venerdì 20 maggio 2011

IL SIGNOR EMILIO

Ho promesso che avrei spiegato chi è il signor Emilio su cui, talvolta, tra i lettori zagoriani che scrivono sui forum, capita di sentir fare dell'ironia. Ne parlo perché il caso, sebbene scaturito da una mia storia pubblicata nel gennaio 2005, è ancora attuale. Qualche post fa, accennando ai limiti del "politicamente corretto" imposti agli autori di fumetti, ci fu un lettore di questo blog che inviò un commento sostenendo che stavo raccontando balle, allorché parlavo di genitori pronti a scrivere lettere di fuoco per una scena appena un po' sanguinolenta che avrebbe potuto turbare i propri pargoli o di associazioni di consumatori che chiedono alla magistratura il sequestro delle tirature degli albi in cui Tex fuma.


Il lettore in questione, Roberto, scriveva testualmente: "penso che questa storia delle severe associazioni che vi censurano sia una sonora balla, altrimenti queste associazioni dovrebbero censurare tutto: pubblicità, film, videogiochi, manifesti, ecc. Penso che ci sia a monte l'autocensura volontaria dell'editore, il quale non vuole sigarette per Tex e allora niente sigarette altro che associazioni di consumatori! Le quali - al massimo - potrebbero esprimersi senza per questo obbligarvi a nulla! (...) Lasciamo perdere i genitori timorosi che c'entrano ben poco in questa linea editoriale". Evidentemente Roberto non sa nulla dell'esposto del Codacons e del vespaio che suscitò pochi anni fa, non sa nulla del processo agli autori dell' Intrepido quasi contemporaneo, non sa nulla dei sequestri dei capolavori di Miguel Angel Martin nella sede della Casa editrice Topolin che li pubblicava in Italia e soprattutto non sa nulla del signor Emilio. Cercherò di raccontargli quest'ultimo caso, avendo già trattato del primo e promettendo di riferire prima o poi anche del secondo e del terzo.



I fatti sono questi. Nelle pagine finali dell'albo di Zagor n° 474 "I bassifondi di New Orleans" (Zenith n° 525), da me sceneggiato per i pennelli di Gallieno Ferri, un certo Velasquez, uno sgherro agli ordini del malvagio Richter, interroga un messicano per ottenere da lui un'informazione. Nel farlo, essendo un appunto un cattivo (e i cattivi, si sa, fanno cose cattive - se no che cattivi sarebbero?), Velasquez ordina a un tirapiedi che il prigioniero venga picchiato: vediamo così assestargli tre (dico: tre) pugni. A quel punto il malcapitato parla e Velasquez, saputo quel che voleva sapere, gli spara. Per la cronaca, la vignetta del "bang" mostra un colpo indirizzato verso il fuori campo.
Subito dopo la storia si sposta nella giungla dello Yucatan, dove sorge una città misteriosa popolata dai discendenti degli antichi aztechi, i quali proseguono a praticare gli usi e i costumi dei loro avi. Assistiamo perciò a un sacrificio umano. Sottolineo: uno (mentre si sa che le usanze azteche prevedevano sacrifici di massa, con migliaia di vittime immolate). Quel che si vede è un disgraziato posto su un altare, un sacerdote che abbassa un coltello colpendo fuori campo, la mano del sacerdote che stringe qualcosa che non si distingue fra le sue dita (è un cuore umano, ma lo si intuisce senza vederlo), lo stesso sacerdote che getta quel qualcosa (che si continua a non vedere) dentro la bocca di un idolo. Quindi, il cadavere viene fatto rotolare giù per la gradinata di un tempio. Fine della scena.


Tutto questo, non in un albo di Paperino o della Pimpa, ma sulle pagine di Zagor: un fumetto d'avventura, dove regolarmente ci si aspetta che qualcuno, da qualche parte, debba essere ucciso: come minimo, o la vittima innocente che lo Spirito con la Scure deve vendicare, o il cattivone che paga il fio delle sue colpe. Sulla copertina de "I bassifondi di New Orleans", peraltro, si vede Zagor che tira un pugno a un ceffo armato di uncino, mentre un altro con un bottiglia spezzata è pronto a infilzarlo giungendogli alle spalle. Immagino che dopo una cover così, l'acquirente, per quanto incauto, possa aspettarsi che dentro si vedano volare dei cazzotti e che scorra un minimo di sangue. Oserei dire che se all'interno lo Spirito con la Scure si limitasse ad ammirare le bellezze architettoniche di New Orleans, i lettori avrebbero giustamente il diritto di protestare. La copertina, semplicemente, promette quel che l'interno mantiene. Peraltro, nei precedenti 473 albi di Zagor, non è che il sangue non si fosse mai visto. Anzi, nelle primissime tavole del n°1, "La foresta degli agguati", Guido Nolitta e Gallieno Ferri mostrano la strage dell'equipaggio di una chiatta e lo fanno in modo molto drammatico. A pagina 10 c'è persino una freccia che trapassa da parte a parte il cuore di un battelliere, e quando Zagor arriva sulla scena del massacro si vedono dovunque lance infilzate nei petti e coltelli piantati nelle schiene. Insomma, dopo un inizio di serie del genere è logico attendersi che, pur senza mai scadere nel truculento e nello splatter, pugni e coltellate facciano parte della saga.


