in realtà, è abbastanza nota: una decina di sceneggiatori e disegnatori di fumetti vennero rinviati a giudizio, e quindi processati (evidentemente i giudici non avevano di meglio da fare), per il contenuto di alcune loro storie apparse nel 1992 sulla rivista "Intrepido" (per la precisione, sul numero 1 e il numero 4 di quell’anno). In tutto, gli imputati furono undici, compreso il direttore responsabile della testata, Nicola De Feo. Del gruppo facevano parte numerosi collaboratori delle testate bonelliane: Bruno Brindisi (Dylan Dog), Giancarlo Caracuzzo (Martin Mystére), Michelangelo La Neve (Martin Mystère, Dylan Dog), Mauro Laurenti (Zagor), Gabriele Pennacchioli (Dylan Dog), Stefano Santarelli (Martin Mystere), Luigi Siniscalchi (Dylan Dog), Massimo Vincenti (Nick Raider). L’accusa era di aver violato una legge del 1948 che prevede il reato di "turbamento del comune senso della morale e dell'ordine famigliare": pena prevista per i trasgressori, da tre mesi a tre anni di reclusione. C'è da notare che nel mucchio non c'erano soltanto gli autori delle storie incriminate, ma tutti coloro il cui nome compariva sui numeri in questione, qualunque cosa avessero contribuito a realizzare, anche la più edulcorata o edificante. Una vera e propria retata, compiuta da chi non si prese neppure la briga di vagliare le singole posizioni e le singole eventuali responsabilità. Non male come esempio di equilibrio da dare ai più giovani, dato che questo era l'intento dei neo inquisitori.

La denuncia era infatti partita da alcuni genitori del liceo scientifico “Pascal” di Milano, dopo il suicidio di due studenti e altri episodi preoccupanti che si erano verificati nella scuola. In particolare era stato il signor Ilario, papà di un alunno, a dare l’avvio al caso giudiziario. Costui, con un piglio indignato degno di migliori cause, nel corso di una riunione fra genitori e studenti aveva agitato pagine a fumetti in cui erano raffigurate, fra l’altro, scene di uno stupro commesso da un padre sulla figlia e di una ragazza che si iniettava eroina. Dunque, secondo lui, se un racconto descrive delle sevizie in ambito famigliare o la piaga della tossicodipendenza, non è la realtà che ispira il racconto, ma è il racconto causa della realtà: gli stupri accadono poiché qualcuno li narra e non qualcuno li narra poiché accadono.

Il mistero non è perché questa bizzarra teoria sia venuta in mente a un tal signore, ma perché costui abbia trovato chi lo ascoltasse senza ridere (o piangere) sotto i baffi. Fatto sta che sui tavoli della Procura milanese arrivò un esposto che puntava il dito contro l’ Intrepido (e non contro gli spacciatori o gli stupratori). Al di là del disgusto e delle facili ironie che suscitano le figure di questi moralisti, il caso merita di essere discusso attentamente. Molte sono le considerazioni da fare.

Innanzitutto salta subito all'occhio il grave rischio che una condanna nei confronti degli imputati avrebbe fatto correre a tutti gli operatori impegnati nel produrre e veicolare fiction su qualsiasi medium: non solo fumetti, ma anche cinema, televisione, teatro, letteratura, poesia, fotografia, pittura e musica. Infatti, se un qualunque tribunale in seguito all'esposto di un qualunque signor Ilario si sentisse in diritto di stabilire che cosa offende la morale e che cosa turba l'ordine famigliare, tutto ciò che è frutto di affabulazione sarebbe potenzialmente condannabile.Potrebbe turbare l'ordine famigliare un litigio fra padre e figlio apparso su Dylan Dog, e offendere la morale l'amore incestuoso di Edipo con sua madre nella tragedia di Sofocle.

Possibile che si possa essere incriminati per aver voluto raccontare una certa storia in un certo modo? Magari, soltanto per aver raffigurato la realtà? Devono essere i giudici di un tribunale a imporre agli autori di fumetti, di libri, di film, di canzoni che cosa scrivere, che cosa disegnare, che cosa filmare, che cosa cantare? E tutto questo senza il minimo rispetto verso i valori artistici, estetici, letterari di un prodotto dell' ingegno quale il fumetto indubbiamente è?