Nonostante questo, pochi giorni dopo l'uscita in edicola de "I bassifondi di New Orleans", ecco arrivare in redazione la lettera indignata del signor Emilio. Il quale protestava vivacemente e con grande scandalo perché aveva dato l'albo in lettura a un suo figlio (che, se non ricordo male, aveva all'epoca sette anni), il quale sarebbe rimasto impressionato dai disegni di Ferri. Ora, non è ben chiaro perché il signor Emilio abbia affidato a un bambino un fumetto non adatto a lui: i genitori dovrebbero avere, fra gli altri compiti, anche quelli di vigilare su quel che capita fra le mani dei loro pargoli, e magari stare al loro fianco durante la visione di certi film o certi documentari (compresi quelli, impressionantissimi, dove i leoni sbranano le gazzelle) e soprattutto dei telegiornali, dove se ne vedono di cotte e di crude (e soprattutto, di vere, mentre i fumetti sono, per fortuna, soltanto fiction). Tuttavia, anziché prendersela con se stesso il signor Emilio se la prendeva con me. Secondo lui, se non interpreto male le sue intenzioni, pur scrivendo fumetti per grandi, io avrei dovuto comunque astenermi dal raccontare qualsiasi cosa avrebbe potuto turbare i bambini di sette anni, specie se suoi figli. Avrei dovuto dunque censurare a priori tutti gli atti di violenza, limitandomi magari a mostrare come, in un ambiente bucolico e disneyano, i pellerossa di Darkwood cuociano festosi le loro focacce o le squaw fabbrichino sorridenti dei mocassini (evitando di dire, naturalmente, che anche i nativi americani volentieri si scannavano fra loro se ritenevano di averne motivo).


In seguito alla lettera del signor Emilio, Sergio Bonelli ha dedicato all'argomento la "Posta" dello Zagor del mese di marzo del 2005, "Nella giungla dello Yucatan".
Riporto quello che venne scritto in quella rubrica:"Cari amici, un affezionato lettore, che segue Zagor dal lontano 1970, e che, quindi, può essere considerato un profondo conoscitore della saga, mi ha scritto alcune settimane fa, manifestandomi una sua civile, ma decisissima protesta. Ovviamente, a stretto giro di posta, ho già avuto modo di giustificarmi con la persona di cui sto parlando, che qui chiamerò semplicemente Emilio per rispetto della privacy; l'argomento, però, mi sembra talmente interessante per tutti che ritengo opportuno affrontarlo anche in questa sede. Per dirla in poche parole, il nostro amico ha ritenuto che due sequenze apparse nelle ultime pagine dell'albo uscito a gennaio 2005 fossero tanto impressionanti da rappresentare una riprovevole e gravissima novità all'interno della serie. Le sequenze in questione mostrano prima un cruento interrogatorio degno dei più classici spaghetti-western, poi una di quelle famose cerimonie sacrificali durante le quali i sacerdoti aztechi squarciavano il petto della vittima prescelta. Antiche pitture, film, documentari ci propongono assai frequentemente la medesima scena che, proprio qui accanto vedete raffigurata nell'immagine appartenente al cosiddetto 'Codice Fiorentino' - un celebre manoscritto illustrato, risalente all'epoca dei Conquistadores - che si riferisce al cruentissimo rito, celebrato dai 'cugini' dei Maya, ovvero gli Aztechi. Ecco perché io, appassionato cultore dell'arte precolombiana, alla mia prima lettura, non avevo sinceramente rimarcato una particolare sensazione di violenza e di orrore. Ma, a un secondo esame, devo riconoscere che il signor Emilio non aveva poi tutti i torti; in entrambe le sequenze, il segno realistico di Gallieno Ferri ha troppo enfatizzato la presenza del sangue e la crudeltà del gesto, come forse mai era successo prima. Lo sceneggiatore della storia, Moreno Burattini, che non può sicuramente venir definito un amante dell'horror, a sua volta non aveva alcuna intenzione di varcare quei precisi limiti che tutti noi ci siamo posti, nel raccontare le vicende dello Spirito con la Scure. E io stesso, in veste di autore, riesco facilmente a capire che la volontà di trasmettere un'emozione forte, in taluni casi, può arrivare a turbare qualche lettore particolarmente sensibile. Che altro potrei aggiungere, a questo punto? Che, da parte nostra, eccezion fatta per qualche spiacevole 'svista', non è in corso nessun cambiamento di rotta: Zagor non diventerà mai, caro Emilio, un fumetto orrorifico e continuerà ad avere quelle caratterstiche che lo hanno reso accessibile a ogni tipo di pubblico".


Che altro aggiungere? Innanzitutto, mi preme ricordare come nessuna delle due morti incriminate fosse gratuita all'interno della storia. La prima, quella del messicano ucciso con un colpo di pistola dopo essere stato picchiato, dimostra la cattiveria di Velasquez e lo rende un nemico di cui giustamente i lettori desiderano la punizione (dunque il male che compie suscita non compiacimento ma desiderio di giustizia). La seconda, quella conseguente al sacrificio rituale, spiega qual è la sorte a cui sono destinati alcuni amici dello Spirito con la Scure catturati dagli aztechi, se l'eroe di Darkwood non giungerà in tempo a salvarli. Mi sembra quasi inutile ricordare come lo stesso espediente fosse stato utilizzato prima di me da Steven Spielberg in "Indiana Jones e il tempio maledetto", dove a una vittima viene espiantato il cuore sotto gli occhi degli spettatori (immagino, anche di alcuni piuttosto piccoli) e successivamente la stessa cosa potrebbe essere fatta a Willie, l'amica di Indiana, se non ci fosse un deus ex machina a risolvere la situazione. Cito Spielberg ma potrei citare mille film, romanzi e fumetti. E' un classico.


Non solo: quel che io ho mostrato nella scena ambientata sul tempio della città nascosta non è qualcosa che io ho partorito perché ho la mente perversa e deviata, ma è la ricostruzione, peraltro molto edulcorata, di un rito che davvero veniva eseguito dagli aztechi. Nel mio racconto, insomma, non parlo di un serial killer che uccide strappando i cuori (e faccio notare che di serial killer che uccidono nei modi più truculenti sono pieni libri, film e fumetti) ma si mostra, semplicemente, e nel modo più documentario e aderente alla realtà possibile su Zagor, un sacrificio rituale azteco. Anzi, lo si mostra censurando gran parte della realtà che su Zagor non si può mostrare, perché, come ho già detto, i sacrifici aztechi non prevedevano l'immolazione di un singolo ma di decine o centinaia o migliaia di prigionieri (e noi abbiamo evitato di mostrare sia i sacrifici di massa, sia le successive mutilazioni dei cadaveri). Dunque, se a qualcuno può sembrare gratuita la violenza "inventata" che si potrebbe inventare diversamente, non altrettanto si può dire della violenza "didascalica" che si limita a raffigurare riti veramente praticati nell'antichità. Altrimenti sarebbe come dire che in un fumetto sull'Antica Roma non si dovrebbero vedere i leoni nel Colosseo per timore i turbare i bambini.


E appunto passando ai bambini, temo che in molti non abbiate idea di che cosa vedono (e di come si divertono a vederlo) i bambini oggi, che in TV vedono Buffy e dicendo Buffy dico una cosa all'acqua di rose. Ma sbaglio a dire "oggi" perché i bambini da sempre, e lo facevano anche in tempi non sospetti di TV edulcorata, staccano le ali alle farfalle e le abbrustoliscono sulla stufa. Nel caso del sacrificio azteco, si vedono ricostruzioni fatte molto bene e molto impressionanti, persino nei programmi di Piero Angela o di Valerio Massimo Manfredi. Perciò, anziché vietarla, io raccomanderei la lettura di Zagor ai bambini, parendomi didattica. Come didattica è la lettura di un romanzo (consigliatissimo) come L'Azteco di Gary Jennings. Lì, vi strovano descrizioni molto più impressionanti dei riti precolombiani di quella che abbiamo dato io e Ferri (e L'Azteco è uno stra-bestseller popolare venduto da trent'anni in tutto il mondo, con ben quattro sequel).