Fatto sta che per la denuncia di un cittadino che si è sentito "offeso", si processano degli autori. Dunque, per colpa delle bizzarrie di un singolo, o di un piccolo gruppo, tutti dovremmo essere privati del diritto di leggere ciò che magari a noi aggrada. Non solo: anche ammettendo che il singolo in questione agisca non per ugge personali ma nella convinzione di contribuire alla salute morale e psicologica dei giovanissimi, costui fallisce clamorosamente proprio sul versante educazionale. Compito dei docenti non è avvolgere i discenti nell'ovatta, ma al contrario vestire i panni di Virgilio e accompagnare i ragazzi, novelli Dante, fin nei più bassi gironi infernali, in modo che ognuno prenda visione della realtà e impari a giudicare da solo ciò che è bene e ciò che è male.

Se anche le storie dell’Intrepido fossero volgari o diseducative (ci sarebbe in tal caso da disquisire a lungo sulla diseducatività della maggior parte delle esperienze quotidiane dei giovani), sono i genitori e gli insegnanti a dover operare affinché i ragazzi abbiano gli strumenti per interpretare nel giusto modo il senso delle storie proposte su qualunque pagina o qualunque schermo. Ma alcuni insegnanti e genitori, non riuscendo con i loro scarsi mezzi a educare i giovani a loro affidati e non essendo in grado di guidarli nel periglioso guado del discernimento individuale, cercano affannosamente un capro espiatorio su cui scaricare la colpa del proprio fallimento. E' più comodo per costoro credere che se un ragazzo si getta dalla finestra è perché ha letto Superman e vuole anche lui volare più veloce della luce, piuttosto che capire la disperazione di chi cresce nella squallida sottocultura della strada (o della chat) a cui né la scuola, né la famiglia danno alternative. Stranamente, ne danno una i fumetti: chi li legge, evade dal ghetto e apre la mente su orizzonti più ampi. Ma questo, gli ottusi cacciatori di streghe non riusciranno mai a capirlo.


Però, "la storia, come un'idiota, meccanicamente si ripete": lo diceva Paul Morand e lo confermano gli attacchi sferrati contro i fumetti e i loro autori dalla solita congrega di insegnanti falliti, genitori benpensanti, magistrati ammalati di protagonismo, ottusi prelati e giornalisti ipocriti. Falsi moralisti di sinistra, di centro e di destra tutti accomunati nella stessa crociata. Che poi è sempre quella che sessant'anni fa costrinse una procace eroina chiamata Pantera Bionda a castigare il suo look, perché non turbasse gli occhi innocenti dei fanciulli dell'epoca. Quando la donzella non se la sentì più di muoversi nella giungla abbigliata con una gonna claustrale e la testata chiuse i battenti, i censori ci saranno rimasti molto male: a chi avrebbero dato la colpa della deviazione della gioventù? Per fortuna c'erano in giro altri fumetti: sarebbe bastato censurare quelli, per educare per il verso giusto i loro pargoli. O almeno per sentirsi con la coscienza a posto e dormire in pace il sonno dei giusti, senza investire più di tanto in tempo, denari e energie nel cercare di migliorare la formazione degli insegnanti o, peggio che mai, di promuovere lo sviluppo della società. Difatti, poco dopo, una proposta di legge fece autosegregare gli editori nella cella del marchio "Garanzia Morale". Poi fu la volta di Kriminal e Satanik, di cui la magistratura sequestrò intere tirature. E così via fino a quando, non troppo tempo fa, arrivarono le interrogazioni parlamentari per le testate horror della Acme.

A me non interessa smontare l'accusa difendendo quelle particolari storie dell'Intrepido che tanto hanno scandalizzato i novelli inquisitori. Non voglio dimostrare, prove alla mano, che i racconti incriminati non fossero violenti, non contenessero scene di sesso e che anzi fossero latori di alti valori estetici e pedagogici. Insomma, non mi passa neppure per l'anticamera del cervello tentare di far vedere come l'accusa fosse infondata nella fattispecie. Ammettiamo pure (per assurdo) che quei fumetti fossero brutti, malfatti, pieni di violenza gratuita e privi di buon gusto. Non è questo il punto. Il punto è che qualunque giudizio negativo si possa dare circa quelle (o altre) storie, non dovrebbe mai essere un tribunale a formularlo, ma spetta ai lettori per cui sono state realizzate. Ognuno per sè stesso. Non è possibile (almeno in una nazione libera) che esistano censori in grado di stabilire che cosa offenda o non offenda il pudore degli altri. Stabilendo il principio che una autorità possa impedire alla collettività la fruizione di un messaggio mass-mediologico (sia esso un racconto, una poesia, un saggio critico, un fumetto, un film, un documentario, un brano musicale, una fotografia o quant'altro implichi la comunicazione di idee fra più persone), si eliminano automaticamente la democrazia e la libertà individuale, si ritorna all'Inquisizione e all' Index Librorum Proibitorum. Certo, si potrà stabilire che immagini di violenza o di sesso non possano essere messi alla facile portata dei bambini, se è loro che si vuole tutelare: ma nessuno dovrebbe dirmi che siccome queste potrebbero infastidire un'anima candida, allora anch'io me ne dovrò privare.

Com’è andata a finire? Per fortuna, bene. Ricordo però con quanta ansia ascoltavo i racconti di Mauro Laurenti al ritorno delle udienze in tribunale (sarebbe interessante cedergli la parola e farsi raccontare tutto da lui). Comunque, nell’ottobre del 1995 (dopo tre anni di tribolazioni, di avvocati e di spese legali), l’ Intrepido venne assolto. La storica testata, stabilirono i giudici (bontà loro) non istigava i giovani alla violenza e le sue vignette non turbavano il comune sentimento della morale e l’ordine familiare. Il fatto non sussiste. Per deciderlo, servirono due ore di camera di consiglio. La sesta sezione, presieduta da Vittorio Ebner, accolse tutte le argomentazioni della difesa, respingendo così le richieste del pm, Enzo La Stella. Povera stella, appunto. Va detto che la pubblica accusa aveva chiesto due mesi di reclusione e 200mila lire di multa per il direttore del settimanale e tre mesi di reclusione ciascuno e 300mila lire di multa per gli autori. Pene alle quali si era opposta la difesa, rappresentata dagli avvocati Renato Borrone, Gianluigi Puccioni e Guglielmo Gulotta. Costoro avevano obiettato che “se la violenza dei fumetti va censurata in base all’articolo 15 della legge sulla stampa, ebbene, anche i giornali e le televisioni non potrebbero più raccontare cose accadute o solamente rappresentate perché contrarie ai valori della nostra società”. I disegnatori e gli sceneggiatori dell’ “Intrepido” però avevano già giocato, nelle udienze precedenti, il loro asso nella manica dimostrando come anche la favola di Cappuccetto Rosso, apparentemente innocua ma in realtà chiara metafora della pedofilia, contienga inequivocabili messaggi di violenza. Lupi che divorano nonne e cacciatori che aprono pance, vogliamo scherzare? Tremi Charles Perrault: prima o poi arriverà anche contro di lui l’esposto del signor Ilario.

domenica 16 ottobre 2011

IO SE FOSSI DIO

"Io se fossi dio / (e potrei anche esserlo / se no non vedo chi)": così comincia una delle canzoni di Giorgio Gaber che più mi piacciono, seconda soltanto, forse, a “Lo shampoo”. E talvolta vien voglia davvero di dare dei suggerimenti a Dio. Alfonso X di Castiglia disse una volta che, se fosse stato presente al momento della creazione, avrebbe dato “qualche utile consiglio per una migliore organizzazione dell’universo”. In effetti, qualcosina da sistemare viene in mente a tutti.