Ricordo che anche un altro lettore, oltre il signor Emilio, scrisse qualcosa dello stesso tenere su uno dei forum zagoriani: "Rimango basito di fronte ad un Velasquez che ammazza e poi brucia il malcapitato mercante dopo che questi gli aveva raccontato tutto quello che sapeva dietro la promessa di lasciarlo libero". Risposi: anch'io rimango basito quando dei banditi ammazzano un tabaccaio o un benzinaio o un tassista, ma c'è chi lo fa. E ancora il lettore: "rimango basito leggendo il dialogo dei due bianchi in cui si descrive la bravura del sacrificatore che deve strappare il cuore della vittima senza farselo sfuggire di mano e mentre questa e' ancora cosciente in modo che questa possa vedere il suo cuore". Risposta: è esattamente quello che facevano i sacerdoti aztechi alle loro vittime, durante i sacrifici. Esattamente quello descritto minuziosamente da Gary Jennings ne L'azteco. Esattamente quello che si vede, in tutt'altro contesto, in "Indiana Jones e il Tempio Maledetto".




Ma anche ne "L'ultimo dei Mohicani" di Michael Mann con Daniel Day Lewis. In una scena molto famosa, che non mi risulta sua stata vietata ai minori, Magua estirpa il cuore dal petto dell'ufficiale inglese Heyward, mentre questi è ancora vivo e lo mangia, compiendo così una sua vendetta. E che dire di "Apocalypto" di Mel Gibson? Non ha mai visto l' "Ultimo dei Mohicani", signor Emilio? O ha scritto anche a Michael Mann? E nel caso, che cosa gli ha risposto? Ha avuto lo stesso fair play e la stessa cortesia di Sergio Bonelli?
Non vedo come un sacrificio azteco descritto in modo quasi didascalico possa essere un esempio di condotta negativo. Il Sacerdote che ha compiuto quel rito è un personaggio negativo. I personaggi negativi fanno cose negative. Se i buoni non avessero dei personaggi negativi contro cui combattere non sarebbero buoni. Dunque l'esempio di condotta per un eventuale bambino che leggesse Zagor sarà quello dei buoni che combattono i cattivi. Ai bambini si racconta la favola di Biancaneve, dove c'è la regina cattiva che chiede a un cacciatore di portare Biancaneve nel bosco, ucciderla e strapparle il cuore per portarglielo a far vedere. Mi pare chiaro che la regina non è un esempio da seguire. Pur rispettando le idee del signor Emilio (e di quelli che la pensano come lui) credo che in un fumetto come Zagor (dove vengono descritte ambientazioni avventurose, con scene di lotta, guerre, duelli, e dove si rappresentano usi e costumi di civiltà e popoli primitivi) ci debba essere, per forza di cose, rappresentata qualche scena cruenta.Inoltre, Zagor non è comunque un fumetto per bambini, le scene cruente e impressionanti che contiene sono la minima parte di quelle contenute in altre testate e i bambini di oggi vedono sicuramente più violenza nei cartoni animati giapponesi e nei videogiochi.
A rappresentare i commenti della maggior parte dei lettori in seguito alla lettera del signor Emilio, ecco che cosa ha scritto Devilmax in un dibattuto sul forum SCLS: "Il signor Emilio, secondo me, ha espresso una critica eccessiva (ma che io, comunque, rispetto) alle due, ormai famose, sequenze dell'albo di Gennaio. Eccessiva perché. Nella sequenza in cui Velasquez e il suo scagnozzo interrogano il messicano, c'è un ordinario pestaggio (tra l'altro, con tre soli pugni), non ci viene nemmeno mostrata la testa del messicano colpita dal proiettile (vediamo solo Velasquez che spara), e il suo cadavere in fiamme che si vede alla fine, non è che uno degli innumerevoli cadaveri bruciati di cui la saga di Zagor è piena (basti solo pensare alla cover dell'albo 'Il genio del crimine', anno 1986). Insomma, a ben vedere, niente di nuovo!
Nella sequenza del sacrificio azteco, non ci viene mostrata l'immagine in cui il pugnale del sacerdote trafigge il petto della vittima (infatti, si vede solo il sacerdote che vibra il colpo), nè quella dell'estrazione vera e propria del cuore. E' vero che si vede il cuore nella mano del sacerdote e poi il cadavere del malcapitato buttato giù per la scalinata della piramide, ma, cavolo!, qualcosa Burattini doveva pur mostrarla, no? Altrimenti, che razza di sacrificio sarebbe stato!
In conclusione, spero anch'io, come voi, che le lamentele del lettore Emilio o di altri zagoriani, non spingano Bonelli a censurare in futuro le scene di violenza, perché ciò significherebbe falsare un fumetto, come quello avventuroso (di cui Zagor è uno splendido esempio), nel quale la violenza appunto (sia essa a fin di bene o a fini malvagi) è un ingrediente essenziale".