Ma, volando basso, talora mi vengono in mente delle idee per una collana a fumetti, per qualche nuova rivista o per dare una aggiustatina a quelle già esistenti. Insomma, gioco con l’immaginazione non a fare l’autore ma a fare l’editore. Non fantastico su niente che vorrei realizzare scrivendolo io, ma confezionando per l’edicola lavori altrui. Meno male che si tratta soltanto di fantasie o rischierei, probabilmente, il fallimento economico, però mi sorprendo a figurarmi gli Almanacchi Bonelli con anche la parte a fumetti sempre a colori; poi eccomi a immaginare un Bonelli Magazine in cui gli autori possano sbizzarrirsi con storie brevi; oppure progetto una nuova Eureka tutta umoristica con strisce e racconti da ridere, già ipotizzando a chi chiederei del materiale nuovo e di chi comprerei i diritti per quello vecchio. Cose così.

In questo weekend, complice una camminata in riva al mare, ho provato a giocare su qualche nuova collana da proporre quale “allegato” da edicola, cioè come la cronologia di Barks o l’opera omnia di Valentina che sono state distribuite con il tal quotidiano o il tal settimanale, o come “I Grandi Classici del Fumetto” di Repubblica piuttosto che “I Maestri del Fumetto” usciti con Panorama. E’ ovvio che io spero in una “Collezione Storica” di Zagor che segua quella di Tex, ma per rendere più sfizioso il gioco, ho deciso di escludere le ristampe troppo prevedibili, come quella dello Spirito con la Scure, ma anche di Dylan Dog o di altro del genere. Mi sono però messo anche nei panni dell’editore speranzoso di avere un minimo riscontro economico, ed ho scartato le collane dedicate a grandi autori da me amatissimi ma che rischiano di non sfondare presso il grande pubblico, come Dino Battaglia, Attilio Micheluzzi o Guido Buzzelli. Ho cercato insomma di immaginare proposte il più possibile popolari, che permettessero di sperare in un successo dal punto di vista delle vendite, senza rinunciare alla qualità e all’interesse culturale e storico dell’iniziativa. Alla fine, mi sono ritrovato con cinque idee che, mettendomi nei panni del semplice acquirente, non vedrei l’ora di trovare in edicola. Ognuna di esse ha anche delle evidenti controindicazioni, ma in fondo stiamo giocando.

Le sexy favole

Personalmente sarei lieto di andare a pescare le perle nascoste in tutta la produzione erotica a fumetti, riproponendo anche la cose più hard degne di venire recuperate, ma non volendo esagerare sul versante pornografico, immagino che sarebbe possibile ristampare i capolavori della favola erotica del primo periodo, quello più castigato dove al massimo si vedono un po’ di tette. Si tratta di fumetti ilari e divertenti, che danno una visione rilassata e giocosa del sesso, qualcosa di cui oggi si sente, secondo me, un gran bisogno. Oltre alle storie migliori delle collane “Sexy Favole” e “Fiabe proibite” (e di tante altre loro imitatrici) ci sono quelle di altre testate con protagoniste fisse, come Biancaneve o Cenerentola. Si tratterebbe di ristampare disegni di Magnus, Frollo, Del Principe, Terenghi, Angiolini, Cimpellin, Fenzo e tanti altri. Una meraviglia! Purtroppo, in un clima moralisteggiante come quello dei nostri giorni, in cui persino la pubblicità della biancheria intima viene censurata e diventa un caso politico, temo che non ci siano giornali abbastanza coraggiosi da accettare la sfida di un progetto del genere.

Intrepido e
Il Monello

C’erano appuntamenti imperdibili, ogni settimana, sull’Intrepido e sul Monello che io leggevo negli anni Settanta. Serie come “I due dell’Apocalisse”, “Lone Wolf”, “Ghibli”, “Billy Bis” erano per me irrinunciabili. Ma anche molti racconti liberi lasciavano davvero soddisfatti. Considerando che all’epoca le due riviste si vendevano in centinaia di migliaia di copie, sono ragionevolmente sicuro che molti, come me, sarebbero felici di ritrovare quelle storie in una edizione curata e commentata. Anche in questo caso, i nomi degli autori sarebbero di grande livello, a partire da Fernando Fusco e Loredano Ugolini.

Il Corriere dei Ragazzi

Vale lo stesso discorso fatto sopra, cambiando semplicemente testata. In questo caso, i grandi autori sono ancora più numerosi: Castelli, Manara,Milani, Tacconi, Bonvi, Cavazzano e chi più ne ha più ne metta.

Jacovitti

Si sono fatte collane (sacrosante) dedicate a Barks, Gottfredson, Manara, Toppi, Crepax. Ma una opera omnia di Benito Jacovitti? O, al limite, una selezione dei suoi capolavori? Il genio di Termoli lo conoscono tutti, tutti a scuola (anche chi non leggeva fumetti) hanno avuto i suoi diari, e se c’è un maestro italiano degno di essere pubblicato con il dovuto risalto è proprio il grande Lisca di Pesce.




Le grandi strip

Possibile che oggi non sia possibile rileggere in una grande edizione degna di questo nome capolavori del fumetto come le strisce di BC, il mago Wiz, Beetley Bailey, Colt, Tommy Wack, Andy Capp, Garfield e via elencando? Io, se fossi dio, le rifarei comparire in edicola con un colpo di bacchetta magica. Ma siccome non lo sono, ahimé, non ho via di scampo: non mi resta, come cantava Gaber, che farmi uno shampoo.










venerdì 14 ottobre 2011

DOLCE SENTIRE


Verso la fine dello scorso luglio sono andato a casa di Alessandra Casella. A me è sempre parsa una donna bella e affascinante, quando la vedevo in TV a condurre programmi come “A tutto volume” in cui si parlava di libri (chissà perché non ho mai guardato “La domenica sportiva” ma quello sì). Me la ricordo persino, spiritosissima, a fare delle buffe facce nel film “Le comiche”, di Neri Parenti, con Paolo Villaggio e Renato Pozzetto: era la mamma di un bambino che andava battezzato in una chiesa in cui ne capitavano di tutti i colori (chissà perché non ho mai visto un film di Antonioni ma quelli di Villaggio sì). Ho scoperto che è di un anno più giovane di me, ma l’aura di reverenza di cui sono ammantati i personaggi televisivi me la faceva immaginare nel limbo atemporale dei senza età, e non avrei saputo dargliene una.

Insomma, vengo invitato nel suo salotto milanese e ci vado, in compagnia di Sergio Tulipano (sceneggiatore Disney). Il motivo della visita è realizzare una intervista per la Booksweb TV, che parla di libri e letteratura, di cui la Casella è ideatrice e direttrice editoriale e di cui Tulipano è uno degli anchor man. L’occasione era fornita dai cinquanta anni di Zagor, dall’uscita dello Zagorone, del mio romanzo “Le mura di Jericho” e del saggio su Guido Nolitta. Insomma, c’era di che parlare su una TV telematica e tematica dedicata alla carta stampata. Il set del programma era appunto allestito nel salotto di Alessandra, stracolmo di libri dato che lei si occupa di letteratura con cognizione di causa e legge davvero una quantità di volumi da far strabuzzare gli occhi. Mi ha mostrato uno scatolone pieno e mi ha detto: “Vedi? Questi sono quelli che leggerò in vacanza”. Io che suscito sempre una certa meraviglia quando parlo dei cento libri che leggo ogni anno, sono una lumaca in confronto a lei. Però, se volete sapere che cosa ho detto alla Casella nello stringerle la prima volta la mano, sappiate che non ho ricordato né le sue apparizioni televisive, né quelle cinematografiche. Ho detto qualcosa che l'ha sorpresa e che l’ha riempita, mi è parso, di soddisfazione: “Ho sentito l’audiolibro de ‘Il mondo di Sofia’ letto da te, e l’ho trovato magnifico”.

Già, perché de “Il mondo di Sofia”, del norvegese Jostein Gaarder, pur avendolo in versione cartacea da almeno dieci anni, ho potuto innamorarmi soltanto dopo averlo ascoltato sottoforma di CD, inserito nel lettore della macchina. Prima, non avevo mai avuto il tempo di leggerlo, rimandando sempre la lettura per dare la precedenza a qualcos’altro (spesso, a conti fatti, testi più scadenti). Finché, ho acquistato l’audiolibro letto appunto da Alessandra Casella.

Il fatto è che io viaggio molto in auto. Mi sposto continuamente dalla Toscana a Milano e viceversa, tre ore all’andata e tre al ritorno, salvo code; poi ci sono tutti gli altri spostamenti per motivi famigliari, per turismo o per lavoro, come quando devo intervenire a qualche incontro in giro per l’Italia. Insomma, almeno una decina di ore di guida ogni settimana. Tempo assolutamente sprecato, che dovrei passare magari nel cercare una stazione radio il cui segnale rimanga sintonizzato nonostante gli spostamenti (l’unica che io conosca con questa caratteristica è Radio Maria, l’emittente di quello straordinario comico che è padre Livio). Così, ho imparato a mettere a frutto i miei viaggi divorando un audiolibro dopo l’altro.


Vado in libreria, cerco lo scaffale degli audiolibri, mi compro le ultime uscite e non vedo l’ora di mettermi al volante per sentire i miei acquisti. Quando il testo è particolarmente intrigante, come nel caso della trilogia “Millennium” di Stieg Larsson letta da Claudio Santamaria, mi dispiace persino arrivare a destinazione e dover spegnere il lettore CD: a volte mi faccio persino alcuni giri in più per le strade attorno pur di non dover sospendere l’ascolto prima della fine del capitolo. Ovviamente, non sono in grado di scaricare gli audiolibri dalla rete: quando ho provato a farlo dal sito di Radio RAI, quello del programma mattutino “Ad alta voce” in cui famosi attori leggono i classici della letteratura, non ho cavato un ragno dal buco. Ho provato sullo store di iTunes, ma gli “assaggi” di lettura mi hanno rivelato delle interpretazioni assolutamente noiose e scadenti. Ora, se c’è un rischio da evitare mentre si guida è quello di una voce monotona che ti fa addormentare, e gli audiolibri iTunes mi sono sembrati proprio così. Per di più, il testo più interessante fra quelli disponibili in italiano l’ultima volta che sono andato a vedere era “Il Capitale” di Karl Marx. Non ho niente contro Karl Marx, ma non capisco come sia venuto in mente a qualcuno di mettere in commercio la sua lettura ad alta voce. Ma non importa: io preferisco i CD, e non chiedo altro che poterli infilare nell’apposita fessura.


Lasciatemi spiegare in che cosa consiste la soddisfazione dell’ascolto di un audiolibro. E’ ovvio che più il libro è bello, più c’è gusto nel seguirne la lettura, ma non è tutto qui. Il punto è che al valore intrinseco del testo, si aggiunge quello della recitazione del lettore chiamato a “interpretarlo”. Più un attore è bravo, più le sfumature della sua voce, i cambi di tono e la diversa enfasi arricchiscono di significati e sottintesi le frasi, ai periodi, ai capitoli. Una delle prove vocali più stupefacenti che mi sono goduto è stata la lettura di “Orgoglio e pregiudizio” da parte di Paola Cortellesi, in grado di dare una voce diversa a ogni personaggio del romanzo, persino quelli maschili, come il cugino Collins o il bel tenebroso Darcy. Ma, talvolta, gli attori che meglio riescono sono quelli più insospettabili: in questi giorni sto ascoltando “Diario di scuola” di Daniel Pennac letto da un incredibile Giuseppe Battiston. Ora, Battiston non sembra avere il phisique du role del sapiente interprete di Pennac, un po’ ostaggio com’è dei suoi ruoli cinematografici e del sospetto che si ha che legga con calata veneta: invece, si rivela un attore bravissimo, dalla dizione perfetta, dai sospiri e dalle modulazioni vocali azzeccatissimi, insomma, è un piacere ascoltarlo.


Subito prima, ho sentito “Il buio oltre la siepe”, di Harper Lee, letto da Alba Rohrwacher. Ecco, la voce di Alba è una fra le più sexy che io abbia mai udito. Mi piacerebbe invitarla a cena per il gusto di sentirla parlare soltanto per me. Il romanzo della Lee è bellissimo, ma letto in quel modo acquista un valore aggiunto. La Rohrwacher è anche stata la lettrice de “L’eleganza del riccio”, di Muriel Barbery: in quel caso, le voci erano due dato che alla sua si aggiungeva quella, diversissima ma ugualmente ispirata, di Anna Bonaiuto. Ne “L’eleganza del riccio”, infatti, sono due gli “io” narranti, a seconda dei capitoli: la portinaia Renée e la ragazzina Paloma. Buone prove sono quelle di David Riondino alle prese con il “Bar Sport” di Stefano Benni e di Claudio Santamaria ne “La camera azzurra” di Georges Simenon (il secondo, comunque, più bravo del primo). Talvolta la bravura del lettore permette di tollerare anche dei romanzi scadenti (o che a me sono sembrati tali). E’ il caso di “Hanno tutti ragione”, di Paolo Sorrentino: ho trovato odioso dalla prima all’ultima riga il protagonista Tony Pagoda, ma sentirlo interpretare da Toni Servillo è valso a riabilitarlo e a consentirmi di arrivare in fondo persino con il rimpianto di udire la parola fine.

In certi casi, i romanzi sono letti dagli stessi autori. Un bravo lettore di se stesso è, per esempio, il pacato Andrea Vitali, la cui miglior interpretazione attoriale è, secondo me, “Pianoforte vendesi”. Uno ancora più bravo è Sandro Veronesi in “Caos Calmo”. Non del tutto convincente Melania G. Mazzucco quando legge “Vita”, ma il romanzo è così bello che lo si gode comunque. Ottimo Gianrico Carofiglio alle prese con i casi dell’avvocato Guerrieri, ma assolutamente strepitoso Camilleri che recita Camilleri. La sua interpretazione de “Il nipote del Negus” è da Oscar. Ci sono comunque racconti di Montalbano letti da altri, come “La luna di carta” a cui presta la voce Luigi Lo Cascio, che valgono la spesa. Uno dei problemi con gli audiolibri è che i titoli prodotti sono davvero pochi e bisogna accontentarsi di quel che passa il convento. A volte si resta fregati, come nel caso di “Morte a Firenze”, di Marco Vichi che, pur letto benissimo da Lorenzo Degl’Innocenti, è uno dei gialli più assurdi e sconclusionati che la storia ricordi (il commissario Bordelli è più incapace degli indagatori dei casi di Yara Gambirasio o di Sarah Scazzi, il che è tutto dire). Più spesso però le sorprese sono positive e, anche di fronte a lettori sconosciuti o poco noti, si scoprono perle che lasciano senza fiato: è il caso di Fabrizio Parenti che legge “Il cacciatore di aquiloni” di Khaled Hosseini.

Oltre a essere pochi, i titoli su audiolibri, non si trovano neppure dappertutto. La cosa che più mi sconvolge è questa: viaggando, io mi fermo di continuo negli Autogrill o comunque nelle Aree di Servizio delle autostrade. Come si sa, ci si può trovare di tutto. Libri, film, CD, roba da mangiare. Cose che nessuno ha mai visto altrove come le noci di prosciutto al pepe, quelle palle pepose che si incontrano all’inizio del labirinto da percorrere per arrivare all’uscita. Che salume è? Qualcuno lo ha mai mangiato? Qualcuno lo ha mai trovato da qualche altra parte fuorché in autostrada? Qualcuno lo ha mai comprato? Oppure sono sempre le stesse, mummificate e tenute lì per decorazione? Vabbè, fatto sta che le noci di prosciutto al pepe all’Autogrill ci sono. Gli audiolibri, invece, no. Perché no? Mistero. Voglio dire: chi è l’acquirente ideale dell’audiolibro? L’automobilista. Allora perché all’automobilista volete far comprare le noci di prosciutto al pepe e non gli audiolibri? Non si sa. E’ un controsenso commerciale, anticapitalista come tentare di vendere su iTunes Store qualcuno che, con voce soporifera, legge “Il Capitale” di Karl Marx.